“Per oggi abbiamo finito, hai fatto un buon lavoro”. Il professor Lupin prese le sue cose e fece per andarsene, ma Harry lo blocco prima che potesse uscire dalla porta; non era abbastanza soddisfatto, voleva continuare. “Voglio continuare!” disse allora, “Devo continuare! Se me ne capitasse uno davanti appena uscito da scuola cosa dovrei fare? Non sono ancora in grado di sconfiggerli.” Il professor Lupin esitò, ma poi decise di accontentare Harry. “Solamente un altro quarto d’ora. Dopo ho lezione.” Un sorriso comparve sul volto di Harry. “Continuiamo!” esclamò allora. Lupin aprì l’armadio. Un’aura tenebrosa, seguita da un ombra scura, e poi eccolo. Appariva sempre più enorme e terrificante agli occhi di Harry, sebbene sapesse che quello era soltanto un molliccio e non un vero Dissennatore. “Ricorda di pronunciare le parole chiaramente e con convinzione, Harry!” “Chiaramente e con convinzione, chiaramente e con convinzione…” erano le parole che risuonavano nella testa di Harry, che si sforzava di tenerle a mente. Il Dissennatore si fece avanti, sempre più avanti. Harry era in preda ad un’ansia terribile, come ogni volta che doveva affrontarne uno. Questa volta doveva farcela, doveva riuscire a sconfiggerlo. Harry si riempì d’aria i polmoni ed urlò l’incantesimo a chiare lettere: “Expecto Patronum!” Fu come un lampo. Il Dissennatore si caricò di una luce potentissima, per poi scaraventarsi di nuovo nell’interno buio dell’armadio. Ce l’aveva fatta. Finalmente Harry aveva sconfitto quel maledetto molliccio. Non riusciva a crederci e a stento riusciva a rimanere in piedi. “Harry!” esclamò il professor Lupin, “Ce l’hai fatta, l’hai sconfitto! Siediti, mangia questo pezzo di cioccolato, ti farà tornare in forze.” Harry si sedette ed incominciò a pensare, una tremenda confusione si stava impadronendo della sua testa e la stava facendo scoppiare. “Harry, cosa c’è che non va? Hai sconfitto quel molliccio, hai realizzato il tuo desiderio. Non ne sei orgoglioso?” Harry non rispose subito. Una domanda bussava incessantemente sulla sua testa, non lo faceva stare tranquillo. Non ci aveva mai pensato prima, non gli era mai passato per la testa quello che stava per chiedere a Lupin, ma decise di tentare. “Professore,” sussurrò quasi impaurito, “qual è il passato dei Dissennatori?” La tazza di tè che Lupin stava bevendo gli cadde di mano ed un espressione shockata e allo stesso tempo terrorizzata si impadronì del suo volto.