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Autore: lilyhachi    06/07/2013    9 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inside blu eyes
 
As she disappeared alone in the darkness,
I felt her spirit stay in the room”.
 
Stava andando alla deriva in un abisso indefinito.
Pensava di essere finalmente morto, poi la vide: una luce, che gli si avvicinava.
Chiuse gli occhi per un secondo e quando li riaprì, era sdraiato a terra.
L'ambiente circostante continuava ad essere rigorosamente bianco ma c'era qualcosa di diverso.
La “stanza” era calda. Un morto può sentire il caldo? Si stropicciò l'occhio con la mano sinistra.
Con la mano sinistra? Sussultò, notando le presenza di entrambe le mani. Niente uncino.
Forse stava sognando. Si alzò in piedi e azzardò qualche passo incerto quando sentì qualcuno pronunciare il suo nome. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
Si voltò e vide la donna che aveva amato: Milah. Sembrava un angelo.
Lo guardava con espressione serena e le mani giunte, sorridendogli.
“Benvenuto, Killian”, esclamò con tono pacato. “Ti stavo aspettando”.
“Sono morto, allora”, rispose lui guardandosi intorno.
“Per niente, sei sicuramente più vivo di me”, disse lei in tono sarcastico.
Era più bella che mai e Killian corse ad abbracciarla, pur sapendo che non fosse del tutto reale.
Lei ricambiò l'abbraccio e la sentì sorridere.
Lo allontanò lentamente e con la mano gli carezzò una guancia con estrema dolcezza.
“Dove sono?”, chiese lui con sguardo smarrito. “E perché non ho il mio uncino?”.
“Sei dove Regina ti ha spedito”, rispose Milah con voce serena. “Chiamiamolo universo parallelo, è una specie di limbo...non sei morto ma non sei neanche vivo. Sei sospeso”.
“Sono sotto l'effetto di una maledizione”, constatò Killian ricordando il modo in cui era svanito.
“Sì, ma nessun bacio può salvarti”, esclamò la donna, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Come faccio a salvarmi?”, domandò Killian con tono di supplica.
“Con l'amore”, rispose Milah sorridendo.
Killian scoppiò in una risata amara. Lui non era in grado di amare e ne aveva avuto prova più volte. Per quanto si sforzasse finiva soltanto per ferire qualcuno che teneva a lui, come Emma.
Ricordava cosa era successo poco prima che svanisse: Emma gli aveva detto di amarlo ma lui non aveva fatto in tempo a risponderle? Davvero non aveva fatto in tempo o non aveva voluto?
Una parte di lui si era sentita sollevata di essere sparito prima di risponderle. Jim aveva ragione: era proprio un codardo della peggior specie e aveva condannato tanto Tremotino.
Hai smesso di credere a quello che non riesci più a vedere, Killian”, continuò la donna, osservandolo come se non riconoscesse l'uomo che aveva davanti. “La vendetta ti ha consumato”.
Ognuno aveva una buona ragione per non credere più alla vita e ai proprio sogni, e Killian Jones di ragioni ne aveva fin troppe. Avrebbe potuto stilare un elenco dalla sua infanzia.
Milah continuò a parlare. “Sono qui per aiutarti, Killian”.
“Aiutarmi ad uscire?”, domandò lui con tono impaziente.
Milah lo guardò con rimprovero.
“Sono qui per aiutarti a capire”.
 
And I wished that our lives were just endless,
cause it's all too short, and I'm leaving soon”.
 
“Bene, bene. Qualcuno è venuto qui ad invocare il mio aiuto”.
Tremotino era comodamente seduto sul tavolo a braccia incrociate.
Emma osservava la grande stanza piena zeppa di vari oggetti di dubbia origine. Sembrava che ognuno di loro nascondesse una storia. Notò una spada, due bambole di pezza e cianfrusaglie varie ma ciò che colpì maggiormente la ragazza fu una tazzina scheggiata, tenuta su una mensola in mezzo alla stanza, come se fosse un vero e proprio cimelio, come se contasse più di tutto il resto.
“Bando ai convenevoli!”, esclamò Emma, tornando a posare il suo sguardo su di lui. “Dov'è?”.
“Parli del tuo pirata?”, chiese Tremotino, scendendo. “Non ne ho la minima idea, cara”.
Emma lo osservò spazientita, senza distogliere lo sguardo. “Tu sai ogni cosa!”.
Tremotino portò una mano al petto con fare offeso. “Non in questo caso, principessa. E' stata Regina a lanciare la maledizione, mica io?”.
La bionda continuava ad insistere. “Eppure qualcosa mi dice che tu sai di che si tratta!”.
Tremotino fece per ribattere ma rimase con la mano a mezz'aria senza dire nulla, dovendo purtroppo ammettere che la ragazza non si sbagliava affatto su quella supposizione.
“Forse”, rispose massaggiandosi il mento con una mano. Guardò Emma e poi tirò un sospiro, decidendosi finalmente a vuotare il sacco su ciò di cui era a conoscenza. “Il tuo carissimo capitano non si trova in questo mondo”.
“Cosa vuoi dire?”, domandò lei, confusa.
“La maledizione che Regina gli ha lanciato”, continuò Tremotino, “è diversa da quella che ha colpito tua madre. Nel suo caso, lei era addormentata ma presente dal punto di vista fisico”.
“Killian invece è svanito”, continuò lei in un sussurro.
“Esattamente”, esclamò Tremotino. “Questa è forse una delle maledizioni peggiori. Quanto tempo è passato ormai? Un mese? Ne passeranno altri, Emma. (1) Regina lo ha mandato in una dimensione dalla quale non può uscire...e nessun bacio del vero amore può tirarlo fuori, mia cara”.
Se non poteva essere salvato da un bacio, allora come avrebbe potuto uscire? Forse non c'era più alcuna speranza di rivederlo? Emma scosse la testa. No, non poteva essere. Non poteva finire in quel modo. Lei non avrebbe mai smesso di cercare e di combattere per lui.
“Lo troverò”, esclamò lei con voce ferma.
Tremotino la guardò come se fosse uscita di senno, poi il suo sguardo si fece leggermente più comprensivo, ed era strano nel suo caso. Si avvicinò a lei e riprese a parlare.
“Principessa”, cominciò con tono stranamente gentile. “Ho passato la mia vita a cercare un modo per raggiungere qualcuno che si trova in un altro mondo”.
“Ci siete riuscito?”, domandò lei istintivamente.
“Se ci fossi riuscito, non sarei qui”, rispose lui con un sorriso sarcastico. “Quello che cerco di dirvi è che probabilmente non c'è modo di ricongiungervi al vostro amato. E' possibile uscire da quella strana dimensione in cui si trova ma senza l'aiuto di nessuno, se non di sé stesso” (2).
 
I want to hold on to all of the people I lost,
I want to keep them with me,
we will never part”.
 
Il silenzio pesava in quel luogo, come se fosse un macigno insopportabile.
Milah lo aveva come trasportato, ma sembrava tutto così confuso, eppure c'erano odori che Killian riconosceva. Girò su stesso, tentando di identificare quel luogo che aveva le sembianze di un piccolo villaggio...aveva qualcosa di molto familiare, e appena vide una specie di altalena improvvisata, capì dove si trovava: il villaggio in cui era nato.
Killian sbatté le palpebre più volte, cercando quasi di evadere da quella assurda situazione mentre Milah lo guardava, con le braccia incrociate al petto e un'espressione divertita.
D'un tratto, un bambino gli passò davanti per fiondarsi sulla piccola altalena.
Killian lo osservò attento, soffermandosi sui grandi occhi azzurri incorniciati da un piccolo viso pallido e allegro, degno di ogni bambino.
Era lui.
“Cosa significa?”, domandò rivolgendosi alla donna con un tono quasi offeso.
“Significa proprio ciò che vedi, Killian”, rispose lei con tono calmo.
L'uomo tornò a soffermarsi sul bambino che stava seduto sull'altalena in attesa di qualcosa o forse di qualcuno. Aveva gli occhi azzurri pieni di speranza. Poteva vederla brillare e risplendere anche più del sole. Non gli sembravano nemmeno i suoi occhi, che ormai erano semplicemente due pozze vuote senza vita e private completamente di tutta la speranza che un individuo potesse mai avere. Chi avrebbe mai immaginato che dietro quegli occhi azzurri si sarebbero nascosti i demoni più insidiosi?
Il piccolo Killian fremeva per l'attesa, aspettando una promessa la cui realizzazione sarebbe dovuta arrivare a breve. Il bambino, infatti, venne raggiunto da suo padre: quel padre che gli aveva rubato l'infanzia e anche il più piccolo barlume di felicità, quel padre che lo aveva trasformato in un uomo vuoto. Suo padre corse incontro al piccolo e lo sollevò tra le sue braccia, facendogli il solletico.
Il piccolo Killian rideva felice.
Fece un sorriso amaro, pensando a cosa quel bambino avrebbe dovuto affrontare.
Da quanti anni Killian non vedeva suo padre?
Non ricordava nemmeno il suo viso, almeno fino a quel momento in cui potè finalmente rivederlo.
Capelli scuri, mascella ben delineata, sguardo profondo, occhi verdi.
Non era lo stesso viso che l'aveva abbandonato.
Era più giovane sicuramente, ma era anche più felice e spensierato, aveva l'espressione di chi non avrebbe mai fatto qualcosa del genere al suo bambino.
Killian li osservava e sentiva le lacrime pungerli gli occhi, sui quali passò immediatamente la manica della camicia per farle sparire, eppure sentiva lo sguardo di Milah addosso.
“Eri così innocente”, disse lei d'un tratto.
“Quale bambino non lo è?”, domandò lui in tono sarcastico.
“Chi l'avrebbe mai detto che saresti diventato così?”, chiese Milah, avvicinandosi.
“Eppure, mi hai amato”, rispose lui con sguardo rammaricato.
“Io ti ho amato per quello che eri allora”, esclamò la donna, prendendogli il viso. “Non sei la stessa persona ora, Killian Jones”.
“Il vecchio Killian è andato”, esclamò il capitano, fissandola.
Milah rise e lo fece voltare, indicandogli il bambino.
“Guardalo...guardati!”, disse con un sorriso. “Quello sei e sarai sempre tu!”.
A Killian salì il cuore in gola quando il piccolo e suo padre vennero raggiunti da quella donna che non aveva mai conosciuto come avrebbe dovuto, perché era morta poco tempo dopo quell'adorabile scenetta: sua madre.
Li guardava con espressione fiera, come se volesse dire “Ecco, i miei uomini!”.
I capelli ramati le ricadevano morbidi sulle spalle, alcune ciocche erano raccolte in piccole trecce che fluttuavano a contatto con il vento pungente che Killian stesso poteva sentire.
Gli occhi erano proprio come i suoi: grandi e azzurri. Aveva lo stesso sguardo di lei.
Si avvicinò a suo padre, circondandogli il petto da dietro e facendo una smorfia al piccolo Killian che se ne stava beato tra le braccia del padre.
Suo padre sporse leggermente il bambino verso sua moglie, che rimase avvinghiata alle sue due uniche ragioni di vita, mantenendo il sorriso più luminoso che lui avesse mai visto.
Killian cominciò a dimenarsi, pretendendo di andare in braccio alla sua mamma, che lo accolse gioiosa, scoccandogli un bacio sulla guancia mentre suo padre osservava la scena.
“Se tu avessi guardato meglio la bellezza che ti stava intorno, l'avresti vista anche dentro di te”. (7)
 
Una forza quasi maestosa si impadronì dei suoi pensieri e Killian si sentì come nuovamente trasportato. Infatti, lo scenario cambiò. Non era più nel villaggio in cui era cresciuto ma adesso si ergeva un molo davanti ad i suoi occhi e Killian ci mise ben poco a capire quale evento stava per rivivere. Per un attimo, tornò a sentirsi come il più minuscolo granello di polvere, insignificante e soprattutto pieno di rancore, dovuto al fatto che le persone che amava quasi si impegnavano a non renderlo felice, ma solo ad abbandonarlo a sé stesso. Vide suo padre e un Killian un po' più grandicello che si apprestavano a salire su una nave. Killian aveva sempre amato viaggiare in mare, non ricordava il motivo preciso.
L'idea di viaggiare lo aveva sempre affascinato. Era l'unico mezzo che gli poteva permettere di scoprire tutta la vasta visibilità del mondo e delle città che lo popolavano. Il desiderio di scoprire quel mondo ricco di paesaggi, di persone e di colori si era fatto vivido in lui fin da quando era un bambino, senza averlo mai più lasciato. 
Suo padre gli diede un buffetto sul viso e poi lo sollevò così in alto che gli sembrava di toccare i gabbiani sopra la sua testa. Killian rideva, ancora ignaro di ciò che sarebbe accaduto.
Da lì la scena cambiò di nuovo, mostrando la nave in piena notte.
Il piccolo Killian dormiva e suo padre stava per andarsene, ma giusto prima di farlo gli carezzò i capelli, baciandogli la fronte.
“Sii forte, ragazzo mio”, aveva sussurrato, per poi andare via.
Killian stava rivivendo ogni cosa e ciò gli provocava un'agitazione indescrivibile. Si sentiva di nuovo un ragazzino impaurito, agitato e con una gran voglia di urlare. Si voltava incessantemente, sperando di scorgere quello che era sembrato essere lo spirito di Milah ma di lei non c'era traccia.
Il capitano prese a respirare affannosamente mentre il cuore gli batteva frenetico nel petto.
Si sentiva solo, come se fosse stato di nuovo abbandonato da suo padre.
“Vedi quanto può essere terribile un ricordo, anche a distanza di anni?”.
Gli giunse la voce calma e cristallina di Milah, ed il suo respiro tornò regolare, per quanto potesse sapere che quella era certamente un'illusione.
 
I see her, they run through the tall grass
such thoughtless minds, I wish I was thoughtless too”.
 
Lo scenario continuò a cambiare.
Gli sembrava uno spettacolo sadico in cui lui era il triste protagonista di cui venivano ricordate tutte le terribili esperienze e i ricordi più dolorosi. 
Milah lo aveva portato di nuovo su un molo, ma stavolta c'era la Jolly Roger, e Killian ebbe modo di vedere sé stesso che gironzolava da una parte all'altra della nave, pronto a salpare.
Tuttavia, c'era qualcosa che avrebbe presto rallentato la sua partenza.: un ragazzino, che doveva avere intorno ai sedici anni, correva verso la sua nave.
“Capitano!”, esclamò il giovane, annaspando. “Capitano Jones!”.
“Chi mi chiama?”, domandò il capitano, che a quel tempo aveva ancora entrambe le mani, con il solito atteggiamento spavaldo che lo aveva sempre caratterizzato.
Non appena si accorse che si trattava di un ragazzino, tutto sporco di sabbia e zuppo di acqua, come se gli fosse capitato chissà cosa, il capitano gli rivolse uno dei suoi sorrisi ironici.
“Cosa posso fare per te?”, domandò Killian, affacciandosi dalla nave e senza permettere al ragazzino si salire sulla Jolly Roger.
“Sono qui per arruolarmi!”, rispose il ragazzo con fermezza. Teneva le braccia stese lungo i fianchi, i pugni stretti, i riccioli biondi gli ricadevano sulla fronte e il viso corrucciato in un'espressione testarda: non c'era alcun dubbio, era proprio Jim.
Il capitano scoppiò in una fragorosa risata, seguito dai suoi uomini.
“Figliolo, questa è una nave pirata!”, esclamò Killian allargando le braccia. “Quante speranze credi di avere? Sei solo un ragazzino!”.
Jim non rispose, e fissò le travi di legno, mentre il capitano si voltò, dedicandosi a ciò che stava facendo prima del suo arrivo, ma il ragazzo non intendeva darsi per vinto.
“Per favore!”, esclamò, salendo sulla nave e mettendosi dinanzi al capitano, che gli rivolse uno sguardo sorpreso dalla determinazione di quel giovane.
“Torna a casa dalla tua mamma, ragazzo!”, disse Killian alzando gli occhi al cielo, e Jim, a quella sua affermazione, si rabbuiò improvvisamente.
“Mia madre è morta”, esclamò il ragazzo con gli occhi tristi.
“E cosa mi dici di tuo padre?”, domandò Killian, osservandolo meglio.
“Mi ha lasciato”, rispose in un soffio.
Killian riuscì a scorgere nei suoi occhi i pensieri che gli attraversarono la mente in quel preciso momento: si era rivisto in Jim, e quel motivo bastò per decidere di prenderlo con sé, cambiando la sua vita e dandogli l'opportunità di viaggiare.
“Perché mi mostri tutto questo?”, chiese, voltandosi verso Milah.
“Perché è così che funziona questa maledizione”, rispose la donna con tono affranto. “Sei condannato a rivivere tutti gli eventi salienti della tua vita, anche quelli dolorosi”.
“Beh, non che ce ne siano di felici nella mia vita!”, esclamò lui di rimando.
Milah sorrise. “Adesso non esagerare, Killian”.
 
Well this hole in my heart, that I cannot abide.
Just want you to stay with me tonight”.

Di nuovo Killian si accorse che l'ambiente attorno a lui stava cambiando.
Ormai riusciva a capire quando stava per accadere, perchè ogni volta sentiva una forza invaderlo, una forza che non gli apparteneva, una forza che quando si manifestava, lo faceva sentire più leggero, per poi trasportarlo nel luogo in cui doveva trovarsi.
Killian si guardò intorno, riconoscendo il posto dove aveva vissuto uno dei pochi momenti felici in tutta la sua vita. Si trovava su una spiaggia, poco lontano dagli scogli, sui quali le onde del mare si infrangevano. Era lì che poteva vedere sé stesso affiancato dalla sua Milah.
Era un paesaggio estremamente romantico, dove il tramonto faceva da padrone.
Killian camminava tranquillo, mentre lei lo guardava di sottecchi.
“E' bellissimo qui”, esclamò Milah, osservando il sole mentre esauriva ormai la sua giornata, terminando in un tramonto roseo che rendeva il tutto ancora più splendido.
“Tu sei bellissima”, esclamò Killian mentre lei gli aveva dato le spalle.
“Grazie, capitano”, rispose lei con un sorriso, mentre lui continuava ad osservarla.
Da quando l'aveva “rapita”, le aveva mostrato tutte le bellissime terre che lei aveva sempre sognato e ci aveva messo un po' per capire che quella donna era fatta per stare insieme a lui, ma mai come allora sentiva l'incessante esigenza di stringerla fra le sue braccia. Forse era l'atmosfera o forse era semplicemente impazzito, ma quella donna non era come tutte le altre.
“Torniamo alla nave?”, domandò Milah, riprendendo a camminare.
“Non così in fretta!”, esclamò Killian, afferrandola per un braccio e attirandola a sé.
Senza darle il tempo di rendersi conto di ciò che stava per succedere, Killian premette le labbra sulle sue. Milah non oppose resistenza e ricambiò il bacio. Rimasero così per un tempo indefinito, illuminati solo dalla leggera luce del tramonto.
“Questo non lo consideri un ricordo felice?”, domandò la Milah “attuale”.
“Certo...peccato che sia andato, e come lui anche tu!”, esclamò lui in un soffio.
Era certo che Milah avrebbe trovato un modo per farlo pentire di quella affermazione e infatti fu esattamente ciò che decise di fare.
 
Conosceva quella sequenza a memoria.
Da quando Milah era morta, aveva rivisto ogni notte nei suoi incubi il momento preciso in cui Tremotino le aveva strappato il cuore dal petto ed in quel momento la stessa Milah glielo stava riproponendo, mostrandogli come Tremotino lo aveva immobilizzato, come aveva ucciso lei per poi privare Killian di una mano. Gli eventi scorrevano davanti ad i suoi occhi, ed erano sempre dolorosi ed in grado di suscitare i peggiori sentimenti.
Non contenta, Milah non si fermò a quello ma ciò che gli mostrò dopo fu anche peggio: Emma.
Emma che si imbarcava sulla sua nave. Emma che lo pregava di salire a bordo, mentre lui cercava di circuirla. Emma, le cui guance si coloravano di rosso, mentre Killian si avvicinava a lei, stuzzicandola. Emma che veniva salvata da lui, che aveva sacrificato l'ultimo fagiolo. Emma che leggeva a Daguerreo. Emma che lo pregava di restare per la festa. Lui ed Emma che ballavano. Il loro primo bacio.
Stava rivivendo ogni attimo, ogni sorriso, ogni carezza, ogni provocazione, ogni sospiro che si erano dedicati l'un l'altro. Se lo scopo di Milah era quello di farlo sentire il peggior verme sulla faccia della terra ci stava riuscendo ma doveva dargli il colpo di grazia.
 
Just help me through this moment
after everything I told you.
How the weight of
their loss is like the weight of the sun”.
 
Ecco che la vide di nuovo: Emma, in tutto il suo splendore. Era certo che ciò che stava vedendo risaliva al giorno in cui lei lo aveva visto nella cella di Tremotino. Indossava un vestito rosa pallido che le scendeva leggero sui fianchi e sulle gambe longilinee.
Era bellissima, come sempre, peccato che ci fosse un piccolo dettaglio a rendere quella scena straziante per Killian: era tra le braccia di sua madre, la quale la teneva stretta, dandole dei baci sulla fronte.
“Emma, allora lo hai ritrovato?”, domandò la regina, carezzandole una guancia.
“Peggio”, rispose lei allontanandosi e permettendo alla madre di guardarla in viso. “L'ho perso!”.
Scoppiò in un pianto sommesso, tornando ad abbracciare sua madre.
“L'unica cosa che doveva essere protetta è andata distrutta: il mio cuore” (3), continuò Emma tra le lacrime. “Non ero così importante da fargli abbandonare i suoi propositi di vendetta!”.
“Basta!”, ringhiò lui prendendo la testa fra le mani e voltandosi. Per quanto provasse ad allontanarsi quelle immagini si ripresentavano davanti ai suoi occhi, e tutto ricominciò dall'inizio: i suoi genitori, suo padre che lo abbandonava, Jim che si imbarcava sulla sua nave, lui e Milah che si baciavano, Milah che veniva uccisa da Tremotino, e poi tutto ciò che riguardava Emma.
Ad ogni ripetizione, mille lame gli attraversavano il petto e lui non sapeva come fermare tutto.
“Smettila. Interrompi tutto questo!”, urlò, sapendo che Milah stava osservando ogni cosa.
“Non posso, non dipende da me”, rispose lei con calma.
Killian stava decisamente impazzendo, e il limite della follia lo raggiunse nel momento in cui una mano, di cui riconobbe immediatamente il tocco, gli sfiorò il braccio.
“Emma”, sussurrò lui, senza avere il coraggio di voltarsi. La sentì ridere. “Non sei reale, vero?”.
Lei non rispose, appoggiò la schiena contro la sua, stringendo la sua mano.
“Cosa ti turba, Killian?”, domandò lei d'un tratto. “Cosa stai cercando?”.
“Io...sto cercando di essere perdonato”, rispose lui voltando leggermente la testa ed intravedendo soltanto i suoi capelli biondi. (4)
“E' tutta colpa tua, Killian Jones!”.
Killian trasalì. Non era più la voce di Emma.
 
I see their faces near me.
I hear their voices calling.
It was like their lives were over before they begun”.

Killian si voltò, impaurito per ciò che avrebbe trovato. Emma era sparita e al suo posto c'era l'ultima persona che potesse mai aspettarsi di vedere in quel momento: sé stesso. Rideva come se non avesse mai visto nulla di così divertente. Rideva come se stesse traendo piacere dalla visione di Killian devastato dai suoi stessi ricordi. Sguainò la spada contro di lui, alzando l'uncino a mezz'aria.
Killian rispose all'attacco. Combattere contro sé stesso era suggestivo quanto assurdo.
“Vedi, Killian Jones?”, domandò lui. “Questa è la tua condanna e la tua maledizione: lottare costantemente contro te stesso”.
Tutto questo avveniva mentre le immagini continuavano a scorrere davanti a loro, mentre Emma saliva sulla Jolly Roger. Killian cercò di colpirlo, ma venne prontamente fermato quando Hook incastrò la sua spada con la sua, impedendogli di colpirlo.
“Ti ha lasciato, Killian Jones”, esclamò lui, avvicinandosi al suo viso. “La tua Emma ti ha lasciato. Perchè mai doveva rimanere e perdonarti? Tu cosa hai da offrirle, a parte la tua continua voglia di vendetta? Piuttosto che stare insieme ad uno come te, preferisce essere una principessa, e quale principessa vuole stare insieme ad un debole?”.
“Stai zitto!”, ringhiò Killian, togliendo la spada dalla sua presa e provando nuovamente a colpirlo con la spada, per poi essere respinto.
“Proviamo a guardare una scena un po' diversa!”, continuò Hook, girandogli intorno, e a quel punto la scena cambiò per l'ennesima volta.
C'era Emma leggermente di spalle, ma aveva qualcosa di diverso. Sembrava più grande. Portava un vestito azzurro ed era ferma ad osservare qualcosa che Killian non riusciva a vedere.
“Emma!”, urlò Killian, sperando che lei si sarebbe voltata.
“Non può sentirti, Killian. E' tutto inutile. Lei ti ha dimenticato!”, esclamò, spingendolo via.
Qualcuno si avvicinò a lei e la strinse: un uomo, che sembrava essere un principe.
“Chi è questo che vedo?”, domandò Hook con un falso tono di tristezza, che nascondeva in realtà l'ironia più pungente, mentre Killian teneva lo sguardo fisso per terra. “C'è un altro al tuo posto. Si chiama lo sposo!” (5).
Approfittando di quel momento, Hook gli si avvicinò e gli infilò l'uncino nel petto.
Killian urlò quando sentì il metallo a contatto con il suo cuore che venne immediatamente estratto, provocandogli il peggior dolore che avesse mai sentito.
Hook mise il cuore nella mano sana e cominciò a stringerlo, facendolo gemere Killian, che per il dolore si accasciò completamente a terra.
Mentre Killian si contorceva, cercando inutilmente di combattere il dolore, Hook premette un piede sul suo torace e si abbassò leggermente, avvicinandosi al suo viso.
“Tu sei debole, Killian Jones e questo è il tuo destino”, esclamò in un soffio. “Tu morirai solo e senza amore. Come me...e come il nostro nemico: Tremotino”.
Lei poteva salvarlo, potevano stare insieme, forse per sempre. Si chiedeva sempre cosa ne sarebbe stato della sua vita da pirata, come avrebbe fatto a smettere di viaggiare e di sbarcare in nuove terre.
Eppure la verità era che Killian Jones usava tutte quelle domande come una scusa, una copertura per non sbarcare da sé stesso.
Killian stava diventando qualcuno da quando aveva conosciuto Emma: qualcuno di completamente nuovo, che aveva poco del vecchio Killian e di Hook. 
Aveva passato tutta la sua vita viaggiando alla ricerca di nuove terre e nuovi tesori, per cercare di appagare il vuoto che aveva nel suo cuore, quel vuoto che sembrava essersi riempito con l'arrivo di Milah per poi essere svuotato di nuovo, ma al suo posto era sopraggiunta la vendetta.
Aveva varcato tutti i mari. Aveva visto gli scogli più rocciosi e le montagne più alte. Aveva visto e attraversato tutte le città possibili ed immaginabili. Aveva visto i fiumi ed i laghi più grandi. Aveva affrontato le onde più insidiose. Tutti i tesori erano passati sotto i suoi occhi meditativi e tra le sue mani bramose di qualcosa che avesse importanza e che potesse dargli potere e ricchezza.
Aveva ucciso tutti coloro che avevano osato sbarrargli la strada.
Lui, Killian Jones, era forse il pirata più temibile del suo mondo, che durante la sua vita aveva probabilmente solo attraversato la monotonia di sé stesso. Lui, un terribile pirata, era crollato e aveva compreso l'inutilità della sua vita e della sua vendetta di fronte alle lacrime di una donna.
Nessun mare, nessuna terra, nessun tesoro gli interessavano davvero, né desiderava vederli.
Era un'altra cosa ad interessargli e l'aveva vista prima, mentre piangeva.
Il punto era che quella non era affatto una donna qualunque: era la donna che amava. Sarebbe voluto tornare da lei definitivamente per dirle che l'amava e che avrebbero passato insieme il resto della loro vita, senza vendetta, senza rancore, senza nient'altro che non fosse il loro amore.
In quel momento Killian sentì freddo, come se un vento avesse iniziato a soffiare. Era una sensazione strana e familiare, che non aveva nulla a che vedere con ciò che sentiva quando Milah gli mostrava i diversi eventi della sua vita.
Hook guardò in alto, e quando portò lo sguardo sulla mano sana, il cuore era sparito, per tornare magicamente nel petto del suo proprietario.
Killian si sentì improvvisamente forte, così forte che riservò un calcio ad un incredulo Hook, il quale rotolò a terra, mentre Killian si alzava in piedi, puntandogli la spalla al petto.
Rideva ancora, come se si stesse divertendo.
“Cosa hai da ridere?”, domandò Killian, alzando un sopracciglio.
“Forse non sei poi così debole”, rispose con un sorriso sarcastico, e volgendo gli occhi verso il cielo, mentre Killian continuava a sentire il freddo del vento.
Apparve Milah improvvisamente, che gli carezzò una guancia.
“Mi state portando da qualche parte adesso?”, chiese lui, guardandola.
“No”, rispose lei con un sorriso. “Ci sei semplicemente riuscito”.
“A fare cosa?”, domandò lui, confuso.
“A capire di amare qualcuno e a non avere più paura di perderlo”. (7)
 
We are, we are.
We are timeless, timeless.
Everything we have, we have”.

Dinanzi a lui, apparve l'entrata di Daguerreo, mentre Hook e Milah erano spariti.
Killian avanzò in direzione delle cascate. Ad ogni passo, il terrore aumentava, e con esso lo scrosciare dell'acqua davanti a sé. Forse stava di nuovo per rivivere la scena di lui che veniva maledetto da Regina. Si stava preparando a quella tortura, quando un vecchio lo urtò.
“Mi scusi, giovanotto. Sta bene?”, domandò lui, rammaricato.
“Sì, non si preoccupi”, rispose Killian con voce tranquilla, mentre il vecchio si allontanava.
Scosse un attimo la testa, rendendosi conto di ciò che era appena successo. Si osservò con attenzione: era tutto intero ed il suo uncino era tornato, ma forse faceva parte dell'illusione.
Corse verso il vecchio, non molto lontano da lui.
“Scusi, buon uomo!”, esclamò Killian con fare agitato. “Lei mi vede? Riesce a toccarmi?”. (6)
“Ovvio, ragazzo. Si sente bene?”, chiese il vecchio, ridendo e dandogli una pacca sul viso.
Killian Jones sentiva l'odore dell'acqua. Sentiva il vento contro il suo viso. Sentiva il peso del suo corpo, il battito calmo del suo cuore e la leggerezza di tutto ciò che lo circondava.
Si sentiva vivo di nuovo e quella sensazione era la conferma che non era più in quel luogo orribile.
In quel momento capì che sarebbe riuscito a risanare tutte le ferite e non solo quelle che si era procurato, ma anche quelle che aveva causato a qualcun altro.
“Mai stato meglio!”.
 
You are, you are
the only thing that makes me feel like
I can live forever, forever
with you, my love”.

 
 
Note:
 
  • (1) solo una precisazione: la concezione del tempo è diversa nel luogo in cui si trova Killian, cioè mentre a lui sembrano passare minuti ed ore, nel mondo reale sta passando molto più tempo.
  • (2) altra precisazione sulla maledizione che ha colpito Killian: allora all'inizio l'idea era quella di usare la maledizione del sonno oppure un'altra che si spezzasse sempre con il bacio del vero amore ma sinceramente mi sembrava troppo facile, perchè sarebbe bastato il loro bacio, così ho provato a pensare diversamente. Ripensando un giorno a Final Fantasy 8, mi è venuto in mente che il protagonista alla fine del gioco si trova in una compressione temporale dalla quale non riesce ad uscire, fin quando non sente le voci dei suoi amici e della ragazza di cui è innamorato che lo riportano fuori: da lì ho avuto l'idea, perchè visto che Hook è un personaggio comunque complesso, ho pensato che per farlo redimere avesse bisogno di un percorso più complesso. Spero che l'idea non faccia pena.
  • (3) frase detta da Snow nella 1x10;
  • (4) questa scena è ispirata a quella tra Cloud e Aerith in "Final Fantasy VII: Advent Children";
  • (5) mentre scrivevo il duello tra i due mi è subito venuto in mente il film Peter Pan e non ho potuto fare a meno di inserire questa frase, detta proprio da Hook nel film;
  • (6) faccio un'altra precisazione: nel momento in cui Killian ha spezzato la maledizione, è sempre passato diverso tempo, per il fatto che la concezione del tempo è diverso (come sull'Isola che non c'è alla fine). Ad ogni scenario che cambia, nel mondo reale passa sempre più tempo. In questo caso sono passati addirittura due o tre anni, poi lo preciso meglio nel prossimo capitolo;
  • (7) le frasi segnate da questo numeretto sono citazioni tratte dal libro di Massimo Gramellini, "L'ultima riga delle favole";
  • (8) le frasi che ho messo in inglese sono di una canzone che vi consiglio di ascoltare perchè è stupenda (inoltre l'ho sentita proprio in un promo di OUAT): “Timeless” - The Airborne Toxic Event.
 
Ecco il capitolo, con un po' di ritardo ma ce l'ho fatta. Allora credo di aver spiegato tutto nelle note quindi non vi sto a ripetere tutta la spiegazione noiosa sulla maledizione e su come funziona. Spero che si sia capito e che l'idea non vi sia sembrata stupida, ma ricorrere sempre alla maledizione del sonno o ad una qualsiasi che si spezzasse con un bacio mi sembrava scontato.
Spero che vi sia piaciuto. Mi scuso se è un po' lunghetto rispetto agli altri. E' stato un po' difficile scriverlo ed è molto ma molto introspettivo e spero di non aver fatto un disastro, in quel caso vi incito sempre al lancio di ortaggi u.u Ovviamente se ci sono errori, vi invito a farmelo presente :)
Lasciate un commentino se vi va, anche piccino piccino :)
Alla prossima con l'ultimo capitolo (mi piange il cuore ç_ç) e un grazie sconfinato a tutti coloro che leggono/recensiscono/mettono tra i preferiti e le seguite :3
A presto, un abbraccio :*
   
 
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