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Autore: habanerossosangue    06/07/2013    2 recensioni
Shikamaru si voltò verso di lei con gli occhi sgranati. Ino lo guardò perplessa.
«Insomma...» cercò di giustificarsi «... tu e gli scacchi ...» ma non ci riuscì.
«Cosa c'è di così tanto strano?!» chiese con tono irritato.
«E' come venire a sapere che Choji si è messo a dieta. Praticamente una cosa incredibile quanto impossibile.»
«Credi che sia così stupida da non capirlo?» lo attaccò offesa.
«No, no. Non ho detto questo.» rispose immediatamente. «ho detto che...devo vederlo con i miei occhi per crederci.»
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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«Scacco matto!» urlò euforico.
«Hai finito?» la voce sprezzante di Ino gli arrivò forte e chiara nonostante si trovasse dall'altra parte del giardino. Si stava godendo la splendida giornata estiva, con la piccola brezza che faceva scuotere le cime degli alberi, mentre Shikamaru stava perennemente seduto su quel fradicio portico a giocare a scacchi.
«Ma questa è la prima partita che faccio oggi!»
Ino in risposta si alzò con un'espessione stupita nel viso.
«Shikamaru! Quando sfidi te stesso la tua preziosa partita dura più di un'ora!»
«Perdo solo la cognizione del tempo. Non farne una questione del villaggio.»
La ragazza sospirò rassegnata e andò verso di lui mentre quest'ultimo l'osservava famelico da capo a piedi, guardandola ammaliato da tanta bellezza e dalla sua andatura elegante ed aggraziata ma alla stesso tempo sensuale e decisa. E Ino era pienamente cosciente di quello che passasse nelle mente del Genio di Konoha quando la guardava con quegli occhi pieni di desiderio ed dentro di sè se ne vantava più di ogni altra cosa. Quando Shikamaru decise di distogliere lo sguardo si sedette accanto.
«Mi sono sempre chiesta cosa ci trovi di tanto interessante in una tavola di legno con sopra delle pedine.» confessò un pò imbarazzata mentre il compagno riponemo i pezzi al proprio posto di partenza.
«Il giorno dopo della formazione del team 10, il maestro Asuma mi aveva portato tutto. Si presentò con una scatola con dentro il necessario e un libretto che illustrava le regole e le diverse manovre per arrivare alla vittoria. Ci misi meno di un quarto d'ora a capire come funzionasse il meccanismo del gioco...»
«Questo non mi stupisce.» interruppe Ino facendolo sorridere per poi continuare la partita solitaria che aveva iniziato prima di raccontare.
«Cominciammo a giocare e dopo cinque mosse il suo Re era già sotto scacco...» ne seguì una piccola pausa, il tempo di spostare un Pedone nella scacchiera «Gli feci scacco matto in un'attimo.» girò la tavola prendendo in possesso degli altri pezzi «Non riuscì mai a battermi, neanche mio padre che dopo la sua morte lo sostituì. Dopo che compimmo quindici anni, un pomeriggio mi spiegò che gli scacchi erano come una copia in miniatura di un villaggio: ognuno di noi rappresenta un pezzo, Pedone, Alfiere, Cavallo ... Re ...» si soffermò tornandogli in mente quel giorno passato col vecchio maestro. Ino sapeva che quella era la prima volta che parlava apertamente di qualcosa estremamente caro a lui, senza mezze frasette, senza giri di parole, senza che gli altri dovevano ragionare in modo da capire quello che volesse dire. Forse, solo con Choji riusciva ad esprimersi così tranquillamente. E lei  rimaneva in silenzio, trattenendo il fiato, non muovendosi di un centimetro, per paura di rompere quella specie di sortilegio, come se l'improvvisa voglia di confidarsi con lei, mentre svolgeva i monotoni gesti di muovere un pezzo per poi girare dall'altra parte la scacchiera, dipendesse dal suo stare inerme. Osservava con dispiacere quella malinconia e tristessa farsi largo in quel volto quasi adulto e desiderava ardentemente scacciare via quei sentimenti disdicevoli che non riusciva nemmeno ad immaginare addosso a lui.
«Mi ha sempre affascinato elaborare strategie di vittoria, vie di fuga, stare minuti interi a ragionare su cosa fare, perdersi con la mente in semplici movimenti di pezzi di legno. Mi ha sempre affascinato la logica e questo lo sai ...»
Calò il silenzio tra i due e si senti solamente il rumore del legno contro legno in un ritmo quasi dolce. Gli occhi di entrambi erano posati sulla scacchiera di fronte a loro persi ognuno nei propri pensieri.
«Hai mai giocato? O almeno, conosci i nomi delle pedine come le chiami tu? anche se questo non è monopoli.» domandò all'improvviso leggermente divertito.
Ino rise poggiando una mano sulla bocca come per non fare sentire la sua risata, ma le orecchie di Shikamaru le accolsero come una sinfonia celestiale.
«Prima che iniziasse la guerra, una sera mio padre mi costrinse ad essere la sua avversaria, mentre mossa dopo mossa mi elencava tutte regole e, ovviamente, lo scopo del gioco.»
Shikamaru si voltò verso di lei con gli occhi sgranati. Ino lo guardò perplessa.
«Insomma...» cercò di giustificarsi «... tu e gli scacchi ...» ma non ci riuscì.
«Cosa c'è di così tanto strano?!» chiese con tono irritato.
«E' come venire a sapere che Choji si è messo a dieta. Praticamente una cosa incredibile quanto impossibile.»
«Credi che sia così stupida da non capirlo?» lo attaccò offesa.
«No, no. Non ho detto questo.» rispose immediatamente. «ho detto che...devo vederlo con i miei occhi per crederci.» la guardò sorridente per poi aggiungere subito dopo «ma so che lo consideri un passatempo inutile e che io sto solo perdendo del tempo quindi non voglio costringerti»
«Non penso esattamente che sia inutile.» girò lo sguardo verso il suo profilo soffermandosi sulle sue labbra sottili, siggilate per la concentrazione nel gioco. 
«Mentre mio padre mi spiegava ogni minima cosa» sottilineò seccata «tra me e me pensavo: perchè l'Alfiere può muoversi solo in diagonale e non anche in orizzontale e verticale come la Torre? Perchè il Pedone è considerato il pezzo meno importante? Perchè proprio il Cavallo è il pezzo da sacrificare e non l'ennesimo Pedone se appunto non ha valore?» disse mentre si intromise nella partita mangiando il Cavallo dei pezzi Bianchi con la Regina dei pezzi Neri. 
Shikamaru continuava ad ascoltarla attentamente e in silenzio accettò che fosse lei a sfidarlo e che prendesse lui i Bianchi. 
«Perchè non può essere proprio il Re a tentare di salvare gli altri della propria squadra, invece di rimanere lì fermo, spostarsi ogni tanto di casa, assistendo alla morte di tutti quelli che lo stanno preteggendo? Persino la Regina che dovrebbe stare al suo fianco sempre e comunque si mette in gioco per sua protezione fregandosene che il regno cessa di esistere se non è al fianco del Re perchè, magari, il dolore è troppo grande per lui da sopportare. Perchè nessuno ci ha mai dato il diritto di salvare le persone che amiamo? Cosa importa che il maestro Asuma era paragonato a un Pedone, che i nostri padri erano paragonati ad un Cavallo? Se io da Re, Regina o quello che è, volevo salvari? Proprio perchè è il mio compito mettere a rischio me stessa piuttosto che i miei cari.»
«Ti stai confondendo con il compito dell'Hokage, Ino»
«No, non mi sto confendendo. Se il Re prende la decisione di combattere per la sua famiglia perchè proprio quest'ultima deve contraddirlo. In fondo non è lui che comanda dientro ogni linea difensiva? Non siamo noi che decidiamo il futuro che vogliamo avere? Con chi vogliamo trascorrerlo? Non è, quindi, collegato alle nostre decisioni e azioni in guerra? Forse non riesci a comprendere il mio ragionamento...»
«L'ho capito perfettamente, invece.»
Proseguirono così, alternandosi il turno, ma entrambi assorti dalle riflessioni di Ino che prendevano voce dopo tanto tempo chiusi in un posto remoto del suo cervello, che ormai non erano più domande sugli scacchi, ma domande che l'assillavano fin dai tempi della quarta guerra finita mesi addietro ma che sembravano solo giorni. E Shikamaru lo sapeva, conosceva benissimo il tumulto interiore della ragazza accanto a lui, poteva percepirlo attraverso i suoi occhi di quell'azzurro incantato, lacerati da un velo di una tonalità più scura da quando erano morti il maestro e il padre. 
«E' solo una presa per il culo!» sbottò in fine «ti illudi che i movimenti di ogni pezzo possono essere studiati, calcolati e di conseguenza prevenuti. Ma non è così. Ognuno fa di testa propria. Certo seguono il piano generale, fare scacco matto, ma che senso ha se, alla fine della partita, la tua divisione è dimezzata o addirittura ne è rimasto solo un quarto da quella di partenza?» disse indicando i suoi pezzi Neri nettamente inferiori a quelli Bianchi di Shikamaru.
«Ino ... era necessario ... sapevano a cosa andavano incontro ... non puoi biasimarli per aver salvato i loro figli ...» disse sussurrando come se stesse parlando con l'aria piuttosto che con lei.
«Si, ho capito Shikamaru. Non è necessario che lo ripeti. Fa male lo stesso.»
Sospirarono entrambi poi Shikamaru le strinse la mano come per sorreggerla, per impedirle di precipitare in un pozzo buio e senza fondo.
«Lo so.» concluse e spostò l'Alfiere in un lato della scacchiera. Prontamente Ino rispose alla mossa.
«Scacco matto!» affermò mentre batteva le mani acclamandosi da sola.
«Come hai fatto?!» esclamò a bocca spalancata. Mai nessuno, mai un'anima viva, se non se stesso, era riuscito a batterlo. 
«Non te ne sei accorto?! Hai lasciato il Re scoperto nella diagonale di sinistra.» gli rilevò ingenua come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Non è possibile. Eppure ero concentrato. Le mosse, tutte le posizioni. Avevo praticamente vinto!»
Ino cominciò a ridere senza fermarsi appongiando la testa sulla sua spalla come per non cadere di schiena. Per la prima volta aveva sconfitto in qualcosa il Genio della Foglia.
«Te l 'ho detto: non puoi calcolare ogni mossa. Una piccola distrazione o una mossa avventata dell'avversario che non ti aspettavi perchè non predetta, e hai perso.»
«Che seccatura. Tsk.» 
La ragazza rise di nuovo per poi alzarsi.
«Adesso, per l'amor di tutti i Kage, vuoi alzare quelle chiappe flaccide?! Andiamo a mangiare qualcosa ho fame! E' rimasto il ramen di ieri sera?»
«Ah, no, no, no. Non andare da nessuna parte Yamanaka.» le ordinò strattonandola per un braccio e facendola risedere accanto. 
«Perchè?! Perchè non mi hai detto prima che dentro di te si nascondeva un piccolo genio?!» le chiese completamente agitato e ansiosi di aver trovato un nuovo valido avversario.
«Shikamaru, è stata solo fortuna non sono veramente brava.»
«Si, si certo. Ora comincia. Questa volta i Bianchi sono tuoi.»
Ino si avvicinò al suo volto fino a far sfiorare i loro nasi.
«Odio gli scacchi. E poi ora come ora non ho proprio voglia di giocare.» gli sussurrò mentre passava il braccio intorno al collo. 
Shikamaru ingoiò saliva accarezzandole la schiena.
«Non avevi fame?» domandò con la voce improvvisamente rauca.
«E tu dimmi: preferisci spogliarmi qui sul portico di casa nostra e fare l'amore con me o preferisci giocare ad un'altra lunghissima e noiosissima partita a scacchi?»
Rise a quella diretta domanda più che maliziosa e senza rispondere le catturò le labbra morbide e carnose assaporandone il sapore con la lingua, facendo crescere il sediderio di assaggiare nuovamente ogni parte del corpo e strato di pelle, come fece la sera prima e la sera prima ancora e quella ancora prima, fino a quando il suo corpo, i suoi organi vitali, la sua anima, non si ubriacavano totalmente dell'essenza angelica quanto diabolica di quella bionda che amava con tutto se stesso.  
  
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