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Autore: Sarck    06/07/2013    1 recensioni
Raccolta di OS ispirate agli scambi di opinioni tra personaggi della della Grecia antica, narrate nel libro 'Dialoghi con Leucò'.
Ogni storia è ambientata nel mondo moderno e ha un diverso insegnamento, che non sempre coincide con quello espresso da Pavese nel libro sovraindicato.
#Hai mai pensato che un bambino non beve perchè per lui non esiste la morte?
#Meglio soffrire che non essere esistito.
#Ricordati sempre che i mostri non muoiono, quello che muore è la paura che ti incutono.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    "hai mai pensato che un bambino non beve perchè per lui non esiste la morte?" (i due)

1. I bambini non temono la morte





"Stai bene?"
Annuii senza guardare la persona che si era rivolta a me, il movimento peggiorò i giramenti di testa e dovetti appoggiarmi con la mano sul cofano dell'auto di fianco a me. L'altro annuì, mi diede un'ultima occhiata e poi si allontanò. Mi appoggiai con la schiedo sull'automobile, non sapevo di chi fosse, ma se non mi fossi sorretto aggrappandomi a qualcosa avrei vomitato di nuovo.
Chiusi gli occhi e presi un paio di lenti respiri, mi sembrava di trovarmi su un'amaca che non la smetteva di oscillare. Destra, sinitra, destra, sinistra, destra, sinistra. Strizzai piano gli occhi, riuscivo a vedere il parcheggio in cui mi trovavo, casa mia era poco lontana e non sentivo più il bisogno di vomitare, tornare a casa era abbastanza fattibile.
Mi alzai e provai qualche passo, avevo decisamente alzato troppo il gomito quella sera.
Solo quando arrivai davanti al portone di casa mi accorsi di qualcuno che mi fissava dal giardino della villetta vicina, e "Attento!" stava per cadere nello scavalcare il recinto in legno. Il bambino alzò il pollice una volta etterrato nel mio giardino, era il figlio dei mei vicini, non mi ricordavo il suo nome in quel momento.
"Erik!" mi salutò venendomi incontro. Corse per i pochi metri che ci separavano e mi buttò le braccia al collo, io sperai che non sentisse l'odore di alcol quando mi inginocchiai per essere alla sua altezza, con non poca concentrazione per mantenere l'equilibrio, e sussurai un "ehi ometto".
Lui strinse la braccia al petto, "Chiamami Luke, non ometto!" protestò, ma poi l'espressione corrucciata sul suo viso si distese in un sorriso. Poggiò la manina ancora morbida - come deve essere quella di qualunque bambino che non ha ancora tastato la durezza della vita sulla propria pelle - sulla mia spalla, da quella posizione era di pochi centimetri più alto di me, e "grazie" disse.
L'effetto dell'alcol non era passato, ma almeno ora riuscivo ad essere concentrato sul bambino.
"Di cosa?"
"Hai salvato Elisabeth, è una mia amica."
L'incendio scoppiato quel pomeriggio in un palazzo fu una tragedia; io e la mia squadra di vigili del fuoco siamo riusciti a salvare quasi tutte le persone intrappolate là dentro, ma una coppia di ventenni fu ritrovata già morta, erano pezzi di brace incastrati sotto una trave. Solo due morti per me era comunque una tragedia, soprattutto perchè era mio dovere salvarli.
Sentii un nodo alla gola mentre cercavo di sorridere a Luke, in dieci anni di volontariato solo un'altra volta mi era successo di non riuscire a salvare tutti. Anche quella sera poi avevo finito per ubriacarmi.
"è tutta sera che ti aspettavo, guardavo fuori dalla finestra, volevo venire a ringraziarti." Continuò il bambino, aggrappandosi di nuovo al mio collo.
"sai io ho una cotta segreta per Elisabeth".
Questa volta un vero sorriso lasciò le mie labbra, sospeso nell'aria piena di ottimismo infantile, quello che si perde diventando più grandi.
Gli allontanai piano le braccia dal mio collo, dopo avergli lasciato un piccolo bacio sulla guancia, e appoggiando le mani sulle gionocchia mi sollevai.
"Sono sicuro che anche tu le piaci ometto, ora però dovresti rientrare a casa."
Annuì e andò verso la palizzata in legno, la scavalcò atterrando con un piccolo tonfo dall'altra parte.
Cercai le chiavi per aprire la porta di casa nelle tasche dei pantaloni, le inserii nella toppa e spettai che Luke rientrasse a casa sua.

Il giorno dopo rincontrai Luke, stava giocando con una palla colorata nel suo cortile quando mi vide. "Erik!" mi chiamò come l'altra sera, con lo stesso volto sorridente. Io lo salutai con una mano, e lui proseguì, sporgendo la testa oltre la piccola palizzata per parlarmi. "Da grande voglio essere come te! Tu sei un eroe, voglio esserlo anche io"
"Non sono un'eroe, non ho salvato tutti" ammisi mio malgrado. Il bambino non perse il sorriso, anzi, se è possibile il suo volto si illuminò ancora di più.
"Ma qualcuno hai salvato".


Qualche anno dopo mi trasferii, solo all'età di quarantanni, dopo aver messo su famiglia, decisi di ritornare in paese. Un giorno al supermercato lo rividi, il bambino. Ormai era un ragazzo, un vent'enne, mi superava in altezza, e stava frugando tra i pacchi di pasta.
 "Luke!" lo chiamai quando lo vidi, aveva lo stesso sorriso di anni prima.
"Erik?" mi venne incontro, con un pacco di fusilli in mano, mi squadrò curioso, dalla punta delle scarpe fino al volto. "Sei invecchiato" concluse.
Risi."Eri più simpatico da bambino"
"Ero un bambino saggio, ammettilo"
"Sicuro. é strano da dire, ma sono stato io a imparare molto da te, nonostante tu fossi solo un ometto di otto anni"
Lo vidi grattarsi la testa, leggermente in imbarazzo, "sono diventato un vigile del fuoco" mi confidò subito.
"e com'è?" chiesi. Io dopo altri cinque anni abbandonai.

"hai troppa paura quando ti getti tra le fiamme, abbiamo tutti notato la tua esitazione" aveva detto una volta un mio compagno, "Ognuno di noi ha paura che vada male qualcosa, paura di morire nel tentativo di tirare qualcuno fuori dalle fiamme. Non pensare al fatto che se andava male potevi lascirci le penne in quella abitazione, esci con noi stasera e beviamo qualcosa, magari l'alcol ci farà vedere il alto positivo: siamo ancora qui"

"Difficile a volte" ammise Luke "ma non mi fa paura, mi fa sentire bene."
Tra me e lui era più lui l'eroe, era un uomo che aveva conservato il coraggio di un bambino.










Yeeep
Se qualche anima pia si degnerà di leggere i miei piccoli racconti allora è meglio che spieghi in cosa consista questa raccolta di OS.
Ho letto questo libro "Dialoghi con Leucò" in cui sono riportati dei dialoghi, inventati dall'autore, tra due personaggi (es. Achille e Patroclo, due pastori, Odisseo e Calipso). Io da questi dialoghi ho estrapolato delle frasi, delle battute che mi hanno colpito e su queste sto creando delle storie. Ciò significa che i miei racconti non riguardano le vicende del libro, ma girano solo intorno a una frase che mi è piaciuta (e che riporterò ogni volta a inizio capitolo).
Tutto chiaro?! YEAH!

Un bacio.
  
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