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Autore: sheradiateslove    06/07/2013    3 recensioni
SOSPESA FINO A ESTATE 2014
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Londra.
Due ragazze, simili ma diverse.
Un mondano troppo curioso.
Un ragazzo misterioso.
I loro destini si incroceranno, cosa succederà?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Five

 
 
Annabelle’s pov.
 
Sto cadendo nel vuoto, come se fossi precipitata dalla cima di una montagna alta migliaia di metri, qualcosa mi dice che l’impatto sarà piuttosto doloroso.
Se cado, si intende.
Chissà per quale motivo, ma sono convinta al cento per cento che Gabe verrà a salvarmi prima che possa toccare il suolo.
Sento della braccia cingermi, alzo lo sguardo e, come previsto, Gabe mi ha afferrata al volo. E sta sbattendo le sue ali nere per tenersi in aria. Sono così incantata a guardare quelle grandi ombre scure che gli spuntano dalla schiena che nemmeno mi accorgo di aver toccato terra. O, meglio, lui ha toccato terra. Io sono ancora in braccio a lui. –Puoi anche mettermi giù, ora.- gli dico sorridendo.
-Perché mai? Io sto bene così- mi risponde sfoggiando uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
-Non fare il cretino, non sono proprio una piuma.- il che mi fa tornare in mente la piuma nera che da un po’ mi ritrovo accanto quando mi sveglio da un sogno passato in sua compagnia. Devo chiedergli il perché.
-In realtà, pesi anche meno di una piuma. Riesco a sorreggerti anche con un braccio solo, guarda!- dice lui togliendo la mano che mi cinge i fianchi e usando l’altra per issarmi sulla sua spalla. Ora sono comodamente seduta sulla sua spalla destra e lui mi cinge la gambe in modo da assicurarsi che non cada giù.
-Impressionata, dolcezza?
-Mi sento come un pappagallo sul trespolo- replico invece io. Anche se, in effetti, un po’ impressionata lo sono. Distolgo lo sguardo che si era fissato sulle sue nude braccia muscolose e lo poso sulle ali nere screziate d’oro, allungo una mano per toccarle e scopro che sono come fatte di lino: morbide e piacevoli al tatto. Inizio a passarci sopra la mano, come se stessi accarezzando un animale. –Perché hai queste?- chiedo.
-Mi vedi come sono in realtà- mi posa a terra, così vicino a lui che le punte dei nostri piedi si sfiorano.
-E come sei in realtà?- domando.
-Prima o poi lo scoprirai.
Che cosa vuole dire con questo? Se lo vedo com’è in realtà allora può essere che lui abbia sempre le ali ma che quel giorno alla festa abbia fatto in modo che non le vedessi? O è come se quelle ali nere fossero un indizio su ciò che è? Sono nere. E di solito il nero non è proprio sinonimo di ‘bene’. Che la mia mente o qualunque altra cosa stia cercando di mettermi in guardia? In questo momento realizzo che, anche se volessi, non riuscirei ad allontanarmi da lui. Quando siamo qui, in questo strano posto che è come un limbo fra sogno e realtà, mi sento attratta verso di lui da una strana forza magnetica. Come se lui fosse la calamita e io il pezzo di ferro.
-Perché quando mi sveglio dopo essere stata qui con te mi ritrovo sempre accanto una piuma?- chiedo, ricordandomi che era un po’ che glielo volevo domandare.
-E’ un promemoria-risponde lui enigmatico.
Dannazione! Ma perché deve sempre fare il misterioso? E’ così frustrante cercare una risposta che metta a tacere le tue domande e ritrovarsi con una risposta che te ne fa sorgere altre. –Un promemoria per cosa?
-Per farti ricordare che questo non è solo un sogno.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi azzurri che, solo ora, noto avere delle pagliuzze verde smeraldo. Sono decisamente, incontestabilmente, gli occhi più belli e magnetici che io abbia mai visto.
Mi allontano da lui e vado a sedermi su un grosso masso qui vicino e osservandomi un po’ attorno mi accorgo di trovarmi in un’immensa distesa d’erba bagnata appena dalla rugiada, qualche masso grigio/bianco e alcuni alberi folti sono sparpagliati qua e là. Il leggero venticello fa ondeggiare le fronde degli alberi producendo un dolce e rilassante fruscio e mi fa ricadere una ciocca di capelli sul viso che prontamente rimetto a posto dietro l’orecchio. –Questi posti sono proiettati da noi?
-Sì- si avvicina e si siede di fronte a me sul prato. Ora siamo quasi della stessa altezza, io sono un po’ più in alto e il che mi da’ un pizzico di soddisfazione.
-Quindi posso cambiare scenario solo pensando ad uno diverso?
-Sì, perché? Questo non ti piace?- in realtà è un bel posto che mi da’ un senso di pace e tranquillità, volevo solo sapere qualcosa in più su questi…sogni? Non sono sicura si possano definire proprio così, in effetti, ma per convenienza decido di farlo comunque.
Mi immagino questa stessa distesa verde, solo che invece di questo luminoso cielo azzurro penso ad un bruciante sole rosso che cala all’orizzonte colorando le nuvole di varie sfumature che vanno dal rosso, all’arancione, al giallo.
Ho sempre amato i tramonti.
Gabe mi sorride e fra il suo sorriso e il sole non so quale dei due sia più luminoso. –Molto romantico.
Sento le guance andarmi in fiamme.
Che qualcuno mi getti una secchiata d’acqua ghiacciata in faccia, per favore.
-Sei ancora più carina quando arrossisci.
Datemi una pala e lasciate che mi sotterri.
Il sorriso di Gabe si allarga facendo spuntare quelle sue bellissime fossette e avvicina il suo viso al mio, il mio sguardo va inevitabilmente a cadere sulle sue labbra carnose. Lui prende le mie mani nelle sue e con uno strattone mi fa cadere dal masso su cui sedevo facendomi finire addosso a lui. –Ehi!- dico, ridendo.
Sento la risata cristallina di Gabe unirsi alla mia e con un movimento veloce capovolge la situazione mettendosi sopra di me, facendo attenzione a non pesarmi troppo, per poi posare le sue labbra sulle mie. E’ come se avessi aspettato questo momento da tutta la vita, sento una strana sensazione allo stomaco, come se mille farfalle stessero svolazzando dentro di me e il mio corpo è percorso da brividi, intorno sento come se ci fosse elettricità. E non so come spiegare tutto questo. Schiudo le labbra e lascio che le nostre lingue si incontrino mentre getto le mani attorno al suo collo per attirarlo il più possibile contro di me. Lo sento sorridere sulle mie stesse labbra e d’impulso faccio lo stesso.
In quel preciso istante tutto scompare e mi ritrovo a pancia in giù sul pavimento freddo della mia camera dell’Istituto. Sono caduta dal letto, non è possibile!
Mi alzo in piedi e con la coda dell’occhio vedo il mio riflesso sullo specchio appeso alla parete. Mi giro completamente per vedermi meglio. Ho dei fili d’erba incastrati fra i capelli e le mie labbra sono leggermente arrossate, le guance in fiamme. Mi sfioro le labbra con un dito e sorrido fra me e me per poi puntare gli occhi sul letto: la solita piuma nera è appoggiata sul mio cuscino bianco.
 
Stiamo pranzando seduti comodamente al tavolo che sta nella cucina dell’Istituto, mia madre si è alzata un attimo fa per andare a rispondere al telefono.
-Mi passi l’acqua, per favore?- mi chiede gentilmente Jason. Prendo la bottiglia trasparente che sta di fronte a me e faccio quello che mi ha chiesto. –Grazie- dice poi.
A tavola oggi c’è un silenzio di tomba, non so per quale motivo ma è un pochino imbarazzante. Io detesto il silenzio, mi trovo più a mio agio quando la gente parla. Anche se non lo fa con me.
-Ragazzi- mia madre torna in cucina con ancora il telefono in mano e richiama la nostra attenzione. –ha appena chiamato uno stregone, Geryon Fraus, dicendoci che ha delle informazioni preziose che potrebbero interessarci. Riguardano la sparizione sempre più frequente di mondani e anche quei strani cosi dagli occhi viola che vi hanno attaccato l’altro giorno in Armeria.
-Cosa vuole in cambio di queste informazioni?- domanda Jason leggendomi nel pensiero, lo stavo per domandare io.
-Soldi, naturalmente. Finite di mangiare che poi andiamo nell’appartamento dello stregone. Daniel, tu resti qui ovviamente.- conclude mia madre per poi dileguarsi.
-Uffa! Sono stufo di dovermene restare sempre qui, perché non posso venire con voi?- protesta Daniel. Sembra tanto un bambino di otto anni che non riesce a farsi comprare un giocattolo dai genitori.
-Toglitelo dalla testa, mondano- sbotta Gwen.
Sono sicura che fra quei due ci sia del tenero, non mi interessa se lei in realtà lo tratta da schifo. Lo fa perché lui gli piace. E a lui piace lei. Lo vedo come si guardano. Magari loro nemmeno se ne rendono conto che si mangiano con gli occhi, ma per me è piuttosto chiaro. E poi a rafforzare la mia teoria c’è il fatto che Gwen si preoccupa sempre per Daniel.
-Ma perché?- continua il mondano.
-Perché è pericoloso!- dice Gwen alzando un po’ il tono di voce.
-Ma se andate solo da uno stregone? Cosa potrebbe mai succedere?!- anche Daniel ha alzato la voce.
-Di tutto!- okay, ora Gwen sta urlando.
-Daniel- intervengo  io –hai ancora la gamba rotta. E’ meglio per te se te ne resti qui al riposo.
Lui sbuffa rumorosamente, ma non dice nulla. Così finito il pranzo io, mia madre, Gwen, Jason e Chris ci dirigiamo armati 
– non si è mai troppo produenti  all’appartamento dello stregone Geryon Fraus che, se non ho capito male, si trova vicino al London Bridge. Quando arriviamo un uomo sulla trentina con la pelle blu e degli artigli che risulterebbero anche inquietanti…se non fossero smaltati di rosa shocking. Trattengo a stento una risata.
-Signor Fraus?- mia madre porge la mano allo stregone, che la stringe annuendo.
-Accomodatevi- dice poi lui scostandosi dall’entrata per permetterci di entrare.
L’appartamento è arredato in modo piuttosto stravagante, le tende alle finestre sono di un orribile giallo fluo; il divano posto al centro della stanza di fronte ad una lussuosa televisione è di un arancione brillantinato, le pareti sono verde evidenziatore. L’unica cosa di un colore normale in quella stanza sono i mobili, rigorosamente marroni.
-Hai detto che hai delle informazioni per noi- dico io, seguendo lo stregone e andandomi a sedere su quel divano osceno, seguita a ruota da Gwen che si siede accanto a me.
-Prima i soldi- sbotta lui girandosi verso mia madre.
Lei alza gli occhia al cielo e porge allo stregone il denaro che gli spetta e, a quanto pare, è parecchia roba. Si fanno pagare bene, sti stregoni, mica scemi.
Geryon conta velocemente le banconote per poi rivolgerci un sorriso viscido. –Molto bene- dice –tutto ciò che so è che un uomo, o meglio, un ragazzo che avrà 18 anni al massimo fa rapire dei mondani da alcuni demoni per poi trasformarli in degli automi senza volontà che eseguono ogni singolo ordine sia dato loro, lui controlla demoni e automi tramite una pietra e so che sta cercando la gemella di questa suddetta pietra per potenziare al massimo questo potere. Lo scopo esatto di questa cosa però mi è totalmente sconosciuto.
Restiamo tutti immobili a scambiarci occhiate confuse ed allarmate. Perché mai qualcuno dovrebbe creare una specie di esercito privando del libero arbitrio i mondani e schiavizzando i demoni? Sta succedendo qualcosa di grosso.
-E…conosci il nome di questo tipo?- chiede intelligentemente Chris. Sì, in effetti me lo stavo chiedendo anche io.
-So come si faceva chiamare una volta: Julian, Julian Lightwood.
Ho già sentito questo cognome, ma non riesco a ricordare dove o come. Mi giro verso Gwen che non è riuscita a soffocare un gemito e che è sbiancata di colpo, si è portata le mani alla bocca e guarda lo stregone con una faccia a dir poco sconvolta.
-C-come?- balbetta. Le appoggio una mano sulla spalla e la guardo preoccupata. Perché ha avuto questa reazione?
-Gwen…conosci questo tizio?- chiede mia madre che deve aver notato, come credo tutti in questa stanza, la strana reazione di Gwendolyn.
-Julian…Julian è mio fratello. 


Gwendolyn's pov

Improvvisamente un odore nauseabondo ci entrò nelle narici e tutti tacquero, io tirai fuori un pugnale dalla cintura, Anne prese una freccia dalla faretra.
Sentimmo dei piccoli tonfi e un secondo dopo la porta crollò e un demone fece irruzione nell'appartamento dello stregone, era enorme, aveva quattro braccia alla fine delle quali spuntavano degli artigli ingialliti, la pelle in gran parte squamata aveva un colorito dal verde al grigiastro. Un demone superiore.
Rimanemmo tutti a bocca aperta, avevamo capito che Lui era potente, ma era incredibile che avesse già saputo del tradimento dello stregone.
Non c'era tempo per farsi domande, lanciai un pugnale cercando di mirare a una delle tre teste del demone, e lo presi, ma questo non lo fermò; vidi Diana che correva ad aprire le finestre per far entrare la luce, ma purtroppo era una tipica giornata londinese: buia e nuvolosa.
Anne scoccò una freccia verso un'altra testa, mentre Chris gli piantò una spada angelica nel torace, vidi che il demone iniziava a dare segni di cedimento, ma non bastava, presi un altro pugnale e cercai di avvicinarmi per colpirlo in un punto letale, ma il demone mi colpì con la coda squamata e mi scaraventò dall'altra parte della stanza, battei la testa sullo spigolo di un mobile e la mia vista si annebbiò per un secondo, ma riuscii a riprendermi in tempo per vedere Diana che scoccava una freccia da una balestra che non le avevo mai visto in mano, ma che maneggiava con molta maestria. La freccia colpì il demone nella faccia, ma questo non si dissolse come tutti ci aspettavamo: quel demone aveva qualcosa di strano, lo si poteva percepire anche dall'odore.
Mi sentivo debole, ma cercai di rialzarmi, il combattimento continuava.
Mi guardai intorno cercando con gli occhi lo stregone e vidi che scagliava delle fiamme azzurrine, la sua magia, verso il demone, ma che questo sembrava non accorgersene neanche.
Scorsi Jason che si era accasciato in un angolo della stanza con gli occhi semichiusi, il suo torace si alzava e si abbassava lentamente. Lo raggiunsi velocemente e mi lasciai cadere in ginocchio vicino a lui, aveva una profonda ferita sul braccio e aveva già perso moltissimo sangue. Gli feci un iratze velocemente e la ferita cominciò subito a rimarginarsi, Jason sbatté le palpebre e mi fissò con quei suoi due grandi occhi verdi, non mi ero mai accorta di quanto fossero belli.
-Gwen...grazie.- mormorò lui, la sua voce era ancora debole, ma le guance stavano riprendendo colore e dopo qualche minuto cercò di rialzarsi, lo aiutai sorridendogli.
-Figurati, stai bene?- chiesi.
-Si certo, sei abbastanza brava con le rune.- disse.
-Grazie.
Un secondo dopo Jason aveva in mano una spada angelica e si stava avventando sul demone, completamente guarito.
Scagliai un pugnale, due, tre, ma era come se rimbalzassero sulla pelle grigiastra del demone, totalmente inutili.
Nonostante i tanti tentativi falliti nessuno si stava perdendo d'animo, vidi Anne che stava per scoccare una freccia, ma con un colpo di coda il demone la disarmò lasciandola totalmente indifesa. -Anne!- urlai e le lanciai un pugnale che lei afferrò al volo. Poi corsi verso di lei, ma il demone mi afferrò con una delle sue strane zampe e mi avvicinò a sé.
Cercai di non urlare mentre mi stringeva e mi avvicinava alla sua pelle squamosa, tranne sul petto, dove un piccolo punto all'altezza del cuore che era liscio e emanava uno strano bagliore viola che mi ricordò all'istante gli occhi delle strane creature che ci avevano attaccato all'istituto.
Sentii istintivamente che quello era il suo punto debole e cercai di arrivare alla cintura per prendere un coltello o una spada angelica, ma il demone mi stringeva troppo forte e non riuscivo quasi a respirare, sentii qualcuno gridare il mio nome, ma i sensi mi si stavano offuscando per la seconda volta in pochi minuti.
Non so come ma mi ritrovai a terra, inspiegabilmente il demone aveva lasciato la presa, sentii che qualcuno mi trascinava sul duro pavimento e quando aprii gli occhi incontrai quelli di Jason.
-Adesso siamo pari.- disse con un sorriso -Stai bene?
-Più o meno.- risposi mentre mi tracciava un iratze sul braccio.
Jason mi aveva trascinato in un angolo della stanza, probabilmente dopo aver colpito il demone sulla zampa, ma gli altri continuavano a combattere.
Ormai avevo capito che il punto di forza del demone era la sua coda e proprio in quel momento colpì Chris e Diana scaraventandoli sul grande tavolo al centro della stanza.
Il demone si avvicinò ad Annabelle, la cui unica arma era il pugnale che le avevo lanciato e che sembrava così piccolo e inutile nelle sue mani in confronto al mostro che la sovrastava.
In un secondo il demone spiegò delle ali enormi simili a quelle di un pipistrello che fino a quel momento aveva tenuto nascoste e si avventò su Anne, ma non per ferirla, la prese fra le braccia e la portò via infrangendo i vetri della finestra per passare.
Non mi fermai a controllare se gli altri stavano bene, loro non avevano bisogno di me, Anne sì.
Uscii di corsa dall'appartamento e mi fiondai sulle scale.
Quando uscii vidi il demone che si allontanava con Anne in braccio che cercava di divincolarsi senza successo, gli corsi dietro.
Quando arrivammo nei pressi del London Bridge decisi che Anne era abbastanza vicino da potermi sentire.
-Anne!- urlai -Pugnalalo al cuore, svelta!
Lei mi guardò confusa per un secondo e poi conficcò il pugnale che stringeva ancora in mano proprio nel cuore nel demone, al centro di quello strano bagliore viola.
Il demone si dissolse nell'aria londinese come avrebbe dovuto fare già da tempo; dopo un gran sollievo iniziale mi accorsi che Anne stava precipitando ad una velocità impressionante verso le acque scure e profonde del Tamigi. Sarebbe morta sicuramente, e la colpa era mia.
Gli Shadowhunters non gridano mai e neanche in quel momento, mentre andava incontro a morte certa, Annabelle stava urlando, mi veniva da vomitare, una morsa di ferro mi attanagliava lo stomaco.
Anne era già praticamente nel fiume quando all'improvviso vidi come un lampo velocissimo e lei sparì. Pensai che fosse caduta e tremando mi avvicinai e...vidi Annabelle che giaceva svenuta sulla riva del fiume, anche da quella distanza potevo vedere che stava respirando.
Raggiunsi l'argine del fiume e mi inginocchiai accanto a lei sentendole il battito: era un po' più veloce del normale, ma nel complesso sembrava che stesse bene.
Cosa diavolo era successo?
 
Tornammo all'istituto in silenzio, gli altri non avevano visto quello che era successo, ma io sì e dalla faccia che Anne aveva fatto quando, dopo essersi svegliata, aveva realizzato quello che era successo, intuivo che anche lei avesse capito, e ciò mi faceva pensare che forse non era la prima volta che le capitava una cosa del genere.
Un uccello? Un altro demone? Il vento? Le mie ipotesi erano una più assurda dell'altra, ma proprio non riuscivo a spiegarmi quello strano lampo che aveva fatto atterrare Anne sulla riva, e per quanto fossi felice del fatto che lei fosse salva, non riuscivo a non farmi delle domande.
Cercai di parlare con Anne da sola, ma Diana insisté perchè andassimo tutti a letto presto, sosteneva infatti che niente avrebbe fatto scomparire lo stress della giornata come una bella dormita; dubitavo che dormire mi avrebbe fatto dimenticare l'accaduto o anche farmi sentire un po' meno confusa, ma decisi di assecondarla, ripetendomi che avrei parlato con Annabelle il giorno dopo.
Percorrendo il lungo corridoio per arrivare alla mia stanza passai davanti alla porta dell'infermiera che era allo stesso tempo la stanza di Daniel.
Decisi di controllare come stava la sua gamba e entrai: Daniel era in piedi e zoppicava per la stanza, più precisamente faceva avanti e indietro fra il cassettone e uno zaino appoggiato sul letto, semipieno.
Se prima ero confusa adesso non capivo proprio più nulla.
-Daniel?- dissi -cosa stai facendo?
-Questo è un istituto per Shadowhunter ed è ovvio che io non lo sono.- rispose senza neanche guardarmi.
-Te ne stai andando?- chiesi con un fil di voce.
-Pensavo che ti avrebbe fatto piacere, così non dovrai più sentirti responsabile per la mia incolumità.- il disprezzo nella sua voce era evidente.
-No Daniel, non ti sarai mica offeso per quello?- Non rispose, lo presi per un sì.
-Per l'Angelo Daniel, non devi andartene, davvero, sei ferito...
-Questo non è il mio mondo, Gwendolyn, lo so io e lo sai anche tu.- disse alzando le spalle.
-Neanche con mio padre.- iniziai. -Neanche con mio padre mi sono mai aperta come ho fatto con te, dopo che Julian se n'è andato non ho più avuto neanche un amico, ho sempre avuto paura di sbagliare, di essere di troppo, cercavo di non pensarci, di scaricare tutta la mia rabbia, tutta la mia tristezza, uccidendo demoni, ma il fantasma di mio fratello mi ha fatto visita ogni notte per tanto tempo, poi sei arrivato tu, un mondano goffo e ficcanaso che ho salvato per miracolo, ma che è riuscito ad entrare nel mio cuore come solo Julian aveva saputo fare, per me non è stata una semplice chiacchierata quella dell'altra sera.- solo dopo aver finito di parlare mi accorsi che mi ero avvicinata a Daniel e che gli stavo sfiorando la mano mentre delle lacrime silenziose mi rigavano le guance.
-Oh Gwen...- Daniel mi afferrò la mano e la strinse. -Nemmeno per me è stata una semplice chiacchierata, ti ho visto per come realmente sei, quel giorno quando stavo per morire sei arrivata e mi hai salvato, sarà stupido lo so, ma mi sei sembrata un angelo.- abbassò lo sguardo imbarazzato.
-Allora perchè te ne stai andando?- chiesi.
-Ti ho sentita parlare con Anne l'altro giorno, se uno shadowhunter si mette con un mondano smette di essere uno shadowhunter...è vero?
Mi prese alla sprovvista, fra tutte le ipotesi che mi ero fatta sull'improvvisa partenza di Daniel, non mi era neanche passato per la mente che fosse per questo.
-Be tecnicamente solo se lo sposa.- dissi.
-Non potrei mai interferire con la tua vita, mi sto affezionando a te, e devo andarmene prima che lo faccia anche tu.- chiuse lo zaino tirando la zip con forza.
-Io..non...non ti sembra di esagerare?- balbettai.
-Ti voglio bene, Gwen.- disse baciandomi poi la fronte.
-E se fosse troppo tardi?- chiesi mentre stava per uscire.
-Be' sai come si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore.- uscì lasciandomi sola.
Spinta dall'istinto lo rincorsi e gli afferrai un braccio mentre stava scendendo le scale.
-Potresti sempre ascendere.- dissi e benchè fosse ovvio che non avesse capito ciò che avevo detto, mi sembrò quasi di vedere la speranza riaccendersi nei suoi occhi.

 


RAAAAAAAAWR
Buongiorno, gente.
Sto tio morendo di caldo cc
Cooomunque, che ne dite di questo capitolo? eh?
Gabe è sempre più misterioso e continua ad apparire nei sogni di annabelle,
Gwendolyn scopre che suo fratello è diventato un pazzo psicopatico che soggioga demoni e mondani per i suo loschi scopi (?)
e Daniel vuole andarsene.
Non scordiamo che Anne è stata salvata ancora una volta da una forza arcana (?).
Ma ditemi, non shippate terribilmente daniel e gwen? non sono dolcissimi? sdkjjfhsjkdhfsjdkfhsdjkfh
E qualcuno osa pure dire che non sa scrivere le parti dolci >.> (ogni riferimento a Ila è puramente casuale).
E niente, vado a buttarmi in una vasca piena si ghiaccio sperando di evitare di sciogliermi come un gelato lasciato al sole. :c
Adios.
-Ila&Ila

  
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