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Autore: Mrs C    07/07/2013    4 recensioni
Sono qui perché l'intero corpo dell'MI6 pensa che io sia sconvolto dalla scomparsa di Bond, ed è così.
Sono sconvolto, frustrato e stanco. E sa perché sono sconvolto, frustrato e stanco? Perché tutti tendono a trattarmi come una mogliettina in lutto. Non lo sono. Sono un uomo, e un hacker.
[...]
E non posso. Non posso permettermelo. Non adesso, e neanche dopo. Non è la prima persona che perdo, so sopportare il dolore.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James Bond, James/Q, James/Q, Q
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3 novembre 2012

Dodicesima seduta

Ore 16:25

 

 

 

 

 

 

Mi sono innamorato una volta. Avevo sedici anni, e lei diciotto. Si chiamava Sophie, e aveva gli occhi blu, bellissimi.. Non erano di un blu normale, voglio dire... ci sono tantissimi blu. 
Mi guardi, io ho gli occhi verdi. Eppure potrebbe dire con assoluta certezza che sono verdi verdi o avrebbe un minimo dubbio sul fatto che siano di un verde diverso?

I miei sono verde palude. E non potrebbe dirlo in nessun'altra maniera, voglio dire... sono verde palude. Non verdi, o verde scuro. Verde palude. Non c'è un altro modo di chiamarli.

Quelli di Sophie erano blu corallo. Non era bella in maniera appariscente, anzi. Aveva uno strano colore di capelli. Le piaceva tingerli di un biondo sbiadito. Quasi bianco. Non le stavano bene, glielo dicevo sempre. Con i suoi occhi, sarebbe dovuta tornare al suo colore originale, il nero, ma non mi ha mai dato retta. Era una persona testarda. Mi piaceva per questo. Perché mi teneva testa. Non aveva paura della mia ritrosia, del mio pessimo carattere e di quel modo che avevo di allontanare le persone.

Non so come abbia fatto ad innamorarsi di me, né come io abbia fatto ad innamorarmi di lei.

Siamo stati insieme per tre mesi, ed è con lei che ho fatto sesso la prima volta.

Non ha mai preteso parole dolci da parte mia, né mentre eravamo a letto, né fuori.

Non le ho mai detto che l'amavo, e non le prendevo la mano in strada. Nei corridoi.

Nessuno sapeva che stavamo insieme, e nessuno l'ha saputo nemmeno quando è morta.

Ero presente al suo funerale, in chiesa, nell'ultima fila della navata. Una dopo l'altra, le sue amiche e i parenti sono saliti sul pulpito e, fra le lacrime, hanno detto parole dolci e gentili su di lei.

Sulla persona che era, su quella che sarebbe diventata. Non lo era. Una brava persona, intendo.

Sophie era ciò che più lontano potesse esserci dall'essere una brava persona.

Se n'è andata, decidendo lucidamente di farlo. Tutti pensano che sia stato un incidente.

Dissero che aveva bevuto un po' troppo, e che quella curva sulla tredicesima non l'aveva proprio vista.

Non andò così. Sophie si è tolta la vita, in piena coscienza di sé e non ha lasciato biglietti perché non aveva nessuno da salutare, a parte me.

E io già lo sapevo. E non l'ho fermata perché, se non l'avesse fatto quel giorno, forse l'avrebbe fatto il giorno dopo. Oppure oggi.

Lo immagini, Dottore. In un futuro diverso, io sarei stato qui con lei, e Sophie appesa a qualche trave, in un appartamento diroccato della City.

Ci siamo salutati la sera prima come se niente fosse, ma entrambi sapevamo che non ci saremmo visti mai più.

Mi ha chiesto cosa doveva fare.

Io le ho detto che qualunque fosse stata la sua decisione, sarebbe andata bene comunque.

Ho preso sulle mie spalle il suo peso, capisce? L'ho lasciata andare. Volevo bene, a Sophie.

Ma lei non è mai stata di questo mondo, e gli altri non avrebbero potuto capire.

Non l'avrebbero accettato.

Così ha fatto credere di aver bevuto troppo e, razionalmente, ha deciso di andarsene.

E io sono rimasto qui.

Dottore, lei sa perché? Perché sono rimasto, voglio dire. Io lo so. Non mi soffermo spesso su questo, perché fa troppo male, ma il motivo per cui io rimango sempre è che probabilmente è questo il mio posto. Io ho la visuale migliore, sulle persone che poi perderò.

E' sempre stato così. Con mio padre, con mia madre, con Sophie. Con James.

E' sempre stato, così, Dottore.

L'unica domanda che non ha risposta è quanto ancora riuscirò a sopportarlo.

Dopo Sophie ho deciso di non avvicinarmi più a nessuno. Tutti hanno un limite, capisce? E per non varcare il mio, allontanarmi dalle persone è stata l'unica scelta possibile.

Almeno finché non ho conosciuto James. So che lo conosce di fama, ma sono a conoscenza di come James si sia sempre rifiutato di venire a una delle sue sedute, per cui non lo conosce di persona.

E' arrogante. Fastidioso. Incredibilmente prepotente.

Avrei voluto spaccargli la testa sul tavolo più di una volta e, all'inizio, rapportarmi con lui è stato difficile. Litigavamo in continuazione. Una volta eravamo a tanto così dal metterci le mani addosso.

M diceva sempre che era l'unico in grado di farmi saltare i nervi, e quando mi sono accorto che qualcosa era cambiato era già troppo tardi.

Con gli altri mi sono sempre tenuto a debita distanza, mai un'uscita con i compagni della Q-Branch né una cena in compagnia. Uscito dal laboratorio, per me erano dei perfetti estranei.

Con James non ci sono riuscito. Mi si è avvicinato piano, per paura che potessi scappare, e ogni scusa era buona per parlarmi. Anche litigare, se era necessario.

Poi non so cos'è successo, Dottore. Ci siamo ritrovati a pranzare insieme per puro caso – anche se con il senno di poi, forse non lo era così tanto – finché il pranzo non è diventato cena.

E svegliarmi con il profumo dei croissant fumanti a impregnare la stanza.

La prima volta che ci siamo baciati, era la sera precedente alla sua partenza per il Cile. Stavamo cenando, a casa sua. Non ero mai entrato prima di quel momento.

Avevo lo stomaco chiuso, e per la prima volta sentivo che qualcosa era sbagliato.

In tutta quella situazione, qualcosa era sbagliato. Non ho mai messo in discussione gli ordini di M, o le missioni che ci vengono assegnate... ed è stato forse in quel momento che me ne sono reso conto. La mia non era paura di fallire. Era paura di perdere. Che qualcosa andasse storto... che James non riuscisse a tornare a casa.

Sa che cos'è un'epifania, Dottore? Io l'ho avuta in quel momento.

La porta che ho sempre tenuto chiusa a chiave, James l'ha buttata giù senza alcuna fatica.

Può anche solo vagamente immaginare come mi sia sentito? Quanta paura ho provato a sentirmi così esposto, così... stupido?

Dio. Mi sento anche adesso uno stupido, a venire qui.

Lei mi dice sempre che la speranza è l'ultima cosa a cui dobbiamo aggrapparci. Se non c'è più nemmeno quella, è una causa persa.

Mi dica, ora, a cosa devo credere. A cosa mi devo aggrappare. La mia speranza era James, Dottore.

E adesso che lui non c'è, mi tirano da così tante direzioni che non so da che parte girarmi. [1]

Quella sera l'ho baciato con rabbia, per la prima volta.

Gli ho tirato i capelli, cercando di andare oltre il sapore di Whisky e il profumo scozzese che porta sempre e, lo sa, mi infastidisce.

Inconsciamente sapevo che qualcosa non sarebbe andato come previsto.

Non so in che modo potrò andare avanti, senza baciarlo ancora una volta.

Alcune notti è così difficile respirare che ho paura di non arrivare alla mattina dopo.

E quando mi sveglio, con la luce del sole che mi colpisce gli occhi, è come se fossi stato investito da un camion. E la realtà mi piomba addosso, prepotente e malvagia.

Non sto bene, Dottore. E non so cosa fare per poter stare meglio.

Se lei non riuscirà ad aiutarmi, non so se sarò in grado di farcela da solo.

 

 



 

 

3 novembre 2012

Dodicesima seduta

Ore 18:55

 

 

Il paziente presenta una forma quasi completa di depressione post traumatica, aggravata al settanta per cento dallo stress per il lavoro. E' consigliata qualche settimana di vacanza e assoluto riposo. Viene prescritto un antidepressivo, Fluoxetina cloridrato [2], da ingerire una volta al giorno.



Firma del Dr.

Hannibal Lecter

 

 

 

 

 

 

 

 

Ps. I'm a Serial Addicted

 

[1] E' una citazione che mi è rimasta in testa dopo averla sentita una volta e non ho la minima idea di chi sia. Se qualcuno lo sa, mi renda partecipe XD

[2] Un antidepressivo, atto a curare depressione, disturbi ossessivi-compulsivi e bulimia nervosa.

 

 

Hellooooo! Sono tornata! Mi rendo conto che è passato praticamente un mese, e me ne dovrei vergognare, ma è stato un periodo davvero difficile per me. E non riuscivo più a scrivere. Questa è la prima cosa che in effetti mi soddisfa (o non mi fa del tutto cacare, devo ancora decidere) da molto tempo a questa parte. Spero di poter aggiornare più in fretta, per il prossimo capitolo, ma visto che mi son sbloccata, non credo dovrei avere problemi u.u spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e se non vi piace liberissimi di lanciarmi pomodori e sanguisughe. See ya!

 

 

Jess

   
 
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