2° - TI INTERESSA?
JAG HEADQUARTIERS
PALESTRA
Ore 20.00
Sturgis e Mac erano uno di
fronte all’altro in tenuta sportiva. Le diede i guantoni da box, glieli fece
indossare e si avvicinarono al sacco.
St: - Forza Colonnello vediamo
di che pasta è fatta colpisca!-
S: - Ma…- obiettò.
St: - Smettila di piagnucolare e colpisci… vedrai che
ti sentirai meglio, concentrati e colpisci!-
S: - Non credo che sia il caso Sturgis...-
A: - Colpisca Colonnello!- Urlò.
Mac scattò quasi a quell’ordine. I primi colpi furono
deboli, ma più colpiva più la sua rabbia aumentava.
S: - Bastardo, sei un bastardo, a vita dovevi
rimanerci in carcere, lurido bastardo, non meriti di vivere…- iniziò a gridare
– io sono stata una debole, ti ho permesso di ferirmi, ho perso!!!- le lacrime scivolarono sul suo viso – ho perso, mi hai
trascinato a fondo nei ricordi che avevo cancellato, mi hai reso una vittima!-
Si aggrappò al sacco accasciandosi a terra
continuando a piangere.
Sturgis l’abbracciò accarezzandole la testa.
St: - Brava così, piangi pure Mac… è tutto passato.-
Mac pianse tra le sue braccia fino a calmarsi
facendosi cullare dalle sue carezze.
S: - Mi dispiace ho perso il controllo non succederà
più.- Gli disse staccandosi da lui imbarazzata guardando a terra mentre cercava
di togliersi i guantoni.
St:- Non ti preoccupare…- le
prese i guantoni e la aiutò a sfilarseli - Non essere troppo dura con te stessa
Mac, anche se indossiamo questa divisa, rimaniamo sempre degli essere umani con
dei sentimenti. Hai svolto bene il tuo compito nonostante non avessi le
certezze dell’accusa cosa che la difesa ha trovato.-
S: - Grazie ma perché?.- Gli
sorrise timidamente
St: - Mac… - sorrise – non serve che mi ringrazi… in fin dei conti sostituisco l’Ammiraglio e non
posso non prendermi cura della sua pupilla, piuttosto vai a parlare con Harm…
il parafulmine.- Le disse scherzando.
S:- Ha ragione Sturgis…
povero il mio parafulmine.- Disse distrattamente, si alzò e andò a cambiarsi.
Sturgis sorrise guardandola andare via, scuotendo la
testa “Ah quei due si rincorrono in continuazione ma quando apriranno gli
occhi”. Si alzò dal tappeto, sistemò i guantoni e andò a casa anche lui.
APPARTAMENTO DI HARM
Ore 21.00
Harm era disteso sulla sua poltrona e guardava il
soffitto mentre una musica soft si diffondeva nella stanza accompagnando i suoi
pensieri, rivolti, sempre e soltanto a lei, l’unica
donna che sapeva farlo sorridere e gioire quanto imbestialire. La sua immagine
era fissa nella sua mente, quel corpo teso, rigido dentro alla
sua divisa da marine, perfetto. La ciocca di capelli
che le scivolava morbida sul viso e la sua mano che con un movimento delicato
la rimetteva apposto. “Oh Mac” disse sottovoce.
Il suono del campanello lo distolse dai suoi pensieri.
Svogliatamente si alzò, andò ad aprire e rimase sorpreso.
S: - Ciao.- Disse timidamente.
H: - Ciao.- Rispose incredulo.
Si era materializzata davanti a lui. Era bellissima
nella sua semplicità. I jeans stretti a vita bassa che
definivano il suo corpo, la sua maglia rossa scollata che lasciava nude le
spalle… lo aveva incantato.
S: - Sono venuta in pace e … ho portato la cena.-
Disse mostrandogli i sacchetti del ristorante cinese.
Il suono della sua voce lo fece svegliare,
interrompendo la sua fantasia proprio nell’attimo che le sue mani sfioravano la
sua morbida pelle e ritornare con i piedi per terra. Harm sorrise imbarazzato e
le fece segno di entrare cercando di evitare il suo sguardo per non far
scoprire i suoi pensieri non proprio casti.
Si sedettero sul divano e iniziarono a mangiare in silenzio cullati dalla musica.
S: - Non dire niente… mi sono fatta coinvolgere…-
H: - Se non lo faresti non saresti la splendida
persona che sei.- Le sorrise.
S: - Adesso non mi dirai la stessa frase di Sturgis
che anche se indossiamo questa divisa siamo sempre degli
essere umani con sentimenti.- Sorrise prendendo un gamberetto.
Harm rimase sorpreso e restò a bocca aperta con in mano le bacchette che racchiudevano uno dei
gamberetti.
H: - E quando te l’avrebbe detto?- Chiese un po’
irritato.
S: - Perché?- Gli chiese.
H: - Curiosità.- Divagò lui alzandosi e andando a
prendere dei tovaglioli.
S: - Sta sera…- gli rispose concentrando il suo
sguardo sul pacchettino del cibo e ritornando con la mente alla dolcezza e
l’attenzione che aveva avuto nei suoi confronti. Un sorriso fiorì sulle sue
labbra e una sensazione di calore si fece spazio nel cuore.
Harm notò il suo sorriso e si rese conto che era
serena.
S: - Devo dire che Sturgis è proprio una brava
persona.- Disse noncurante e mettendosi un porzione di
spaghetti in bocca – secondo te frequenta qualcuno?-
Harm si girò di scatto sentendo la sua domanda.
H: - Perché?- Le chiese osservandola attentamente.
S: - Così tanto per sapere…- divagò.
H: - Ti interessa?- Chiese
con apprensione.
S: - Perché?- Gli chiese guardandolo negli occhi.
H: - Rispondi alla mia domanda.- Le disse nervoso.
S: - Ma che domande fai!- Si alzò ridendo e si
diresse verso la cucina per prendere una bottiglietta d’acqua dal frigo.
Harm la seguì e le andò vicino, mettendole una mano
sul braccio prima che potesse aprire il frigo.
H: - Ti interessa?- Le
richiese.
Mac si fermò a guardarlo, i suoi occhi avevano
assunto un coloro indefinito, tra il blu scuro e il
nero. I lineamenti del suo viso erano più marcati e tirati.
S: - Ti interessa?- Gli
chiese dopo averlo guardato attentamente.
Harm rimase spiazzato dalla sua domanda, non se
l’aspettava e soprattutto non sapeva che cosa risponderle.
Mac lo guardò ancora più attentamente e sapeva ormai
fin troppo bene che quando metteva le cose sul piano personale con Harm lui
automaticamente tirava su i muri difensivi. Anche questa volta aveva provato a
sbloccarlo ma come al solito non ci era riuscita.
Tolse il suo sguardo e abbassò la testa sorridendo e
pensando “Sempre il solito Harm!”.
S: - Si è fatto tardi è meglio che vada.-
Senza lasciargli il tempo di dire o fare qualcosa,
prese la borsa dal divano e se ne andò.
Harm era rimasto immobile assistendo alla scena come
uno spettatore esterno. Per l’ennesima volta l’aveva allontanata da lui.
H: - Si mi interessa…mi
interessa tutto di te.- Disse sottovoce una volta che la porta si chiuse.