Lechatvert
Mancavo solo io, non le flashfic notturne, e non potevo di certo
tirarmi indietro.
Quindi pubblico ora la Leonessa che avevo promesso a qualcuno, sperando
che non sia troppo tardi.
Buonanotte.
<3
A
chiunque abbia
il cuore di fermarsi
«
Leonardo, conosci la storia di Narciso? »
Corrugando la fronte, l’artista alza lo sguardo dalla sua
tela, posandolo sul viso beffardo di Vanessa, in posa per lui
sull’erba fresca delle campagne.
Stavolta non porta nastri tra i capelli, ma piccoli fiori bianchi
raccolti sulla riva del torrente durante la loro passeggiata. Evento
assai raro visto che, con il passare dei mesi, entrambi hanno avuto
sempre meno tempo da dedicarsi.
« Era così preso a rimirarsi ed elogiarsi che
annegò nel tentativo di baciare la sua stessa immagine
».
Leonardo la guarda, stranito. Per un istante i suoi occhi scuri
incontrano quelli di Vanessa, chiari, dello stesso colore del cielo di
maggio.
Lui scoppia a ridere, scuotendo il capo.
« Non tentare di prendermi in giro, Vanessa »,
ribatte, divertito, lasciando cadere i suoi pennelli sul prato.
« So bene quante versioni esistono, di questo mito. Secondo
alcuni, Narciso si sarebbe addirittura suicidato, tormentato dal
pensiero di non poter amare nessun’altro fuorché
se stesso ».
Vanessa gli rivolge un’occhiata saccente e Leonardo
ammutolisce.
Gli tornano alla mente parole che era convinto di aver dimenticato,
frasi graffianti, dure, che invano ha sperato di non dover
più risentire.
“Non siamo che
giocattoli, per te”.
Lo sguardo cade sull’erba umida del prato, sul suo vivo
colore, sulle gocce di rugiada che un sole coperto dalle nuvole si
è dimenticato di portar via.
« Vanessa … », comincia, ma sa subito di
doversi fermare.
Prima o poi dovrà affrontare il discorso con lei, questo
è sicuro, ma per il momento non vuole rovinare quel
pomeriggio ritagliato solo per loro.
Pensieroso, la osserva sdraiarsi e puntare lo sguardo verso il cielo.
« Chissà, Leonardo, cosa faresti davanti a uno
specchio d’acqua », gli dice, senza
nascondere un sorriso di scherno.
Lui alza le spalle.
« Bé, il ruscello dista pochi passi »,
fa notare.
Subito viene messo sotto esame dagli occhi furbi della sua amica.
« E avresti il coraggio di guardare il tuo riflesso?
», incalza lei, subito.
Leonardo ammicca un poco, si morde le labbra.
« Non gioverebbe alla mia autostima, specchiarmi ora dopo
giorni che dormo due ore a notte sui miei appunti »,
risponde, alzando le spalle.
Vanessa scoppia a ridere e con la mano lo invita a stendersi accanto a
lei, ma l’artista non la raggiunge. Se ne sta in piedi,
invece, a guardarla dall’alto. Perché sbaglia chi
crede che il cielo si possa vedere solo da sdraiati. Il cielo si vede
molto meglio dagli occhi di Vanessa, dalle sue limpide risate, dai suoi
sorrisi.
Se lui è Narciso, lei è la sua Eco, la ninfa
innamorata di chi non ha occhi che per se stesso, condannata, come lui,
a sperperare la vita in eterni tentativi di
chiamare chi non ha orecchie per sentire né cuore per
rispondere.