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Autore: Niley story    08/07/2013    8 recensioni
Ero convinta si sapere cosa volesse dire amare, ma dal suo arrivo mi rendo conto che quello che fino a oggi chiamavo amore, era solo affetto. "Lui" è appena arrivato, "lui" è riuscito a farmi esplodere il cuore con un solo sguardo, "lui" mi ha fatto capire cosa vuol dire amare, "lui" è riuscito a farsi odiare da me..."lui" è il mio sinonimo di amore...più cercavo di allontanarmi più sentivo la necessità di stargli vicino
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno seguente stavo morendo di sonno, infatti facevo fatica a reggermi in piedi, non so neanche io quante persone ho urtato durante il tragitto. Arrivata allo studio la cosa continuò urtai una coppia che si stava baciando davanti l’entrata e dissi “scusate” senza neanche guardarli quando sento la voce di Francesca che dice “Hey! Vilu!!!” mi voltai di nuovo verso la coppietta felice e vidi che erano Francesca e Marco.
 
Violetta: Ma voi due non…
Marco: Si!
Violetta: E adesso avete…
Francesca: Si!
 
Entrambi avevano un sorriso smagliante e si lanciavano degli sguardi davvero dolci. Forzai un sorriso e dissi “sono contenta per voi” per poi voltarmi e andare a sbattere contro l’ennesima persona della giornata
 
Violetta: Scusa…
 
Dissi alzando lo sguardo e poi incrociai suoi occhi. Era Leon. Restai ferma a fissarlo, cosa che fece anche lui. I suoi occhi erano così tristi. Era come se volesse dirmi qualcosa ma non lo faceva. Mi fissò da capo a piede e poi lanciò uno sguardo a Francesca e Marco alle mie spalle per poi andarsene. Non riuscivo a capire il senso di quel comportamento; stavo per chiamarlo ma sento una mano sul mio polso destro. Mi volto e incontro lo sguardo dolce di Fran che scosse il capo con un sorriso molto debole, come se volesse dirmi “lascia perdere è inutile”. Chinai il capo guardando il pavimento e Francesca mi trascinò lontano con lei.
 
Francesca: Hai visto quello che ti ho mandato ieri?
Violetta: Si…
Francesca: Bhe e allora?
Violetta: Francesca perché eravate alla pista di motocross?
Francesca: Che importa questo?
Violetta: Importa a me, dimmelo!
Francesca: Non posso…resisti Vilu manca solo un mese!
Violetta: Già un mese! Per non so cosa!
Francesca: L’importante è che dopo questo mese voi due potrete tornare insieme
Violetta: Aha…fammi un favore rispondi almeno a questo, Leon non deve fare una corsa clandestina di motocross vero?
Francesca: COSA?!
Violetta: Rispondi!
Francesca: N-no!
 
Sospirai e poi decisi mi diressi nell’aula di canto con lei dietro.
 
Pablo: Buongiorno a tutti ragazzi! Allora oggi vorrei iniziare a sentire alcuni di voi per il compito che vi avevo affidato, Leon e Francesca?
Francesca: Ci manca solo una piccolissima parte possiamo venire domani?
Pablo: Va bene allora…Violetta?
 
Alzai di scatto il capo quando sentii pronunciare il mio nome. Non sapevo se era il caso di cantare ora, con la testa affollata di pensieri e di tormenti ma decisi ugualmente di alzarmi e dirigermi verso Pablo a capo chino.
 
Pablo: Prego!
 
Disse lui con un sorriso smagliante. Io mi avvicinai al microfono fissando le mie mani, mentre partì la musica che avevo composto io stessa.
 
Violetta: Page con monedas, *Ho pagaro in monete*
aquel chupetin,sentada *quel lecca-lecca, seduta*
esperando que vengas *aspettando che tu venissi*
por mi *da me*

Llegaste con flores *Sei arrivato con dei fiori*
me hiciste reir me diste *Mi hai fatto ridere, mi hai dato*
mil besos,amarte o *mille baci amarti o*
morir *morie*
 
*Flashback*
Sospirai dopo essermi sfogata, stavo per voltarmi e tornare indietro quando mi sentii afferrare il braccio. Mi porto davanti a lui e avanzò verso di me, io indietreggiai fino a poggiarmi al tronco di un albero...
 
Leon: Ma davvero Vilu io ti sono indifferente?
 
Me lo chiese avvicinando il suo volto al mio facendo sfiorare il suo naso con il mio, e poggiando il braccio sul tronco sulla quale ero poggiata. Finalmente sento le sue labbra posarsi sulle mie delicatamente per poi premere gradualmente di più. Chiusi istintivamente gli occhi mentre le mie braccia avvolsero il suo collo. Sentivo le sue labbra muoversi sulle mie in modo sempre più passionale, un modo che mai in tutta la mia vita avevo provato. Prima ancora che potessi rendermene conto la sua lingua stava giocando con la mia, mentre ero alzata sulle punte dei piedi continuando a stringermi a lui.
*fine flashback*

no creo que pueda volver a *Non credo che posso *
empezar,no creo que pueda *ricominciare, non credo che posso*
volver a olvidar si te ame fue *ridimenticare, se ti ho amato è stato*
hasta llorar,si te ame fue sin *fino a piangere, se ti ho amato è stato senza*
pensar si te ame fue como pude *pensare, se ti ho amato è stato come ho potuto*
como te pude amar *come ti ho potuto amare*

lara lara lara la lara lara la
 
*Flashback*
Leon: è per il bene di entrambi fidati, tu con me non sarai mai davvero felice, per un motivo o per un altro presto o tardi io ti farò soffrire
*fine flashback*

un dia dijiste que no era feliz *un giorno mi hai detto che non eri felice*
que tarde o temprano me harias *che presto o tardi mi avresti fatto*
sufrir,me diste las cosas que *soffire, mi hai dato le cose che*
te regale y no me dijiste por que *che ti ho regalato e non mi hai detto il perché*
por que *perché?*
 
La mia vista cominciava ad essere sfocata, sentivo di stare per scoppiare a piangere lì davanti a tutti.
*flashback*
Leon: La cosa migliore per te sarebbe dimenticarti di tutto ciò che c’è stato tra noi
*fine flashback*
Sott’occhio il mio sguardo era rivolto a lui anche se sempre col capo chino e lui non mi toglieva gli occhi di dosso

no creo que pueda volver a *Non credo che posso *
empezar,no creo que pueda *ricominciare, non credo che posso*
volver a olvidar si te ame fue *ridimenticare, se ti ho amato è stato*
hasta llorar,si te ame fue sin *fino a piangere, se ti ho amato è stato senza*
pensar si te ame fue como pude *pensare, se ti ho amato è stato come ho potuto*
como te pude amar *come ti ho potuto amare*

quizas me creas si te digo que *forse mi credi se ti dico che*
no hay mas o quizas descubras *non provo più niente o forse scopri*
mi verda… *la mia veri…
 
Ebbi un nodo alla gola che mi impedì di continuare e mi fermai.
 
Pablo: Hey Vilu tutto ok?
 
Mi morsi il labbro inferiore e scossi il capo guardando Pablo, sussurrai un “mi dispiace” e corsi fuori dall’aula portandomi la mano sulle labbra
 
Francesca voltò lo sguardo verso Leon che era seduto al suo fianco
 
Pablo: Emm…va bene riprendia…
 
Pablo non ebbe il tempo di finire le parole che vide il nipote scattare in piedi e dirigersi verso la porta.
 
Pablo: Ma Leon dove…
 
Leon arrivo vicino la porta andando nella stessa direzione di Violetta ma una mano sul suo petto lo bloccò. Era la mano di Angie che scosse lentamente il capo. Leon la guardò negli occhi per qualche secondo poi guardò Violetta entrare in un aula e provo di nuovo ad avanzare la mano di Angie continuava a bloccarlo. Ancora una volta i due si guardarono negli occhi, Leon diede un pugno con la mano sinistra allo stipite della porta e poi si diresse verso l’uscita.
 
Pablo: Hey ma cosa…
Angie: È una lunga storia Pablo poi ti spiego!*si allontana*
Pablo: Ok…possiamo…
Francesca: Scusa Pablo devo andare!
Pablo: Come devo andare ma dove…
Francesca: Ciao!
 
Francesca uscì velocemente dall’aula dirigendosi verso l’uscita.
 
Ero seduta a terra con le ginocchia al petto e il volto coperto, poggiando la fronte sulle mie ginocchia. Sentii il rumore della porta dell’aula aprirsi e una mano poggiarsi sul mio braccio. Alzai lentamente lo sguardo e incrociai quello di mia zia. L’abbracciai mentre continuavo a piangere. Perché dovevo stare così male? Perché?
 
Leon arrivò vicino alla sua moto, prese il casco e cercò di aprire velocemente la chiusura ma non ci riuscii. Scaraventò il casco a terra, portò le mani sulla testa guardandosi intorno e poi iniziò a prendere a calci un albero più volte.
 
Francesca: Hey! Hey!!! SMETTILA LEON!!!
 
Francesca gli si avvicinò cercando di prendergli il braccio per calmarlo ma con una spinta brusca l’allontanò rischiando quasi di farla cadere a terra. Leon la guardò per qualche istante, poi si sedette ai piedi dell’albero; teneva ancora la testa fra le mani e i gomiti poggiati sulle ginocchia
 
Leon: I-io…sono stanco di essere quello forte, sono stanco di tenermi tutto ma…devo farlo, si devo farlo per lei
 
Leon fissava il prato verde che era a terra come se stesse parlando da solo. Francesca lo fissava, scosse il capo mordendosi il labbro inferiore. Gli si avvicinò e si sedette sulle ginocchia per guardarlo negli occhi. Erano lucidi e sembrava che stesse cercando di reprimere quelle lacrime chissà da quanto. Francesca gli prese il volto tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi.
 
Francesca: No Leon, adesso basta essere forti, non serve a niente per nessuno, basta…
 
Leon scoppiò a piangere e Francesca lo abbracciò facendogli poggiare la fronte sulla sua spalla. Non lo aveva mai visto così, Leon è sempre stato quello forte, quello duro, quello freddo, e ora…ora sembrava un bambino di cinque anni alla quale hanno rubato le caramelle. Francesca avrebbe tanto voluto fare di più, avrebbe voluto che lui e Vilu si parlassero perché era convinta che se questo fosse accaduto tutto si sarebbe risolto, ma Leon era così testardo. Intanto nell’aula di musica…
 
Angie: Tesoro, sono sicura che anche questa passerà
Violetta: No zia, non è una cotta io sono innamorata di lui capisci? I-io non posso più vivere senza…io ho bisogno di lui
Angie: Va bene ma…dagli un po’ di tempo, qualche settimana qualche…
Violetta: Tempo?! Zia è passato un mese!!! E io non ce la faccio più a vederlo e…e…non posso fare nulla, non posso toccarlo, non posso baciarlo non…non ce la faccio più ho bisogno di lui
Angie: Resiti! Ce la puoi fare!
 
Mia zia mi abbracciò di nuovo. Certo, è facile dire resisti, che ne sa lei di quello che sto provando io, che ne sa lei di quanto io mi senta vuota e sola in questo momento…si sola, è strano come un mondo così pieno di persone possa sembrare deserto quando la persona più importante della tua vita ti è lontana. Si, è davvero strano.
 
Quel pomeriggio Francesca pranzò a casa Vargas poiché aveva le prove da fare con Leon. Verso le 15:00 arrivò anche Marco. Tutti e tre erano nella camera di Leon a provare la canzone
 
Francesca: A-a-a-a empezar la fiesta A-a-a-a alcanzemos las estrellas ah…peinarse y maquillarse los nervios a flor de piel! Es en el escenario donde a mis sueños veo nacer .Oye mi corazón como se acelera cuando el público espera, no. Nada me va a parar Que sube el telón Chicas, comienza la función
 
Finita la canzone Marco applaudì e Francesca sorrise avvicinandosi a lui e sedendosi sulle sue gambe
 
Francesca: Ti è piaciuta?
Marco: Moltissimo!
Francesca: Si io e Leon siamo una grande squadra! Vero Leon?
Leon: Certamente! 
 
Leon si avvicina e da il cinque a Francesca che aveva già teso la mano.
 
Francesca: Vado a prendere qualcosa da bere!
Marco/Leon: Ok! *Francesca esce*
Marco: Leon?
Leon: Si?
Marco: Potrei chiederti una cosa?
Leon: Che cosa?
Marco: Mi insegneresti a…a portare una moto?
Leon: Che?! Perché vorresti portare una moto?
Marco: Perché mi piace! Anche se mi stavo suicidando l’ho trovata una cosa adrenalinica e fortissima!
Leon: Ecco io…non so…
Marco: Ti prego Leooonn…Ti pregooo
Leon: Mmm…e va bene! Ma a due condizioni
Marco: Dimmi!!!
Leon: La prima non ti azzardare a fare corse di nessun genere! Meno clandestine
Marco: Ok la seconda?
Leon: Non pensare neanche per un secondo che dopo la prima lezione puoi salire sulla moto da solo, hai bisogno di almeno un mese! Intesi?
Marco: Ok…si va bene, però guarda che non faccio così pena cioè il motorino lo so portare
Leon: Si, il motorino bravo, la moto è un’altra cosa quindi prometti
Marco: Promesso!
Leon: Ok!
 
Anche quel mese passò in fretta. Leon dava lezioni di motocross a Marco e allo stesso tempo si allenava. All’inizio Francesca non era d’accordo su ciò ma pian piano accettò la cosa. Leon frequentava sempre meno lo studio, il motivo ufficiale era che voleva allenarsi di più, quello vero che aveva paura di vedere Violetta.
 
Un altro mese passò velocemente. Per Leon ero diventata praticamente un’estranea. Neanche più uno sguardo. Il mio unico supporto era Francesca che gli stava sempre accanto e mi mandava sempre messaggi con foto o conversazioni nella quale si dimostrava che Leon mi amava. Ogni sera prima di andare a letto riascoltavo quelle registrazioni una ad una per poter sentire la sua voce. Ormai quello era l’unico modo che avevo per ascoltarlo. Ogni tanto mi capitava durante la notte di sentire il rumore delle foglie dell’albero muoversi; mi sveglio sempre pensando che sopra a quell’albero ci sia Leon, ma non è mai così. Non so perché ma più i giorni passavano più mi sentivo nervosa, come se qualcosa dovesse accadere. Stavo dormendo nel mio letto come tutte le sere e ancora una volta quel sogno mi perseguita. Ma questa volta non riesco a svegliarmi. Porto la mano destra sulla bocca guardando Leon disteso a terra. Scoppio in lacrime e vedo che al mio fianco c’è Francesca, indossa una gonna nere con dei sottili righini bianchi. I capelli raccolti in una coda alta a sinistra, una maglietta argentata a giromanica e un gilet nero di pelle. Anche lei sta piangendo, Marco la sta abbracciando coprendole il volto con il suo petto mentre scioccato china il capo e riesco ad intravedere qualche lacrima scendere dal suo volto, anche lui era vestito in modo diverso dal solito. “LEOOON” Continuai a gridare. Vidi Lara piangere e chinare il capo sul suo petto, mia zia Angie si avvicina e la sposta con delicatezza per poi abbracciarla, le da un bacio sulla fronte e le dice qualcosa all’orecchio, Lara annuisce e si allontana mentre mia zia posa il capo di Leon sulle sue gambe dandogli dei leggeri colpi sul volto. Io lascio cadere quella coperta che ho sulle spalle e corro verso di lui, mi getto a terra piangendo posando l’orecchio sul suo petto all’altezza del cuore e finalmente all’improvviso mi svegliai. Portai entrambe le mie mani sul mio volto che era colmo di lacrime. Mi alzai ed andai in bagno; guardai il mio riflesso nello specchio, mi facevo paura da sola. Avevo gli occhi rossi e gonfi, il viso pieno di lacrime e il naso che colava. Aprii il rubinetto e presi l’acqua fresca tra le mani per poi gettarmela in faccia. Tornai sul mio letto e presi il mio cellulare. So che non dovevo dato che erano le 3:30 di notte ma dovevo farlo, digitai il suo numero preceduto da #31# per non far vedere di chi fosse la chiamata e sperai con tutto il cuore che mi rispondesse. Il telefono continuò a squillare per un momento che mi parve infinito.
 
Leon era assonnato e continuava a girarsi e rigirarsi nel suo letto a causa del fastidioso rumore della suoneria del suo cellulare. Allungò il braccio destro verso il suo comodino toccando ogni cosa gli capitasse sotto mano fino a trovare il cellulare. Lo prese e senza guardare chi fosse e senza aprire gli occhi rispose “Pronto? Chi rompe a quest’ora?”
 
Tirai un sospiro di sollievo e sorrisi nel sentire la sua voce assonnata. “pronto?” ripetette ancora e io staccai posando il cellulare sul mio comodino. Tornai sotto le mie coperte e mi addormentai.
 
Il giorno seguente verso 14:45 Marco e Francesca si diressero alla pista di motocross sulla moto di lui. Proprio così Marco aveva una moto. Era una moto che inizialmente era abbastanza malandata ma dopo che Lara, Leon, Angie e Peter ci misero le mani uscì come nuova e Marco l’adorava. Appena arrivati si tolsero il casco e si diressero verso Leon che lucidava la sua moto.
 
Francesca: Hey hey hey!
 
Francesca sorrise e Marco fece un cenno con la mano destra mentre la sinistra circondava le spalle di Francesca
 
Leon: Hey! Ciao!
 
Leon sorrise e diede la mano a Marco e un bacio a Francesca.
 
Francesca: Allora sei in ansia?
Leon: No…
Francesca: NO!? DAVVERO?! Venerdì farai la corsa e non sei in ansia?!
Leon: La verità? No, non vedo l’ora che arrivi venerdì così potrò fare la finita con questa storia!
Francesca: E tu e Violetta potrete finalmente tornare insieme!!!
 
Disse Francesca battendo le mani
 
Marco: Lui e Violetta?
Francesca: è una lunga storia, poi ti racconto!
Leon: Stasera venite?
Marco: Che si fa stasera?
Leon: Faccio una gara di prova contro Peter e Martin
Marco: Posso partecipare anche io?
 
Chiese Marco con gli occhi che gli brillavano.
 
Leon: Avevamo un patto! Niente gare per te!
Marco: Ma dai!!! Saremo tra amici!!!
Leon: *sospira* Se ti rompi l’osso del collo non voglio sapere niente! Non mi prendo responsabilità!
Marco: Si!!!! *Abbraccia Leon*
Francesca: NO!!! LEON!!!
Marco: Dai amore abbi più fiducia in me!
Francesca: *rotea gli occhi* Giuro che se ti fai anche solo un graffio poi ti do il resto!
 
Disse Francesca dandogli uno schiaffo sul braccio.
 
Leon: Fran ma ieri mi hai chiamato tu con l’anonimo nel mezzo della notte?
Francesca: Io?! No! Non sono scema so che già dormi poco di tuo e poi scordati che mi sveglio la notte solo per sfottere te!
Leon: Bha…
Francesca: Leon?
Leon: Si?
Francesca: Stavo pensando…e se dicessimo tutto a Violetta?
Leon: NO! Non pensarci nemmeno! Con tutto quello che ho fatto per difenderla!? Non ti azzardare!
Francesca: Ma…
Leon: FRANCESCA!
Francesca: E VA BENE!
Leon: Brava!
 
Anche quel giorno Leon non venne allo studio, anche quel giorno la mia agitazione era aumentata e cominciavo a grattarmi nervosamente il braccio sinistro, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Ero a tavola con mio padre e Angie e guardavo il mio piatto continuando a strofinare la mano destra sull’altro braccio
 
German: Tesoro!!! Così te lo gratti a sangue!
 
Alzai lo sguardo e incrociai quello di mio padre. Sospirai, aveva ragione…
 
Violetta: Scusa hai ragione è che…che sono nervosa!
Angie: Qualcosa non va?
Violetta: I-io non lo so
German: Hai litigato con quel ragazzo?...Leon?
Violetta: No!
 
Non avevo detto a mio padre l a storia di Leon e non avevo intenzione di farlo; è già difficile fargli accettare un ragazzo figuriamoci cosa farebbe se sapesse quanto sto soffrendo per Leon. Mi aveva chiesto più volte se il mio comportamento/umore in quei due mesi fosse cambiato a causa sua, ma io gli avevo detto di no. Non so per quanto ancora avrei retto questa menzogna. Due mesi…sono passati due mesi…due mesi, questa parola continua a rimbombarmi nel cervello, con la voce di Leon con la mia voce con la voce di Francesca. Ero sicura che qualcosa stava per succedere ma ancora non sapevo cosa. Quella sera non riuscivo a prendere sonno, avevo paura che succedesse la stessa cosa della notte precedente. Mi sedetti sulla sedia che affacciava alla finestra fissando L’albero e la strada deserta illuminata solo dalle luci fioche dei lampioni. D’un tratto vidi due moto fermarsi davanti al vialetto di casa mia. Sgranai gli occhi guardandole. Su una c’erano due persone, una delle due portava un vestito largo bianco con dei pois neri. Si tolsero il casco e riconobbi da lontano i volti di Marco e Francesca. Il ragazzo sull’altra moto non aveva bisogno di togliersi il casco perché è stata la prima persona che avevo notato ma comunque lo fece. Vidi mi zia Angie uscire di casa e andargli incontro, diede un bacio sulla guancia a Leon e salutò Marco e Francesca con la mano. Leon le tese il casco rosso, quello che usavo sempre io e lei lo indossò per poi salire dietro di lui sulla moto e partire. Dove cavolo stavano andando?...alla pista certo! Ma a fare cosa?! Perché andavano a quella dannata pista?! Cominciai a mangiarmi l’unghia del pollice destro mentre camminavo girando in tondo al centro della stanza. Mi meraviglio che ancora non si sia fatto un buco. Dovevano essere passati all’incirca venti minuti, dovrebbero essere già arrivati. Presi il cellulare e digitai il numero di Francesca
 
Intanto alla pista, i ragazzi si preparavano per correre
 
Marco: Wuhuuu
Leon: Non cominciare così che mi fai paura!!!
Marco: Tranquillo fratello so portare una moto!!!
 
Francesca sorrise guardandoli, era vicino al recinto con Lara e Angie quando il suo cellulare squillò. Lo prese velocemente e vide che era Vilu e si allontanò dalle due ragazze per rispondere
 
Francesca: Vilu?! Che ci fai sveglia a quest’ora?!
 
I ragazzi misero in moto i motori e appena Lara sparò il botto di inizio i ragazzi iniziarono a correre. Francesca si mise l’indice sinistro sull’orecchio scoperto per sentire meglio la voce di Vilu e si voltò a guardare la gara.
 
Violetta: Che cosa state facendo alla pista di moto?!
 
Sentivo delle urla di ragazzi, ragazzi che ridevano e il rumore dei motore delle moto
 
Francesca: Vilu ma cosa…
Violetta: NO! Non ti azzardare a mentirmi perché vi ho visto quando siete venuti a prendere Angie!
Francesca: Sta calma, ora non posso parlare molto, comunque sta tranquilla non è niente i ragazzi stanno facendo una corsa per divertirsi, Marco ha da poco imparato il motocross…tutto qui
Violetta: Una corsa?! Una corsa clandestina?!
Francesca: No Vilu!!! TI assicuro che non farei mai fare una cosa del genere a Marco!
Violetta: Va bene ti credo ma…domani puoi venire da me?
Francesca: Domani? Domani è venerdì giusto?
Violetta: Si…
Francesca: In realtà dovrei…
Violetta: Ti prego Fran ho bisogno di raccontarti una cosa!
Francesca: Ok vengo!
Violetta: Grazie!!!
Francesca: Di nulla, a domani un bacio ciao
Violetta: Ciao!
 
Com’era prevedibile anche quel giorno Leon non venne, ma questa volta non venne neanche Marco. Per fortuna Francesca si e come promesso venne da me a mangiare. Mio padre fu felice di vedere che avevo portato Francesca a casa per stare in compagnia. Appena finito di mangiare salimmo di sopra entrando nella mia stanza. Francesca iniziò a guardarsi intorno curiosando qua e là
 
Francesca: Era da un po’ che non venivo qui…
Violetta: Già passi tutto il tempo con Leon!
Francesca. C’è un motivo del perché lo faccio!
Violetta: Si ma non vuoi dirmelo
Francesca: Ascoltami Vilu, manca davvero poco no anzi pochissimo e potrò finalmente raccontarti tutto!!! Ma ciliegina sulla torta…tu e Leon potrete tornare insieme!!!
 
Disse cominciando a saltare battendo le mani.
 
Violetta: Mmm…lo spero tanto, io non ce la faccio ti giuro che se non viene neanche domani a scuola vado a casa sua!
Francesca: Ooo che romantico! Ma non ce ne sarà bisogno! Domani viene! Che ore sono?
Violetta: Le 16:15 perché?
Francesca: è che…alle 17:00 devo proprio scappare quindi, perché non mi racconti cosa c’è che non va?
Violetta: Vedi ultimamente mi sento male, sono sempre più nervosa come se avessi un pessimo presentimento mi capisci
 
Fran mi guardò interrogativamente e annuì una volta col capo invogliandomi a continuare.
 
Violetta: C’è un sogno che faccio spesso, sogno Leon che corre, in una corsa clandestina con Lara dietro. Sono legati con una cintura, io mi avvicino allo steccato e li guardo, grido il nome di Leon e lo vedo fare un salto enorme per poi cadere e schiantarsi sul suolo
 
Vidi il volto di Fran sbianchirsi di colpo e lei deglutì.
 
Violetta: Fino ad ora è sempre stato solo questo che ho visto, ma ieri sera è stato peggio
Francesca: Che-che vuol dire peggio?
Violetta: Di solito dopo aver visto Leon cadere mi sveglio, ma ieri no, ieri mi sono voltata alla mia destra e c’eri anche tu abbracciata a Marco. Lara e mia zia che piangevano e io che gridavo mentre correvo verso Leon e posai l’orecchio sul suo petto all’altezza del suo cuore
Francesca: E-e batteva?
Violetta: Non lo so…mi sono svegliata in quel momento.
 
Francesca aveva gli occhi spalancati come se la mia storia l’avesse scioccata.
 
Violetta: Fran tutto ok?
Francesca: S-si i-io…devo andare! Scusami Vilu devo fare una cosa importantissima
Violetta: Si va bene, ti accompagno alla porta
Francesca: N-non è necessario grazie! Scappo! Ciao!
 
Mi diede velocemente un bacio sulla guancia e poi corse via tutta nervosa. Non mi piaceva la sua reazione, stava per succedere qualcosa me lo sentivo. Portai le mani alla testa mentre mi sedevo sul letto, avrei pagato oro per sapere cosa stava succedendo, ma non potevo.
 
Erano le 18:30 e c’era un gran fermento alla pista, tutti sembravano agitati tranne Leon, almeno questo era quello che sembrava. Francesca era arrivata da poco, indossava una gonna nera con dei righini bianchi, una maglietta argentata e un gilet di pelle nero, ai piedi un paio di stivali dello stesso colore con delle borchie e i capelli raccolti in una coda alta a sinistra.
 
Francesca: Leon ti prego!!!
Leon: NO!!!
Francesca: Allora sposta la gara!!!
Leon: Hahaha si certo! Diglielo tu ai black che sposto questa gare solo per uno stupido sogno!
Francesca: Stupido sogno?! Leon Vilu non sapeva niente della corsa!!! Eppure ha sognato questo! Potrebbe essere una premonizione!
Leon: NO!
Francesca: Se almeno tu me la lasciassi avverti…
Leon: NO! NO!! E NO!!! Francesca guardami bene negli occhi, non ti azzardare ad avvisare Violetta della corsa! Intesi?
Francesca: Sei un…
Leon: INTESI?
 
Francesca sbuffò incrociando le braccia e guardò altrove annuendo col capo. Leon si pulì le mani sporche di grasso con uno straccio e poi lo lanciò sul mobiletto e si allontanò. Indossava delle adidas nere con le strisce rosse nei laterali, un jeans nero, una maglietta rossa a mezze maniche e la sua immancabile giacca di pelle. Francesca prese il suo cellulare e osservò il numero di Violetta con la sua foto abbastanza nervosa.
 
Francesca: Che faccio? Che faccio?!...glielo dico non glielo dico glielo dico non glielo dico…in fondo Leon vuole solo proteggerla…si ma lei ha 18 anni! Ha il diritto di sapere che cavolo sta succedendo non è una bambina!...si  però poi Leon mi ammazza…e se succede qualcosa a Violetta?...si però se si avvera il sogno di Violetta sicuramente non mi guarderà più in faccia…aaa che crisi!!! Cosa deve fare una brava amica in questi casi? La chiamo?...

   
 
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