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Autore: Rey_    07/07/2013    2 recensioni
Louis non conosceva affatto l’amore né tantomeno il famoso colpo di fulmine, era troppo giovane e inesperto: era uscito solo con un paio di ragazze, e ad entrambe era riuscito a strappare solo un semplice bacio.
Ma quando i suoi occhi azzurri si posarono in quelli scuri di Savannah, qualcosa dentro di lui si mosse, si gonfiò inevitabilmente, facendogli cedere le gambe e girare la testa.
Aveva attribuito quella sensazione alla fame, o al caldo, ma dentro di se sapeva molto bene che probabilmente c’era qualcos’altro sotto.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When I was your man.


















Too young, too dumb to realize 
That I should have bought you flowers and held your hand 
Should’ve gave you all my hours when I had the chance 
Take you to every party cause all you wanted to do was dance 
Now my baby is dancing, but she's dancing with another man.







Louis aveva diciassette anni quando incontrò per la prima volta Savannah.
Si ricorda ancora il giorno e, anche se potrebbe passare per morboso, si ricorda perfettamente anche l’ora in cui per la prima volta incontrò quegli occhi scuri che lo guardarono indifferenti.
Era estate, una delle più caldi estati che si erano mai viste a Doncaster, e lui stava aspettando il suo amico Stan davanti al cinema, unico luogo in cui potevano passare il pomeriggio senza rischiare di sciogliersi al calore del sole.
Era mezz’ora che Louis tamburellava il piede a terra, facendosi aria con la mano nell’attesa che quell’idiota del suo amico si degnasse di arrivare: sapeva che sicuramente sarebbe stato in ritardo, lo era sempre; a scuola, in chiesa, alle partite di calcetto e perfino agli appuntamenti che lui dava alle ragazze, ribaltando l’antico detto che è sempre la donna a farsi aspettare.
Louis aveva conosciuto tutte le ragazze che aveva avuto Stan, ed erano molte, e non ce n’era stata una che avesse affermato che Stan era sempre in perfetto orario e che ricordava tutti gli appuntamenti.
Era un caso perso, e ormai Louis ci aveva fatto l’abitudine, anche se non riusciva a mettere a tacere il suo essere ansioso e paranoico, costringendolo comunque ad uscire dieci minuti prima di casa per evitare qualsiasi inconveniente.
Louis era un tipo strano, lo sapevano tutti. Era sempre allegro, sapeva tutto di donne a causa delle quattro sorelle, e aveva sempre un buon consiglio per tutti. Poi però c’erano dei momenti in cui si rabbuiava, si perdeva nei suoi pensieri e non proferiva più parola, come se si trasferisse in un altro mondo sconosciuto a tutti gli altri.
Questo era cominciato ad accadere dopo la  morte del padre, quindi le persone che gli volevano bene attribuivano i suoi strani comportamenti a quell’incidente, ma la verità era che Louis si sentiva vuoto.
Dietro quel sorriso apparentemente allegro, nascondeva un senso di inadeguatezza che aveva sempre provato, come se fosse nato con lui.
Il fatto era che Louis si stancava subito, non riusciva a sopportare qualcosa per più di due giorni e per questo era tempo che non sopportava più la sua vita: sveglia alla stessa ora, tutti i giorni, stesso tragitto per andare a scuola, stessi compagni fin dalle elementari. Non cambiava mai niente e lui era stanco di quella routine.
Ma aveva sempre diciassette anni e più che andarsene in giro con il suo migliore amico e cercare un modo per passare la giornata magari facendoci scappare qualche risata, lui non poteva fare niente per cambiare le cose.
Quel giorno, però, ci pensò Savannah a portare quel tanto agognato cambiamento nella vita di Louis.
Savannah era americana, di New York, e si era ritrovata a Doncaster perché i suoi genitori l’avevano spedita dalla zia materna per farle cambiare aria e magari anche atteggiamento.
Non era una cattiva ragazza, ma i suoi genitori non sopportavano più quell’aria da donna vissuta che assumeva quando era a scuola o con le amiche, e quel mutismo indifferente che invece aveva in casa, che faceva completamente uscire di testa i genitori. Era così ostinata a portare avanti le sue idee e il suo caratteraccio che a volte i genitori rischiavano di dimenticare anche il suono della sua voce per quanto lei smetteva di usarla.
Ma sapevano entrambi quanto le piacesse l’Inghilterra e quanto andasse d’accordo con suo cugino, quindi non esitarono neanche un istante a mandarla a Doncaster per l’estate intera sperando che al posto suo tornasse una ragazza migliore, magari meno scontrosa.
Fatto sta che Louis capì al volo il perché del ritardo di Stan al loro appuntamento, e per una volta fu costretto ad ammettere che non era per niente colpa sua e della sua infinita pigrizia che lo faceva addormentare anche nei momenti meno opportuni.
Quando finalmente vide spuntare il suo migliore amico dietro l’angolo, con la sua solita camminata lenta e il suo pigro sorriso sulle labbra, stava quasi per cominciare ad accusarlo e a rinfacciargli che probabilmente per colpa sua si era perso le prima scene del film, quando dietro di Stan apparve proprio lei, e tutte le parole che Louis aveva preparato per il suo migliore amico sfumarono via.
Savannah non era bella. Non era una di quelle bellezze che ti saltano all’occhio subito, che ti fanno pensare ‘guarda questa che figa’, e Louis ci avrebbe messo un bel po’ prima di comprendere quanta bellezza ci fosse dietro quella facciata da dura.
Deve ammettere che la prima impressione che ebbe di lei non fu tra le migliori: quando si presentò aveva i capelli arruffati, le guance rese rosse dal caldo e le labbra strette in una linea di disappunto.
Louis pensò subito che non le sarebbe mai andata a genio, non avrebbe mai voluto avere a che fare con una persona che gli ispirava antipatia solo al primo sguardo.
Ma presto dovette ricredersi, più presto di quanto pensasse, perché gli bastò che Stan gliela presentasse e che lei puntasse i suoi occhi scuri e scettici su di lui, per perdersi completamente nel suo sguardo.
Louis non conosceva affatto l’amore né tantomeno il famoso colpo di fulmine, era troppo giovane e inesperto: era uscito solo con un paio di ragazze, e ad entrambe era riuscito a strappare solo un semplice bacio.
Ma quando i suoi occhi azzurri si posarono in quelli scuri di Savannah, qualcosa dentro di lui si mosse, si gonfiò inevitabilmente, facendogli cedere le gambe e girare la testa.
Aveva attribuito quella sensazione alla fame, o al caldo, ma dentro di se sapeva molto bene che probabilmente c’era qualcos’altro sotto.
Comunque sia, dentro a quel cinema, al buio, Louis si accorse subito che qualcosa in lui stava cambiando. Non era mai successo, mai, che alla fine di un film lui non ricordasse neanche una scena; lui amava assaporare ogni singola parola detta dagli attori, ogni suono o espressione.
Ma quando Stan gli chiese se il film gli era piaciuto, lui tutto quello che era riuscito a fare era semplicemente annuire, perché se avesse dovuto raccontare cosa aveva visto in quel cinema, avrebbe spiattellato al suo amico ogni singolo sospiro che era uscito dalle labbra fine di Savannah, ogni minimo spostamento, guizzo della mascella, ogni piccolo sorriso.
Era quello il film che aveva visto Louis quel pomeriggio, i suoi occhi erano stati puntati tutto il tempo sul viso di Savannah.
La ragazza se ne era accorta, ma aveva fatto finta di nulla, anche se di lì a poco, con il passare dei giorni, anche lei si rese conto di non essere del tutto indifferente a Louis.
Erano sempre insieme, lui, lei e Stan. Dalla mattina appena dopo aver fatto colazione, fino alla sera quando i genitori li imploravano di tornare a casa almeno per cena.
Louis e Savannah ci misero davvero poco a fare amicizia, gli bastò uno sguardo, un sorriso e un ‘ciao’ appena accennato da parte di entrambi il giorno dopo il cinema, per dar vita ad un rapporto che si sarebbe rafforzato sempre di più con l’andare dei giorni, per poi arrivare alla fine dell’estate completamente trasformato in qualcosa di troppo forte e grande per entrambi.
Stan aveva subito immaginato che ci fosse qualcosa tra i due, semplicemente dal fatto che a Savannah bastava passare due minuti con Louis per trasformarsi nella ragazza solare, piena di vita e dolce che lui conosceva. Sapeva bene il motivo per il quale lei si facesse passare per tutt’altra persona e sapeva anche che i suoi genitori non l’avrebbero mai capito, anche se era più semplice di quanto pensassero: Savannah era stanca, stufa della monotonia della sua vita, stanca di vedere ogni giorno sempre le stesse persone e fiduciosa nel fatto che prima o poi sarebbe arrivato un cambiamento nella sua vita, proprio come Louis.
Non lo sapevano ancora, e forse non se ne sono resi conto neanche ora, ma loro furono il tanto aspettato cambiamento l’uno per l’altra.
 
La prima volta che ci fu un contatto fisico tra di loro, Louis capì che quella ragazzina della sua stessa età ma così piccola fisicamente, con quegli occhioni scuri e quel sorriso che gli regalava sempre più spesso, gli cominciava a piacere più del dovuto.
Fu un sfioramento di labbra, un piccolo contatto fortuito, che li fece arrossire entrambi, per poi guardarsi e ridacchiare come due idioti.
Stan non c’era quel pomeriggio, doveva aiutare la madre in casa, quindi Savannah aveva deciso di raggiungere Louis da sola, a casa sua, per non privarsi nemmeno per un pomeriggio della sua piacevole compagnia dato il fatto che sapeva che l’estate non era eterna e che prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa, lontana da quel ragazzo che l’aveva fatta tornare a vivere come aveva sempre voluto.
E lì, sdraiati sul letto a una piazza di Louis mentre ascoltavano la musica, sulle note di una canzone di James Blunt Louis le carezzò improvvisamente la guancia e la baciò sulle labbra. Fu un gesto istintivo, partito dal cuore, che durò una frazione di secondo, ma fu decisivo per entrambi.
Da quel giorno, la presenza di Stan durante le loro giornate non fu più così piacevole; come se avessero paura di perdere ogni istante di quelle giornate, non riuscivano a fare a meno di sfiorarsi, toccarsi e baciarsi, tanto che Stan, nauseato, li lasciava sempre soli, andandosene con quella sua buffa espressione da offeso sul viso.
In pochissimo tempo, diventarono l’uno il confidente dell’altra. Si raccontarono tutte le loro vite, ciò che gli piaceva e ciò che detestavano, scoprendo che avevano poche cose in comune ma questo non li fece comunque allontanare, perché le uniche due cose che condividevano erano le più importanti: l’amore e la voglia di vivere.
 
Passarono un’estate epica, tra risate, abbracci, baci e anche qualcosa in più, ignorando completamente il fatto che il caldo molto presto avrebbe lasciato il posto al freddo e che l’estate sarebbe finita, costringendo Savannah a tornare a casa, lontano da Louis, con un oceano intero a dividerli.
Ma l’emozione di aver trovato finalmente una persona capace di portare un cambiamento nella propria vita li aiutò a lasciare da parte ogni singolo pensiero ragionevole: perché Louis si sarebbe dovuto limitare, evitare di affezionarsi a Savannah, quando lei, solo con il suo semplice sorriso e i suoi modi di fare dolci ed esuberanti aveva fatto si che tutta la malinconia di Louis evaporasse come se non ci fosse mai stato?
Louis sorrideva sempre, per qualsiasi cosa. La madre, le sorelle e Stan si erano dimenticati di cosa si provasse a chiamarlo almeno trenta volte e a scuoterlo prima di ottenere una sua semplice reazione, si erano dimenticati l’ansia di trovarlo seduto a terra, schiena al muro e sguardo perso nel vuoto.
Tutto questo non succedeva più, Louis ormai aveva il sorriso cucito sulle labbra, e i suoi pensieri non erano più malinconici perché, essendo per lei, erano tutti belli.
 
Non ci pensarono per tutta l’estate all’imminente addio, proprio per questo quando arrivò il momento li trovò completamente impreparati.
Louis avrebbe voluto dirle un sacco di cose, ringraziarla per averlo fatto sentire finalmente vivo, pregarla di non sparire e di continuare a volergli bene anche se infiniti metri cubi d’acqua salata li avrebbero divisi per tutto l’inverno.
Ma non riuscì a dire niente, semplicemente la accompagnò all’aeroporto insieme a Stan e, arrivato il momento, le baciò dolcemente le labbra e la strinse in un abbraccio che se fosse stato per lui non sarebbe finito più. D’altra parte Savannah non si aspettava grandi dichiarazioni, in fondo erano ancora ragazzini e lei aveva capito quanto bastava di Louis per sapere che non era tipo da cose romantiche e sentimentali.
Semplicemente, gli sussurrò due parole all’interno di quell’abbraccio «Torno a Natale».
Due parole, cariche di promesse, che riempirono il cuore di Louis e lo aiutarono a lasciarla salire su quel maledetto aereo.
 
Non ci fu inverno più lungo per Louis, passato attaccato al telefono, incurante del fuso orario, a parlare ore e ore con la sua Savannah.
Stan ormai aveva dichiarato perso il suo migliore amico e, anche se lei era sua cugina ed in fondo era felice che avesse trovato un bravo ragazzo come Louis, non riusciva a fare a meno di mettere in guardia il suo migliore amico: quell’amore prima o poi avrebbe fatto male ad entrambi.
Inutile dire che i suoi consigli erano ascoltati solo dai muri, perché Louis non aveva intenzione di lasciarsi scappare l’unica cosa bella che gli era capitata in quella vita monotona.
Quando Savannah tornò a Doncaster, il 22 Dicembre, Louis si fece trovare all’aeroporto, appena fuori il gate degli arrivi e Savannah appena lo vide si catapultò tra le sue braccia, rischiando di farlo cadere a terra per la furia con la quale lo strinse a se.
Louis rise, pieno di gioia, e affondò il viso nei suoi capelli respirando quel profumo dolce che gli era mancato tanto, troppo per tutti quei mesi.
«Scusa, forse avrei dovuto comprarti dei fiori, ma non sono molto bravo in queste cose e…»
Savannah interruppe quel farfugliare incoerente con un bacio e ridacchiò.
«Stai zitto, a me basti tu».
E come poteva Louis resistere a quelle parole e a quel sorriso emozionato? Come poteva pensare alle parole serie di Stan, al dolore che aveva provato sentendo la sua mancanza e a quello che sicuramente l’avrebbe straziato per il resto dell’inverno?
Lei era lì, per lui contava solo quello.
 
Quell’anno Louis avrebbe compiuto diciotto anni, e non c’era modo migliore di passare il suo compleanno con (non sapeva se poteva ancora considerarla tale, ma gli piaceva pensarlo) la sua ragazza. Non si erano mai detti niente di tutte quelle cose sdolcinate, Louis non aveva mai trovato il momento adatto, ma quella sera, quando Savannah lo trascinò a ballare anche se lui avrebbe sicuramente preferito rimanersene seduto, gli sembrò proprio quello.
Mentre la stringeva per i fianchi e lei ancheggiava a tempo di musica, divertendosi come sapeva fare solo lei, beando tutta la sala piena di gente del suo sorriso e della sua risata cristallina, ecco, quello gli sembrò proprio il momento perfetto per dirle che si, l’amava con tutto se stesso.
Aveva la frase perfetta sulla punta della lingua, stava proprio per scivolare fuori dalle sue labbra, quando le parole di Stan gli tornarono tutte in mente, all’improvviso, facendolo gelare sul posto e invadendolo completamente.
Come se dopo quattro mesi avesse aperto il rubinetto della voce di Stan che riempì la testa di Louis rischiando di affogarlo.
Si morse la lingua talmente forte da sentire il sapore del sangue in bocca e serrò gli occhi per cercare di mettere a tacere i pensieri. Savannah non si accorse di niente, un semplice lampo di preoccupazione le attraversò gli occhi quando, baciandolo, sentì anche lei il sapore del suo sangue.
Ma lui si limitò a scuotere la testa e a fare un piccolo sorriso, per far passare tutta la preoccupazione di Savannah, lasciando passare quel momento che, non lo sapeva ancora, ma non sarebbe tornato mai più.
 
 
 
 



 

I know I'm probably much too late 
To try and apologize for my mistakes 
But I just want you to know 
I hope he buys you flowers, I hope he holds your hand 
Give you all his hours when he has the chance 
Take you to every party cause I remember how much you loved to dance 
Do all the things I should have done when I was your man.



 
 


Adesso Louis ha quasi ventidue anni, è Luglio, e se ne va girando per le strade di New York come se fosse il padrone del mondo, ed in effetti un po’ lo è, almeno di quello musicale del momento.
Non ha più visto Savannah da quel lontano giorno in cui la vide per la seconda volta salire su quell’aereo, con il rimpianto nel cuore di non essere riuscito a dirle cosa provava.
Ma Louis ormai non ci pensa più, perché proprio quell’anno un cambiamento molto più grande è avvenuto nella sua vita, sballottandolo completamente e rivoltando la sua vita rendendola così meravigliosa e frenetica da impedirgli di pensare al passato, al suo cuore spezzato e alla nostalgia per quel sorriso. La sua nuova vita non gli permette neanche di fermarsi un secondo a pensare, ma questo a lui non dispiace, adesso è abbastanza felice.
Louis non torna quasi più a Doncaster, non ne ha il tempo materiale, è sempre in giro per il mondo. Sente di rado Stan, troppo impegnato con i suoi nuovi amici, e ha una ragazza che crede di amare, anche se non gliel’ha ancora detto.
Il suo nuovo migliore amico, Harry, lo sta pregando di entrare da Starbucks, quando Louis si blocca nel bel mezzo del marciapiede, rischiando di essere travolto dalla folla di gente che cammina frenetica senza mai fermarsi.
«Louis, che cavolo fai?» sibila Harry, fermandosi sulla porta del locale. Ma Louis non lo ascolta, Louis è perso a guardare gli occhi di una persona che sta facendo lo stesso. Louis ha il cuore che gli rimbomba fin nelle orecchie, cominciando a correre improvvisamente rischiando di farlo cedere.
Louis non si sente più le gambe, diventate di gelatina alla vista di quella ragazza. Aveva pensato di averla dimenticata, ma quel sorriso è impossibile da dimenticare, gli è rimasto dentro, anche se chiuso nel più profondo dei cassetti della sua mente, e ci ha messo meno di mezzo secondo per farlo tornare a quell’estate fantastica, tra le braccia di quella ragazza meravigliosa che in questo momento è davanti a lui, immobile come lui ma con un sorriso sorpreso sulle labbra, mentre stringe la mano di un ragazzo appena più alto di lui che li fissa confuso.
«Savannah»  balbetta Louis, facendo ampliare il sorriso della ragazza.
«Ciao, Louis»  sussurra lei, con quella voce cristallina. Louis si ritrova a deglutire, il cuore in gola, mentre Harry rotea gli occhi al cielo e borbotta un «Ho capito, ti aspetto dentro» prima di sparire oltre la porta del locale.
«John, vai a prendere un tavolo, ora ti raggiungo»  sussurra Savannah al ragazzo, con un sorriso rassicurante che lo convince ad allontanarsi e a lasciare i due da soli.
Lei gli sorride di nuovo e Louis si sforza di assumere un’espressione neutra e di nascondere il groviglio di emozioni che sta provando in questo momento.
«Allora, cosa ci fai qui? » chiede Savannah, piegando la testa di lato, curiosa «Dio, è passato un sacco di tempo, non sei cambiato per niente! »  esclama poi, ridacchiando.
Louis sospira e si sforza di sorridere, lanciandole un’occhiata divertita e tornando in se.
Parlano, Savannah e Louis parlano per un  tempo che ad entrambi non sembra abbastanza, raccontandosi di tutto quello che hanno fatto dall’ultima volta che si sono visti, e sicuramente Louis ha molte più cose da dire.
«Quindi, quello è il tuo ragazzo? »  chiede infine Louis, sentendo la gola farsi improvvisamente secca. Savannah sorride teneramente e annuisce, una luce nuova che le brilla negli occhi.
«Si, stiamo insieme da sette mesi»
«Lo ami» constata Louis, sforzando di trasformare la sua smorfia di disappunto in un sorriso abbastanza convincente, ma sa che non può nascondere niente a Savannah.
«Si, e lui ama me» confessa Savannah, arrossendo leggermente. Louis si ammutolisce e abbassa lo sguardo.
«Sai, Louis, non è stato facile dimenticarti» riprende Savannah con voce bassa, respirando tra i denti ma mantenendo comunque quel suo sorriso dolce sulle labbra. Louis la guarda colpevole e annuisce.
«Quando sono tornata in America non pensavo tra noi sarebbe finito tutto così, semplicemente perdendo i contatti. Ma d’altra parte nessuno dei due era riuscito a dirsi ciò che provavamo, vero?» ridacchia, facendo sentire Louis sempre peggio con le sue parole delicate.
«Già»
«John mi ama, Louis, me l’ha detto» confessa di nuovo, arrossendo leggermente, «Me lo ha detto, come…come…»
«Come avrei dovuto fare io» finisce la frase Louis, puntando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di lei, sentendo il cuore fermarsi e il rimorso bloccargli il respiro in gola.
Savannah si stringe nelle spalle e sorride amaramente.
«Guarda il lato positivo, adesso hai una ragazza a cui puoi dire tutte queste cose. Non farti sfuggire anche questa occasione» esclama dopo un po’, riprendendo la sua solita allegria e dandogli una leggera pacca sulla spalla.
Allora Louis si ritrova a sorridere, a pensare alla sua ragazza, promettendosi di comprarle dei fiori la sera stessa e portarla a cena fuori, dirle che la ama, mettendo da parte la paura e l’orgoglio che gli hanno fatto perdere fin troppo. Guarda Savannah, e finalmente capisce che tutto ciò che provava per lei è passato, rimane solo una piccola parte di amarezza per averlo lasciato scivolare via consapevolmente.
Allora con un sospiro le dice le ultime parole, per salutarla come si deve e per lasciarle un buon ricordo di lui, cercando di rimediare al modo sgarbato in cui l’ha lasciata andare: «Spero che lui ti renda felice, ti compri sempre dei fiori e ti porti a ballare, perché so quanto ti piace» aggiunge Louis con un sorriso complice, facendola ridacchiare, «Spero che faccia tutto quello che avrei voluto fare io quando ero il tuo ragazzo. Te lo meriti Savannah». Lei sorride, leggermente emozionata, e annuisce.
«Ti ringrazio, Louis. Spero che sia felice anche tu»
E con un ultimo abbraccio, si dicono addio. Questa volta per sempre.




























Okay, non chiedetemi perchè ho scritto questa cosa perchè non saprei cosa rispondere, lol.
Forse perchè Bruno ha un potere su di me che neanche sapevo, con la sua voce e le sue parole riesce a far tornare la mia amica ispirazione tutta insieme, credo proprio che lo userò più spesso :D
O forse semplicemente mi mancava troppo pubblicare qualcosa su questo sito. Saranno passate appena due settimane dall'ultima volta che l'ho fatto e già sto rischiando di sclerare.
Quindi, eccomi qui con questa os nata dal nulla che poi alla fine non ha neanche tanto senso.
Ma vabbè, ormai l'ho scritta, tanto vale pubblicarla.
Quindi spero vi piaccia e che lasciate qualche recensione ;)
Con amore.
Sara.
  
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