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Autore: iviaggipsicadelici    07/07/2013    1 recensioni
"Questa non è una di quelle storie che finisce bene.
Questa non è come una di quelle storie che alla fine vivono tutti felici e contenti,questa è una di quelle storie dove solo uno dei due vive,felice o non. "
Due ragazzi e un amore troppo grande da portare sulle spalle.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Passò qualche settimana.

Poi qualche mese.

Avevamo dimenticato tutto o forse facevamo finta.

Fingevamo fosse stato semplicemente un brutto sogno.

Quella sera dovevamo incontrarci a casa mia,ma lui non si presentò.

Era la prima volta che mi bidonava.

Lo chiamai.

Mi rispose seccato e scontroso.

Qualcosa non andava.

Non stemmo molto tempo al telefono,riattaccai io con una qualche scusa banale che ora non ricordo.

Mi preparai velocemente e mi diressi verso casa sua.

Dovevo vederci chiaro,dovevo sapere.

Mentre camminavo il fumo della sigaretta girava in avanti e poi tornava a sbattermi in faccia.

Il gelo mi atrofizzò le gambe.

I pensieri vagano veloci.

Iniziai a pensare al peggio,ma non potevo neanche immaginare.

Suonai al campanello.

Le mani rosse risaltavano nel buio della notte.

Era quasi mezzanotte.

Di colpo mi resi conto della grande cazzata che stavo per compiere.

Perchè ero lì?

Ma poi mi aprì.

Era visibilmente nervoso.
Il suo occhio era viola,quasi nero.

Rimasi sbalordito e gli chiesi cosa fosse successo.

Mi disse di andarmene.

Non me ne vado da qui finché non mi dici perché hai quell'occhio”.

Alla fine cedette.

Il suo patrigno scoprì la nostra relazione.

Una soffiata da qualche piccolo bastardello.

Un messaggio anonimo con delle nostre foto gli erano arrivate nella cartella di posta e lo aveva picchiato,lo aveva davvero picchiato duramente.

Ci sedemmo nel giardino,al buio,da soli.

Il fumo della sigaretta si confondeva con il vapore emesso dai nostri fiati pesanti.

Mi raccontò per filo e per segno tutto quello che successe.

Cercò di far ragionare quell'essere mostruoso ma non ne volle sapere.

Sua madre si mise in mezzo,ma tutto ciò che ottenne è un pugno in faccia.

Gli dissi che doveva far qualcosa,doveva reagire,doveva denunciarlo.

Scoppiò a piangere.

Iniziò a balbettare strane frasi,senza senso,grammaticalmente scorrette.

Cercai di calmarlo e a quel puntò capii cosa stava cercando di dirmi.

E' finita”. 

  
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