Mancavano due giorni all’inizio del ritiro per le
semifinali di Coppa.
Io e Karl stavamo approfittando di quella ultime ore per
goderci un poco di intimità. Certo, come fotografo della squadra l’avrei visto
comunque anche durante gli allenamenti, ma di stare insieme non se ne sarebbe
parlato per almeno una settimana.
Stavo godendomi il suo caldo abbraccio, aspettando che il
suono della sveglia mi riportasse alla realtà. Avevo il capo sulla sua spalla e
ascoltavo il battito calmo del cuore.
Lo strinsi un poco,
lasciandomi sfuggire un sospiro.
“Già sveglia?” chiese, sfiorandomi una
spalla e coprendomi col lenzuolo in un gesto protettivo.
“Anche tu.” Mi allungai
un poco a sfiorargli le labbra con un bacio, che ricambiò accarezzandomi una
guancia.
“Ehi, cos’hai? Sembri preoccupato! La Champions?” L’azzurro
dei suoi occhi era cupo, come un cielo in tempesta. Mi guardò serio, poi: “Sì, sono
preoccupato. Ma non per la Coppa. Sarà dura ma ce la faremo anche quest’anno.
No, sono preoccupato per Benjiamin.”
C’era da aspettarselo. Sospirai, fingendo disappunto
e cercai di coprire il mio
amico “E perché mai?” chiesi con finta sorpresa.
“Si sta buttando su allenamenti
e partite con una foga ed una determinazione che non vedevo da anni.
Esattamente come quando arrivò in Germania. Ma ora non deve più dimostrare nulla a
nessuno! Elena” mi fissò intensamente “cosa ha?”
“Ma perché lo chiedi a me? Per me
è tutto normale! Perché non lo chiedi a Marjorie!?”
Sospirò, cingendomi con un braccio e spostandomi
sopra di sé, guardandomi con aria corrucciata “Perché lei è la sua ragazza e tu sei la sua
confidente.”
Già, pensai...
“Non c’è nulla Karl. E’ solo molto preso anche per i
Mondiali. Tutto qui!”
“Sicura?”
“Sicura!”
Non era vero, naturalmente.
Ma non potevo rivelare quali pensieri passassero realmente per la testa di
Benjiamin. Il mio amico stava dando il centodieci percento di sé perché sapeva
che quella sarebbe stata la sua ultima stagione, i suoi ultimi Mondiali. E stava
facendo di tutto per arrivarci al massimo.
Non aveva detto nulla né a Karl né
a Marjorie perché temeva che avrebbero fatto di tutto per convincerlo a trovare
un modo di continuare a giocare e mi aveva pregata di coprirlo.
“Marjorie è preoccupata,
Ele. Molto. Non sa da che verso prenderlo.” Sorrise dolce baciandomi la fronte.
Adorava la sua “sorellina” e sapeva quanto potesse essere difficile un rapporto
con l’SGGK.
“Lo immagino… Ti ha chiesto lei di interrogarmi, vero?”
“Sì…” mi sfiorò le labbra con un bacio, stringendomi dolcemente.
Io ero
la confidente di Benji, lui la spalla di Marj. Non ero gelosa del
fatto, ci ero abituata. Da quando conoscevo la mia bionda amica, Karl era sempre
stato il suo sostegno. Anche quando lei era stata costretta a
venire a vivere in Italia (dove ci eravamo conosciute), lui era sempre
stato presente con telefonate o lettere. Quando Marjorie aveva un problema grosso, di solito generato
dai suoi genitori, prima chiamava Karl e poi si rifugiava da me. E ora,
con questa storia, stava facendo lo stesso. In più, certo, c’era il problema che
un pochino, in effetti, era gelosa del mio rapporto col portiere del
Bayern. Se io ero ormai abituata alla strettissima amicizia che la legava al
Kaiser, lei faceva fatica ad abituarsi a quella che mi legava al SGGK. Capivo e
sopportavo.
Mi sarebbe mancata in quei giorni. La strinsi un poco a me
e udii un sospiro di piacere. Era veramente adorabile. Non sempre… mi venne da
sorridere e le accarezzai la spalla nuda con un dito. No, non era sempre adorabile.
A volte era insopportabile. Adorabilmente insopportabile. Se non ci
fosse stata Elena ad accorrere in soccorso, ci saremmo saltati accapigliati più
di una volta.
La sentii stiracchiarsi contro di me.
“Buon giorno!” dissi con un
sorriso.
“Buon giorno!" rispose, sfiorandomi con un bacio "Da quant’è che sei sveglio?”
“Un po’.” le accarezzai
il viso. Era davvero bella.
Sarebbe stato fantastico innamorarsi di
una ragazza così.
Ma non era ancora accaduto.
Si alzò su un gomito, accarezzandomi
il viso ma guardandomi seria “Cos’hai?” chiese all'improvviso.
Ero sorpreso
“Scusa?”
Fermò la mano sul mio torace, fissandomi a labbra strette “Sono tre settimane che ti massacri
agli allenamenti e che giochi ogni partita, perfino quelle d’allenamento, come
se fossero l’ultima! Cos’hai?”
Era vero. Quella era la mia ultima
stagione, la mia ultima Champions, il mio ultimo Mondiale. Ma non potevo dirglielo.
Se l’avessi fatto, l’avrebbe riferito a Karl, e allora sarebbe stato tutto più
difficile…
Le sorrisi e, a malincuore, mentii “Non c’è nulla. Voglio solo arrivare
preparato ai Mondiali. E poi quest’anno in Coppa incontrerò probabilmente
sia Tom che Holly.Voglio arrivarci al cento per cento! Tutto qui."
La baciai piano, dolcemente, ma l'espressione corrucciata mi fece capire che non era convinta.
“Anche Karl è preoccupato.” Continuò
decisa e un poco imbronciata.
Sviai la conversazione, fingendo gelosia
“ Karl? E così parli di me col capitano, eh?”
Socchiuse gli occhi da gatta, incrociando le mani sul mio petto ed
appoggiandovi il mento “Piantala! Lo sai che è come un fratello per me!”
L’abbracciai, avvicinando la fronte alla sua, sorridendo
“Lo so, lo so. Ma mi sono sempre chiesto una cosa: com’è che in tutti questi
anni non ti ho mai vista?”
“Semplice: i miei allenamenti sono contemporanei
ai vostri, inoltre,quando voi giocavate ad Amburgo io ero a qui Monaco, e poi ho
passato qualche anno in Italia, dove ho conosciuto Elena… In realtà sono venuta
a vedere parecchie partite per ammirare i miei campioni!”
“I tuoi campioni?!" Trattenni una risata mentre
cercava inutilmente di divicolarsi dalla mia stretta "Ma se non mi
conoscevi neppure!”
“Karl mi parlava di te!" Il broncio sul
suo viso arrossato era adorabile mentre replicava piccata "Di un
ragazzino giapponese ostinato e dannatamente bravo, unico portiere a metterlo veramente
in difficoltà che aveva conquistato la sua piena ammirazione! Devi ringraziare lui
se sono diventata la tua fan numero uno!” e mi sorrise con un’espressione adorante
sul viso.
Non volevo deluderla e
tantomeno ferirla.
Era dolce, piena di vita, assolutamente meravigliosa, ma...
“Ultimo allenamento prima del
ritiro?” La voce di Sonya mi raggiunse da dietro la porta.
“Sì, capo!” Risposi affacciandomi. Ero passata a sistemare delle cose nel suo ufficio prima di tuffarmi in campo. Notai che
la mia amica era intenta nella lettura di una rivista scandalistica, compito
che faceva, purtroppo per lei, parte del suo lavoro “Roba interessante? Ti vedo
concentrata…”
“Guai…” rispose seria.
“Cosa?” Il suo tono cupo mi aveva fatto preoccupare.
Alzò lo sguardo verde smeraldo dal giornale e me lo porse. In copertina un bel ragazzo
moro, orientale, cingeva la vita ad una modella mozzafiato. Non lessi il
titolo e constatai stupita “Ma non è uno dei nostri…”
Sorrise, scrollando la frangia
corvina “Non è neppure un calciatore,
se è per questo! Leggi! Il signorino è tale Kevin Price...”
Il nome mi ricordava
qualcosa. Ci arrivai una frazione di secondo più tardi ed esclamai: “Il cugino di Benjiamin?!” ero interdetta “E
che ci fa su una rivista del genere?”
Sonya si raddrizzò sulla sedia, sospirando “Si è messo con Pamela Klein, ex,
diciamo così, “compagna” di Benji…” La sua espressione era piuttosto eloquente su quanto fosse stata importante
miss Klein nella vita del mio amico.
“Compagna? Scaldaletto, vorrai dire!” rincarai la dose
abbandonando con un gesto quasi teatrale la rivista sul
tavolo.
Scrollò il capo, ridacchiando ironica “Chiedilo a lei! Quando smisero
di frequentarsi la signorina dichiarò ai quattro venti di essere l’unica donna ad aver
mollato Benji Price invece che essere stata lasciata!”
“E lui?” Sogghignai, immaginando la risposta ed il
sorrisetto beffardo stampigliato sulla faccia del portiere.
"Fece
spallucce." la mora manager rise affondando nella sedia
"Cito testualmente: “Bisognerebbe esser stati insieme per poter dire di aver
lasciato…”
“Tipico… E allora, perché dici guai?” chiesi nuovamente, indicando il giornale aperto
sul sorriso smagliante della modella.
“Perché il cuginetto si sta
pavoneggiando di aver conquistato la donna che ha mollato il famoso SGGK… E,
per di più, verrà qui oggi pomeriggio a discutere con Lauber un’eventuale
partecipazione nelle azioni del Bayern…”
“Oh cavoli…” Sospettavo la reazione
del mio amico.
“Sì, Benji lo sa e non è per nulla contento. Temo che salterà
parte degli allenamenti di oggi per questa storia…”
Alle tre di quel
pomeriggio stavo tornando in sede per sistemare il lavoro del mattino. La Porsche
nera era li. Salii in ufficio e trovai la porta aperta. Un uomo alto,
moro, vestito di un completo bianco-panna, stava osservando degli ingrandimenti
di foto sul mio tavolo, dandomi le spalle.
“Prego?” esordii schiarendomi la
voce.
Si voltò.
La somiglianza col mio amico mi fece capire subito di chi si trattava. Bel
fisico, meno atletico di quello di Benjiamin, capelli lunghi pettinati all’indietro col
gel, abbronzatura da lampada, occhi neri dalla forma leggermente
allungata.Carino… Ma no, non c’era paragone!
Un sorriso ammaliatore piegò
le labbra sottili “Suppongo sia lei l’autrice di queste meravigliose
immagini!”
Odioso, pensai, terribilmente viscido. Insopportabile.
Risposi con uno dei miei sorrisi più fasulli, avvicinandomi alla scrivania reggendo il suo
sguardo “Esattamente! Onorata che siano di suo gradimento!”
“Suppongo che sappia chi sono io?”
Si stava gonfiando come un pallone ma gli non diedi
soddisfazione “No." replicai
semplicemente e un ghigno malefico si disegnò nella mia mente nel vedere il suo
ego scalfito "Solo mi fa piacere quando qualcuno apprezza il mio
lavoro!"
Un’espressione
scocciata si dipinse sul suo volto. Abbandonò con stizza le foto e riprese a
parlare con tono altero “Mi chiamo Kevin Price. Già… parente del suo “soggetto
preferito” evidentemente…” mi rivolse un sorrisetto sarcastico. In
effetti tutte le immagini che aveva in mano erano del SGGK.
“Un ottimo soggetto, direi..." ripresi con aria concentrata "Miglior giocatore dell’anno, imbattuto
anche in questa stagione. E poi fotogenico, ammirato dalle donne…” dissi mentre
sfogliavo a mia volta le foto.
“Ammirato dalle donne!" sbottò il giovane alle mie spalle "Guarda caso una sembra
gli sia sfuggita, però!”
“Ah sì?” mi voltai con aria innocente.
“Non legge i giornali, signorina?
Pare che Pamela Klein, dopo averlo mollato, abbia trovato una nuova fiamma
nella famiglia Price…” mi squadrò dall’alto in basso, con aria superiore.
Non resistetti e sbottai “Oh, ma è meraviglioso!" esclamai euforica "Ma lo sa che lei mi sta dando una notizia veramente fantastica!?
Stento a crederlo! Sono entusiasta!”
Era esterrefatto
dalla mia reazione e balbettò confuso
“Davvero?”
“Certo!" risposi, annuendo convinta "Pare che Freuilain Klein abbia finalmente imparato una
cosa importante!”
“E
sarebbe?” aggrottò la fronte, evidentemente disorientato.
Sfoderai la
mia miglior faccia da schiaffi ed un sorriso smagliante “Ad accontentarsi! E ora
scusi ma il lavoro mi aspetta!”
Lo superai uscendo, lasciandolo di stucco. Sulla porta
era apparso Benjiamin. Bellissimo come sempre in completo marroncino e cravatta regimental
in tinta. No, non c’era assolutamente paragone, pensai.
Doveva
aver ascoltato almeno l’ultima parte della conversazione e stava
trattenendo una risata, gli occhi neri brillavano divertiti.
“Perdonami”
sussurrai nel passargli accanto “è il mio massimo in diplomazia!”
Mi rispose con un lampo nello
sguardo ed un sorriso che diceva tutto.
Archiviai il fatto e non ci pensai più.
Tre giorni dopo, semifinale!
Parigi. Stadio in delirio.
Paris St. Germain – Bayern
Monaco.
Altri vecchi ricordi per il mio amico….
Tom Becker era un’altra
brutta gatta da pelare. In accoppiata con Napoleon, la stella del Paris
poi!
Tom non ha un gioco potente come quello di Victorino,
non è imprevedibile come Oliver, ma ha una tecnica ed un senso del gioco
eccezionali e crea continuamente occasioni imperdibili per il suo
capitano.
Benjiamin era seriamente impensierito, anche se non dava a
vederlo..
La partita fu molto tesa fin dal principio, con i
nostri avversari sostenuti, tra l’altro, da una tifoseria veramente indiavolata. Ma
il Bayern non è squadra da farsi intimidire. Karl e Stefan portarono il Monaco in
attacco e vennero subito a scontrarsi con Tom. Il giapponesino ci sapeva fare!
I passaggi di Levin a Schneider vennero intercettati più di una volta, mentre
Becker marcava stretto il capitano. Benjiamin scalpitava. Riusciva a prevedere
le mosse del compagno di nazionale, la sua difesa non lo lasciava passare
e gli impediva quasi ogni contatto col centravanti francese. Alla fine del primo
tempo uno zero a zero veramente sofferto. Karl uscì dal campo bene o male
soddisfatto. Stava già rimuginando sui prossimi quarantacinque minuti. Negli
occhi neri dell’SGGK
un’espressione indecifrabile.
Il secondo tempo iniziò con un Bayern
tutto in attacco. Rapidi e precisi passaggi tra Levin, Schneider e Muller.
Napoleon ed il Kaiser ebbero un bello scontro a centro campo. Non ci fu storia,
la classe del tedesco venne fuori ed il francese dovette arrendersi.
Triangolazione velocissima con Levin, Schneider in area e Backer in
scivolata! Ma Karl non si fece cogliere di sorpresa: rinunciò al tiro in porta,
passando lateralmente al biondo svedese che insaccò in rete con uno splendido
tiro al volo.
0-1 per noi.
Il gioco riprese con
Napoleon che, palla al piede, si diresse con fredda determinazione verso l’area
del Bayern. Venne bloccato da un Karlz in piena forma, ma il Paris tornò quasi
subito in possesso di palla. Tom venne avanti, portando con se Napoleon.
Nonostante le indicazioni precisissime di Price, i due penetrarono nella nostra
area. Cross telecomandato di Backer e bordata di Napoleon. Ovviamente parata.
Benjiamin effettuò un lunghissimo rinvio, direttamente su Karl. Il quale
ricevette la palla e fece per girarsi ma si ritrovò a terra. L’intervento
sconsiderato di Durand era costato il cartellino rosso al francese ma il nostro
capitano era steso e si teneva la gamba destra. Il medico accorse. Non sembrava
nulla di grave ma lo vidi medicare Schneider per togliergli del sangue che
usciva da un taglio sotto il ginocchio. Rientrò. Figurarsi se mollava per così
poco! La partita era agli sgoccioli. I francesi si fecero nuovamente pericolosi,
trascinati dal giapponesino. Price era un muro di cemento. Levin scattò su
rinvio del portiere, affiancato da un Karl affaticato ma che non demordeva.
L’azione fu, come sempre, devastante.
0-2. Tornavamo a casa contenti.
Marj e io aspettavamo fuori dagli spogliatoi.
La mia amica era felice ma si vedeva lontano un miglio che era preoccupata.
“Karl!” esclamò, assalendolo letteralmente.
“Ciao sorellina!”
Il nostro biondo
capitano era finalmente uscito, seguito da Karlz e Muller. Marjorie gli saltò al
collo come una sorella premurosa e Karl mi guardò da sopra la sua spalla mentre
l’abbracciava per rassicurarla. Non ero gelosa. Ci ero abituata. Qualcun altro
no… “Ehi, potrei essere geloso!” Benjiamin comparve alle spalle del Kaiser, un sorrisetto
sbieco e un lampo furbo negli occhi.
“Oh, sei sempre il solito! Non sei tu
ad essere infortunato, no? Devi sentirti sempre al centro dell'attenzione!" lo canzonai
ridendo. Karl e Marjorie ci guardavano divertiti. Era la nostra
solita scenetta. Io lo provocavo, lui rispondeva scocciato, continuavamo
pizzicandoci con battutine e frecciate finchè Price, spazientito, mi prendeva alle spalle
e, sollevandomi, mi faceva roteare al punto che chiedevo pietà….
Li lasciammo
davanti al pullman.
“E
tu! Vedi di riguardarti!” gridò ancora la mia bionda amica al mio fidanzato.
“Sì,
signorina!” rispose questi e, voltandosi verso Price “ Ma tu, come fai a
sopportarla?”
“Ho un’arma segreta!” e accennò verso di me col
capo.
Dormimmo a Parigi. L’aereo era il mattino seguente. Marj era stesa sul
letto, le mani intrecciate dietro la nuca.
“Ok” sospirai “cosa ti
prende?”
“Perché è così con te?”
“Scusa?” sgranai gli occhi, sorpresa.
Si voltò verso di me, fissandomi seria “Con te
ride… Con me è dolce, gentile, protettivo, un amante fantastico ma… non ride
mai. Perché con me non si lascia andare?”
I grandi occhi felini erano tristi.
Lo sapevo. Ne avevo
parlato con lui e la risposta era stata che sì, Marj gli piaceva, e molto,
ma…
Non riusciva ad aprirle il suo cuore, non riusciva ad essere se stesso.
E soprattutto, non era innamorato. Non ancora…
Non sapevo
più cosa dire.
Né a lui.
Né a lei.
Non volevo veder soffrire Marj ma sapevo che per Benjiamin
la situazione non era facile.