“
Eccolo, devo attaccare adesso!”
Solomon aveva
individuato il suo
obiettivo. Stava entrando in un ingrosso di detersivi per
chissà quale
diavoleria. Era necessario intervenire all’istante.
Entrò e si ritrovò il
nemico girato di spalle. Prese forza nelle gambe e saltò
prima su un cartone di
detersivo, poi su un’intera pila di cartoni e poi si
lanciò contro di lui,
proprio come una mosca si lancia contro un bel pezzo di letame fresco
fresco. Gli
piombò addosso, lo prese per il collo ed iniziò a
riempirlo di sberle
violentissime fino a farlo svenire. Solo dopo si accorse che
c’era qualcosa che
non andava: la persona in questione era una donna di circa
vent’anni, dai
lineamenti asiatici, capelli bruni ed alta circa 1,70 metri. Si accorse
solo in
quel momento di aver sbagliato persona, confondendo la signora con
Michael O’Brian,
un texano alto 3 metri, di pelle scura, sulla cinquantina e con una
barba
foltissima.
Si, lo so, i due
si somigliavano
parecchio…
Solomon corse
via dall’ingrosso,
prese l’auto e spinse sull’acceleratore,
allontanandosi il più possibile.
<<
Solomon, Solomon! >>.
Prese
l’auricolare: << Si
capitano? >>.
<<
Solomon hai catturato
Michael? >>.
<<
Si… beh, c’è stato un
imprevisto… >>.
<<
… e sarebbe? >> Disse
lui con enorme seccatura.
Fu qui che
l’agente dell’FBI usò la
sua furbizia: << Beh, capitano… non sapevo che
Michael avesse un sosia!
>>.
Il capitano
restò sbigottito:
<< … ma veramente i nostri
informatori… >>.
<<
Senta capo i nostri
informatori fanno schifo! L’altra volta Jonathan mi fece un
caffè che era una
vera schifezza, mentre Jennifer ha vivamente preferito tenere le gambe
chiuse
ad una mia richiesta di amicizia. Se lei pensa che io mi fidi ancora di
loro,
beh si sbaglia! Troverò da solo quel bastardo!
>>.
Sfrecciò
velocissimo tra le strade
della città, seguendo il suo fiuto da segugio purosangue.
Guidò fino a tarda
sera, fino a raggiungere una villa enorme e stupenda, di
proprietà del duca
degli abruzzi. Al suo interno si stava svolgendo una festa lussuosa
come non
mai. Solomon si muoveva con passo deciso, sbracciando i vari
maggiordomi che
tentavano di fermarlo. Arrivò alle porte della sala grande,
sfondandole. Gli
invitati rimasero muti, osservandolo senza parole. Lui, senza nemmeno
guardarsi
attorno, raggiunse un uomo sulla ventina, chiaro di pelle e gli diede
una
sberla.
<<
Ma che fa?? E’ fuori di
senno?? >>. Gli disse lui, massaggiandosi il volto.
<<
Tu non mi freghi, Michael O’Brian!
>>. Disse tutto sicuro di se.
Gli prese la
faccia e gliela strappò
di dosso, scoprendo il suo vero volto. Michael restò
sbalordito: come aveva
fatto a scoprirlo?
Il nemico
saltò via con un balzo
felino, liberandosi del travestimento e portandosi dietro al tavolo del
buffet.
<<
E’ inutile. La polizia sarà
qui a momenti. Sei mio Michael! >>.
<<
Ma come hai fatto a scoprire
il mio travestimento?? >>. Michael era praticamente
sbigottito.
Solomon sorrise
e chiuse gli occhi. Le
luci si spensero; solo un faro apparso dal nulla lo illuminava con
decisione.
Fu allora che
tirò fuori dalla tasca
uno strano barattolo e disse: << Ti ho trovato
perché Michael O’Brian usa
solo lo shampoo Supercap, lo shampoo all’odore ed al gusto di
camoscio. Prova
anche tu lo shampoo Supercap e diventa un vero macho della
criminalità
organizzata. Attenzione: l’uso spropositato di Supercap
può portare alla
formazione di tumori maligni o alla caduta immediata del pene
>>.
Michael
arrossì dalla vergogna:
<< Cazzo non dovevo firmare quel contratto pubblicitario!
E… per la
cronaca non ho assolutamente avuto il secondo effetto collaterale!
>>.
<<
Il tuo tentativo di derubare
il duca è fallito, mio caro, arrenditi! >>.
Ma
l’obiettivo sfoggiò un sorriso
lunatico, pronto a fare la sua mossa, mentre Solomon iniziò
a puntarlo con la
pistola.
Michael
afferrò di scatto il collo
della bottiglia di pepsi che si trovava sul tavolo del buffet,
puntandole la
pistola contro e facendo tremare le gambe dell’agente.
<<
E’ meglio che ti arrendi
sbirro o questa bottiglietta farà tante bollicine!
>>. Solomon non poteva
rischiare l’incolumità della bottiglia. Mise
giù l’arma, mentre Michael se la
diede a gambe con l’ostaggio.
Era intenzionato
a seguirlo, ma prima
ordinò agli invitati di prestare soccorso alla bottiglia di
fanta, piegata a
terra per lo shock subìto dopo il rapimento della cugina.
L’agente
raggiunse il tetto, notando
che un elicottero era giunto dal nulla per portare via Michael.
<<
Addio sbirro! >>.
Disse salendo sull’apparecchio e lasciando cadere la
bottiglia di pepsi,
provocando la sua rottura.
Solomon corse
subito in soccorso nel
tentativo di salvarla, ma la bottiglia era ormai vuota e le bollicine
sul
pavimento erano ormai svanite.
La rabbia
più totale invase il suo
cuore, mentre Michael si accese un diabolico sigaro texano.
<<
Bastardo… >>. Strinse le
mani in pugno, irato all’ennesima potenza <<
Lei… era innocente!
>>.
Si
alzò e tirò fuori la bottiglia di
shampoo.
<<
Hei brutto stronzo hai
dimenticato una cosa! >>.
Michael rideva
di gusto: << E
che cosa avrei dimenticato, piedi piatti? >>.
Solomon prese
bene la mira: <<
Che il tuo shampoo è altamente infiammabile!
>>.
Lanciò
la bottiglia con forza
titanica, sotto l’incredulità del suo avversario.
La bottiglia lo colpì in
pieno, rompendosi ed entrando in contatto con il calore del sigaro. Fu
questione
di pochi secondi e l’elicottero esplose, provocando dei
giallastri fuochi d’artificio,
simboleggianti la vittoria della giustizia.
Ma Solomon non
era affatto contento. Nonostante
la sua vittoria, era morto un civile.
Scese le scale e
fu subito raggiunto
da un poliziotto da poco arrivato.
<<
Signore cosa è successo?
>>.
Solomon gli mise
una mano sulla
spalla, cercando di trattenere le lacrime: <<
E’ finita, figliolo. Vai a
dire alla fanta che quel figlio di puttana è crepato!
>>.