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Autore: Para_muse    06/07/2013    1 recensioni
Una storia che è nata leggendo un libro, guardando un film, una serie tv e amando due attori.
Sybil è una ragazza indifesa e sofferente. Cosa le succederà dopo l'incidente accaduto per sbaglio? E come la prenderà quando, a causa dell'incidente, scoprirà di aver perso la memoria? E come riuscirà a ricordare se non avrà nessuno al suo fianco ad aiutarla? La fortuna sarà dalla sua parte quel giorno...Jensen la guiderà nel lungo tragitto dei suoi ricordi, insieme alla sua anima perduta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Finalmente direte voi! :D 

Enjoy...



Capitolo 5
Let's go to adventure!

 

Sybil's POV


 
 
Mi svegliai con il respiro affannato e grondante di sudore. Mi portai una mano al petto, cercando di far calmare il cuore che voleva uscire dalla sua gabbia toracica. Presa dal panico, smossi le gambe liberandomi dalle coperte che le avvolgevano. Quando fui libera dall’ingombro, saltai giù dal letto, e quasi le gambe mi cedettero. Il sogno ancora sembrava offuscarmi gli occhi, e non avevo ancora ben presente la camera sotto il mio sguardo scrutatore. La luce della luna piena iniziò a schiarire il buio nella stanza, e potetti avanzare verso la porta, e dopo verso il bagno, dove accesi la luce e mi rinfrescai il viso con l’acqua gelida.
Lascia che le goccioline scendessero lungo il collo, e lavassero via il sudore lì deposto. Afferrai l’asciugamano dal suo posto e lo sfregai con rinnovata forza sul viso, cercando di togliere via anche gli ultimi residui dell’incubo. Non ci riuscii del tutto, la mente sembrava aggrapparsi a quelle scene:
 
- Vieni qua, piccola sgualdrina! – due enormi mani sudice e piene di calli, mi afferrarono per le gambe tirandomi verso di se. Mentre cercavo di sfuggirgli, e scuotevo le gambe a più non posso su e giù, lo presi a un orecchio togliendogli il fiato per il dolore.
- Brutta troia! Se ti prendo… - iniziai a correre lungo il corridoio del locale dalla tappezzeria marrone e dai muri rosso fuoco. Mi aiuti con i palmi poggiati al muro a darmi una spinta, per svoltare subito nella mia stanza dove sbarrai la porta, chiudendomela alle spalle.
Senti un tonfo, e un pugno al legno, ciò mi fece balzare in avanti, ruzzolando sopra la spalla destra che iniziò a bruciarmi dal dolore.
Quando, portandomi una mano a terra per alzarmi e l’altra sulla spalla che bruciava, fissai la causa della mia caduta, inizia a pregare che fosse un incubo, che adesso aprivo gli occhi ed ero lì sul mio letto, senza nessuno che volesse farmi del male.
- Ecco la mia piccola principessa! – borbotto, chiudendosi la porta alle spalle avvicinandosi a me.
- Non ti avvicinare! Non toccar…AH!– mi afferrò per il braccio buono, tirandomi su come un sacco di patate. Quando fui in piedi, malferma, l’altra sua mano volò sul mio viso, stringendolo tra due dita, facendomi male all’incavo delle guance.
- Ti faccio vedere io chi comanda! – mi strattonò facendomi avvicinare al mio letto, dove mi ci lasciò cadere con una spinta. Appena fui lasciata andare, mi tirai indietro e cercai di scappare da un lato, mentre lui ai piedi del letto, iniziava a slacciarsi la chiusura del pantalone.
- Vieni qua! Dove vai? La sella è pronta, puledra! – mi schiaffeggiò sul viso e afferrandomi per le braccia, mi bloccò sul letto nuovamente. Iniziai a muovere le gambe convulsamente, cercando di divincolarmi dalle sue mani.
- Lasciami andare! Non toccarmi! LASCIAMI! AIUTO! – urlai, prima che potesse tapparmi la bocca con la mano enorme, vietandomi quasi di respirare oltre che urlare.
- Non ti hanno insegnato ancora le buone maniere eh? – sbottò sorridendomi in un ghignò malefico. I miei gemiti e le mie lacrime iniziarono a offuscarmi la mente e senti qualcosa strapparsi, mentre le mie gambe continuavano ancora a stare stretta tra di loro. Sentii un dolore improvvisò alla coscia sinistra, e qualcosa bruciarmi dopo. Ciò mi portò ad alzare la gamba al petto, e quello fu il gesto peggiore che potessi fare. Le sue mani s’infilarono tra di loro, e aprendomi a forza, sentii quasi un dolore al basso ventre. Qualcosa che fu strappato, qualcos’altro che veniva tirato giù, e mentre cercavo di dibattermi ancora, dentro la mia testa un urlò glaciale divenne eco, e il mio aiuto era più una preghiera.
- Finalmente sei… -
 
Sussultai mentre il pensiero svaniva, e un tonfo sordo mi fece risvegliare nuovamente da quell’incubo a occhi aperti.
- Jensen – sussurrai appena, lasciando l’asciugamano al suo posto, e avvicinandomi alla porta, mi affacciai nel corridoio silenzioso. Sentii un altro tonfo e poi un gemito. Mi diressi verso la probabile fonte del rumore e finii davanti alla stanza di Jensen, dove non ero mai entrata. Ruotai lentamente la maniglia, e aprendo appena in uno spiraglio la porta, fissai dentro, notando la luce della lampada posta sul comodino accesa. Aprii completamente la porta e fissai Jensen strofinarsi la testa e mormorare qualcosa tra se.
- Jensen – sussurrai appena, fissando poi la sua figura intera. Spalle larghe, vita snella, pelle bianca nella notte e linee sinuose all’apparenza. Gambe lunghe, distese e impigliate tra le lenzuola blu.
- Sybil! Che cosa fai sveglia? – esclamò a bassa voce, fissandomi stupito. Le mie labbra si schiusero come per dire qualcosa, ma non ci riuscirono perché troppo intenda a fissarlo e a farmi la stessa domanda anch’io: perché era sveglio, e mezzo nudo?
- Sybil? Stai male? – il tono sconvolto soggiunse a quello stupito, alzandosi dal letto, e quindi avvicinandosi a piedi scalzi verso di me.
Sembrai un attimo rinvenire, quando il suo movimento attivò la mia vista e il mio cervello. – Ehm io… io – non sapevo cosa dire. Non potevo raccontargli del sogno, ma forse dovevo farlo. Sembrava così reale, più che un ricordo era un incubo. Forse la memoria mi giocava brutti scherzi, ma se quello che nell’incubo era vero, allora non potevo certo rilassarmi. Perché quell’uomo aveva cercato di prendersi ciò che apparteneva… a me stessa?
Insomma, perché aveva cercato di…di…
- Sybil? Perché piangi? Che cosa è successo? – le parole di Jensen mi fecero ricordare dov’ero, e alzando lo sguardo verso il suo, non lo vidi ben definito. Le lacrime mi offuscavano la vista. E i singhiozzi mi tolsero le parole di bocca. Jensen ancora più sconvolto, mi prese con delicatezza per un braccio invitandomi a entrare, chiudendosi la porta alle spalle. Poi mi avvicinò al suo petto e stringendomi a se, mi portò ai piedi del letto, facendomi sedere tra le sue braccia.
- Ehi,Memo che succede? – sussurrò, portando due dita sotto il mento, obbligandomi ad alzare il viso verso il suo.
- Io…io ho fatto un incubo, io… - mi appoggiai con la fronte al suo mento, e chiudendo gli occhi cercai di trovare le parole più adatte, ma senza riuscirci, perché più ci pensavo, più lo sguardo divertito e di scherno di quell’uomo mi ritornava ad ostruirmi la mente.
- Sybil, parlami. Ehi, piccola, guardarmi… - mi portò di nuovo sulla traiettoria dei suoi occhi, e il suo sguardo mi catturò lasciandomi intontita.
- Fai un bel respiro e raccontami quest’incubo. Con calma, non c’è nessuna fretta. Non avere paura, ci sono io con te! – sussurrò stringendomi a se.
Lo fissai intimorita, e appena mi strinsi a lui tirai un bel respiro di sollievo. Poco dopo annuii e iniziai a raccontargli l’incubo, quasi come se fosse un ricordo, e quando finii, iniziò a farmi delle domande, come se fosse un detective: forse si stata calando un po’ troppo nei panni di Dean Winchester travestito a sua volta da agente del F.B.I.
- Ti ricordi il viso dell’uomo? - . – Solo un po’, era di stazza grossa, e poi aveva un naso aquilino e una bocca piena di bava, poi era tutto sfocato -. Lui annuì e fissò un punto indefinito. Sembrava riflettere, ma sicuramente non era arrivato a molto con quelle informazioni. Erano un non niente.
- Il posto? Descrivimelo ancora! – sussurrò, e gli ripetei il corridoio rosso, la stanza familiare. – E il nome? Hai sentito magari il suo nome? Non so ricordi come si chiamava? – domandò curioso, fissandomi negli occhi.
Il mio sguardo si allargò involontariamente, e cercai di pensare ma senza risultato. Scossi la testa afflitta, mentre nascondevo il mio viso tra le spalle, triste. – Non ricorderò mai più Jensen. La dottoressa si sbaglia, sono una ragazza davvero smemorata! – sbottai, cercando di trattenere le lacrime.
- Non è vero, ce la farai, a poco a poco nel sonno ricordi, magari vediamo di indagare tramite i tuoi effetti personali più privati, come carte di credito, indirizzi, email, ne ricordi qualcuna? – domandò.
Io scossi la testa: - Magari con la carta di credito possiamo ricorrere alla mia banca, e all’agenzia immobiliare se avevo una casa in affitto. Possiamo provare così? – costatai, mentre una piccola parte di me esultava.
Jensen sembrò entusiasmarsi, ma poco dopo si ricordò del suo lavoro. – Non so come aiutarti. Magari, possiamo andarci sabato, se sono libero. Mi dispiace dirti che ho tutta la settimana impegnata, e quasi dimenticavo: il tuo appuntamento con la dottoressa sarà domani. Dovrai andarci con Cliff – borbottò dispiaciuto, lasciandomi per alzarsi e iniziare a fare avanti e indietro ai piedi del letto.
- Non c’è problema, ho fatto amicizia con lui in questi giorni sul set – sussurrai, fissandolo appena sorridente. – Lui è amichevole, e mi ha iscritta su twitter sai? E’ figo quel programma! – sbottai divertita.
Lui si fermò fissandomi incuriosito, poi rise a bassa voce quando dissi qualcosa di divertente. Almeno per lui.
- Che cosa ho fatto di così divertente? – domandai curiosa e allo stesso tempo scocciata di apparire come una sciocca.
- Twitter è un social network, come facebook. Non è un programma, sciocchina! – esclamò lasciandomi un buffetto sul naso, come se fossi una bambina di appena due anni.
- Va bene un social network, senti non ricordo di essermi mai iscritta a twitter, e per me è qualcosa di strano rispetto a facebook. E’ tutta una serie di tweet o twot o come si chiamano, e poi i re-comesichiamano- e poi ci sono sempre tante parole tutte uguali tra loro. Insomma! – esclamai di colpo, fermandomi su quel ragionamento inutile.
Lui rise divertito e si lanciò sul letto tenendosi la pancia. Mi voltai a fissarlo di spalle, arrabbiata. Si stava prendendo gioco di me. – Beh almeno io ci provo a starci, tu non hai nemmeno un profilo! – esclamai convinta di essere superiore a lui.
Lui si alzò, puntandomi il suo sguardo sul mio, con un sopracciglio alzando, come a volersi far temere da me.
- Non mi piace mettere la mia vita privata lì sopra, meglio tenere tutto per me! Certe volte scrivo qualcosa al posto di Cliff o  di Jared, posto qualche sciocca foto, ma niente di particolare. Giacché adesso l’hai tu, posso scrivere qualcosa di stupido a nome tuo senza che tu te ne accorga! – mi fece una linguaccia, e si prese un mio scappellotto. – Non ti azzardare sennò ti pubblico lì sopra dicendo che sei il vero tu! E poi vediamo la tua vita privata che fine farà! – sbottai sorridendo maligna. Il suo sorriso si fece altrettanto e avvicinandosi con quelle sue enormi mani, mi afferrò per i fianchi iniziando a farmi il solletico. Soffocai un urlo, per non svegliare JJ ma non resistetti e risi divertita da morire.
Jensen rise insieme a me, mentre cercavo di divincolarmi senza poterci riuscire. Quando mi vide in difficoltà respiratorie, perché troppo presa dal ridere si fermò, anche lui con il fiatone, ridendo ancora con le lacrime agli occhi.
- Che scemo che sei! – sbottai, ridendo ancora, sovrastando il richiamo di JJ che alla fine si era svegliata sicuramente per il baccano che avevamo fatto entrambi. – Papà, Sybil! Che cosa state facendo? È notte fonda… - sussurrò la bambina, strofinandosi un occhio, mentre con l’altra mano teneva stretto al petto Dean, il peluche.
- Piccola, papà faceva il solletico a una bambina disubbidiente. Scusaci tanto! – esclamò suo padre dolcemente, scendendo dal letto per prendere in braccio la piccola Ackles.
- Domani dovrò andare a scuola e tu lavorare, Sybil deve lavorare e tutti ci… - si fermò per sbadigliare, e poi socchiuse gli occhi stanca. Mi fece una tenerezza, che non potei evitare un sorriso fissando padre e figlia dolcemente abbracciati. – … e tutti ci dobbiamo alzare presto. – finì la frase, appoggiando la testa sulla spalla del padre.
- E’ meglio che vada a letto – sussurrai scendendo dal bordo laterale sinistro.
- Puoi restare se vuoi – sussurrò d’un tratto Jensen, lasciandomi seduta e sorpresa. – Io… - mi lasciò senza parole, ma non mi fece finire di parlare, si avvicinò a me e lasciò tra le mie braccia Justice Jay, mentre lui apriva le porte della cabina armadio per prendere un cuscino da un alto scaffale. Tornò di nuovo vicino a me, per sbarazzare il letto dalla pesante trapunta, e facendomi spazio, mi lasciò adagiare JJ al centro del letto, invitandomi poi con una spintarella alla schiena a coricarmi da quel lato.
Come una bambina, come JJ, mi lasciai rimboccare le coperte e depositò addirittura un bacio sulla mia fronte, dove ancora, dopo che Jensen fu a letto e la luce fu spenta, sembrava alleggiare il bacio e l’odore di Jensen, che mi fecero addormentare in un sonno profondo.
 
Jensen’s POV
 
Quando quel mattino mi risvegliai, sentii un odore di frutti di bosco alleggiare nell’aria, e invadere la stanza che di solito profumava di deodorante per casa. Mi voltai a occhi chiusi e il familiare odore di Lavanda m’invase di colpo le narici sopraffacendo il precedente aroma di frutta.
Justice Jay. La mia orsacchiotta. Aprii gli occhi lentamente e la trovai a pochissimi centimetri dal mio collo, alzai il mento lentamente, facendo attenzione a non darle una botta, e tirandomi indietro, mi abbassai con il corpo arrivando alla sua altezza. La fissai dritta in viso, disegnando con lo sguardo i lineamenti perfetti e morbidi di una bambina di sei anni. La mia bambina. Naso a patatina, labbra da far invidia a una top model adulta, morbide come un piccolo bocciolo di rosa appena schiuso in primavera; Ciglia folte e lunghe, che gettavano lunghe ombre su quelle guance paffute e lisce come piume che si tingevano di rosso quando si arrabbiava o si intimidiva. Tutta al suo papà timido ma scherzoso.
Allungai un dito ad accarezzargli il viso, e le tolsi qualche ciocca di setosi capelli color cioccolato, una parte del suo corpo che non aveva copiato da me, ma da sua madre, che ancora mi chiedevo chi fosse…
Nel dubbio, mi dilettavo in ritratti immaginari di una possibile madre, dagli occhi azzurri, quasi grigi, come quelli che aveva JJ, misti: verdi – presi da me – e grigi – presi da sua madre.
Doveva essere veramente bella, se Justice Jay era venuta così perfetta.
Sospirai frustrato e sentii qualcuno muoversi nel letto e respirare rumorosamente, per lasciarsi andare di nuovo nel sonno. Alzai la testa di qualche centimetro dal cuscino per vedere qualcuno che mi tolse il fiato. Un sorriso dolce mi spuntò dal nulla, senza che me ne accorgessi.
Sybil si era appena rannicchiata alle spalle di JJ e tra di loro era il rimasto il povero coniglietto Dean, incastrato tra una gamba della mia orsacchiotta e una di Sybil, che non so come era giunta proprio fin li sopra. Forse amava dormire tutta rannicchiata e sul fianco, visto i suoi capelli. Tutti sparsi per il cuscino come un sole che sta sorgendo.
Una mano a coprirle la bocca, mentre l’altra le faceva da guanciale. Sembrava stesse comoda, anche se a me dava un’impressione completamente diversa.
Sybil sospirò nel sonno, e si rabbuiò come se avesse seguito un po’ la mia linea di pensieri, ma non fu così, era solo un sogno forse, perciò le espressione del suo viso cambiavano.
Le labbra si schiusero sotto le dita chiuse a pugno, e gli occhi si rilassarono, appianando così la ruga tra le sopracciglia.
Tirai un sospiro di sollievo e sorrisi nuovamente, appoggiandomi dalla mia parte, fissando la pulce attaccata ad un fianco. Presto si sarebbe svegliata, non so come ma capiva quando era il momento, ovvero quando il suo papà la fissava continuamente, accarezzandole ogni parte del corpo possibile.
Si perché amavo delineare il suo viso, e accarezzare i suoi capelli. Mi facevano sentire a casa, e mi facevano sentire sicuro sul fatto che lei fosse amata e soprattutto protetta.
- Mmh…Jensen – sussurrò la voce di Sybil facendomi bloccare, fermando così le carezze sui capelli di JJ per lo stupore. Alzai lo sguardo fissando quello addormentato di Sybil. Sentii altri borbotti e si voltò dandomi le spalle. Mi riabbassai sulla schiena e la sentii parlare di nuovo nel sonno: - Si, si ti prego, resta – sussurrò girandosi nuovamente sul letto, smuovendoci tutti. Tra un po’ JJ si sarebbe infuriata se Sybil avrebbe continuato a muoversi.
- Jensen… - sussurrò ridendo appena, e poi si lasciò andare ad un sospiro. Sorrisi divertito, chissà cosa stavo combinando nel sonno. Facevo delle porcate con lei? Non riuscii a trattenermi.
- Mmh, papà – borbottò Justice Jay, strofinando ogni voltai il nasino sulla mia spalla, salendomi poi addosso come un panda.
- Ehi piccolina, ti sei svegliata – sussurrai, lasciandogli un bacio sul capo. Lei annuii e strofinò la guancia calda sulla canotta bianca che avevo indossato prima di andare a letto per la seconda volta.
- Non riesci a… - sbadigliò soffocando le parole sul mio petto: - stare fermo neanche un po’? – sussurrò aprendo gli occhietti in due minuscole fessure umide e sonnolente.
- Non sono stato io questa volta orsacchiotta, abbiamo compagnia a letto! – esclamai a bassa voce, strofinando il naso con il suo, indicandole poi con un cenno del capo, l’altro lato del letto, dove Sybil si era rotolata nuovamente, avvicinandosi un po’ a noi.
- Oh, guarda non sembra una principessa Disney? – sussurrò piano JJ svegliandosi di colpo. Mi voltai a fissare a mia volta Sybil insieme a mia figlia, e notai quando fosse calma adesso, respirando tranquillamente nel sonno.
- Già, è perfetta – sussurrai senza volerlo.
- Dovremmo svegliarla papà? – domandò la mia bambina, strofinando il palmo delle mani sulle mie guance piene della prima barba.
- Tu che dici? – chiesi a lei sorridendole divertito. Lei rise furba e afferrando il mio cuscino, si issò in piedi al centro del letto, nello spazio rimanente tra me e Sybil.
- Uno – sussurrò pianissimo, sorridendomi.
- Due – dissi a mia volta io. – Tre! – esclamò iniziando a saltellare e a far ondeggiare il letto con i piedini.
- MMH! – esclamò Sybil, muovendosi e alzando le braccia cercò di capire cosa stava accadendo.
- Ma cosa? – sussurrò poco dopo quando aprii gli occhi.
- SVEGLIA! -  urlò la mia piccola vipera, saltando ancora in aria, scagliando poi il cuscino addosso a Sybil un paio di volte.
Io non potetti trattenere le grosse risata che sgorgarono spontaneamente, senza che potessi riuscire a trattenerle.
- Oh Justice Jay! Per favore! – esclamò Sybil nascondendosi sotto il cuscino con la testa. Justice Jay allora eseguì la supplica, e si lasciò andare indietro da brava bambina. Poco dopo si nascose sotto il cuscino insieme a Sybil, da dove provenne poi qualcosa borbottato.
Sorrisi di quella scena così strana ai miei occhi, ma dolce e che sapeva di famiglia. Quando i miei pensieri sembrano prendere una piega un po’ al di fuori dal contesto che si era creato, l’orsacchiotta uscì da sotto il cuscino e mi volse un sorrisino divertito. – Lasciamola dormire un po’ papà! – e fa per salirmi addosso, facendosi così prendere in braccio. Mi alzai con lei addosso e ci dirigemmo in bagno. La appoggiai sul water, e le lasciai fare i suoi bisognini, mentre io mi nascosi - per mio e suo pudore – il viso con gli getti d’acqua fresca per risvegliarmi completamente. Dopodiché l’aiutai a mettersi sulla montagna di tutti i miei vecchi copioni delle stagioni passate, e le lasciai lavare il viso da sola, mentre io mi diressi in camera a prendere una maglia a maniche lunghe, un paio di jeans e un cambio per la doccia.
- Tesoro hai tutto pronto per la scuola? – domandai affacciandomi dal bagno. Justice Jay sbucò da sotto l’asciugamano e annuii ridendo divertita. Le sorrisi e lasciandola passare per la porta, me la richiudo alle spalle, iniziando così a spogliarmi.
Ma mentre mi stavo per togliermi i boxer, sentii la maniglia della porta andare giù e qualcuno entrare velocemente sedendosi dopo cinque secondi sul water. Sybil.
- Porca put… mmh! – mi tappo la bocca e cerco di trattenere la parolaccia. - Nessuno ti dice di bussare prima? – esclamai di colpo, coprendomi con un asciugamano. Lei si risvegliò di colpo, e raddrizzandosi sul water con un’imprecazione, cercò di tirare giù la maglia del pigiama nascondendosi.
- Non me n’ero accorta! Scusami e che non riesco a tenere la pipì a letto la mattina! Devo farla e basta! – borbotta rossa in viso. Per pudore e diligenza mi voltai e la lasciai fare. Quando sentii il rumore dello sciacquone che andava giù, le lasciai lo spazio sul lavabo per lavarsi le mani, e anche il viso.
- Finito? – esclamai quasi impaziente. Lei annuiì e timidamente, si allontanò dal bagno con uno – scusa – appena sussurrato.
Mi fisso allo specchio pensando e sperando che la doccia possa cercare di sciogliere quei nodi troppo stretti che ho lungo il collo. Perciò mi ci infilai dentro affidandomici.
 
Quando uscii bello profumato dal bagno, sentii un certo odorino pervadere la casa, e quando mi affacciai sulla cucina, vidi una donna tutta punto e una bambina già pronta per la scuola fare colazione e ridere divertite.
- Mmh, vedo che qualcuno qui si è dato da fare... – afferrai un pancake, e ci spalmai sopra un po’ di sciroppi d’acero.
- Spero siano buoni – disse Sybil sorridendomi cordiale, come una buona padrona di casa. Le sorrisi a mia volta e presi il primo boccone in bocca. Erano a dir poco squisiti.
- Papà puoi cercare di trattenere quei gemiti sai? Sembri sul punto di… - entrambe le ragazze si misero a ridere, e io fissai mia figlia un po’ sconvolto. Come faceva a sapere di quelle cose?
- Justice Jay noi due dopo parleremo a quattro occhi. Non so se mi son spiegato… - borbottai fissandola di sottecchi. Lei si fece serie, e Sybil sorridendomi sotto i baffi, le si avvicinò confortandola con un abbraccio.
- Tranquillo Jen, è solo un po’ cresciuta giusto? – fece per dire Sybil, facendo ritornare il sorriso alla mia orsacchiotta.
Fissandola con gli occhi da padre innamorato, quando finii di mangiare l’ultimo  boccone, mi avvicinai a lei per dargli i soliti bacini mattutini, mentre ci dirigiamo in bagno per l’ora del spazzolino e dentifricio.
Quando siamo pronti per partire, saliamo tutti in macchina, e lasciando a scuola JJ, ci dirigiamo sul set io e Sybil.
- Allora stamattina appena arriviamo sul set, ti lascio nelle mani di Cliff. Insieme andrete all’ospedale per la prima visita medica dopo l’incidente – sussurrai, fissandola solo per un attimo, prima di concentrarmi sulla strada nuovamente.  – Dopodiché vi farete un giro sulle due banche in città. Ma credo che alla Bank of Vancouver City, potrete trovare più possibilità rispetto alla Bank National of Columbia. – mi voltai un’altra volta e trovai Sybil con gli occhi chiusi appoggiata al finestrino. Mi preoccupai e accostando con pieno controllo alla mia destra, mi sporsi verso di lei smuovendole una spalla.
- Ehi Sybil, mi senti? Sybil? – borbottai preoccupato. Vidi le sue palpebre aprirsi e chiudersi prima di fissarmi e di mettermi a fuoco.
- Mmh, cosa c’è Jensen? – sussurrò con voce impastata. Stanca. Stava dormento allora. Tirai un sospiro di sollievo e sorridendole appena tornai ad appoggiarmi al sedile.
- No niente, tutto apposto – sussurrai, ingranando la prima e rinfilandomi in corsia.
 
Sybil’s POV
 
Arrivati sul set, il sonno si fece benedire, perché il rumore delle persone che parlavano, e gli scenografi che sistemavano la scena, mi  risvegliarono completamente. Per di più il caffè che veniva offerto da una ragazza che stava dietro ad un piccolo bancone, mi diede il giusto inizio per una giornata così cupa ma piena di avventure da affrontare. Affianco a Jensen aspettavamo di trovare Cliff in mezzo a tutte quelle persone. Tuttavia riconobbi subito il giubbotto di pelle nero e largo, che ci dava le spalle, e afferrando involontariamente Jensen per una mano, ci dirigemmo verso l’omone grande a passo svelto.
- Cliff! – esclamai, afferrandolo per un braccio. Quando l’omone simpatico si voltò con un sorriso, a mia volta gli sorrisi anch’io abbracciandolo.
- Come va? – domandai, tirandomi poi indietro per lasciare che si salutassero con Jensen.
- Bene e voi? – il suo sguardo involontariamente cadde sulle nostre mani strette, e con una mossa quasi repentina, entrambi sciogliemmo la presa fissando altrove imbarazzati. Sembrò che quella linea naturale di pensiero che si era formata nella mia mente, si era dissolta in non nulla quando il legame era stato rotto. Come se Jensen potesse darmi quella carica in più…
Scossi la testa e fissai i ragazzi parlare di me, tra di loro. Sentii Jensen spiegare quello che avevamo programmato – o meglio aveva programmato Jensen – per la mattinata in vista di nuove scoperte.
- Okay, nessuna problema, resta Taylor con voi due, io accompagno la signorina in giro con molto piacere! – si volta e mi fa un occhiolino alzandomi il pollice in segno di okay.
Gli sorrisi a mia volta, e mentre aspetto che Jensen definisca con Cliff tutto il resto, mi volta a cercare di nuovo quella ragazza per il caffè che mi era sembrata così simpatica e carina, così da poterci fare amicizia.
- Ehi ragazza smemorata! – esclamò qualcuno alle mie spalle. Saltai sul posto e mi cadde dalle mani il bicchiere di caffè ormai vuoto. Mi abbassai per riprenderlo, ma qualcuno più veloce di me, lo prese al posto mio. Mi rialzai e davanti mi si presentò Misha, l’angelo di Dio. Sorrisi involontariamente, e allungai una mano per farmi passare il bicchiere.
- Ehi salve Mr. Collins! – esclamai, con tono cortese. Lui mi diede una pacca sulla spalla, e lanciò il bicchiere con un lungo gesto del braccio, così facendo centro nel cestino poco più lontano da noi.
- Centro! – esclamò, allungandomi le braccia per un batti-dieci.
- E sono Misha per te baby! – sottolineò poi, stringendomi per una spalla a sé, avvicinandosi alla coppia Jensen-Cliff che discutevano ancora su qualcosa.
- Resti di nuovo sul set stamattina? – domandò curioso Misha, ricordandomi che l’aveva di fianco. Mi voltai a fissarlo e a sua volta lui tornò a fissarmi negli occhi. Il mio respiro si mozzò appena notando di che bel colore erano i suoi.
- Ha un bel blu intenso sa? – dissi, rivolgendomi ancora con il lei. Lui mi sorrise e appoggiò il capo sul mio, in un abbraccio paterno.
- Uguale al tuo tranquilla! – esclamò alzando di nuovo la testa, per allungarsi con una pacca alla schiena, rivolta a Jensen.
- Ehi Jenny! – salutò. – Misha! – esclamò Jensen a sua volta sorridendoci. – Nessuna scena Destiel oggi? – domandò Jensen sorridendo divertito.
Misha fece una smorfia triste e scosse la testa infelice. – Niente da fare, mattinata libera – borbottò, grattandosi la barba sotto il mento.
- Bhè se vuoi puoi fare compagnia a me e Cliff in giro per Vancouver – dissi, fissandolo contenta. – Certo perché no!? – esclamò Cliff, schioccando le dita come ad aver avuto lui l’idea.
- Sarebbe figo! Okay ci sto’! Vado a prendere la giacca e torno! – sintetizzò, scappando per il suo camerino, mentre Jensen scuoteva la testa.
- Sarà una giornata lunghissima vi avviso! – sottolineò Jensen, alzando le mani in segno di resa. – Vi ho avvertito! – e poi scappò perché richiamato dalla ragazza del trucco.
- Ci vediamo più tardi, Cliff sai cosa fare! – disse, indicandolo e poi salutandolo come un militare.
- Agli ordini JRoss! – esclamò Cliff. Mi voltai a fissare un po’ in giro, mentre aspettavamo Misha dal ritorno del suo camerino.
Cliff era un uomo di poche parole, e io lo ero altrettanto. Perciò c’era quel silenzio imbarazzante tra noi due. Ovvio se c’era un discorso iniziato discutevamo, ma dalla prima che ci siamo conosciuti, ho capito che il silenzio è il nostro migliore amico.
- Ecco Misha! Aspetta cosa ha in mano? Oh no! – esclamò di colpo Cliff, nascondendosi dietro le mie spalle.
- Ehi Cliff, guarda, vuoi metterlo? Fuori fa freddo amico! – esultò Misha dal fondo del set, sventolando qualcosa che teneva tra le mani.
Lo fissai socchiudendo gli occhi e capii che fosse un capello di lana per bambini, con un animaletto strano disegnato sopra. Era veramente carino. Sorrisi teneramente quando Misha lo calcò sulla testa di Cliff, facendolo apparire più che un bodyguard, un bambinone.
- Non lo metto! Ecco guarda, lo mettiamo a Sybil! – esclamò frustrato, togliendoselo dal capo, per calcarlo sul mio. A me non faceva tanto differenza tenerlo o no, perciò me lo lasciai mettere e sorrisi facendo la piccola bambina.
- Ti sta perfetto! – sintetizzò Misha, lasciandomi un buffetto sul naso.- Grazie! -.
- Allora? Vogliamo andare? Abbiamo un bel giro da fare ragazzi! – borbottò Cliff, richiamandoci all’attenzione.
- Okay, let’s go to adventure! – esclamò Misha, avviandoci fuori per i set, alla ricerca di qualcosa sulla mia identità.
 
 
 

*spazio autrice*
 
Tra un po’ posto ogni mese xD ma scusate il ritardo comunque.
La storia ormai ha iniziato a prendere una piega, che riesco a seguire bene o male, ogni giorno. Si perché mi vengo molte più idee insomma da poter mettere sempre nel capitolo che segue, quindi posso affermarmi che la trama adesso sta iniziando a costruirsi da sola nella mia testolina :D
La fantasia è ricomparsa, e Jensen mi aiuta tantissimo con tutte le sue faccine beautiful che trovo su facebook *Q* da sbavo.
Mi sto dileguando inutilmente, comunque per quando riguarda il capitolo… è ritornato un bel punto di vista di Jensen, e devo dire che un po’ difficilino entrare nella sua testa perché ancora in questa FF lo devo inquadrare bene, anche se devo dire per quello che leggo e so su di lui, cerco sempre di far rispecchiare la realtà con la finzione di una FF: cioè il carattere di Jensen pressoché uguale al carattere reale dell’attore dagli occhi che mi fanno innamorà!
E ritornando di nuovo al capitolo, finalmente vediamo un po’ il lato paterno di Jen. Come vi è sembrato? Troppo sdolcinato? Fatemi sapere se è stato così…oppure lo lascio carico di zucchero u.u
Per quando riguarda Sybil, il sogno? E bhè io da quello che ho scritto e poi riletto direi che qualcosa – da persona estranea alla storia – dovei capirci qualcosa. Scommesse? Cosa pensate che sia??
Bhè fatemi sapere e niente, al prossimo capito che già ho ben stabilizzato sulla fronte u.u
P.S: Le diplomate e le universitarie? Come vanno gli esami o come sono finiti insomma? :D Auguri a tutte quelle che ce l’hanno fatta u.u ovvio!
 
Xoxo Para_muse

 
 
 
 
 

   
 
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