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Autore: Fuffy91    07/07/2013    1 recensioni
“ Cosa c’è? Cosa senti?”
Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.
Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.
Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.
Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.
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Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 5

Bella.

 

Bob Kingsley era l’uomo più complesso che avessi mai conosciuto. Riusciva ad essere il più vile dei mascalzoni e il più garbato dei gentiluomini nello stesso tempo. Il suo stile di vita era dissoluto e ricercato, i suoi modi aristocratici ed eleganti, nonostante la freddezza degli occhi scarlatti.

Da quando lo avevamo lasciato nel boudoir, trasandato e dall’aria libertina, sembrava aver compiuto nel frattempo una metamorfosi. Era diverso, mentre l’osservavo porgere di persona un calice d’argento a Julia, che lo ringraziò con un sorriso, a cui lui rispose con uno gentile.

“ Desidera qualcosa, Signor Cullen?”

Chiese cortese a Carlisle, mentre gli voltava le spalle e si risedeva sulla poltroncina, di fronte al nostro divanetto.

Eravamo stati gentilmente invitati a raggiungere il signor Kingsley nell’ala riservata ai suoi appartamenti e, a rigor di logica, dovevamo trovarci in una specie di atro o in un salottino.

Notai con stupore lo stile con cui aveva arredato le sue stanze. Era fin troppo simile a quello di Julia, tanto da chiedermi se non fosse stata lei ad aiutarlo nell’arredo.

Dal loro esplicito scambio di sguardi, decisamente complice, non dovevo trovarmi molto lontana dalla verità.

“ No, la ringrazio, Signor Kingsley.”

Gli rispose intanto Carlisle, sorridendogli cortese.

“ La prego, mi chiami Bob.”

Insistette lui

“ Va bene… Bob.”

Bob lo esaminò, continuando a sorridergli.

“ Julia mi ha confidato che lei è un dottore.”

Questo sembrava divertirlo.

“ Si, è esatto.”

“ E lo fa da molto? Il dottore, intendo…”

Carlisle sorrise.

“ Si, decisamente.”

“ E non cade mai… come dire?... in tentazione?”

“ Bob, non essere scortese.”

Lo rimproverò Julia, facendo leggermente ruotare il bicchiere nella sua mano.

Bob arcuò un angolo della bocca, per nulla in imbarazzo.

“ Sono solo curioso. Tutto qui.”

“ Davvero?”

Lo rimbeccò Julia, arcuando un sopracciglio sottile, scettica.

Bob le sorrise, conquistatore.

“ Non sarai gelosa del tuo accompagnatore, Julie.”

Julia storse le labbra in un broncio appena accennato, posando il calice sul tavolino accanto a sé.

“ Non essere ridicolo, Robert.”

“ Ah!”

Esclamò lui, allungandosi sulla poltrona ed incrociando le gambe allo stesso tempo.

“ Sai quanto odi essere chiamato così.”

Le ricordò, ancora sorridente, ma con una punta di fastidio nel tono squillante e roco.

Julia gli sorrise, osservandolo fra gli occhi socchiusi.

“ Non so… immagino allo stesso modo in cui io odi essere chiamata Julie.”

Gli sussurrò, per nulla in soggezione di fronte a quello sguardo indagatore.

Sogghignarono entrambi, scrutandosi a vicenda, a lungo e con aria da incantatori di serpenti.

Nella lotta di sguardi, erano sicuramente pari.

Il primo a cedere, se non di propria volontà, fu Bob, che abbassò gli occhi, accavallando in senso inverso le gambe ed incrociando le dita, assumendo una posa aristocratica.

In quel breve lasso di tempo, mi permisi d’indugiare su di lui con lo sguardo, esaminandolo a fondo. Non sembrava giovane, ma non era nemmeno tanto vecchio da potersi paragonare a mia nonna. Sembrava piuttosto un personaggio bronteiano, un Signor Fairfax Rochester scontroso, brusco ed affascinante, ma sempre con la battuta pronta e lo sguardo acceso da sentimenti indecifrabili.

Di certo, era più grande di Julia, data l’aria matura e vissuta, anche se l’aspetto tradiva un modo di fare fresco e genuino, molto giovanile.

“ Dunque, sei tornata.”

Le disse, infine, dopo una lunga pausa.

Julia riprese lentamente il suo calice, ne bevve un sorso e le sue iridi si fecero automaticamente più calde.

“ Si, immagino di poterlo confermare.”

“ E’ finita la pausa di riflessione?”

“ Se ti riferisci alla nostra separazione, direi di si, è terminata.”

“ Pensi di aver  riflettuto abbastanza?”

“ Non in modo soddisfacente.”

“ Ti serve ancora del tempo?”

“ Tutto quello che mi occorre.”

Bob sorrise, puntando lo sguardo ironico su un arazzo d’oro, appeso alla parete.

“ Dunque, mi rifiuti ancora…”

“ Ho detto questo?”

Domandò Julia a Carlisle, che la guardò confuso.

“ Non eludere la domanda.”

Disse Bob, sondando con gli occhi rossi il profilo di lei.

“ Non la sto eludendo.”

Si difese Julia, scandendo ogni parola con lentezza.

“ Ah no?”

“ No di certo.”

“ Allora rispondimi.”

“ Mi sembra di averlo già fatto.”

Bob sospirò, portando gli occhi al cielo, esasperato.

“ Cosa devo fare con te, Julie?”

“ Cominciare a non chiamarmi con quel vezzeggiativo irritante, magari, potrebbe essere un inizio.”

Bob la guardò, scrutandola con disappunto.

“ Tu mi stai rifiutando ancora.”

Julia accavallò le gambe nel verso opposto.

“ Non dire assurdità.”

“ Sei tu ad essere assurda!”

Tuonò all’improvviso Bob, alzandosi dalla poltrona e scagliando il calice dietro di sé, con un gesto secco e rabbioso.

Il suo repentino cambiamento d’umore mi sorprese, ma non ne fui spaventata. Anche Edward rimase immobile e tranquillo, accanto a me. Allungò la mano destra per stringere la mia, con premura.

“ Cerca di calmarti, Bob.”

Gli disse Julia, con tono pacato e per nulla turbata. Anzi, sembrava essere molto più interessata alle sue unghie che all’irritazione del suo interlocutore, che, dal canto suo, non la guardava più, rivolgendole ostinatamente le spalle.

“ Calmarmi…”

Lo sentimmo borbottare, scuotendo la testa e passandosi una mano fra i folti capelli ondulati.

“ Sai da quanto tempo non ci vedevamo, Julia?”

“ Ma si, certamente. Da circa vent’anni, n’est-ce pas?”

Gli chiese conferma, rimanendo così fermamente indifferente.

“ Quindici anni, sette mesi e ventuno giorni esatti.”

“ Però…”

Julia indugiò con lo sguardo su di lui, solo per pochi secondi.

“ Hai tenuto il conto.”

“ Naturalmente.”

Rispose lui, rivolgendo la testa a destra, rivelando all’occhio solo un debole profilo, mentre le labbra si muovevano per pronunciare, con tono sommesso:

“ Mi sei mancata.”

Julia sorrise, lo sguardo ancora abbassato sulle sue mani, le lunghe ciglia socchiuse.

“ Certo.”

Confermò, con tono quasi scettico. Bob si voltò istantaneamente per guardarla, accigliato, i pugni serrati lungo i fianchi.

“ Dubiti di me?”

La sfidò a contraddirlo. Lei alzò lo sguardo e lo posò leggero sul suo viso offeso.

“ No di certo. Ma non puoi negare di esserti consolato molto volentieri con le tue…” ci pensò su un nanosecondo, per poi pronunciare ironica, sventolando una mano, in direzione della porta d’ingresso. “ Concubine.”

Sospirò, serrando le labbra in una smorfia contrariata, il viso inclinato nella direzione di Carlisle.

“ Ultimamente, sembra essere diventata una moda.”

Sussurrò, con tono acceso di passione. Bob la esaminò proprio in quell’attimo fugace, confuso ma intrigato. Carlisle le sorrise, comprensivo. Sapevo, senza che Edward me lo confermasse, che stesse pensando al riferimento esplicito di Julia a Cole. Ma questo Bob, ovviamente, non poteva saperlo.

“ Julia…”

“ Oh, per favore Bob, non cercare di giustificarti! Sarebbe inutile, oltre che improduttivo per entrambi.”

Bob tacque, ma mantenne un’aria sostenuta.

“ Ciò non toglie che il mio amore per te è sincero, Julia. Te l’ho dimostrato più volte, in passato come anche negli ultimi tempi. Hai rifiutato i miei continui inviti di vedermi. Sei scappata perfino in Olanda, per evitare d’incontrarmi. Non negarlo!”

Esclamò, bloccandola prima che pronunciasse qualsiasi cosa che potesse contraddirlo. In quanto a caparbietà, si dimostravano entrambi molto simili.

“ Ti conosco a fondo e so che il motivo del tuo trasferimento, in parte, è stato anche mio. E non mi reputo affatto presuntuoso ad affermarlo con così tanta determinazione adesso, davanti a te e al tuo nuovo amante.”

“ Carlisle non è il mio amante e anche se lo fosse, non ti permetterei comunque di giudicarmi.”

Ribatté Julia, visivamente irritata. Bob sorrise in risposta a quell’espressione imbronciata.

“ Se ti ho offesa, ti prego di perdonarmi. Non era nelle mie intenzioni.”

Dal tono di voce, roco e disinvolto, sembrava che l’irritazione lo avesse completamente abbandonato, tanto che ritornò a sedersi tranquillamente davanti a lei, intrecciando le dita ed accavallando le gambe nella medesima posizione di poco prima.

“ Possiamo tornare a comportarci civilmente, ora, prima di degenerare in un litigio?”

Le propose, sorridente. Subito dopo lo vidi rabbuiarsi in viso, immerso in ricordi passati.

“ L’ultimo è stato terribile.”

Mormorò, quasi mortificato.

Julia rimase muta, ma scostò lo sguardo da lui, afferrando la mano di Carlisle, che si voltò a guardarla in cerca di risposte al suo strano cambiamento d’umore.

Bob non si curò di quella ricerca di conforto, ma solo del suo viso dall’espressione ora fredda e distaccata.

“ Temo di dovermi scusare con te, Julia.”

Disse, con tono accorato e sincero.

“ L’ultima volta che ci siamo visti, ti ho detto delle cose terribili. Cose che, credimi, non pensavo affatto. Le mie erano parole dettate dalla rabbia e dal risentimento. Sono stato uno sciocco a pretendere così tanto da te. Cercare di modificarti, di reprimere i tuoi istinti solo per puro egoismo, per accontentare un mio insano capriccio, è stato deplorevole da parte mia. Me ne pento… si, sono profondamente pentito.”

Terminò, portandosi una mano al petto, quasi per contenerne l’ardore.

Mi sorprese tutto quell’accorato pentimento, venuto da un uomo, poi, che non avrei mai creduto interessato a compierlo. Osservai curiosa la reazione di Julia, che non tardò ad arrivare, sbrigativa ed inaspettata.

Julia sorrise, un sorriso calcolato e quasi divertito. Lasciò la mano di Carlisle.

“ Quante parole, Bob! Parole così belle, da sciogliere il cuore di qualsiasi donna con un minimo di sentimento. Un adulatore incallito non ti eguaglierebbe nemmeno lontanamente. Complimenti, davvero un’ottima recita.”

Bob sorrise e tornò ad indossare un’aria spavalda. In poche parole, l’uomo innamorato lasciò il posto al vampiro seduttore.

“ Sono un bravo attore, vero?”

Chiese retorico, sogghignando. M’irritai con me stessa per esserci cascata come un’ingenua.

“ Da oscar.”

Confermò Julia, riponendo il calice sul tavolino, ormai vuoto.

“ Ho imparato dalla migliore.”

Julia inchinò il capo, come in segno di riverenza. Bob rise sommesso, lo sguardo acceso di desiderio, mentre la guardava.

“ Julia.”

La chiamò, solo per il semplice gusto di assaporare il suo nome.

Julia ricambiò quello sguardo famelico con fare disinvolto. Era chiaro cosa le stesse comunicando, ponendole un quesito chiaro a tutti, anche se non espresso a parole. Julia gli sorrise.

“ Non adesso, Bob. Dobbiamo parlare.”

“ Non lo stavamo già facendo?”

Disse, con un fare ironico, che mi ricordò davvero tanto Julia.

“ No. Fino ad ora, abbiamo solo giocato. Adesso però finiamola. E’ giunto il tempo degli argomenti seri.”

Bob si sostenne il volto con una mano, ancora sorridente.

“ Ti ascolto.”

Julia lo esaminò a lungo, per accertarsi, immaginavo, che fosse serio. Ottenuta conferma, Julia pronunciò semplicemente un nome e da lì, l’atmosfera scherzosa si spezzò e cadde un silenzio pesante.

“ Cole.”

Il sorriso di Bob si raggelò e la sua posa da rilassata e contemplativa, si fece rigida e marmorea.

“ Si.”

Confermò lui, glaciale.

“ Immagino ti ricorderai di Cole Bishop?”

“ Vagamente.”

“ Bob.”

Lui sbuffò e si passò una mano nervosa fra i capelli.

“ Si, lo ricordo molto bene. E’ lo sbarbatello che frequentavi tempo addietro.”

La guardò, sorridendole ironico.

“ Non mi è mai piaciuto.”

Julia sospirò, leggera.

“ Lo so bene.”

“ Così garbato e noioso… Che ci trovassi in lui non l’ho mai capito.”

La guardò come per farle una domanda inespressa, a cui lei rispose con un sorriso semplice e facendo spallucce.

“ Era dolce.”

Bob arcuò un sopracciglio.

“ Dolce?”

Domandò, scettico.

Julia annuì.

Bob si avvicinò a lei, così velocemente da farmi sussultare. Anche Edward aggrottò la fronte, osservandolo con aria leggermente ansiosa. Guardò Jasper e lui annuì, comunicandogli qualcosa col pensiero a cui lui rispose con un ringhio soffocato. Qualcosa dalla risposta di Jasper, lo aveva irritato. Strinse più forte la mia mano, stretta che ricambiai con ugual forza.

“ E io non sono dolce?”

Chiese, intanto, Bob a Julia, chinandosi verso di lei, gli occhi scarlatti caldi e amabili.

Julia increspò le labbra in un sorriso, scuotendo la testa in segno di diniego.

“ Assolutamente no.”

“ Nemmeno con te?”

La voce di Bob era diventata solo un soffio rovente, infranto sulle labbra schiuse di Julia.

“ Soprattutto con me.”

Bob si ritirò da lei, con una smorfia infastidita.

“ Dunque è per questo che sei venuta, questa sera. Per accertarti che non abbia torto un capello al tuo prezioso Cole?”

Ogni parola di lui, pronunciata con tono sempre più alto, era un’accusa indignata.

“ In parte, è così.”

Gli rispose Julia, intrecciando le dita con eleganza.

Bob si arrestò di colpo, osservandola indeciso e sorpreso.

“ In parte? Ho sentito bene? Hai detto davvero… in parte?”

Julia si allungò sullo schienale della poltrona, sorridendogli seducente.

“ Be’, di certo non ho fatto tutta questa strada solo per godermi il panorama.”

Senza distogliere lo sguardo da lei, Bob rilassò i muscoli in tensione e si riaccomodò elegantemente al suo posto, nascondendo le labbra socchiuse dietro le dita contratte.

Julia continuava a sorridergli, per nulla ostile. Lui, d’altro canto, rimaneva sempre più all’erta.

“ Ti dispiacerebbe essere più chiara? No, perché… mi hai messo in netta difficoltà, Julia. E’ la prima volta che non riesco a decifrare i tuoi pensieri.”

E non era l’unico. A giudicare dall’espressione di Carlisle e degli altri, compresa io, non riuscivamo a capire il gioco di Julia. Del resto lei non ce ne aveva parlato.

Solo Edward sembrava conoscere tutto, ma lui poteva contare sul suo potere extra. Decisamente utile in certi casi.

Julia gli sorrise, quel sorriso carico di promesse che solo rare volte una donna concede ad un uomo. E Bob, da abile esperto, sembrò coglierlo pienamente. Ricambiò il suo sorriso e l’ascoltò dire, con molta attenzione:

“ Sai cosa vorrei fare, Bob?”

“ No, dimmelo tu.”

Julia si rilassò sul morbido schienale della poltrona, sospirando languida, come una pantera assonnata.

“ Vorrei passeggiare lungo gli Champs Elysée, ballare un lento in una suite al Plaza, bere champagne sulle rive di Haiti, indossare una collana di diamanti Swarovski, completamente nuda e guadare Colazione da Tiffany sul divano, a tarda sera.”

Bob continuò a guardarla assorto, mente lei si sporgeva per sussurrargli seducente:

“ E voglio fare tutto questo con te.”

Bob alzò le mani, scuotendo lentamente il capo.

“ Non avevi che da dirlo.”

Guardai entrambi sconcertata, mentre si sorridevano complici.

“ Julia… e Cole?”

Le chiese giustamente Carlisle, afferrandola per un braccio, prima che sparisse frettolosamente dalla sala, per andare incontro ad un più che entusiasta Bob Kingley, con già il jet privato in moto e pronto a sorvolare i cieli, diretti a Parigi. Aveva davvero intenzione di accontentarla?

Julia circondò il collo di Carlisle con un braccio, accarezzandogli piano i capelli biondi con la mano. Gli occhi rossi ardevano sotto le ciglia, mentre gli diceva:

“ Andrà tutto bene, Carlisle, fidati di me.”

“ In tutta onestà, Julia, non credo di poterlo più fare come vorrei.”

Julia lo strinse a sé e la udii sussurrare quasi impercettibile all’orecchio:
“ Fidati. So quello che faccio. Io non dimentico. E tu?”

Posò lieve le labbra sulla sua guancia, all’attaccatura dell’orecchio, lasciandogli il segno del rossetto sulla pelle candida.

Carlisle non le rispose, ma la guardò ancora negli occhi, prima di lasciarle libero il braccio, sotto lo sguardo vigile e pronto all’azione di Florence.

“ Fidati.”

Articolò Julia con le labbra, prima di rispondere con un sorriso ed una risata ai richiami impazienti di Bob.

Carlisle annuì e sospirò.

“ Julia!”

La richiamò Carlisle e lei si bloccò, con la mano destra già imprigionata in quella di Bob. Si voltò a guardarlo, un’espressione incerta a dipingerle il volto.

Carlisle scosse il capo in modo quasi brusco e lei si sciolse in un nuovo sorriso, il più sincero che gli avessi visto fare fino ad ora.

“ Venite anche voi.”

Incoraggiò Bob, con sguardo furbo.

Lo guardammo stupiti. Julia non si scompose.

“ Crede sia opportuno?”

Chiese Carlisle, ancora spiazzato da quella richiesta.

Bob rise e mi sembrò parzialmente sincero. Ma, con uno come lui, non c’era da fidarsi molto.

“ La prego. Venga. Mi farebbe molto piacere. E anche a Julia, vero?”

“ Assolutamente.”

Fu pronta a confermare Julia, già nell’ascensore che li avrebbe condotti sul tetto.

“ E’ deciso, allora.”

Ci avviammo con passo circospetto nell’ampio abitacolo, con un piede già pronto a scattare verso l’esterno, in caso di bisogno. Edward mi strinse a sé, circondandomi la vita con un braccio, protettivo. Nemmeno lui si fidava pienamente e lo scorsi più volte increspare la fronte, quasi infastidito.

Bob ci aspettò prima di premere il bottone dell’ultimo piano.

Le porte si chiusero e il viaggio ebbe inizio.

Il jet privato di Bob era capiente ed efficiente. Sorvolammo senza problemi il territorio francese, raggiungendo Parigi in meno tempo possibile.

Una volta lì, fummo tutti testimoni dell’affiatamento che legava Bob e Julia. Si comportavano come una perfetta coppia di fidanzatini innamorati, riservandosi premure, sguardi complici e sorrisi maliziosi come nemmeno io ed Edward riuscivamo quasi a fare in pubblico. Eppure c’era qualcosa di stonato nel loro stare insieme.

Le loro mani si sfioravano, ma non s’intrecciavano. I loro corpi si abbracciavano, ma non si stringevano. I loro sorrisi erano amabili, ma non carezzevoli. Julia era allegra e briosa, ma non pienamente sincera. Bob era generoso e passionale, ma perennemente misterioso.

Più erano vicini, più apparivano lontani.

Florence li seguiva sempre a dieci metri di distanza, scrutando Bob con attenzione quasi maniacale. Nemmeno il “maggiordomo” di Julia si fidava di lui, nonostante la sua padrona lo accettasse senza indugi al suo fianco.

Notai che non si erano ancora baciati. Esclusi il fatto che non lo facessero per una forma di pudore, scaturita dalla nostra presenza costante accanto a loro, visto che avevo avuto modo di constatare che il contegno era una qualità che non apparteneva a nessuno dei due.

“ Vuoi questa?”

“ No, è troppo costosa.”

“ Non è un problema. La prendiamo.”

Disse Bob, rivolto al commesso della gioielleria. Stava per acquistare un collier di diamanti di valore inestimabile, il pezzo più bello e costoso dell’intero atelier. Ma Bob non badava al prezzo o ai possibili miliardi che il commesso era così felice di spillargli, ma solo ed unicamente al sorriso felice di Julia, che indossò quel gioiello da principessa la sera stessa - fortunatamente, non nuda - mentre ballavano, come sua richiesta, un lento in una suite al Plaza.

Bob la stringeva con dolcezza a sé, premendo il volto sui suoi capelli, mentre lei ridacchiava e sorrideva sulla sua spalla.

“ Non posso credere che tu abbia speso quel capitale per me.”

“ Farei qualsiasi cosa per te, lo sai.”

Julia increspò le labbra, premendole sulla sua spalla.

“ Lo so.”

Bob la scostò piano da sé, fermando il suo dondolio.

“ Perché non ci sposiamo, Julia?”

Il disco in vinile si fermò in uno stridio proprio in quell’istante.

“ Cosa?”

Julia guardò Carlisle e Florence sollevò lo sguardo inespressivo sulla schiena di lei. Tutti noi la guardammo, in attesa di una sua parola.

“ Si, sposiamoci.”

Ripeté sempre più deciso Bob.

Julia lasciò lentamente la presa dalle sue spalle e anche lui fece lo stesso, abbassando le braccia lungo i fianchi. Rimasero così per un po’, immobili, al centro della sala, l’uno di fronte all’altro, occhi negli occhi. I diamanti del collier di Julia brillavano sotto le luci del lampadari stile ‘800 pendente sopra di loro.

“ Perché questa richiesta, Bob?”

“ Perché lo sentivo.”

“ Lo sentivi?”

Disse sempre più freddamente Julia, incrociando le braccia al petto.

“ Il motivo di questo tuo risentimento, Julia? Mi sembra che stiamo bene insieme…”

“ Ma certo. Stiamo benissimo, insieme.”

Confermò Julia, con tono di voce, tuttavia, decisamente incolore.

Bob le posò le mani sulle spalle.

“ E allora… perché non farlo? In fondo, non è poi così male sposarsi, sai.”

“ Si, è vero.”

Bob sorrise e fece per baciarla.

Ma lei disse, a pochi centimetri dalle sue labbra.

“ Ma non con te.”

Bob si ritirò, risentito.

“ E con chi, allora, Julia?”

Lo vidi stringere con più forza le mani sulle spalle e contemporaneamente Florence staccare la schiena dalla parete e fare un passo avanti.

Julia non si ribellò né cambiò espressione.

“ Con Carlisle Cullen?”

Sputò, velenoso.

“ No, un momento…”

S’intromise Carlisle, alzandosi dal divanetto dove fino ad ora era rimasto seduto, accanto a me e ad Edward.

“ No.”

Negò Julia.

“ Forse… con Cole? Cole Bishop?”

Chiese, irrisorio.

Questa volta, Julia ci mise un po’ di più per rispondere.

“ No. Nemmeno con lui.”

Bob sembrò leggermente quietarsi a quella risposta di lei.

“ Allora, perché non con me? Non cambierebbe niente, Julia.”

Le disse, con voce adulante e persuasiva, racchiudendole gentile ed energico il viso fra le mani.

“ Saremmo sempre noi, tu ed io… Bob e Julia Kingley…” sorrise: “ Suona bene, non credi?”

Julia non rispose. Rimase seria e non lo guardò più.

“ Sarebbe esattamente tutto come adesso. Noi due che passeggiamo lungo i viali di Parigi, che leggiamo Jane Eyre davanti alle fiamme di un camino acceso, compriamo roba inutile e guardiamo Colazione di Tiffany sul divano di casa… la nostra casa.

Le accarezzò il volto, baciandole la tempia sinistra.

“ Non riesci ad immaginarlo? Nemmeno un po’?”

Sospirò, fra i suoi capelli, ad occhi chiusi.

“ Julia… perché non vieni da me?”

“ Non siamo fatti per stare insieme, Robert.”

Quelle parole sembrarono ferirlo ed infuriarlo allo stesso tempo. Lo vidi chiaramente contrarre la mascella ed aumentare la pressione della sua mano sul suo viso, quasi costringendola a guardarlo.

“ Continui a ripeterlo, ma non ci credi nemmeno tu. Lo sai benissimo che noi siamo perfetti insieme. Siamo simili… in tante cose, Julia, non puoi negarlo!”

Esclamò, quasi sfidandola a contraddirlo.

“ Nessuno, nessuno ti capirà mai come ti capisco io, Julia. Ammettilo!”

Le urlò quasi. Julia si divincolò dalla sua stretta, con tanta veemenza da spingerlo lontano, verso la finestra che dava sulla strada. Lui fece per afferrarla, ma Florence fu velocissimo. Gli bloccò il braccio e si parò fra di loro, come una barriera granitica e mobile.

Bob lo incenerì con lo sguardo e gli sibilò contro. Florence non reagì, ma il suo sguardo, freddo e scuro, era più feroce di qualsiasi ruggito.

L’istinto mi suggerì d’ intervenire nella disputa, ma Edward mi bloccò con un braccio, cingendomi le spalle.

“ No, lascia che se la sbrighino fra loro.”

Mi suggerì, parlandomi all’orecchio.

“ E’ la cosa migliore, Bella.”

Alice appoggiò il fratello e fu l’unica a guadare divertita la scena di fronte a lei, quasi come se avesse previsto tutto. E con lei… non era da escludere una possibilità simile.

Intanto, Bob era riuscito a liberarsi dalla stretta di Florence, che non accennò a toccarlo una seconda volta, ma nemmeno a lasciargli campo libero fra lui e Julia.

“ Ah, già! Dimenticavo il tuo sambernardo. Il cucciolo mansueto si è svegliato, dunque?”

Lo beffeggiò Bob, ghignando senza sentimento.

“ Non deriderlo, Bob.”

“ Oh! Ora non posso nemmeno rivolgermi al tuo servo?”

Domandò retorico Bob a Julia, fortemente irritato e con tono sprezzante. Si passò una mano fra i capelli, tutto preso da Julia ed incurante di Florence o di noi Cullen ad ascoltarlo nella sua sfuriata.

“ Non è il mio servo, né un sambernardo. E’ piuttosto un doberman.”

Disse Julia, con tono amabile e guardando Florence compiaciuta. Per la prima volta, vidi Florence arcuare le labbra in un sorriso divertito, a cui Bob rispose con un nuovo sibilo.

“ Tu… tu non riesci proprio a capire, Julia.”

“ Cosa dovrei capire, Bob? Che tu sei l’uomo della mia vita? Che dovrei gettarmi ai tuoi piedi e implorarti di sposarmi? Oh, no, Robert… non lo farò mai!”

Disse Julia, con tono più duro e fermo, quale non aveva mai usato con lui.

“ Ti ho forse chiesto questo?”

“ No, ma è come se lo avessi fatto.”

Julia gli voltò le spalle, inclinando il viso di lato, solo per osservarlo con le coda nell’occhio. Le sue iridi si erano tinte di un color rubino impuro.

“ Dici di amarmi, ma invece vuoi solo portarmi a letto… come tutti.”

Disse, con voce soffusa d’irritazione.

“ No, Julia! Come puoi pensare una cosa del genere?”

Julia si voltò di scatto, solo per osservarlo con scetticismo. Il suo sguardo suggeriva una sfida tagliente, nascosta fra quelle ciglia scure e lunghe.

Bob sospirò, appoggiandosi con un braccio al caminetto di marmo dell’angolo.

“ Si, è vero. Ti desidero. Vuoi condannarmi per questo? Sei una bella donna…”

Julia rise, priva d’allegria.

“ Ma certo. Sono una bella donna. Lascia che ti dica, Bob, che questa è davvero una banalità non degna del tuo stampo.”

“ Ti prego, non fare così…”

“ Così come?”

“ Ti rivolti contro di me, ingiustamente. Non mi sembra di averti offesa.”

“ No, certo. Però ammetterai che è solo la mia bellezza ad attrarti.”

Bob ebbe un gesto di stizza.

“ Non essere ridicola, adesso. Se fosse - come dici tu - soltanto la tua bellezza a piacermi, di certo mi sarei stancato di te facilmente. No, io voglio di più da te, Julia…”

“ E cosa? L’amore?”

“ No.”

Disse, deciso.

Julia lo guardò con sospetto.

“ Se non vuoi, no.”

Concluse lui, con tono cauto, lo sguardo vigile, come se avesse paura che una belva feroce potesse scagliarsi su di lui da un momento all’altro.

“ Se non voglio… no?”

Bob le sorrise.

“ Certamente.”

Julia arcuò un sopracciglio. Bob sbuffò.

“ Non fare la difficile.”

Lo disse con tono scontento, ma rideva piacevolmente, come se la cosa non lo dispiacesse affatto.

La guardò intensamente e dai suoi occhi assetati trapelava tutto il suo desiderio.

“ Julia…”

Iniziò, avanzando verso di lei, come una tigre pronta al balzo.

Julia si ritrasse verso Florence, compiendo un solo unico passo indietro. Florence si parò nuovamente accanto a lei, in difesa. Bob si bloccò e retrocesse, sorridendo, ma visivamente irritato.

“ Va bene, d’accordo. Dimmi cosa vuoi che faccia? Così ti va bene?”

“ No.”

Bob sospirò di nuovo, questa volta più lentamente.

“ Julia… perché fai così? Vuoi dirmelo?”

“ No.”

S’intestardì lei. Bob la guardò furioso.

“ Ti sei proprio affezionata a quel monosillabo.”

Le disse, tagliente.

Julia s’imbronciò, ma non gli rispose.

“ A me sembra che tu voglia appellarti su particolari non degni d’importanza, solo per tenermi lontano. E così?”

“ Si.”

Rispose Julia, spiazzandolo.

“ In parte, è così.”

Bob sorrise in maniera incolore.

“ In parte…” ripeté: “ Posso chiedere almeno il motivo?”

“ L’hai detto tu stesso. Siamo simili. Quelli come noi non possono stare insieme, per un periodo a lungo termine. Finirebbero col distruggersi a vicenda. L’ho capito quindici anni fa, il giorno in cui mi hai detto che una donna come me, è fatta apposta per completarti.”

“ Ed è così. Lo penso ancora oggi. Per questo voglio sposarti. Per tenerti al mio fianco, farti mia per sempre.”

Spiegò lui, con ardore.

Julia scosse il capo.

“ Vedi? Stai commettendo un errore dietro l’altro.”

“ Solo perché sto dicendo quello che realmente penso?”

“ Tu non mi ami, Bob.”

Bob la guardò con freddezza.

“ Pensavo che l’amore, per te, fosse solo una bella favola. Non c’hai mai creduto nemmeno tu.”

“ Si, è vero. Però, questo non significa che sono disposta a vivere il resto della mia vita accanto ad un uomo che vuole solo possedermi, come un oggetto.”

“ Un oggetto? Ti senti un oggetto, Julia?”

“ Non ancora, ma non escludo che possa diventarlo presto, se decido di accettare la tua offerta.”

Bob rimase spiazzato e tacque. Julia sospirò e gli si avvicinò. Lo abbracciò, affondando il viso nella sua spalla destra. Bob, all’inizio, non ricambiò il suo gesto, rimanendo impassibile e glaciale fra le sue braccia. In seguito, la strinse con un vigore che non mi aspettavo. Avrebbe potuto spezzarla in due, se solo fosse stata umana.

“ Bob, tu mi piaci, davvero. Sei un uomo straordinario e può darsi che saremmo potuti essere felici insieme, in passato. Ma…”

Si staccò da lui con facilità e lo schiaffeggiò. Il rumore dello schiocco risuonò come la scoccata di una frusta. Bob la guardò più che stupito, la fronte aggrottata, le labbra semischiuse.

“ Non ti permetterò di essere il mio padrone.”

Non seppi identificarne pienamente il motivo, ma, in quell’istante, avrei voluto applaudirla. Il tono deciso con cui aveva pronunciato quella frase… mi era parso così determinato, da sembrare un comando.

Julia permise a Florence di aiutarla a mettersi la pelliccia, mentre con l’altra mano le porgeva la borsetta.

“ Sono sicura che non ti sarà difficile trovare un’altra disposta ad essere la tua schiava a tempo indeterminato. Per quel che mi riguarda, la risposta è no.”

Gli disse ulteriormente, con tono molto più calmo e blando.

Con un sorriso, invitò Carlisle a precederla all’uscita della suite. Eravamo già tutti sulla porta, quando la risata energica di Bob ci fece voltare all’indietro.

“ Oh, te ne vai di già? Senza il bacio della buonanotte?”

Julia non rispose, come se si aspettasse dell’altro.

“ Non dimentichi qualcosa? Non mi hai più chiesto nulla, riguardo a quella persona…”

Le disse, sedendosi comodamente sulla poltrona nell’angolo. Julia inarcò un sopracciglio. Bob le sorrise amabile, ma calcolato. Sentivo a distanza gli ingranaggi contorti della sua mente muoversi in fretta… stava architettando qualcosa.

“ Ah, giusto! Hai catturato Cole Bishop?”

Gli chiese, quasi distratta. Tuttavia, lo sguardo rimase attento.

Bob scosse il capo.

“ No…”

Si allungò sulla poltrona, come un gatto sazio.

“ Io ho catturato un certo Frederick. Che poi assomigli incredibilmente al caro vecchio Bishop…”

Fece spallucce.

“ Questo è davvero stupefacente, ma… come puoi immaginare… gli affari sono affari e, se i miei territori vengono minacciati, io non posso…”

“ Minacciati? E da chi? Dal tuo ego smisurato o dal tuo infantile desiderio di vendetta?”

Gli domandò Julia, irrisoria e…irritata? Non riuscivo a definirlo chiaramente.

Bob sorrise, un sorriso cattivo e compiaciuto.

“ Be’… mettila così. Se io ora non avessi imprigionato… Frederick… tu….”

La indicò con una mano.

“ Non saresti qui.”

Julia non disse nulla, ma lo guardò bere dal suo calice in argento del sangue rosso vivo, impassibile. Con un solo sorso, i suoi occhi divennero cremisi.

“ Sii sincera, Julia, se ti riesce, almeno per una volta. Fra me e… Frederick, non credi sia più logico, per te, scegliere me?”

“ Dove sarebbe questa logica inattaccabile?”

“ Be’… per cominciare, in primo luogo, io non mi trovo in una ex-base militare americana, sotterrato sotto un cumulo di sabbia e macerie, a sputare sangue per colpa dei miei sadici carnefici.”

Una breve pausa, in cui bevve ancora.

“ In secondo luogo, chi è che capace di capirti meglio di chiunque altro? Sapevo che non sarebbe stato facile, che mi avresti rifiutato… certo, mi ha sorpreso la parte dello schiaffo, molto ad effetto, te lo concedo, ma con me poco efficace, direi.”

Disse, massaggiandosi piano la guancia, sorridendo malizioso.

Subito dopo, divenne nuovamente serio, in un cambio repentino d’umore.

“ Rassegnati, Julia. Noi siamo fatti della stessa pasta. Siamo cresciuti entrambi nella miseria, ci siamo creati il nostro impero. Tutto quello che possediamo e che siamo diventati, lo abbiamo creato noi, con le nostre mani! Ora, dimmi: cosa ne sa un moccioso, nato con la camicia, che non ha saputo costruirsi nulla da solo e che ancora oggi si mostra incapace di farlo, di persone come te e me? Che ne sa lui di come si vive senza niente, per strada, a derubare perfino il tuo migliore amico pur di sopravvivere? Non conosce la sensazione di vivere senza mangiare il pane per giorni e giorni, con lo stomaco che borbotta, rintanato in un sottoscala polveroso, dormire su un pavimento marcio, fra i topi, gli scarafaggi e la sporcizia… dimmi, Julia. Spiegamelo!”

Esclamò, duro.

“ Potrà essere l’uomo più dolce del mondo, ma rimarrà sempre un damerino, giovane, inetto e smidollato. Vuoi davvero un ragazzino al tuo fianco, o un uomo che conosca il tuo passato e riuscirebbe a renderti felice nel tuo presente, se solo tu lo volessi?”

Terminò, con meno fervore, rispetto a quello che aveva dimostrato durante il suo lungo discorso. Mi apparve evidente che con ‘damerino, ragazzino…’ si riferisse a Cole Bishop. Il suo risentimento nei suoi confronti era evidente, com’era palese la freddezza e l’ostilità di Julia. La vidi avanzare verso di lui, con passo calmo e misurato.

“ Tu mi conosci, Bob? Dici che siamo della stessa pasta?”

Julia sogghignò.

“ Ma non farmi ridere.”

Si bloccò a metà percorso. Bob si accigliò.

“ Tu sei solo il figlio di un povero contadino, che ha avuto la disgrazia di avere te come figlio. Per tutta la tua vita, ti sei rintanato dietro le sottane di ogni donna facoltosa, per riuscire ad ottenere quel titolo di cui, ancora oggi, tanto ti vanti. Hai usato abilmente il tuo bel faccino, per ingraziarti i favori di quelle povere sventurate, insieme alle tue più che eccellenti doti d’amatore per tenertele buone, finché ti servivano per i tuoi scopi. Hai ucciso, tradito e mentito per tutta la tua esistenza, per assecondare i tuoi megalomani capricci, e adesso hai perfino il coraggio di dirmi che tu solo puoi capirmi?

Disse, irrisoria e pungente. Vidi Bob tendersi ad ogni suo passo, guardarla ad occhi sgranati, ritraendosi di pochi centimetri sulla poltrona, finché non schiacciò la schiena sullo schienale, trovandosela vicinissima a lui, che lo dominava dall’alto.

“ Non provare a paragonarmi mai più a te, Robert. Sei solo un viscido arrampicatore sociale, con l’unico pregio di essere bravo a letto.”

Bob, inaspettatamente, si ricompose e sorrise.

“ Già, ma ci sei comunque andata a letto con questo viscido arrampicatore sociale.”

Le ricordò, sarcastico.

Julia assottigliò lo sguardo.

“ Il più grande sbaglio della mia vita.”

Gli disse, con voce bassa e sibilante.

Il sorriso scomparve dal volto di Bob.

“ Ah, è così?”

Disse, con voce più alta, risentito.

“ Si.”

Confermò lei, alzandosi in posizione eretta.

“ Bene, allora…”

Disse, alzandosi più velocemente di quanto mi aspettassi.

“ Nemmeno io mi reputo poi così fortunato di essermi immischiato con una puttanella d’alto borgo come te. Ecco!”

Esclamò, spalancando le braccia e portando il viso al soffitto.

“ Sei felice, dopo che mi hai fatto dire questo? Sei contenta, Julia? Eh, sei contenta?”

La sua voce era diventata tonante ed assordante. Ma quel tono da soprano incattivito non poté essere paragonato al clamore prodotto dal palmo destro di Julia, che s’infranse sulla guancia sinistra di Bob in un secco schiaffo. Il secondo.

Bob smise di respirare, mentre Julia espirò, lenta.

“ No.”

Disse, fredda e quasi disgustata.

Bob chiuse gli occhi. Aveva compreso di averla perduta.

“ Ho esagerato.”

Mormorò.

“ Decisamente.”

Disse Julia, dandogli le spalle.

“ Julia.”

La chiamò, in una sillaba impercettibile.

Ma Julia non lo guardava più.

Prese la borsetta che Florence le porgeva con una mano, mentre con l’altra afferrava il braccio di Carlisle, ancora scosso da quel repentino corso degli eventi. Lo pilotò decisa all’uscita.

I suoi occhi, prima così ridenti, ora erano due lame di ghiaccio nero.

“ Julia.”

La richiamò di nuovo Bob, questa volta con più enfasi.

Nemmeno quella volta Julia rispose al suo richiamo. Anzi, avanzò decisa lungo l’uscita.

Edward mi spinse ad uscire e a non rivolgere più lo sguardo ad uno svuotato Bob.

“ Julia!”

La chiamò ancora e ancora, finché Florence non sbatté la porta dell’appartamento al Plaza con più veemenza del necessario. Notai una smorfia di fastidio sul suo viso, di solito così inespressivo.

 “ Non dargli retta, Carlisle.”

Gli disse Julia, quando si voltò al rumore violento di qualcosa che s’infrangeva sulle pareti.

Bob stava urlando, imprecando selvaggiamente contro il nulla, radendo al suolo il lussuoso appartamento.

“ E’ in piena crisi egocentrica. Quando crescerà e metterà da parte il suo egoismo, potrò perdonarlo.”

Disse, mentre prendeva posto nell’ascensore, permettendoci di precederla.

“ Forse.”

Aggiunse subito dopo.

Sostò accanto a me, tastandosi l’acconciatura, in un gesto meccanico.

Florence premette il bottone più in basso e le porte automatiche si chiusero con un trillo.

L’ascensore si mosse, scendendo lentamente verso la hall.

“ Stai bene?”

Chiese Carlisle a Julia.

Lei gli sorrise, un sorriso che non arrivò ai suoi occhi.

“ Ma certo. Ora, pensiamo a Cole, mm?”

Carlisle annuì, guardandola circospetta.

“ Sai…”

Gli sussurrò, toccandosi i diamanti pendenti sul suo decolté.

“ Stranamente, ho voglia di vederlo.”

Carlisle sorrise.

“ E’ naturale.”

Julia lo guardò, accigliata.

“ E’ evidente che ti manca.”

Julia sembrò pensarci su. Infine, glissò l’argomento, facendo spallucce e sorridendogli, più rilassata, ora che eravamo molti piani in giù, rispetto a quello di Bob.

E se ci avesse seguito?

Edward sembrò leggermi nella mente.

“ Non lo farà. E’ troppo preso da se stesso, al momento.”

Mi mormorò all’orecchio, baciandomi la tempia. Poggiai il capo sulla sua spalla e strinsi la sua mano. Lui ne intrecciò le dita e accarezzò il dorso dell’indice col pollice.

Le porte si aprirono, rivelando solo un fattorino in riviera e i due receptionist indaffarati dietro il bancone dell’ingresso.

Alice uscì per prima, seguita da Jasper, che l’afferrò per un braccio, permettendo a Florence di superarli. Alice lo guardò con disappunto. Lui la rimproverò con lo sguardo. Alice gli fece una linguaccia e lo prese a braccetto. Lo sguardo di Jasper non si addolcì, nemmeno quando Florence fu molto lontano da loro. Lo seguiva con gli occhi ben vigili. Non si sarebbe mai fidato di lui.

“ Dove, mia signora?”

Chiese Florence a Julia, una volta che ci accomodammo nella limousine che Julia aveva fatto parcheggiare nel parcheggio dell’albergo, all’insaputa di Bob.

“ In caso d’emergenza.”

Le aveva mormorato, ammiccando verso di lei, in risposta ad un suo sguardo interrogativo.

Be’… non si poteva certo dire che non fosse previdente.

“ All’aeroporto, Florence. Io e te partiamo per l’Africa.”

Disse, risoluta.

“ Cosa?”

Carlisle la guardò più che stupito.

Florence s’inchinò rispettosamente, chiuse la portiera e, in meno che non si dica, eravamo immersi nel traffico newyorkese. Il suono dei clacson impazziti e  la puzza di benzina e smog c’investì totalmente. Nemmeno i finestrini scuri e chiusi della limousine riuscirono a tenerli fuori dall’abitacolo.

“ Voi tornerete ad Amsterdam. Non avete motivo di rimanere qui. Sta’ tranquillo, ci sbrigheremo il più presto possibile.”

“ Ma…”

“ Niente ‘ma’, Carlisle, Ho deciso.”

Disse sbrigativa Julia, zittendolo e senza guardarlo. Il suo sguardo determinato era puntato verso l’esterno, ma senza vedere nulla. E non solo per via dei vetri scuri.

“ Julia…”

Cercò di farla ragionare Carlisle.

Julia esplose, aggredendolo, per la prima volta.

“ Maledizione, Carlisle! Non discutere! Ho detto che tornerete ad Amsterdam, fine della discussione! Non contraddirmi!”

Carlisle serrò la mascella, rimanendo in silenzio. Tuttavia, sostenne con stoicismo quello sguardo di fuoco, finché le fiamme non si placarono.

Julia sospirò, massaggiandosi il centro della fronte con le dita della mano destra.

“ Perdonami, Carlisle. Non ce l’ho con te.”

Sussurrò, con una vena di mortificazione nella voce sensuale.

Sorrise, cercando di smorzare l’aria tesa.

“ Non sono abituata a dare conto delle mie decisioni. Sarà per questo, che sbotto così.”

Carlisle scosse il capo, rilassando i muscoli.

“ Ma no. Sei solo ancora molto tesa per lo scontro verbale che hai avuto poco fa con Kingley. E’ comprensibile.”

Julia non rispose, limitandosi ad ispirare ed espirare lentamente, ad occhi chiusi.

Sembrava averne una necessità psicologica, più che fisica, come se quel semplice gesto l’aiutasse a calmarsi e a riordinare le idee.

“ Tuttavia, non posso permettere che tu parta da sola, Julia. E’ pericoloso. Potresti non tornare illesa da questa missione di salvataggio. Non sai ciò che ti aspetta.”

“ So benissimo ciò a cui vado incontro, Carlisle. Credimi, se ti dico, che so come cavarmela. E poi non sarò sola, c’è… dannazione, Florence!”

Esclamò, improvvisamente, animandosi.

“ Vai più veloce! Mi stai facendo salire l’ansia.”

Disse, dura e inflessibile.

“ Mi perdoni, mia signora. Farò il possibile.”

Disse la voce calma di Florence, proveniente dall’altoparlante interno. Vidi la sagoma del suo busto dietro il vetro divisorio tra il retro dei passeggeri e il lato del guidatore.

Florence fece una manovra rischiosa, che mi portò a schiacciarmi totalmente sul petto di Edward, che mi strinse a sé, aiutandomi subito dopo a farmi tornare eretta.

Julia strinse la mano di Carlisle, sorridendogli.

“ Sei molto dolce a preoccuparti per me. Ma, credimi, non è assolutamente necessario.”

Ritornò seria.

“ Questa è una faccenda che devo risolvere personalmente.”

Ritirò la mano, assumendo la stessa posizione di poco prima.

Notai che non portava più il collier di diamanti, regalo di Bob.

Più tardi, scoprii che l’aveva lasciato sul bancone della reception, lasciandolo galleggiare in un vaso di rose rosse.

La limousine si fermò con uno scossone. Eravamo arrivati all’aeroporto.

Come avesse fatto Florence a svincolarsi dal traffico di New York, all’ora di punta? Be’… quello rimase un mistero.

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Perdonate il ritardo mostruoso, ma impegni universitari mi hanno tolto molto tempo alla scrittura.

Ringrazio tutti coloro che mi seguono e che hanno commentato lo scorso capitolo. J

Se avete voglia di lasciarmi un commento, sarà tutto ben accetto.

Aggiornerò il prima possibile.

Controllate sempre durante i fine settimana.

Un bacio a te che leggi .

Sempre vostra,

Fuffy

<3

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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