Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: GuessWhat    08/07/2013    3 recensioni
"Si stupì ancora una volta, con quella sua distaccata sorpresa, di come fosse grande il diavolo dentro quel corpo così minuto."
[Eruri]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: uso "Erwin" al posto di "Irvin" perché sarebbe il nome corretto in tedesco. E uso Levi anziché Rivaille per pura abitudine. XD
Buona lettura :>





Una piccola mano dalle dita nervose e sottili si prese il disturbo di scompigliare alcune ciocche sempre ordinate. Un altro tocco, diverso, caldo e calmo su una nuca carezzò i capelli cortissimi, a spazzola.
Erwin percepì Levi stringere e rilassare le spalle a quel gesto, come un gatto toccato nel suo punto preferito. Era interessante osservare il suo comportamento nei momenti più tranquilli e sereni che riuscivano ad avere, quando le loro ossa stanche si coricavano in un letto e a volte si sentivano troppo sole per rimanere tutta la notte tra delle lenzuola vuote. Ma quelle stesse ossa distrutte dalla fatica erano sempre pronte a scattare, qualsiasi cosa succedesse.
Per questo i loro momenti di mutuo silenzio erano così preziosi.
C'era una fioca luce nella stanza, una pallida lanterna addormentata che dava appena risalto alla sagoma stropicciata delle ali della libertà abbandonate lì, tra la sedia e il pavimento, insieme ad un turbinio confuso di stivali, attrezzatura, camicie. Le lenzuola, però, erano straordinariamente ordinate e nascondevano l'avilupparsi dei loro corpi nudi, freschi, tranquilli.
Un lieve fruscio e la mano tra i capelli biondi si spostò sul petto ampio, alla ricerca del battito del cuore. Erwin fu colto da una strana consapevolezza, muta, segreta e posò le proprie labbra sulla fronte tiepida di Levi, che sospirò a quel gesto e strinse il pugno sul suo petto.
Tutte quelle parole che sfuggivano da quei gesti, Erwin le racchiuse posando le dita sulla mano tesa. Sentì gli occhi puntati sulla faccia e allora lo guardò, carezzandogli la schiena per tutta la lunghezza, sentendo le lievi sporgenze delle vertebre sotto i polpastrelli e rendendosi conto che non avrebbero mai avuto bisogno di parlare. Non loro.
Lo stupì avvolgendolo in un abbraccio gentile, e si stupì ancora una volta, con quella sua distaccata sorpresa, di come fosse grande il diavolo dentro quel corpo così minuto. Erwin lasciò Levi quietarsi in silenzio, la faccia immersa nel petto, i pugni chiusi, le gambe raccolte. Capì che si stava addormentando quando quella latente tensione si sciolse.
Solo allora gli spostò delicatamente il capo all'indietro e diede un'occhiata ai suoi tratti fini e affilati, regolari. Solo un secondo, però, indugiare si sarebbe rivelato fatale.
Non gli augurò la buonanotte. Stava dormendo. Ed augurare ciò ad un dormiente era tanto inutile quanto piangere per i propri morti.

   
 
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