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Autore: Yuppina    07/07/2013    0 recensioni
Qui di seguito le brevi riflessioni di Rebecca, una ragazza che ogni giorno fa i conti col suo specchio e l'immagine riflessa dentro di esso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una grossa lacrima scorre lenta sul volto e non era certo la prima volta. Stava ancora lì davanti al grande specchio della sua stanza a guardarsi, contemplarsi. Pianse ancora di più, ormai le lacrime avevano preso il sopravvento su di lei e anziché bloccarle le lasciò scorrere libere di rigarle il volto. Rebecca odiava quello specchio, in realtà tutti gli specchi in generale, ma quello in particolar modo. La mattina presto prima di andare a scuola, Rebecca si specchiava e ci si truccava, insomma “truccarsi” per lei era una parola grossa, si limitava a un po' di matita nera e il mascara, non aveva mai imparato e non le interessava, eppure passava del tempo a veder riflesso il suo volto, non per vanto, al contrario, cercava ogni difetto nel suo viso e, dopo una attenta a severa analisi, aveva addirittura il coraggio di ritenersi una ragazza carina. Con questo pensiero cominciava la giornata in modo positivo fingendo che i difetti non esistessero, sistemava i lunghi capelli che manteneva con tanta cura e usciva.

Ma accadeva sempre qualcosa, sempre: un brutto voto, un imprevisto, una delusione amorosa, un nonnulla che le facevano perdere quella poca fiducia che si portava con sé quando usciva di casa, quella pochissima fiducia che le serviva per poter affrontare il mondo quel giorno. Alla fine della giornata, si rimetteva davanti a quello specchio ed eccoli là tutti quanti: i denti storti, il naso grosso, il mento che una volta avevano definito “Ercolino”, gli occhi di un marrone assolutamente comune... Tutti quei difetti le apparivano e la investivano riportandola alla realtà. Purtroppo doveva ammetterlo: non era proprio una bellezza, tutt'altro. E sì, dava la colpa a quello specchio mentitore, a quel maledetto specchio che la mattina la illudeva di poter essere forte, uscire di casa e spaccare il mondo, ma poi bastava un soffio per abbatterla. Avrebbe voluto distruggerlo, farlo a pezzi e al diavolo i sette anni di sfortuna, pur di farlo smettere di prenderla in giro avrebbe fatto qualunque cosa. Rebecca osserva ancora il riflesso del suo volto, il suo aspetto non era certo migliorato; una volta le avevano detto che era bella con gli occhi arrossati e così ogni volta che piangeva si guardava attentamente per vedere se qualcosa era migliorato, ma niente, tutte le volte era la stessa cosa, di certo due occhi gonfi come se fossero stati presi a pugni non potevano rappresentare un emblema di bellezza, sicuramente non su un volto come il suo. E ciò la faceva sentire peggio. Voleva prendere l'oggetto più vicino e scagliarlo contro la superficie di quel maledetto oggetto che rifletteva tutta la sua non-bellezza. Ma a cosa sarebbe servito? Appena si sarebbe voltata verso la finestra o qualunque superficie riflettente avrebbe continuato a rivedere lo stesso volto. Sembrava che tutti si divertissero a prendersi gioco di lei e a quel punto, se non possono distruggere tutti gli specchi del mondo, che altro si poteva fare? Sembra che l'unica soluzione sia quello di distruggere se stessi, è l'unico pensiero che circola nella mente: distruggere se stessi, perché? Per odio, per rabbia, per disperazione... Rebecca vorrebbe prendersi il volto e strapparselo per farlo a pezzi, ma ogni volta che provava a toccarsi una guancia comprendeva che ciò era impossibile per lei e si sentiva codarda perché non aveva nemmeno il coraggio di compiere quel gesto.. Ma alla fine cosa le avrebbe rappresentato questo gesto? Un atto liberatorio? Una forma di protesta verso gli specchi mentitori? Sarebbe stato completamente inutile. Poi arrivava quel momento in cui si rendeva conto dell'ora tarda che si era fatta e immediatamente capiva di essere stanca, era quel momento del giorno in cui non capiva se fosse notte fonda o il mattino presto. Dopo essersi bagnata il volto, andava a letto e immediatamente si addormentava sapendo che il mattino avrebbe dovuto sopravvivere al mondo.

  
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