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Autore: Loreparda    07/07/2013    7 recensioni
*TRATTO DAL TESTO*
Urla.
Passi rapidi.
Una porta chiusa.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: ONE LIFE.

A mia mamma.

Urla.
Passi rapidi.
Una porta chiusa.
L’ennesima discussione iniziata per motivi banali e conclusasi con un sonoro schiaffo inflittoti da tua madre.
Umiliata e ferita nell’orgoglio, abbandoni la cucina dove ha avuto (e ha ancora) luogo il dibattito, percorrendo velocemente il corridoio che ti condurrà alla tua camera, ignorando le grida del tuo genitore.
Sbatti la porta alle tue spalle e ti dirigi verso la finestra, tirando con forza le tende e godendo dell’oscurità che aleggia nella stanza.
La familiare vibrazione di un cellulare interrompe le tue azioni; rintracci l’oggetto e, dopo averlo sbloccato, premi il tasto rosso per spegnerlo ed interrompere volutamente la comunicazione con il resto del mondo.
Muovendoti agile nel buio, raggiungi il comodino, dove si trovano in ordine sparso alcuni libri, DVDs, CDs e il tuo Ipod con relativi auricolari.
Afferri quest’ultimo e lo accendi, cliccando sulla playlist e sentendo la prima canzone che compare nella lista: una del tuo idolo, ovviamente.
Ti lasci cadere sul pavimento e, mentre le note di quel capolavoro echeggiano nelle tue orecchie e tu sfogli un vecchio album di fotografie, numerosi ricordi riaffiorano nella tua mente e ti permettono un’ulteriore analisi della tua vita.
Due genitori apprensivi: una mai soddisfatta dei tuoi successi scolastici e uno impegnato tutto il giorno al lavoro che al suo ritorno scambia con te quattro parole, di solito “Mi passi il telecomando?”.
Amici, ora conoscenti, che ti hanno abbandonata quando invece avevano promesso di starti vicina, e un ragazzo (ogni pensiero ti conduce sempre con lui) per cui hai “lottato” un anno e che hai visto con i tuoi occhi allontanarsi e scivolare via da te.
Ti sfiori la guancia dolorante e probabilmente arrossata, asciugando le lacrime che continuano a scendere, pensando che tutti questi rifiuti sono stati causati dal tuo “non essere mai abbastanza”: abbastanza intelligente, abbastanza simpatica, abbastanza bella.
Infatti, ti guardi allo specchio ed intravedi una figura bassa, brutta e soprattutto grassa perché continui a cibarti a ripetizione nel tentativo di riempire il vuoto sopra lo stomaco che provi costantemente.
Il tuo sguardo cade su un taglierino, posto sopra la scrivania tra gli altri oggetti di scuola e la tua mano si allunga ad afferrarlo.
Avvicini la lama affilata alla tua pelle, dritta verso le vene: in quel momento, però, realizzi di non odiare te stessa, ma di odiare il fatto di non essere amata dagli altri.
Poggi di nuovo l’oggetto al suo posto prima di compiere atti insensati, e cerchi dentro di te la forza di andare avanti, affrontare la vita e le sue difficoltà, sperando nella quiete dopo la tempesta.
Esci dalla tua camera, ti rechi in cucina dove tua madre sta cucinando la cena e la osservi, notando una lacrima cadere dal suo volto e infrangersi sul tagliere, dove non sta però affettando una cipolla.
Metti da parte qualsiasi risentimento, ti avvicini a lei e apri le tue braccia, aspettando il calore di un’altra persona contro il tuo corpo, calore che non senti da tanto, troppo, tempo.
Una porta aperta.
Parole sussurrate.
Abbracci.

   
 
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