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Autore: Syryus90    06/07/2013    4 recensioni
dopo un incidente per salvare un bambino, Jack comincia a ricordare pezzi della propria nuova vita che aveva dimenticato.
Grazie ad un dente cadutogli nell'incidente e a Dentolina, accederà ai ricordi perduti.
Cosa avrà ricordato?
chi avrà ricordato?
cosa centrano un drago e un ragazzo vichingo?
se volete scoprirlo non vi resta che leggere ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Frost, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles Of Winter Spirit '
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“Jack: buio, di nuovo immerso in questo buio e in questo gelo, il respiro che rallenta e il battito del mio cuore che diminuisce ...sto morendo – pensò rilasciando una lacrima – Sento la sua voce che mi chiama disperato, sta piangendo – pensò facendo uscire alcune bolle d’aria – Sono stato uno stupido, ho rovinato tutto… tutto  – concluse sentendo la luna su di se – ti prego, riportami in dietro e permettimi di rimediare ai miei errori, non voglio che lui muoia per colpa mia e delle mie decisioni – supplicò in preda a degli spasmi – ti .. prego – pensò liberando le ultime bolle di ossigeno che aveva nei polmoni.”
 
 
 
Quel giorno Berk si ridestò molto lentamente a causa dei festeggiamenti della sera precedente, il sole era già alto in cielo quando il primo vichingo mise fuori i piedi dalla propria branda, e questi era Hiccup.
Accanto a lui vi era Jack che, non ancora abituato alla mortalità e al bisogno di riposo continuo, visto che quando era uno spirito poteva non dormire per mesi, ora faticava molto perfino a svegliarsi, come ogni mattina da quando era divenuto umano.
Hiccup allora si abbassò verso di lui e lo svegliò dolcemente dandogli un bacio sulla sua mano, ringraziandolo di averlo avvolto e tenuto al caldo per tutta la notte.
Jack: Hic, cosa fai già sveglio? – disse intontito.
Hiccup: non riuscivo più a dormire, sono nervoso per quello che diremo oggi a mio padre – confessò lui annusando la delicata mano di Jack che era grande più della sua con la quale la sosteneva – se qualcosa andasse storto, ce ne andremo via insieme da Berk, ok? – disse lui guardandolo fisso negli occhi.
Jack: non ti permetterò di fare sciocchezze – disse lui sollevandosi e trascinandolo nel letto – non ti farò abbandonare il tuo villaggio per me – disse guardandolo negli occhi mentre teneva fermo avanti a se il suo viso, lui era ancora assonnato e la sua voce non suonava molto sveglia a Hic – se tuo padre non accetta i nostri sentimenti allora gli mostreremo quanto sono forti, così ci permetterà di restare assieme – gli disse poco prima di baciarlo.
Hiccup, dopo quelle parole e quel gesto, non poté far altro che arrossire e chinare il capo, annuendo imbarazzato.
Jack, dopo essersi ben ripreso, si mise al disopra di Hiccup con uno sguardo dolce e penetrante, Hiccup capì al volo le sue intenzioni e divenne rosso pomodoro, il cuore di Jack, come quello del vichingo, stava battendo velocemente e i suoi occhi brillavano alla luce del mattino come diamanti, Hiccup non riuscì a opporsi, sapeva di volersi unire con Jack in ogni modo possibile e sapeva anche che il legame che stavano per stabilire era più vincolante di un giuramento, erano entrambi pronti a fare il salto nell’ignoto.
Jack cominciò ad avvicinarsi al volto di Hiccup, gli sfiorò la fronte col le labbra per poi scendere delicatamente verso le sue; le mani erano già attorno al bacino di del vichingo che aveva messo le proprie lentamente sotto la maglia di Jack, l’atmosfera si stava scaldando e i due cominciarono a togliersi lentamente i vestiti a vicenda, un pezzo alla volta.
I due rimasero a petto nudo e contornarono le rispettive figure con le proprie mani, come se stessero modellando una scultura; Jack cominciò a baciare il collo di Hiccup che fremeva di desiderio sotto il tocco delle sue labbra sulla pelle.
Jack scese lentamente, ancora e ancora, fino ad arrivare al bacino.
Li Jack si sollevò tornando a baciare Hiccup sulle labbra mentre infilava lentamente la propria mano nei suoi pantaloni, il vichingo allora emise un gemito di piacere che fece sorridere dolcemente Jack.  
In quel preciso momento però, sentirono una voce giù dalle scale della camera.
Stoik: Sdentato potresti spostarti? – chiese giocoso – devo andare a svegliare quei due pelandroni, altrimenti la loro colazione si raffredderà.
Sdentato da di sotto ruggì, cercando di avvisare i due ragazzi al piano di sopra dell’imminente arrivo di Stoik.
Jack allora si sollevò da Hiccup accarezzandogli i capelli e sussurrandogli dolcemente nell’orecchio “ti amo”, dopo di che si rivestì e si mise a osservare fuori dalla finestra in attesa che Stoik entrasse nella stanza.
Hiccup era rimasto paralizzato sul letto, non riusciva a muoversi, allora Jack gli rimise velocemente la maglietta e il giacchetto, notando che l’espressione del vichingo sembrava chiedergli di continuare ciò che avevano iniziato prima, disperatamente.
Anche Jack avrebbe voluto continuare, ma ormai suo padre stava entrando con tutta la sua allegria del mattino.
Stoik: ragazzi, vedo che siete già svegli, quale miracolo del grande odino – disse ridacchiando – forza scendete, la colazione è pronta.
Jack: al volo, ho una fame pazzesca – disse lui sfiorandosi lo stomaco ridacchiando.
Hiccup: S - si anche io ho una fame assurda papà, a - arriviamo subito – gli disse alzandosi dal letto di scatto.
Stoik: bene vi aspetto giù ragazzi – disse andando verso le scale.
Quando Stoik scese, i due si guardarono e sospirarono.
Jack: ci è mancato poco – disse sistemando meglio la maglietta di Hiccup.
Hiccup guardò l’albino con uno sguardo trasognato e ancora rosso, stava ancora cercando di calmarsi; Jack notò lo notò e lo strascinò con se, avviandosi alle scale .
Prima di scenderle i due si guardarono; Jack sorrise a vichingo facendogli un cenno con la testa, contornando il tutto con uno dei suoi sorrisi smaglianti e bianchi come la neve, Hiccup allora annui e deglutì prendendogli la mano, perché sapeva che stavano per raccontare tutto a suo padre, stavano per dirgli del loro amore sincero ma ambiguo per il mondo vichingo e unico nel suo genere.
 
I due scesero e si accomodarono a tavola, la tensione era palpabile, Jack era serissimo ed era pronto a sganciare la bomba in qualunque momento, si sentiva sicuro di se e pronto a impuntarsi perfino contro Stoik l’immenso.
I tre si misero a tavola e cominciarono a consumare la colazione: una belle tazza di latte caldo con pane ancora caldo di forno, probabilmente Stoik lo aveva preso da poco dal panettiere del villaggio.
Il silenzio regnava sovrano sul loro pasto mattutino e Stoik cominciò a insospettirsi.
Stoik: cosa avete questa mattina, siete molto silenziosi e tu figliolo continui a giocare col cibo invece di mangiarlo – disse osservando e studiando il suo comportamento – mi stai nascondendo qualcosa, vero?
Hiccup al suono di quelle parole si ingozzò con del latte che gli andò giù di traverso, provocandogli non pochi colpi di tosse; Jack lo aiutò a riprendersi con delle lievi pacche sulla schiena.
Hiccup: p-papà cosa ti fa credere che IO, cioè che NOI no volevo dire… ah cavolo – disse mettendosi una mano sulla fronte per poi farla scendere giù per il viso – o-ok, è vero, TI sto nascondendo qualcosa di importantissimo – disse rassegnato.
Jack: no – tuonò lui mettendo fine alla frase di Hiccup – NOI ti stiamo nascondendo qualcosa di molto importante – disse mettendo una mano sulla spalla di Hiccup che si voltò di scatto verso di lui – e oggi abbiamo deciso di dirti cosa Stoik – disse lui alzandosi e avvicinandosi alla sedia di Stoik che lo guardò stupito – io e suo figlio abbiamo un rapporto che va ben oltre l’amicizia – disse sostenendo il suo sguardo indagatore.
Stoik: Certo, ormai siete come fratelli – disse lui per mettere alla prova la determinazione dei due ragazzi – l’ho ben notato, ecco perché ho messo un letto in più, ormai fai parte della nostra famiglia – disse alzandosi e stringendolo sulle braccia mentre ridacchiava e si dirigeva verso il fuoco, per poi sedersi sullo sgabello lì vicino.
Hiccup: papà, quello che Jack intende è che io e lui …. Noi due – disse indicando se e Jack – siamo come eravate tu e mamma – disse andandogli un po’ più vicino.
Jack: io e suo figlio ci amiamo – disse con voce ferma e netta, avanzando verso Stoik  che rimase in silenzio – so che non è ordinario, ma io amo profondamente suo figlio e se necessario farò qualunque cosa per dimostrarlo.
Il silenzio calò sulla stanza mentre i due ragazzi aspettavano la reazione di Stoik.
Stoik: mai avrei pensato di sentirvi pronunciare queste parole – disse mettendo una mano sul viso e facendola scivolare – da uno spirito potevo anche aspettarmelo ma da mio figlio, sangue del mio sangue, carne della mia carne – cominciò a dire alzando la voce e facendo agitare Hiccup – come può Odino punirmi in questo modo?
Stoik si erse in tutta la sua grandezza e si mise dinanzi a Jack che continuava a sostenere il suo sguardo senza fare una sola piega, Hiccup vedendo la sua determinazione si calmò e si mise al suo fianco, sostenendo anch’egli lo sguardo del suo stesso padre.
Stoik: hai appena detto che faresti qualunque cosa per dimostrarmi il tuo amore per mio figlio – disse con tono severo e minaccioso – allora dimostramelo – disse mettendogli una mano sulla spalla – dimostramelo non abbandonandolo mai – disse guadandoli con dolcezza e sorridendo.
Hiccup e Jack si guardarono confusi, si aspettavano ogni genere di reazione da Stoik: rabbia, dissenso, frustrazione, ma non quella di consenso e comprensione.
Hiccup: vuoi dire che…approvi ciò che c’è tra di noi ? – chiese guardandolo ad occhi spalancati.
Stoik: sapevo da tempo dei sentimenti che c’erano tra di voi, non siete bravi a nasconderli – disse risedendosi sul suo sgabello e ravvivando il fuoco davanti a se – ho avuto tutto il tempo di osservarvi per capire fino a che punto fossero sinceri, e vi do la mia benedizione – disse guardandoli sorridente – per il futuro non dovete preoccuparvi, anche se il capo rimanesse single in apparenza, non credo che qualcuno si opponga.
Hiccup guardò Jack che ricambio il suo sguardo, insieme scoppiarono in un enorme esulto e si abbracciarono, Jack sollevò Hiccup da terra e lo fece volteggiare girando su se stesso da quanto era felice, dopo di che, presi dalla frenesia si baciarono dinanzi a Stoik che tossì per fargli ricordare che lui era ancora li.
Jack: Scusa – disse ridacchiando.
Stoik: ho un’ultima cosa da dirvi – disse poi lui tornando a guardarli – io posso approvare il vostro amore, ma c’è chi non lo farà – disse guardandoli serio – anni orsono, quando ero giovane come voi, ci fù una coppia di ragazzi che si innamorò perdutamente. I due vichinghi vennero sorpresi nel bosco a baciarsi e subito la voce girò per il villaggio – disse lui chinando il capo – al villaggio cominciarono a criticarli e alcuni presero addirittura a tormentarli, costringendoli alla fuga da Berk – disse guardandoli tristemente – quei due erano miei amici. Io, nonostante ciò, ero uno di quelli che diceva loro di smetterla di giocare col fuoco, che lo scherzo era durato anche troppo, ma loro mi dimostrarono la loro sincerità con un gesto estremo, amputandosi un dito – disse stringendo i denti.
Jack e Hiccup si guardarono perplessi nel vedere il dolore di Stoik che aumentava.
Stoik: il giorno dopo li aiutai a scappare dal villaggio, così che potessero vivere il loro amore felici e in pace, ma il giorno in cui partirono una tempesta improvvisa li colpì in mare aperto e ritrovammo i loro corpi sulla spiaggia solo dopo un mese – disse ravvivando nuovamente il fuocherello.
Hiccup: le due tombe sul promontorio ad ovest, sono le loro – disse stringendo la mano di Jack – due tombe senza nome dalle quali tutti restano alla larga.
Stoik: anno tutti paura che la loro ira si scateni su coloro che vanno a fargli visita, ma l’unica cosa di cui dovrebbero avere paura e la propria ignoranza – disse digrignando i denti – i due si chiamavano Broik tok e Altron Haddok, tuo zio, mio fratello minore – disse guardando Hiccup che rimase sconvolto dalla notizia – il mio consiglio per voi quindi è di non farvi notare dal villaggio e di rimanere celati, anche per la vostra stessa sicurezza – disse guardandoli con uno sguardo dolce – andarsene non è una soluzione e rimanere sarà difficile, ma sempre meglio del morire in mare aperto.
I due si guardarono e si appoggiarono l’uno all’altro, consapevoli di ciò che comportava il dover rimanere ancora nascosti. Significava dover stare attenti ad ogni sguardo ed ogni  gesto di affetto che si scambiavano ma, per restare assieme, avrebbero accettato qualunque compromesso.
Stoik lasciò andare i due che uscirono per andare a volare con i propri draghi dopo averlo ringraziato per le sue parole; ormai i due draghi li attendevano da più di un’ora ed erano agitatissimi per la voglia di volare che avevano.
Hiccup quel giorno decise di mettere a Sdentato la coda speciale, per farlo volare libero con Calien quando voleva, così da non aver sempre bisogno di rinunciare a seguirla per restargli accanto.
Jack: come mai non c’è il collegamento alla sella con la coda nuova? – chiese osservando curioso mentre si appoggiava al suo bastone.
Hiccup: Perché grazie a questa coda lui può volare senza di me – disse lui sorridendogli.
Jack: scusa, ma allora perché non glie l’hai messa prima? – chiese ciondolandosi avanti e in dietro col suo bastone.
Hiccup: perché l’ultima volta che glie ne ho creata una lui la distrutta per farmi rimettere la coda vecchia a tutti i costi – disse lui accarezzando il muso di Sdentato che quella volta non protestava per la nuova coda.
Jack: grazie a questa, potranno andare dove vogliono anche senza di noi - disse osservando e studiando la nuova coda.
Hiccup: esatto, così potranno avere anche loro, come noi, un po’ di intimità – disse sorridendogli.
Jack: Be, allora arrivati al lago potremmo cominciare da dove abbiamo interrotto prima, non credi? – gli disse lui vicino al suo viso con un sorriso provocatorio.
Hiccup: voi signore, state giocando con il fuoco, lo sapete? – fissandolo con uno sguardo ancora più provocatorio.
Jack: io il fuoco lo posso congelare – gli sussurrò a pochi centimetri dall’orecchio.
Hiccup arrossì e chinò il capo per la reazione che gli provocava la voce di Jack, suadente come mai l’aveva sentita, penetrante come una stalattite, dritta nel petto.
Jack nel vedere la sua reazione ridacchio lievemente e gli accarezzo i capelli tenendo la propria fronte contro la sua, dopo di che si girò verso Calien pronto a salirle in groppa quando entrambi sentirono arrivare qualcuno.
Dal cielo, scesero in picchiata i cavalieri di Berk .
Gambe di pesce: hei ragazzi – urlò mentre atterravano tutti insieme.
Moccicoso: Hiccup, Jack che ne dite di una bella gara con i draghi? – chiese con il suo solito atteggiamento di sfida.
T.Tufo: Dai Hic, facciamo vedere a Moccicoso che perderà anche questa volta – disse incitando l’amico.
Hiccup: veramente – passandosi la mano nei capelli cercando una scusa, perché lui non vedeva l’ora di andare al lago con Jack – avrei delle commissioni da fare e quindi …– disse arrampicandosi inutilmente sugli specchi.
Jack: dai Hic, possiamo anche fare dopo le commissioni per tuo padre – gli disse con un cenno della testa.
T.Bruta: bravo Jack – disse tirandogli un leggero pugno sul braccio – le commissioni possono aspettare.
Hiccup era confuso e guardava Jack, che si massaggiava la spalla indolenzita, in cerca di una spiegazione, Jack allora gli si avvicino, lo spinse verso sdentato incitandolo a salire e mentre lo aiutava gli sussurrò nell’orecchio.
Jack: ricorda cosa ha detto tuo padre, non dobbiamo dare nell’occhio – disse sottovoce e serio – un po’ di divertimento è quello che ci vuole e poi che male ci può fare un volo? – concluse ridacchiando.
Proprio nell’istante in cui lui pronunciò quelle parole, dal cielo scese anche Astrid in sella al suo drago.
Hiccup: tattada, ecco che male ci può fare – disse in modo ironico provocando un senso di ironia anche in Jack che fece roteare gli occhi seccato dalla vista di Astrid.
Astrid: hei ragazzi che combinate? – chiese con il suo solito tono tranquillo come se niente fosse accaduto la sera prima.
Gambe di pesce: ci stiamo preparando per fare una gara tutti assieme – disse eccitato – ti va di unirti a noi?
Astrid allora si girò verso Hiccup e Jack  per osservare la loro reazione dopo di che annuì provocando una lieve reazione di rabbia in Jack.
Jack non aveva ancora smaltito del tutto la collera della sera prima, avrebbe voluto congelarla li all’istante, ma se lo avesse fatto, così, senza un motivo apparente, avrebbe fatto insospettire gli altri e non voleva. In quel momento si sentì intrappolato, come se si trovasse su un percorso pieno di trappole nel quale sarebbe potuto cadere inesorabilmente.
I ragazzi presero tutti il volo con i propri draghi e salirono di quota, Hiccup era in testa al gruppo e Jack era in fondo con accanto Astrid, davanti avevano i gemelli Bruta e Tufo con accanto Moccicoso e Gambe di pesce.
Tutti insieme si diressero al di sopra di uno scoglio alto dalla cima piatta e si posizionarono come se fossero sulla linea di partenza.
Hiccup: ragazzi, le regole le conosciamo tutti, niente spintoni o colpi a tradimento – disse guardando tutti dalla sua postazione – il primo che torna su questo scoglio dopo aver fatto il giro di tutta l’isola, vince – disse mettendosi in posizione con la sua solita voglia di vincere.
La tensione era palpabile, Jack aveva accanto la sua nemica in amore, colei che gli aveva rubato le labbra del suo amato la sera precedente; sapeva benissimo che per loro due quella non era una semplice gara di volo, era una dichiarazione di guerra reciproca e lui non si sarebbe fatto sconfiggere.
In quel momento Calien giro il suo muso verso di lui e gli fece un cenno, come se avesse voluto dirgli “non ti preoccupare, vinceremo noi”, allora lui gli sorrise e si preparò a partire.
Gambe di pesce: 3,2,1, via – urlò .
Tutti partirono come schegge sorpassandosi velocemente l’un l’altro, nessuno di loro sembrava voler cedere il primo posto, ognuno do loro esultava ad ogni sorpasso, si stavano tutti divertendo un mondo Hiccup compreso, ma dietro di loro, Astrid cercava in tutti i modi di intralciare l’avanzata di Jack .
Hiccup era in cima alla gara e non poteva vedere cosa succedeva dietro, Jack voleva vincere la gara a tutti i costi ma senza ricorrere a certi trucchi meschini come invece stava facendo Astrid, che a ogni occasione, lo spingeva contro uno scoglio o gli copriva la visuale spalancando le ali del proprio drago.
Jack ad un tratto vide una scappatoia con una corrente più veloce tra una fila di scogli stretti, troppo per Tempestosa, e senza pensarci troppo la imboccò lasciando Astrid sola con il nervoso della sconfitta imminente, girandosi all’indietro per godersi la sconfitta di lei con il proprio sorriso provocante dipinto sulla faccia, la vide mentre ordinava al proprio drago di lanciare i propri aculei verso di loro.
Jack non poteva credere che, per la rabbia e per la voglia di vincere, lei lo avesse fatto davvero, aveva infranto le regole dei suoi stessi compagni pur di fermarlo.
Jack fece una manovra per evitare i grandi aculei di Tempestosa, ma uno di essi, sfuggito al suo occhio vigile, colpì Calien su una spalla, conficcandosi in profondità facendole perdere inesorabilmente quota.
Hiccup virando per raggiungere il traguardò riuscì a vedere la scena, ne rimase inorridito e con lui anche gli altri, Jack stava precipitando in mare aperto con Calien che era ferita e Astrid li fissava con uno sguardo soddisfatto di se.
Jack: Calien, bella – urlò dinanzi al suo viso per farla riprendere mentre erano in caduta libera – dai piccola apri gli occhi – urlò disperato.
Calien non si riprendeva e la loro discesa verso il mare era quasi finita.
Improvvisamente Jack prese in mano il proprio bastone dalla parte destra della sella di Calien, raccolse tutte le sue forze e richiamò a se il venti circostanti, con essi creò un letto di vento con il quale fece scendere dolcemente Calien .
Gli altri rimasero incantati a guardare il grande potere di Jack, in particolare Hiccup, perché sapeva che Jack per poter sollevare se stesso avrebbe già dovuto attingere al proprio massimo potere, figuriamoci per sollevare un drago.
Jack toccò per primo il mare, formando sotto di se una enorme lastra spessa di ghiaccio, dove poi fece atterrare Calien, dolcemente, accompagnandola col vento.
La Dragonessa aveva perso i sensi e, sotto la spina, la spalla gli si era gonfiata diventando violacea.
Jack: Calien – disse preoccupato toccando leggermente la spina – resisti bella, ora te la tolgo – con tono agitato e voce tremula.
Jack era nel panico, non sapeva bene cosa fare, ma non voleva lasciare quel’aculeo enorme nella spalla dell’amica, la confusione che aveva nella testa aumento secondo dopo secondo invadendolo completamente.
Hiccup e gli altri lo raggiunsero sulla lastra di ghiaccio mentre Astrid se ne restava lontano ad osservare la propria opera in silenzio, i sensi di colpa cominciavano a invaderla.
Hiccup: Jack – urlò appena atterrato mentre correva verso di lui con Sdentato – oh, no – disse guardando la ferita.
Jack accarezzo Calien e le tirò via la spina dalla spalla.
Calien ruggì di dolore, spaventando i cavalieri di Berk che non avevano mai visto un drago così sofferente.
Hiccup: Moccicoso, Bruta Tufo, prendete la corda d’emergenza e il telo – disse girandosi velocemente verso di loro – gambe di pesce, vola al villaggio e avvisa che stiamo arrivando con un ferito, dobbiamo portarla immediatamente da Scaracchio, deve essere curata al più presto.
Jack: piccola mia, resisti – disse guardandola nelle sue immense iridi azzurre appena visibili dalle fessure degli occhi lievemente aperte – ora ti cureremo – disse alzandosi da accanto a lei.
Jack lascio che gli latri legassero Calien in modo da trasportarla fino al villaggio e, senza che nessuno lo vedesse, lasciò cadere una lacrima per poi girarsi furente verso Astrid che, non appena sentì su di se lo sguardo accusatorio di Jack, corse via con il suo drago.
Hiccup fissò il suo compagno, il viso bianco come un cadavere i denti stretti e gli occhi che sembravano poter congelare a morte qualunque cosa potesse capitargli dinanzi, faceva paura.
Poteva benissimo capire come si sentiva, nemmeno lui riuscirebbe a trattenersi se sdentato venisse ferito a quel modo da qualcuno che conosce, e per un motivo stupido come la gelosia.
Hiccup si avvicinò a Jack per dirgli che erano pronti a trasportare Calien al villaggio ma non fece in tempo, Jack richiamò nuovamente tutto il vento possibile e si girò verso di lui.
Jack: Hic, ti affido Calien – disse con sguardo vuoto – io devo andare a calmarmi prima di far del male a quella strega – disse facendosi potare via dalla piccola tromba d’aria che aveva evocato.
Hiccup guardò il proprio compagno svanire all’orizzonte, dentro di se aveva una  sola domanda.
Hiccup: Cosa ti succede Jack?
 
Il vortice di aria trasportò Jack attraverso tutta l’isola di Berk, dietro la montagna del capo corno e oltre il bosco fitto, fino al laghetto dove si andava a riposare con Hiccup solitamente; li, lui si fece posare dal vento.
Era esausto per la quantità di potere che aveva usato, ma non riusciva a sentire realmente quella stanchezza perché tutti i suoi sensi erano corrotti dall’ira funesta che gli logorava l’animo.
Jack non ce la fece più.
Si chinò a terra, alzò il volto verso il cielo e la luna  urlando disperato.
Jack: aaaaaaaaaah – urlò disperato per poi accasciarsi supino nella neve con accanto il suo bastone – perché? – chiese con solo un filo di voce mentre si lasciava trasportare da un pianto di sfogo.
La vita da umano cominciava a pesargli, i suoi sentimenti diventavano contrastanti, così tanto da ferirlo e spaventarlo la gelosia  la rabbia, erano tutte sensazioni orribili, quando era solo Jack Frost non le aveva mai provate, forse perché non aveva più avuto contatti con le persone.
Dopo solo tre settimane da umano, si trovò a pensare che sarebbe stato meglio se fosse rimasto solo per sempre.
La luna era alta, nonostante fosse solo pomeriggio, ed era piena e luminosa, con la sua luce irradiava quel ragazzo non più albino che con le sue iridi azzurre la osservava, contemplandola, sperando in un suo consiglio, ma come in passato la sua era tornata una presenza silenziosa, che perlomeno, gli faceva compagnia.
Passarono parecchie ore, ma Jack non dava segno di voler tornare al villaggio.
Aveva paura di scoprire che Calien fosse morta o che Astrid, per giustificarsi, avesse raccontato tutto di lui e Hiccup al villaggio.
La paura lo bloccava e il freddo della sera e della neve, nella quale era ancora sdraiato, cominciarono ad avvolgerlo e a farlo sentire assonnato, stanco; non capiva il perché il gelo avesse quell’effetto su di lui, sapeva solo che sentiva gli occhi pesanti e che quella pace gli era mancata moltissimo.
Dopo questo pensiero Jack chiuse lentamente gli occhi, sospirando dolcemente.
 
Qualche tempo dopo qualcuno lo scosse con violenza per farlo risvegliare.
Hiccup: Jack! – urlò.
Jack: Hiccup? – chiese intontito facendo fatica a muoversi – cosa ci fai qui? Che succede? – chiese con pochissima voce.
Hiccup gli tirò un ceffone fortissimo per farlo rinvenire.
Jack: Hiccup! – lo ammonì massaggiandosi la guancia.
Hiccup: Sei un idiota! – riprendendolo a sua volta – non lo sai che se ti addormenti in mezzo alla neve senza un fuoco vicino muori congelato? – gli disse prendendolo per la maglia, furente per la sua incoscienza.
Jack: scusa – disse abbassando il viso e capendo di aver fatto una sciocchezza.
Hiccup allora lo abbracciò cercando di scaldarlo il più possibile, sfregando le proprie mani su di lui velocemente, se lui non fosse arrivato Jack sarebbe morto da li ad un’ora e lui ora ne era consapevole più che mai.
Jack non sentiva minimamente il calore del corpo del vichingo, il suo corpo era ancora troppo freddo e per un piccolo istante, questo lo spaventò, ma poi si trovò nuovamente a pensare alla sua amica dragonessa che era stata ferita e che probabilmente, convinto da una propria paura, sapeva non avercela fatta.
Jack: Hic… Calien è..? – chiese senza riuscire a finire la frase.
Hiccup: sta benone – disse mentre lo accarezzava sul viso – andiamo, devi muoverti per scaldarti e riprendere la circolazione.
Jack: e Astrid? – chiese distogliendo lo sguardo da lui.
Hiccup: lei è da scaracchio che continua a scusarsi con Calien – disse lui tirando Jack per un braccio per aiutarlo a tirarsi su.
Jack: io non credo di poterla perdonare facilmente – disse lui fermandosi per poi camminare verso il laghetto ghiacciato zoppicando un po’ per la poca sensibilità delle sue gambe, ancora semi congelate – ha ferito Calien di proposito, per vendicarsi del fatto che io e te stiamo assieme! – disse scotendo la testa, sconcertato dalle sue stesse parole.
Hiccup: lo so Jack, ma io non ti sto chiedendo di perdonarla – disse lui sospirando – voglio solo che tu mi segua per vedere che Calien sta bene e perché lei ti sta cercando preoccupata – gli disse mettendogli una mano sulla spalla.
Jack: e gli altri? – chiese, non sicuro di voler sentire la risposta.
Hiccup: beh, diciamo che ora sanno tutto e che stanno ancora metabolizzando la cosa – disse con difficoltà gesticolando con le braccia e facendo facce strane.
Jack: cosa? – disse facendo sobbalzare Hiccup – Astrid a detto loro tutto?
Hiccup: no sono stato io – disse serio – e l’o fatto perché loro sono i miei amici e meritano di sapere la verità, come lo meritava mio padre, ma soprattutto meritavano di sapere perché Astrid si comporta in questo modo assurdo – disse tirando un calcio ad una roccia per il nervoso che gli dava pensare alla gelosia di Astrid.
Nel tirare il calcio al sasso però, inciampò e cadde a terra provocando una risatina in Jack che lo aiutò ad alzarsi.
Jack: Hiccup Horrendous Huddok III, sei il primo che abbia creduto in me e sei la prima persona che io abbia mai amato – disse sorridendo – solo ora mi rendo veramente conto di quanto ti ami e di quanto tu ami veramente me, perché solo un pazzo follemente innamorato farebbe ciò che hai fatto tu – gli disse sorridendo felice per poi tornare serio – ma ti devo confessare che essere coinvolto dalle persone … per me si sta rivelando più difficile del previsto – disse abbassando il capo – io prima mi sentivo come un bambino che non voleva e non doveva crescere e ora… – disse osservando la luna – ora non so più chi sono e cosa devo essere – disse osservandolo nuovamente – è vero, più o meno non lo sapevo nemmeno prima ma – disse facendo una pausa – ora non so che uomo devo diventare …. Che uomo Sto diventando e…. io ho paura Hic.
Hiccup gli andò in contro e lo abbracciò dolcemente.
Hiccup: Non devi aver paura, ci sarò io con te e niente e nessuno potrà cambiare ciò che sei e ciò che siamo.
Jack nel sentire quelle meravigliose parole di Hiccup, si strinse a lui e lo abbracciò forte.
Quel momento era forse il più importante degli ultimi mesi passati li a Berk, era sicuro che lo avrebbe tenuto nel cuore per sempre., perché la persona che lui amava più di chiunque altro non lo avrebbe mai lasciato, ora ne era sicuro, anche se le sue paure rimasero li, dietro l’angolo.
 
Proprio in quell’istante qualcuno applaudì da sopra di loro.
Dopo gli applausi,  un ruggito spaventoso si propagò al di sopra di loro, era come se qualcuno stesse tritando del metallo.
Hiccup e Jack guardarono il cielo allarmati e fu allora che li videro.
Hiccup: Alvin L’infido ?! – disse sconcertato nel vedere il capo dei nemici dell’isola dei rinnegati in sella ad una morte sussurrante e circondato dai suoi seguaci anch’essi sui draghi.
Alvin: ma che scena commovente, caro Hiccup – disse ridendo a squarcia gola – dimmi tuo padre sa che ti apparti con un uomo? – disse ridendo ancora più forte.
Jack: Hiccup cosa è quello? – chiese a Hiccup sottovoce indicando il drago del nemico – non mi sembra un comune drago di Berk, anzi mi sembra uno di quelli pericolosi.
Hiccup: Lui è una morte sussurrante e per di più non è una morte sussurrante qualunque – disse indietreggiando lentamente dopo aver notato il morso sulla coda dell’animale – è la morte sussurrante che in passato si è scontrata con Sdentato.
Jack: ok , questa è una pessima notizia – disse indietreggiando anche lui.
Jack improvvisamente ebbe un lampo, cercò attorno il proprio bastone.
Se fosse riuscito a raggiungerlo avrebbe potuto combattere quella schiera di nemici che si erano posti tra loro e l’uscita della conca, e soprattutto una volta fuori , avrebbero potuto correre al villaggio per avvisarli dell’imminente attacco nemico.
Jack trovò il proprio bastone, era a pochi centimetri da dove erano lui e Hiccup.
Jack: ti fidi di me? – Chiese a Hiccup con il suo sguardo deciso di sempre.
Hiccup: con tutto me stesso – disse guardandolo un po’ impaurito.
Jack: allora corri – disse tirandolo per il braccio verso dove andava lui.
Alvin: Fermateli branco di troll senza cervello, mi serve vivo solo il figlio di Stoik, l’altro uccidetelo – urlò hai suoi uomini.
I due corsero verso il bastone di Jack schivando le miriade di frecce lanciate dal nemico.
Jack arrivò al proprio bastone e si girò verso i nemici riparando Hiccup con il proprio corpo dopo di che lanciò verso di loro un fulmine di gelo, congelando la maggior parte di loro.
Alvin: per il grande odino! – esclamò sorpreso.
Jack: accidenti, non ho abbastanza potere – disse chinandosi per lo sforzo, con il fiatone.
Hiccup: Jack – disse con voce tremante – tu … sanguini.
Jack allora si guardò il petto, e vide alcune frecce che lo trapassavano .
Non sentiva il dolore, il gelo della notte lo aveva avvolto completamente, lui non sentiva più il proprio corpo.
Allora Jack si rese conto che, comunque fosse andata a finire, quella notte lui sarebbe morto. Cercò di mantenere la calma e di non far capire niente a Hiccup, fingendo di sentire il dolore.
Jack: ecco cosa era quel forte dolore di prima – disse restando un po’ chino .
Hiccup: Jack se continui a sanguinare così morirai – gli disse prendendolo per un braccio – dobbiamo andarcene prima che loro si riprendano dal tuo attacco di prima e capiscano che sei una minaccia.
Alvin: uccidete quello con il bastone! Ora! – urlò fuori di se.
Gli uomini di Alvin scesero dai draghi e corsero verso i due ragazzi mentre altri in sella hai propri draghi li circondavano e li spingevano sul laghetto ghiacciato.
Hiccup: Jack – disse guardandosi attorno – tu cerca una via di fuga per te, sei tu quello che vogliono morto, io gli servo vivo per usarmi come ostaggio – disse lui parandosi davanti a Jack.
Jack: no, non permetterò che ti catturino – disse lui furente uscendo da dietro di lui.
Mentre Jack stava per dire ancora qualcosa un rumore sordo, come di squarcio, lo interruppe.
Il dolore si propagò per il suo corpo, un rivolo di sangue gli usci dalla bocca, allora Jack si guardò nuovamente il petto; al posto dello stomaco aveva una spada che lo trafiggeva da parte a parte, lasciando scorrere da se un continuo flusso di sangue che cadeva in gocce al suolo.
Hiccup rimase sconvolto.
Gli occhi verdi spalancati e vuoti  mentre osservava il corpo di Jack che si lasciava cadere verso di lui, lentamente, come fosse un cristallo di neve.
Fece solo in tempo a tendere in avanti le braccia per non farlo cadere.
Jack aveva gli occhi sgranati, gli spasmi di dolore che gli bloccavano il respiro, il sapore del rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca, tutto gli fece capire che era la fine.
Le lacrime di Hiccup gli inumidivano il volto, mentre la luce si affievoliva; sentiva solo il lui che lo chiamava con una voce tremula e spezzata dall’angoscia.
Ad un tratto Alvin scese dal suo drago, compiaciuto di aver centrato il bersaglio.
Alvin: oh che piacevole suono – disse ghignando – il suono della disperazione del figlio di Stoik – disse facendo segno a tutti con le mani di ridere – oramai il tuo amico è morto, e ora con chi farai il piccioncino? – disse per provocarlo.
Hiccup non reagì, era ancora sconvolto per ciò a cui aveva assistito, era chino sul ghiaccio del lago con tra le braccia il corpo di Jack appoggiato al proprio.
Jack tentava in ogni modo di parlare per tranquillizzarlo, ma non riusciva più nemmeno a respirare e ogni suo rantolo faceva tremare sempre di più Hiccup di terrore.
Alvin fece cenno ai suoi uomini di prendere Hiccup e incatenarlo per bene, mentre lui  con una mazza aprì uno squarcio nel lago ghiacciato.
Alvin: Non piangere piccolo Hiccup – disse ghignando con ai piedi il corpo inerte di Jack – ora daremo una degna sepoltura al tuo amichetto, spedendolo sul fondo di questo lago dove non lo ritroverà mai nessuno – disse ridendo a squarcia gola prendendo il corpo di Jack per un braccio e lanciandocelo dentro.
Hiccup allora si riprese e furente, si liberò dalla presa dei suoi nemici poco prima di essere incatenato, tutto, solo per poter raggiungere Jack che stava affondando nel lago, immerso nell’oscurità della notte e del gelo.
Hiccup: Jaaaaack! – urlò tentando di prenderlo inserendo il proprio braccio nell’acqua gelida.
Gli uomini di Alvin gli furono subito addosso e lo immobilizzarono per impedirgli di buttarsi e far si che loro perdessero il loro vantaggio su Stoik.
Hiccup non smetteva di dimenarsi e di urlare il nome di Jack nella speranza che lui lo sentisse e si riprendesse, ma ogni suo tentativo sembrava vano, Jack stava affondando e nessuno lo avrebbe salvato.
 
Jack: buio, di nuovo immerso in questo buio e in questo gelo, il respiro che rallenta e il battito del mio cuore che diminuisce ...sto morendo – pensò rilasciando una lacrima – Sento la sua voce che mi chiama disperato, sta piangendo – pensò facendo uscire alcune bolle d’aria – Sono stato uno stupido, ho rovinato tutto… tutto – concluse sentendo la luna su di se – ti prego, riportami in dietro e permettimi di rimediare ai miei errori, non voglio che lui muoia per colpa mia e delle mie decisioni – supplicò in preda a degli spasmi – ti .. prego – scongiurò la bellissima luna in cielo, liberando le ultime bolle di ossigeno che aveva nei polmoni”.
Tutto si fermò; dall’acqua uscirono le ultime bolle di aria.
Hiccup urlò dal dolore mentre i nemici lo tenevano fermo, legato con delle catene.
Jack era nuovamente morto.
Passò qualche interminabile minuto e il laghetto si ricongelò sotto gli occhi di tutti i nemici che ridevano, Hiccup era fermo, come se il proprio cuore si fosse fermato e lui fosse un pupazzo vuoto.
 
Sotto il lago però a Jack stava accadendo qualcosa che lui non poteva vedere.
Il gelo avvolse il suo corpo, i suoi capelli tornarono bianchi, la sua pelle tornò albina e i suoi occhi si spalancarono mostrando il loro azzurro profondo come il ghiaccio dei poli. Jack Frost era tornato, ed era pronto a combattere.

cosa succederà ora che Jack è tornato lo spirito del gielo?
Quando si interromperanno i suoi ricordi?
perchè ha dimenticato tutto questo?
se volete scoprirlo leggete il prossimo capitolo
Cap 9: Ritorno Al Presente

se vi piace la storia vi prego, recensite, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre opinioni :)
ps: le immagini di fine capitolo sono mie personali realizzazioni ;) spero vi piacciano, le aggiungerò appena posso :)

  
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