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Autore: Nuvole di fango    06/07/2013    2 recensioni
Jenny, una ragazza di 75 kg, autolesionista per colpa del bullismo, sogna di poter almeno essere amica di Justin, il ragazzo più dolce e carino della scuola. Ma viene picchiata per questo. Lei si sente diversa ma la sua vita forse cambierå.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Come posso pensare che il mondo sia perfetto?
Come posso pensare di essere bella se non porto una 38?
Come posso pensare di essere normale so sono autolesionista?
Come posso pensare che il ragazzo più carino della scuola mi possa considerare se sono una delusione, un disastro?
Non posso, la verità é che sono sola, che porto una 48, che peso quasi 75 kg e che Justin non mi darà mai nemmeno uno sguardo. Ed é proprio questo che odio, lui é così...così dolce e così simpatico, carino, sensibile. Ma gli vanno tutte dietro, lui non poserà mai l'occhio su di me, tutte le ragazze quando sono sola vengono e mi prendono in giro, mi punzecchiano, mi piacchiano. Mi vergogno a cambiarmi davantii a loro, perché sono la "cicciona della classe", o almeno così vengo chiamata. Preferirei che non ci fossero, che ci fossero solo i maschi insieme a me nella classe. Almeno loro mi ignorano, non mi danno fastidio. Non sanno cosa si prova, a 17 anni non aver mai avuto un ragazzo, " devi trovare ancora la persona giusta" mi dicono, bugie, l'amore ormai si basa solo sull'aspetto fisico, se una persona é brutta e simpatica, viene messa sotto quella bella e vanitosa. "Jenny si risolverà tutto" mi dico prima di fare un altro taglio, so che non é vero, so che non si risolverà mai niente, lo so.
Non sanno cosa si prova a vedere gambe belle, nude in estate, e poi guardarsi allo specchio e vedere pantaloni larghi e lunghi. Non sanno cosa si prova a vedere persone al mare, poi guardarsi in costume e farsi altri tagli. Nessuno lo sa, tranne me.
Oggi sono andata al parco, mi sono seduta sulla panchina all'ombra , "se incontro loro sono nei guai, se mi metto qui, magari non mi noteranno" ho pensato. Pensavo male, perché mi hanno visto, e si é scatenato l'inferno, schiaffi, pugni, tirate di capelli, erano in tte, non so come si chiamavano ma sono certa che una é in sezione C: Erica mi sembra.  
-Perché lo fate!?- ho urlato. Non hanno risposto, dopo cinque mesi di scuola non sapevo nemmeno come si chiamavano, se non di cognome. Sono tornata a casa, gonfia di lividi e con le pagine del libro tutte strappate, ma la mia famiglia stava risparmiando per portarci in vacanza, quindi non ne volevo ricomprare un altro. Ho fatto finta di niente e sono andata in camera, poi in bagno a lavarmi i capelli. Sono tornata in camera e mi sono sentita una stupida, perché ero andata nel parco meno frequentato? Perché non nel parco centrale?" É più vicino a casa" é stata la mia risposta, ma sapevo benissimo che era perché mi vergognavo ad uscire. Mi illudevo da sola, andavo in bagno e tiravo fuori la lama. É normale che i miei non se ne siano mai accorti, mi tagliavo nelle cosce e portavo sempre calzoni lunghi. Volevo uccidermi. Ora sono qui, a raccontare ad un diario i miei problemi, la mia vita, forse perché é l'unico che capisce insieme alla lametta che uso per tagliarmi, forse é l'unico che sta zitto e non dice: "ti capisco".
Vorrei essere mia sorella, magra, bella, simpatica. Quanti ragazzi che ha avuto lei... in confronto a me é una dea, la figlia più brava, quella che a scuola prende voti sempre sopra all'otto, quella che arriva sempre prima alle gare di ballo, la figlia perfetta. Io non esisto, non sono niente, ho pensato per molto tempo di essere stata adottata, ma guardando le foto di mia madre da piccola mi sono accorta che eravamo uguali. Eppure le altre ragazze arrivate quest'anno non sono state prese in giro, semplice, non sono grasse, non sono le "Ciccione della classe" ci sono solo io, solo io sono presa di mira. Sono stanca, voglio uccidermi. Addio mamma, addio papà, addio sorellona. 
 
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