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Autore: MarsKingdom    05/07/2013    1 recensioni
“Contatterò io il suo manager per consegnare le foto alla rivista, d’accordo?”, dissi nervosa e spazientita, rigirandomi tra le dita la mia catenina con la triade, quella che non toglievo mai.
Aspettai inutilmente un cenno, una parola, anche un grugnito da parte del tizio.
Sembrava di parlare con un muro.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava una scena di quei telefilm patetici per adolescenti, dove in un corridoio scolastico alla ragazza cadono i libri, il ragazzo si inginocchia per aiutarla, si sfiorano le mani e sboccia l’amore del secolo.
A me non erano caduti libri, ma una costosissima Nikon, una delle mie quattro “figlie” che usavo per lavoro. Lei era ancora intatta ma non potevo giurare lo stesso per l’obiettivo. Imprecai di nuovo, ma questa volta solo mentalmente.
Lui non mi aiutò a raccogliere nulla, le nostre mani non si sfiorarono.
Semplicemente afferrò la mia collana con la triade e rigirò più volte il ciondolo in mano, tra il confuso e il divertito.
“Perché c’è incisa una S? E’ l’iniziale del tuo nome?”, chiese sfacciato.
Certo, avrei voluto dirgli che l’iniziale di Elinor era proprio una S, ma limitai le battute sarcastiche e mi chiesi come diavolo aveva fatto a vedere la piccola S incisa a caldo, che in realtà si riferiva proprio a lui.
Avevo quella catenina da quando ero loro fan, ormai circa 8 anni. Io ne avevo 25 e avevo passato gli anni più belli della mia adolescenza con la loro musica. Anche se non li seguivo più in una maniera morbosa, dentro di me avevo sempre la consapevolezza di essere un’Echelon, e la collanina era quella parte di me che ancora ci credeva fermamente.
“In realtà era per te”, dissi sinceramente, sfacciata come lo era stato lui.
Lo spiazzai. Non seppe cosa replicare.
“Allora mi conosci!”, disse infine.
“Ti ho riconosciuto solo adesso, solo perché hai suonato Battle Of One
“Echelon di vecchia data?”, chiese facendomi l’occhiolino.
“Echelon di vecchia data e della vecchia scuola”, dissi.
“Bene bene.. ma il mio stile è sempre quello nel suonare, come hai fatto a non riconoscermi prima?”, chiese sinceramente curioso.
Wow, era pure egocentrico.
“Se ti fossi tolto gli occhiali.. Boom! L’avrei capito!” dissi arrossendo.
Quegli occhi.
Quegli occhi che avevo visto centinaia di volte solo in foto, adesso erano lì che mi scrutavano. Anni fa avrei pagato oro per sentirli addosso a me in questo modo, ma ora mi sentivo davvero troppo esposta e troppo sfiancata dalla giornata –alquanto assurda- di lavoro.
“Hai ragione”, convenne semplicemente.
Mi scostai leggermente e continuai a riporre le ultime cose. Quando constatai che l’obiettivo fisheye era davvero rotto e le lenti frantumate sul pavimento, allungai la mano sbuffando per recuperare i pezzi che avrei buttato.
“Non ci pensare nemmeno! Faccio io, potresti tagliarti”, mi disse Shannon spostandomi bruscamente.
Rimasi lì impalata mentre lui raccoglieva i pezzi di vetro con metodo. L’obiettivo in se era intatto, ma le lenti al suo interno completamente andate.
“Dovrei risarcirti, in fondo è colpa mia; ti ho spaventata”, disse osservando meglio l’obiettivo ormai inutilizzabile.
Risi. Probabilmente non sapeva di cosa stava parlando. Quell’obiettivo valeva circa 1500 dollari. Per quanto mi dispiacesse averlo rotto, non mi sarei mai fatta ricomprare un oggetto di valore da uno come Shannon Leto.
Primo, perché fondamentalmente era uno sconosciuto.
Secondo, perché sarei stata già pagata profumatamente dalla sua agenzia.
Terzo, perché non ero del tutto sicura se la fama di Shannon come sciupa femmine fosse fondata o meno. E non volevo rischiare “indebitandomi” in questo modo.
“Lascia perdere”, gli dissi semplicemente.
“E dai, è un fisheye, a focale fissa mi pare di vedere. Conosco un buon rivenditore e te lo posso procurare a meno di 1000 dollari, che metterei di tasca mia comunque”, disse rigirandosi l’obiettivo tra le mani.
Da dove veniva tutta questa cultura?
Probabilmente dovevo avere una faccia a forma di punto interrogativo perché Shannon continuò a parlare.
“Ti sei imbambolata? Ti ho stupito? Guarda che io sono anche un fotografo. L’hanno saputo pure quelli di wikipedia!”, disse ridendo di nuovo.
“Wow.. interessante! Comunque ti ringrazio ma non posso accettare. Al massimo puoi dirmi come contattare il fornitore ma preferirei pagarlo, grazie davvero”, dissi, cercando di mantenere un tono il più professionale possibile.
“Allora che ne dici se invece che mandare le foto al mio agente, vengo a studio da te e le guardiamo insieme? Magari ti do una mano con la post produzione e la grafica”.
Perché tutto questo suonava come un appuntamento?
E perché sebbene il mio cervello gridasse PERICOLO e parole semplici come NO, la risposta che formulai fu tutt’altra?
“Sì, mi farebbe piacere. Avrei davvero bisogno di una mano, visto che il mio assistente è in ferie. Il mio studio fotografico è nell’Arts District, passa pure in settimana”, gli dissi allungandogli un bigliettino da visita stropicciato che avevo in tasca.
E dopo questa avvilente risposta, dovevo trovare un modo per riscattarmi al volo. Così presi le mie cose e, senza dargli il tempo di replicare, mi avviai a grandi passi fuori dall’edificio.
  
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