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Autore: Donatella    20/01/2008    2 recensioni
"Una volta eliminato tutto quanto di possibile o probabile può essere accaduto, quel che rimane, per quanto illogico o impossibile, è ciò che è realmente avvenuto." (Sherlock Holmes)
Genere: Thriller, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta in quanto a ritardo non mi si può dire quasi niente vero

Questa volta in quanto a ritardo non mi si può dire quasi niente vero??? ^___^ Sono stata bravina, su…! Ringrazio, come sempre, chi continua a leggere e soprattutto chi commenta, scusandomi se questa volta non mi soffermo più a fondo ma lotto contro una corrente che non vede l’ora di saltare l’ennesima volta!! ^___^

In ogni caso…buona lettura e…non vi preoccupate, questa storia non diventerà Beautiful, non è proprio mia intenzione ;) (capirete poi…)

 

 

Capitolo 5 – Una pista

 

La squadra del C.S.I. era tutta riunita intorno al tavolo metallico nella Break Room. Ognuno per conto suo sfogliava concentrato le pagine di vari dossier e cartelle, attento a cogliervi una provvidenziale illuminazione. Il silenzio fu rotto dai passi affrettati provenienti dal corridoio. La porta si aprì con uno scatto facendo picchiettare rumorosamente la tendina di plastica contro il vetro in plexiglas.

 

“Ecco i risultati dei test vocali provenienti dal laboratorio!” esclamò Greg, sventolando un foglio di carta bianco, con alcuni grafici stampativi sopra.

 

Subito l’attenzione nella sala si fece pungente.

 

“Abbiamo un riscontro!” esclamò, soddisfatto.

 

“E cosa aspetti a dirci chi è?” domandò Sara, guardandolo impaziente. Il suo dossier si era piegato miseramente per tutte le volte che era stato sfogliato.

 

“Qui casca l’asino” aggiunse il biondo, inclinando la testa e inarcando le sopracciglia.

 

Greg, entro questa puntata riuscirai a dirci quello che hai scoperto o dobbiamo aspettare la prossima settimana?” domandò Nick, guardandolo sarcastico.

 

“Okay, okay. Il fatto è che non abbiamo un…un vero e proprio riscontro – sospirò – perché ogni riferimento a questo codice di indagine è sparito”.

 

Nella sala calò il silenzio.

 

Ogni caso veniva rigorosamente catalogato con tutti gli accorgimenti del caso. Venivano dettagliatamente organizzate le prove, gli indizi e le schede dei sospettati. Ogni sacchetto contenente anche il più piccolo materiale organico veniva minutamente schedato e riposto dentro scatoloni sigillati. Dopodichè tutte queste scatole erano disposte in grandi scaffalature metalliche, divisi per anni e, all’interno dello stesso anno, divisi per il codice che veniva assegnato ad ogni caso. Tutto questo per far sì che, qualora ci fosse stata la necessità di rispolverare un vecchio dossier, sarebbe stato semplicissimo trovarlo e riesaminarlo. Per sicurezza, oltre che un catalogo cartaceo, negli ultimi decenni ne era stato elaborato anche uno informatico, salvato con accurati backup ogni settimana e inserito in un disco rigido che a sua volta veniva chiuso in una cassaforte con riconoscimento ottico della cornea. Insomma, un vero e proprio caveau di massima sicurezza. D’altronde all’interno di questi archivi erano conservati importantissimi dati. Solo agli stessi poliziotti era concesso l’accesso perciò, la scomparsa di uno di essi, significava automaticamente l’implicazione di un agente. 

 

“Sei sicuro?” domandò interdetto Warrick.

Greg annuì, posando il foglio sul tavolo.

 

“Ho controllato più volte e…niente” aggiunse, sollevando le spalle.

 

Gil, rimasto fino a quel momento in silenzio, afferrò il foglio, inforcò gli occhiali all’altezza della punta del naso e lesse a voce alta il codice.

 

“CW187-JL”.

 

“E ora che facciamo?” domandò Sara, affranta.

 

“A dir la verità c’è qualcosa!” esclamò il biondo, sfoderando un sorriso soddisfatto.

 

“Ricominciamo con le puntate” borbottò Nick, risistemandosi sul seggiolino di metallo e incrociando le braccia.

 

“Sei un ingrato, mio caro…non capisci che le menti geniali come le mie hanno bisogno di tempo?”

 

Nick sbuffò, scuotendo la testa.

 

“Se non sbaglio, i codici non sono dati a caso, vero?” intervenne Sara.

 

“Appunto. CW si riferisce ad un evento importante del periodo. 187 è il numero del caso. JL sono le iniziali dell’agente che si è occupato di catalogare il caso e forse, se la fortuna ci aiuta, che se ne è occupato in prima persona” terminò Greg.

 

“Bravo Greg – approvò Grissom – CW si potrebbe riferire a Cold War, Guerra Fredda” fece l’uomo.

 

“187 non ci serve a molto…vediamo…Guerra Fredda…” snocciolò Warrick, tentando di ricordare.

 

“1947 – 1953” fece Cathrine, sospirando.

 

“Promossa Cath!”

 

“Grazie Greg…beh, non guardatemi così, Liz ha dovuto fare un tema di storia e l’ho aiutata” si giustificò la donna rispondendo agli sguardi sorpresi dei colleghi.

 

“Okay, ci penso io a controllare quali poliziotti con le iniziali JL c’erano all’epoca…mi piace navigare nelle scartoffie ammuffite” fece Greg, riprendendosi il foglio e uscendo velocemente dalla stanza.

 

“Bene ora possiamo discutere-” cominciò Grissom, ma il suo discorso venne interrotto dal solito suono dei telefonino.

 

L’attenzione tornò alta, gli occhi tutti puntati sulle mani del supervisore che, velocemente, scavavano nelle tasche del giubbotto in cerca del cellulare.

 

Grissom” rispose, con la sua solita voce sicura.

 

Gli altri presenti nella stanza sentivano solo un indistinto ronzio provenire dall’apparecchio. Potevano solo immagine dalle rughe più o meno incavate del viso di Grissom chi e cosa potesse essere successo.

 

“D’accordo, mando subito qualcuno”.

 

CLICK.

 

“Sparatoria sulla Strip, chi si offre?” domandò Grissom, con un lieve sorrisetto. Le sparatorie non erano ambite da nessuno dei poliziotti; si trattava di analizzare chilometri di selciato e asfalto, raccogliere impronte di migliaia di persone e prelevare DNA composto per un 90% di cocaina e per il restante 10% di hashish. Non era proprio il genere di lavoro sul quale si desiderava perdere tempo. Ma era pure sempre lavoro.

 

Warrick?” domandò Nick.

 

Nick?” fece di rimando il nero, guardando l’amico con una lieve alzata di sopracciglia, rassegnato alla proposta.

 

“Mentre voi raggiungete Brass io e Cathrine discuteremo del caso”

 

“E io?” domandò Sara, guardandolo.

 

“Accompagni loro, no?”

 

“Perché è così scontato?”

 

“Solidarietà professionale” rispose Grissom sorridendo.

 

Sara sorrise a sua volta, si alzò e uscì assieme ai due uomini.

 

“Okay Cathrine, allora cominciamo con-” ma per l’ennesima volta fu interrotto dalla rossa.

 

Gil, ascolta, prima di cominciare…vorrei parlarti di una cosa” cominciò Cathrine, lievemente a disagio.

 

Grissom sollevò lo sguardo, incuriosito, come per spronarla a continuare. Si tolse gli occhialetti, ne ripiegò le stanghette e li posò sul plico di fogli che, per ben due volte, aveva tentato di analizzare.

 

“Visto la difficoltà del caso…insomma, visto che stiamo brancolando nel buio…ho pensato che fosse meglio rivolgerci a qualcuno di…esperto in questo genere di casi” fece la detective, dosando attentamente i termini.

 

“Potrei essere d’accordo con te” ammise l’uomo.

 

“Sono felice di questo ma aspetta a dirlo” rispose Cathrine, sorridendo.

 

“A meno che tu non abbia chiamato Ecklie…”

 

“No, non siamo così disperati”

 

“Allora?”

 

“Ho pensato di ricorrere ad un profiler” disse la Willows tutto d’un fiato.

 

Cathrine, quale profiler?” domandò Grissom facendosi serio.

 

“Quella che conosciamo entrambi, Gil”.

 

Grissom sospirò, guardando la sua collega.

 

“D’accordo, hai…hai ragione”

 

“Quindi non ti dispiace?”

 

“Direi di no…no, non mi dispiace”

 

“Bene, ne sono felice” sospirò la donna “Perché è qui fuori che aspetta”

 

“Chi? Dove? Ora?” sussultò il supervisore alzandosi dalla sedia.

 

Senza rispondere Cathrine aprì la porta della stanza e fece segno a un invisibile interlocutore di avvicinarsi.

 

Una donna sulla cinquantina, dal portamento elegante ma sicuro, con lunghi capelli neri raccolti da un serio fermaglio entrò leggermente titubante nella stanza.


Grissom” mormorò, sorridendo appena.

 

 Gil ricambiò lo sguardo, incerto.

 

“Dottoressa Campbell” rispose, inclinando lievemente la testa per poi tornare a guardare Cathrine la quale, dal canto suo, stava fissando un punto imprecisato tra il pavimento e il battiscopa.   

 

  
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