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Autore: Julia Bex    06/07/2013    7 recensioni
Kate Beckett è la tata della figlia di Richard Castle, lavora e nel frattempo studia al Comunity College, nell'attesa di poter entrare in Accademia. Ad Alexis Kate piace, e il sentimento è reciproco, ma la giovane donna si renderà conto molto presto che per lei non si tratta solo di lavoro, i sentimenti per il padre della piccola vanno infatti molto oltre l'aspetto professionale e in seguito sarà proprio lui a darle man forte quando le cose con suo padre si complicheranno ancora di più.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 2

 Come pensava, Kate poté iniziare il Lunedì seguente e, dopo aver passato l’intera Domenica a traslocare tutte le sue cose nella camera degli ospiti, la quale era adiacente a quella della piccola Alexis nel caso ci fosse stata qualche emergenza o anche solo per la comodità di entrambe due, si trasferì a casa Castle.
 
Lunedì mattina Kate venne svegliata dall’incessante suoneria della sua sveglia più presto del solito. Erano appena le cinque, solitamente si alzava per la sua corsa quotidiana alle sei, ma dato che doveva portare Alexis a scuole per le sette e trenta era stata costretta a scalare di un ora l’orario del suo programma. Per lei era comunque meglio di rinunciare del tutto a correre.
 
Si tirò su a sedere sul letto, stiracchiando la schiena e il collo e ruotando le spalle avanti e indietro un paio di volte. Stranamente non si sentiva indolenzita come al solito, il letto della sua nuova stanza era molto più comodo di quello sul quale dormiva prima.
 
Kate si alzò e si piegò in avanti fino a toccare le dita dei piedi, allungando i muscoli delle gambe per prepararsi alla corsa di tre miglia che la attendeva. Finiti i pochi minuti di stretching aprì il suo armadio tirandone fuori un top e un paio di pantaloni yoga. Sperava che, a causa dello stretto top, il suo ombelico non fosse troppo visibile. Anche se dubitava che Castle avrebbe potuto farne un grande problema; sembrava un uomo molto più flessibile rispetto agli altri padri per cui aveva lavorato. Castle era molto più…bimbo. Un bambinone diciamo.
 
Si era trasferita il giorno prima, portando l’ultimo gruppo di scatoloni della sua roba, e aveva trovato lui e Alexis intenti a giocare a Laser Tag, nascondendosi dietro i mobili e rotolando a terra come fossero agenti segreti. Alexis l’aveva persino usata come scudo umano mentre cercava di arrivare illesa alla sua camera, ottenendo solo un grido di indignazione dal giovane padre.
 
“Hey! Non vale! Niente scudi umani!”
 
“Le regole non lo vietano!”
 
“Ora si!”
 
“Imbroglione!”
 
Kate aveva scosso la testa e guidato Alexis sino ai piedi delle scale per poi lasciarla alla battaglia e dirigersi verso la sua camera. Il fatto che fosse tutta per lei l’aveva sorpresa non poco, date le dimensioni.
 
Si infilò le scarpe da corsa e legò i capelli in una comoda coda, indossando le cuffiette dell’iPod e assicurando il filo al suo braccio così che non  sarebbe potuto cadere mentre correva per Central Park.
 
Quando fu pronta decise di scendere in cucina per bere un po’ d’acqua. Rimase sorpresa nel vedere Castle che già curiosava nel frigorifero.
 
“Mr. Castle?” disse, il cuore martellante nel petto. Ancora non riusciva a credere di lavorare per il suo scrittore preferito.
Il suo volto spuntò dal frigo, gli occhi semichiusi. Doveva essersi appena svegliato. Si svegliò un po’ di più alla vista della sua bella tata in tuta da jogging, mentre lui indossava semplicemente una veste e un paio di boxer.
 
Si raddrizzò immediatamente chiudendo il frigo e allacciandosi la veste. Le sorrise.
 
“Buongiorno Kate,” salutò, la sua voce ancora impastata dal sonno “..e ti ho già detto di chiamarmi Rick. Anche solo Castle va bene.”
 
Kate sorrise timidamente. “D’accordo allora. Ti dispiace se prendo un po’ d’acqua dal frigo, Castle? Sto per andare a correre.”
 
Castle annuì e aprì di nuovo l’anta del frigo, passandole una bottiglia d’acqua che lei prese rapidamente.
 
Oh, è così sexy. Castle non riuscì a dare freno ai suoi pensieri, ma dovette imporsi un minimo di controllo. Fa che rimanga nei pantaloni, è la tata di tua figlia!
 
Kate finì praticamente la bottiglietta in un sorso solo, prima di riempirla e ridarla a Castle. “Puoi metterla al fresco per favore? Dovrei essere di ritorno tra un ora.”
 
Castle annuì e fece quello che gli aveva chiesto senza esitare, sempre sorridente. “Lo sai, abbiamo una palestra di sotto. Puoi usarla se vuoi, è aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette.”
 
Kate fece spallucce. “Forse in inverno. Mi piace l’aria fresca.” disse avviandosi poi verso la porta. “A dopo, Castle.” disse uscendo.
 
“Divertiti,” rispose lui dalla cucina “Se hai bisogno, starò dormendo.”
 
Kate ridacchiò divertita mentre si chiudeva la porta alle spalle. Castle sorrise e il suo cuore perse un battito al sentire il dolce suono della sua risata.
 
La corsa di Kate andò molto meglio di quanto si era aspettata. Aveva molta più energia del solito e decise di aggiungere un altro giro del lago di Central Park prima di fare ritorno al loft.
 
Quando tornò a casa tutto era piombato nel silenzio. Castle molto probabilmente era tornato a letto e Alexis ancora non si era svegliata. Kate guardò l’ora: le 6.18. Le avanzava ancora un po’ di tempo per una doccia veloce e per cambiarsi prima di svegliare Alexis. Prese la bottiglietta d’acqua dal frigo e la svuotò in pochi secondi per poi riempirla di nuovo e attaccarci un post-it col suo nome scritto sopra.
 
Salì le scale due gradini alla volta e decise che una doccia era assolutamente d’obbligo; era tremendamente sudata e l’odore non era dei migliori.
 
Uscita dalla doccia e cambiata con vestiti puliti per la scuola (una maglietta nera dei Beatles, jeans, e stivali col tacco) decise che era ora di svegliare la piccola di casa. Entrò in punta di piedi nella cameretta e si concesse qualche secondo per fermarsi ad osservarla. Sembrava così rilassata e tranquilla che quasi decise di lasciarla dormire ancora un po’, ma erano già le 7.30 e se avesse atteso ancora un po’ sarebbe arrivata in classe in ritardo. Si chinò su di lei e, dolcemente, cominciò a scuoterle una spalla per svegliarla.
 
I suoi occhi blu si spalancarono e osservarono Kate. “Finalmente,” disse Alexis mettendosi seduta “pensavo che non saresti mai venuta a svegliarmi.”
 
Kate sogghignò. “Da quanto sei sveglia Alexis?”
 
“Dalle sei e mezza quando ti ho sentito fare la doccia. Ho pensato che ci avresti messo poco per venire a svegliarmi, invece non arrivavi più!”
 
“Ti hanno mai detto che sei tremendamente drammatica?” ridacchiò Kate aiutandola ad alzarsi dal letto.
 
Alexis annuì. “L’ho preso dalla nonna, lei è un’attrice di Broadway! Papà non mi lascia vedere nessuno dei suoi spettacoli però, dice che non so abbastanza grande per quel genere di cose.”
 
Kate conosceva il tipo di opere in cui recitava Martha Rodgers, ne aveva vista una non molto tempo fa, e dovette ammettere che Castle aveva ragione. “Beh, forse,” disse “se fai la brava, il prossimo mese noi due potremmo andare a vedere qualche spettacolo adatto ai bambini. Che ne dici?”
 
Alexis sorrise raggiante. “Assolutamente si!”
 
Kate rise. “Bene, ora andiamo a vestirci. Cosa vorresti indossare oggi?”
 
Alexis ci pensò su un attimo, prima di decidere. “Un paio di jeans e il mio maglione blu.” disse a Kate.
 
“D’accordo,” disse Kate “vai a tirarli fuori dall’armadio allora. E prendi anche una maglietta da mettere sotto al maglione nel caso ti venga caldo. Vuoi fare una pettinatura speciale oggi?”
 
Alexis si bloccò all’improvviso voltandosi verso Kate, timidamente. “Sai..sai fare le treccine?” chiese. “Papà prova sempre a farmele ma non vengono mai giuste, nonostante sappia come intrecciare i capelli.”
 
Kate rise. “Ma certo!” esclamò. “Treccine, andata. Ora sbrigati a vestirti però, non abbiamo molto tempo.” Alexis annuì aprendo le ante del suo armadio. “Vado di sotto a preparare il tuo pranzo.” le disse Kate. “Cosa vorresti?”
 
Alexis spalancò gli occhi. Erano secoli che qualcuno non le preparava un pranzo al sacco. Di solito Castle le dava qualche spicciolo per comprarsi il pranzo. “Panino al burro d’arachidi, per favore,” chiese “e latte al cioccolato.”
 
“Okie dokie!” esclamò Kate andandosene.
 
Alexis sorrise, avrebbe anche potuto farci l’abitudine.
 
Quando Kate finì di preparare il pranzo di Alexis e lo mise in un sacchetto di carta, Castle fece il suo ingresso in cucina, ora vestito con un paio di pantaloni da tuta e una maglietta nera. “Di nuovo buongiorno, Kate.” salutò ora un po’ più sveglio di qualche ora fa.
 
“Buongiorno Castle.” disse Kate, emozionandosi un’altra volta alla vista del suo scrittore preferito, sembravano quasi una vera famiglia. Scosse la testa, non poteva permettersi di pensarla a quel modo. Loro non uscivano insieme, lei era solo la tata.
 
“Che stai facendo?” chiese Castle notando il sacchetto nelle mani di Kate.
 
Kate fece spallucce. “E’ solo il pranzo di Alexis,” disse, chiudendo il sacchetto e posandolo sul bancone prima di aprire il frigorifero e prendere un paio di waffle. “Waffle?”
 
“Si, per favore. Sai, non c’era bisogno che le preparassi il pranzo. Di solito le do qualche dollaro per poterlo comprare a scuola.”
 
Kate scosse la testa. “Non è un problema. E comunque, sarebbe meglio che lei evitasse tutte quelle calorie da snack del bar.”
 
“E burro di arachidi invece è molto meglio?” chiese incredulo.
 
“E’ già qualcosa.” replicò Kate inserendo un paio di waffle nel tostapane.
 
“Touché,” commentò Castle accendendo la macchinetta del caffè. “Caffè?” chiese. “Posso offrirti un cappuccino, al latte, espresso, dimmi tu.”
 
“Ce l’hai con vaniglia senza zucchero?”
 
“Pfft, ma certo! Che ti sembro, un poveraccio?” disse estraendo dalla dispensa una bustina del caffè preferito da Kate. “And BAM said the lady!”* Kate ridacchiò e lui sorrise, quasi non si accorsero dell’arrivo della piccola Alexis.
 
“Buongiorno papà!” salutò lei buttandosi tra le braccia del padre. Castle la sollevò e girò su se stesso, baciandole la guancia ripetutamente.
 
“Buongiorno, zucca,” disse lui sorridente “vuoi che ti faccia la treccia oggi?”
 
“No grazie papà.” rispose Alexis sciogliendo l’abbraccio “Kate ha promesso di farmi le treccine!”
 
Castle sorrise. “Ooh, treccine,” disse scherzoso “è tanto tempo che non le porti.”
 
Kate ridacchiò. “Beh, se Alexis mi facesse il piacere di portarmi gli elastici potrei fargliele quante volte vuole. Che ne dici, Alexis?”
 
La piccola annuì e corse a prendere l’occorrente mentre Kate iniziava a preparare la colazione. “Cosa ci vuole Alexis sui suoi waffles?”
“Crema di fragole,” rispose Castle “c’è ne è un po’ nella porta del frigo.”
 
Kate annuì e ne spalmò un po’ su un paio di waffle prima di metterli in un piatto sul bancone per Alexis, che tornò trotterellando con qualche elastico e forcina in mano. Kate si mise dietro di lei e iniziò ad intrecciarle i morbidi capelli rossi. In un paio di minuti aveva già finito.
 
“Come sto?” chiese a suo padre. Lui le sorrise.
 
“Stai assolutamente da favola.” esclamò Castle giocando con una delle treccine. Alexis sorrise radiosa guardando Kate.
 
“Grazie Kate!” disse abbracciandola. Lei non poté far altro che ricambiare l’abbraccio.
 
“Nessun problema Alexis. Ora sbrighiamoci a finire la colazione, dobbiamo uscire tra poco.”
 
Alexis annuì e prese posto su uno degli sgabelli al bancone.
 
Nel frattempo Castle aveva preparato il caffè di Kate e lo aveva versato in una travel mug. “Scremato?” le chiese. Lei annui. Castle le porse la tazza. “Ecco qui, un latte scremato con due cucchiaini di vaniglia senza zucchero.”
 
Kate gli sorrise prendendo la tazza. “Vuoi un applauso?” chiese scherzosamente.
 
“Nah. Vedere il tuo splendido sorriso è abbastanza.” ammiccò lui facendo subito arrossire Kate. Si affrettò ad afferrare un waffle, imburrarlo, e iniziare a gustarlo.
 
Alexis finì la sua colazione “Tutto finito!” esclamò prima di scendere dallo sgabello e appoggiare il piatto vuoto nel lavandino.
 
“Prendi la tua roba e ce ne andiamo, okay?” disse Kate e Alexis annuì, correndo via a cercare il suo zaino.
 
Kate la osservò sorridendo e bevendo un sorso del suo caffè. Quando gemette Castle la guardò arrossendo.
 
“Stai bene?” chiese.
 
Kate annuì decisa. “Si, è solo che…è così buono!”
 
Castle sorrise. “Beh, facevo il barista durante il college. Almeno finché non ho scritto In a Hail of Bullets. Scommetto che ci so ancora fare.”
 
Kate roteò gli occhi. “A volte sei un po’ egocentrico, lo sai?”
 
Castle fece spallucce. “Ho tutte le ragioni di esserlo.” disse malizioso facendo arrossire Kate per la seconda volta in pochi minuti.
 
Fortunatamente per lei Alexis fece ritorno con il suo zaino e afferrò il suo pranzo al sacco dal bancone. “Pronti?” chiese e Kate annuì afferrando la sua borsa e posando anche lei il piatto vuoto nel lavandino. Afferrò il suo caffè con una mano e con l’altra prese quella di Alexis. Castle salutò la piccola con un bacio sulla fronte.
 
Kate lo salutò e non le sfuggì lo strano scintillio che apparve negli occhi di lui quando posò il suo sguardo su di lei.
 
Probabilmente lei stava facendo lo stesso.
 

Ecco qui anche il secondo capitolo pubblicato al più presto come vi avevo promesso!
Vorrei precisare che dovrete avere pazienza perchè attualmente la storia è di 78 capitoli ed è ancora in corso, io cercherò di essere il più veloce possibile comunque ;)
Direi che tra Alexis e Kate le cose vanno già più che bene e che tra i Caskett la scintilla piano piano si sta accendendo. Si accettano scomesse su quanto ci metteranno quei due tontoloni a mettersi insieme in questa versione della storia xD (no, non sarà un attesa tanto estenuante)
Grazie a chi ha recensito e a chi segue la storia, mi fa piacere sapere che ho catturato la vostra attenzione.
A presto col prossimo capitolo,
X
J.

PS: per chi volesse leggere la storia in lingua originale non deve far altro che mandarmi un mp e vi invierò il ink :)

  
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