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Autore: Infinite Sky Driver    07/07/2013    2 recensioni
{Dal Capitolo 1}: "La luce era talmente poca che a stento distingueva i contorni delle cose, non che gli servisse molto, [...] Si passò una mano fra i capelli, impaziente.
Come poteva aspettare ancora? Quanto attendeva quell’incontro? [...]
“Non dovrai aspettare molto”
“Aspettare molto? Per cosa?”
“Vedrai. Ma sarai molto felice”
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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INFINITESKYDRIVER
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo, coloro che hanno recensito e coloro che hanno inserito questa storia tra preferiti, seguite e ricordate, un grazie immenso! Non sapete quanto mi faccia piacere! Direi che ogni capitolo avrà un ringraziamento particolare. Se nel primo ringrazio mio fratello per la sua pazienza, in questo ringrazio i miei recensori del primo capitolo (HaruHaru19jong_4everTemperinaluna8029) che - seppur inconsapevolmente- mi hanno dato la voglia di continuare.








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Jonghyun si svegliò di soprassalto.

Era, come sempre, nel suo letto. Le lenzuola gli si erano infilate tra le gambe durante la notte, perciò era sudato oltre ogni immaginazione.

Cercò di srotolarsi da quel fagotto di tessuto azzurro, imprecando a bassa voce già appena sveglio.

“Per fortuna che il buon giorno si vede dal mattino”, pensò il ragazzo, sbuffando.

Si diresse velocemente in bagno, amava allietare la pelle dal caldo torrido estivo che lo assaliva già dal primo mattino. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, non doveva essere poi molto tardi, poiché il sole non era alto in cielo e i raggi penetravano attraverso il vetro, scaldando ed illuminando le chiare piastrelle del pavimento lucido del locale.

Preferì una doccia fredda, almeno si sarebbe svegliato e i muscoli si sarebbero tolti di dosso quel lieve senso di torpore che ogni giorno d’estate li afflosciava.

Appena uscito dalla doccia, gocciolante, rimase un momento a fissare il suo corpo ben allenato, attraente, scolpito ed assolutamente perfetto. Si sorrise, grazie all’immagine riflessa sullo specchio posto di fronte a lui, si stupì di quanto quella sua espressione fosse ammaliante.

Si, la modestia era una dote di cui Kim Jonghyun non ne possedeva nemmeno una briciola.

Lasciò i capelli scuri bagnati, si sarebbero probabilmente asciugati prima di uscire di casa. Si passò comunque una mano tra i ciuffi ribelli, scuotendo quella chioma scura e lucente, in un’azione che ricordava vagamente quella compiuta dai cani nel tentativo di scrollarsi di dosso l’acqua dal pelo.

E così faceva Jonghyun ogni mattina, agitando la testa in quel modo estremamente buffo, mentre si aiutava in quell’impresa con una mano.

Una volta vestito, si diresse in cucina per la colazione. I suoi genitori ancora dormivano, perciò decise di fare piano. Si preparò del caffè mentre sbirciava fuori dalla finestra il sole che si alzava lento.

La seconda cosa che detestò di quella mattinata, dopo le coperte, avvenne appena guardò l’orologio.

Segnava le otto e quaranta.

Sputò buona parte del caffè che aveva in bocca e dal bicchiere che aveva in mano sembrò scoppiare uno tsunami, grazie al movimento brusco del suo braccio.

Ma Jonghyun era troppo impegnato a scappare fuori di casa per accorgersi che la sua maglia era ormai più simile al manto dei dalmata, piuttosto che alla precedente trama monocolore, bianca.

Per fortuna nella zona in cui abitava non mancavano mai i bus che portavano alla città, per cui non dovette aspettare molto alla fermata. Avrebbe saltato la prima ora, questo era certo. Forse anche la seconda, se il bus non si dava una mossa.

Picchiettò a terra con un piede per tutto il tragitto, guadagnandosi delle occhiatacce dal signore che stava seduto di fronte a lui. Continuava a guardarlo dalla testa ai piedi con un’espressione circospetta, come se avesse avuto davanti un clown, o qualcosa di simile.

Il bus era all’ultima fermata prima della sua scuola, e Jonghyun finalmente guardò l’orologio sospirando di sollievo. Mancavano cinque minuti. Avrebbe fatto in tempo.

Avrebbe fatto in tempo se non avesse visto.

Avrebbe fatto in tempo se il suo cuore non avesse perso qualche battito.

Avrebbe fatto in tempo se non avesse notato quel particolare, fra la massa.

Lo sguardo perso fuori dal finestrino agganciò una figura nota.

Il bus fu troppo veloce perché potesse vederne i particolari, ma Jonghyun giurò di aver visto un ragazzo dai capelli biondissimi, abbastanza lunghi. Un’acconciatura troppo esemplare per essere adottata da più di uno o due ragazzi in quella cittadina.

Qualcosa si mosse, in fondo all’anima di Jonghyun. Qualcosa di prepotente, qualcosa di forte, ma anche di inafferrabile. Quel dettaglio gli diceva qualcosa, ma più cercava di afferrare il concetto e più questo si allontanava da lui.

Poi, in un secondo, ricordò.

Il suo sogno.

Come aveva fatto a dimenticare quel sogno che sembrava essere durato un’eternità?

Com’è che si chiamava quel ragazzo venuto dall’oceano? Qual’era il suo nome? Perché non riusciva a ricordare?

Il suo sguardo si spostò indietro, cercò di individuare un volto, ma l’automezzo aveva percorso troppi metri e ormai le persone avevano tutte facce diverse da quella interessata.

Si rilassò sul sedile, seppur questo fosse scomodo, e tenne gli occhi fissi sul pavimento.

Il sogno di quella notte non era stato un caso isolato. L’aveva fatto altre volte, in precedenza. Non gli aveva mai dato molta importanza, anche se in fondo, nel suo cuore, sentisse quanto invece fosse importante e sentiva un incredibile dolore al petto ogni qual volta sottovalutava la valenza di quelle visioni notturne.

Lui non era affatto un tipo così sdolcinato, pieno di sentimenti e soprattutto, non era attratto da quel ragazzo sconosciuto. Non aveva mai avuto problemi con il suo stesso sesso, certo, ma questa era rimasta una sua idea nascosta, sempre tenuta segreta quando andava a scuola o aveva rapporti con altre persone.

Lui era normale, e voleva rimanere tale per il resto della sua vita.

“Hei, tu, mi senti?”

Jonghyun si riscosse, puntando i suoi grandi occhioni neri sul volto dell’anziano che gli sedeva di fronte.

“E’ questa la tua fermata, no? Ti sto tenendo l’autobus fermo da un minuto, muoviti a scendere!”

“Oh..si, grazie” Jonghyun farfugliò qualcosa e si inchinò brevemente, prima di uscire veloce dalle porte scorrevoli.

Corse dentro il cortile del liceo, dove molti studenti passavano le loro ore buche stesi sul prato a prendersi il sole, o a leggere, molti si dirigevano in caffetteria, altri in biblioteca, altri ancora correvano come lui, verso la propria classe.

Entrò appena prima dello squillo della campanella. Salvo.

Con un sonoro sbuffo, si sedette accanto alla finestra, vicino al suo compagno di banco che lo guardava divertito.

“Cos’è, hai fatto a botte con qualcuno?” Ridacchiò Minho con la sua solita voce profonda.

“Cosa?” Jonghyun era stremato dopo la corsa, nemmeno si accorse delle allusioni del suo migliore amico.

“La tua maglia” Sussurrò l’altro indicando con un cenno il suo torace.

Jonghyun si guardò notando solo in quel momento le enormi macchie marroni, di diverse misure, sulla sua maglia bianca.

“Oh mer..”

“Signor Kim!” Il professore si sedette alla cattedra, con un sorriso. “Vedo che il suo linguaggio è già deplorevole dal mattino”

Una risatina collettiva percorse la classe.

Jonghyun si guardò un po’ attorno infastidito, per poi togliersi quella maglia di dosso, rimanendo in maniche corte.

“Veda di non distogliere l’attenzione delle signorine della classe, signor Kim” Disse scocciato il professore con lo sguardo fisso sul registro, intento a iniziare l’appello.

Minho gli diede una gomitata giocosa, complice, e Jonghyun sorrise ammiccando ad un paio di compagne di classe che si sciolsero definitivamente sulle loro sedie di fronte a quella distesa di denti bianchi e perfetti.

 

_______________

 

 

“Perché alla prima ora non c’eri, Jonghyun?”

“Mi sono svegliato tardi” Cercò di liquidare le domande di Minho con quella risposta semplice e chiara.

“Non capisco comunque  le macchie” Ridacchiò il moro, decisamente più alto del suo compagno, anche se entrambi stavano seduti diritti.

“Ho visto che era tardi e così mi sono rovesciato il caffè addosso, ho perso l’autobus e..”

“E..?” Minho sembrò interessarsi appena sul volto dell’amico passò un’ombra di incertezza.

“E ho corso fino a qui”

Minho parve deluso da quella risposta, chissà cosa credeva.

Jonghyun si morse le labbra, indeciso se parlare dei suoi sogni e di ciò che aveva visto prima a Minho. Dopotutto gli aveva già parlato dell’argomento quando aveva sognato per la prima volta quello strano ragazzo biondo. Ricordava l’enfasi durante la spiegazione, di come gli sembrasse assolutamente reale tutto quello che aveva vissuto la notte.

 

 

“Ma si, Minho, dai! Hai presente quando fai quei sogni più vividi degli altri? Ti sarà già successo, no?”

“Hum, probabile”

“Quelli che capisci che non possono essere sogni, troppo reali, troppo consistenti, che magari ti pizzichi e ti fai male, e dici che allora non è un sogno ma è la realtà. Mi sono documentato, sai? Ho letto su internet alcune notizie. Dicono che si chiamino sogni lucidi. Perché non sono proprio sogni, ma sono verità parallele”

Minho aveva alzato un sopracciglio, confuso.

“Ah si?”

“Si, io lo vedevo, Minho. L’avevo davanti a me! Ed era troppo bello per essere una creazione della mia mente, capisci? Una bellezza così non può essere inventata dalla mente dell’uomo, ma...ma…Minho, io credo sia reale”

“Reale?”

“Minho, mi segui? Lui! E’ reale, non me lo sono inventato! Io lo conosco davvero!”

“Jonghyun, ti sei reso conto che mi stai parlando di un ragazzo, vero? Uno sciupafemmine come te! Stento a riconoscerti, amico mio” Rise il gigante, dandogli una pacca sulla spalla amichevolmente.

 

Jonghyun si era sentito ferito ed incompreso dalle sue parole, perciò stentava a parlarne ancora.

Quel ragazzo non se l’era immaginato… o forse si? La sua mente l’aveva identificato come un ragazzo più alto di lui, ma più piccolo d’età. Ma nel suo sogno si rivelava come divinità. Forse non lo era? Forse era solamente una sua fervida immaginazione notturna? Magari le divinità nemmeno esistevano, e certamente non avevano quella forma. Le divinità sono anime austere ed egoiste, come dicono gli antichi testi greci. Il suo cuore però non era della stessa idea. Gli stava suggerendo di crederci, poiché ciò che aveva visto numerose notti, compresa quella appena passata, era vero.

Magari la sua mente gli stava giocando brutti scherzi, ma lui voleva credere a tutti i costi al suo istinto.

Minho probabilmente pensava si trattasse di una sciocchezza, ma in fondo al cuore lui sapeva che ciò che sentiva era vero, palpabile e pronto a rivelarsi al mondo.

                                                                                              ______________________

 

“Dai, Jonghyun, muoviti!”

La giornata era via via migliorata. Non era perfetta, certo, tra il risveglio, il ritardo, la maglia, e alcuni votacci durante la mattinata, ma era pur sempre una bel giorno estivo, soleggiato e piacevolmente tranquillo.

Jonghyun si mise lo zaino in spalla, camminando fuori dall’aula. Gli studenti si riversavano nei corridoi dopo la fine delle lezioni, quelli che avevano anche il pomeriggio si dirigevano fuori per pranzare.

Jonghyun vide Minho in fondo al corridoio, intento a raggiungere l’aula ristoro per primo, in cerca dei pasti migliori, così Jonghyun abbandonò la sua andatura spavalda e si mise a correre verso di lui.

A malapena mantenne l’equilibrio quando dall’angolo sbucò un ragazzo dell’ultimo anno e scontrarono con le spalle.

Jonghyun si voltò per vedere se l’altro fosse in difficoltà, infatti era caduto, ma stava già rimettendosi in piedi. Il moro gli porse una mano, scusandosi, ma si fermò appena vide il sorriso splendente dell’altro.

“Tranquillo, sto bene” E i suoi occhi si ridussero a due piccole fessure, in quel sorriso.

Jonghyun lo corrispose. Avrebbe volentieri scambiato due chiacchiere con quel ragazzo. Qualcosa lo spingeva a farlo, ma al suono del suo stomaco brontolante preferì privilegiare il bisogno di cibo e mettere a tacere quei gorgoglii, piuttosto che parlare con un perfetto estraneo. Perciò si  inchinò appena e scappò via, verso il suo migliore amico.

Aspettare due minuti ancora sarebbe stato insensato, per Jonghyun. Ma solamente perché non sapeva.

Il ragazzo con cui si era scontrato si lisciò i pantaloni e passò le mani tra i suoi folti capelli scuri dalle sfumature rossicce. Continuò quindi il suo tragitto fino ad arrivare alla segreteria.

Salutò con un cenno una donna seduta alla scrivania, alquanto anziana. Sembrava aver trascorso la maggior parte della sua vita in un ambiente come quello.

“Jinki, buongiorno!” Lo salutò gioiosa, stava per alzarsi e salutarlo, ma lui la fermò con un cenno della mano, sempre sorridente.

“Nonna, stai pure tranquilla” Si abbassò lui a darle un bacio sulla guancia, prima di dirigersi verso la stanza accanto, quella del preside.

Sentì che l’uomo stava parlando, così bussò prima di entrare sulla possente porta di legno di ciliegio, nonostante fosse ormai sua abitudine frequentare quel luogo, vista la sua carica di rappresentante d’Istituto.

“Permesso”

“Oh, Jinki, Vieni pure”

Il preside parlava con un nuovo arrivato, probabilmente.

Il ragazzo se ne stava tranquillo, seduto sulla poltrona, e appena Jinki apparve nella saletta, questo si girò a guardarlo, curioso.

Il ragazzo in piedi si permise di rimanere un attimo ad ammirarlo.

Doveva ammettere che si trattasse di una persona dalla bellezza folgorante. Pochi individui avevano avuto quell’effetto su di lui, suo fratello era uno dei pochi sulla lista.

I suoi occhi felini si puntarono in quelli curiosi di Jinki, che si avvicinò per stringergli la mano.

Doveva essere più piccolo di lui, perché appena si avvicinò, balzò in piedi e si inchinò salutandolo con un “Jinki hyung, felice di fare la tua conoscenza”

Jinki sorrise genuinamente.

“Il piacere è mio…ehm tu sei?”

Il ragazzo gli strinse la mano, sorridendo, procurando un enorme vuoto allo stomaco dell’altro.

“Kibum, io sono Kim Kibum”




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::INFINITESKYDRIVER CORNER::

Sono sincera nel dire che non sapevo se avrei scritto un seguito..

Ma eccomi qui! Diciamo che...non mi piaceva l'idea di lasciarla così, e sarebbe stato un peccato non sviluppare la storia che avevo in mente di costruire sulla base del primo capitolo. Alla fine era solo un sogno, nnnnaaaaaah. Che cosa crudele...non capisco perchè devo sempre frantumare i sogni di sti poveri ragazzi.
Ma sta qui il bello, no? Comunque mi sento cattiva, si. Si meritano un lieto fine, o forse no... *SUSPANCE*

Come sempre, mi fa piacere sapere commenti, pareri o tutto quello che volete! Non mi resta che darvi l'appuntamento al prossimo capitolo e grazie per aver letto! :D

  
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