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Autore: Nimue_    08/07/2013    5 recensioni
Emma Carstairs, la seconda cacciatrice più abile al mondo, trova in Jace Lightwood un maestro molto particolare, pronto a insegnarle sei proposte che un cacciatore non dovrebbe mai dimenticare.
V Lezione: "Molteplicità", Tessa Gray + Charles Dickens.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Clockwork City'
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visibilità
Note: la prima parte della storia si ambienta durante la battaglia di Città di Vetro, la seconda dopo la vittoria. E' una what if?, ovvero una storia in cui viene modificato un elemento essenziale della trama. Il significato di questo capitolo sta nel denunciare l'incapacità di Simon di immaginare che dietro alla maschera di arroganza di Raphael ci sia qualcos'altro. Simon è vittima delle apparenze, crede che quello che vede sia la realtà. Per me non è così, e sono sicura che lo scopriremo in CoHF. Se ritrovate qualche accenno alla Raphael/Simon, è perché c'è.

Visibility
L'essenziale è invisibile agli occhi.

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"Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare, è per avvertire del pericolo che stiamo correndo
 di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire
colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini."

Italo Calvino, "Lezioni Americane - Visibilità"

Simon aveva paura.
Un angolo temerario della sua coscienza, sgusciando fuori dal terrore, si chiese se fosse normale averne della vita e non della morte imminente. Temeva che una volta riacquistata la visibilità, dopo essersi asciugato gli occhi dal sangue di un compagno di battaglia, sarebbe ripiombato di nuovo nella guerra, cruda, dolorosa e inevitabile.
Un colpo, sarebbe bastato quello a farlo fuori, e tutto sarebbe finito. Un artiglio infernale a squarciargli la carne e il cuore, niente di più; solo in quel modo sarebbero cessate le urla e il suono delle lame che cozzavano contro le ossa, della pelle che friggeva al contatto con il veleno di demone.
Qualcuno a pochi metri da lui venne ucciso, fatto a pezzi e sbranato. Frammenti mollicci piombarono sulla sua faccia e Simon rotolò di lato, coprendosi la testa.
Non voleva tornare a vedere, ma si costrinse a passare una manica della maglia sulle palpebre, con gli arti che tremavano come se il suo corpo fosse ancora stato capace di sentire freddo.
Clary, Isabelle, Alec, Magnus, Jocelyn, Luke, Maia, Robert, Maryse. Jace, perfino lui. Simon cominciò a ripetere i loro nomi ininterrottamente, mentre i suoi occhi sbattevano nel disperato tentativo di rincorrere la luce. Se li avesse visti vivi un'ultima volta, accertandosi che stessero bene, sarebbe potuto morire in pace e andarsene lontano, dove quella piaga non sarebbe riuscita a raggiungerlo.
Clary, Isabelle, Alec, Magnus, Jocelyn, Luke, Maia, Robert, Maryse, Jace, si disse, ma non scorgeva nessuno di loro.
Si rialzò appena in tempo per schivare il tentacolo squamoso di una creatura immonda e fuggire alla cieca, correndo ovunque non vi fossero alleati senza vita. Stavano perdendo, questo era riuscito a capirlo con una sola occhiata spaventata. Ovunque c'erano corpi di mutaforma nudi, feriti e pallidi, tornati umani poco prima di spegnersi. Alcuni corpi erano carbonizzati e ad alcune fate erano state strappate le ali, stese per terra a formare un tappeto da calpestare come affronto.
Clary, Isabelle, Alec, Magnus, Jocelyn, Luke, Maia, Robert, Maryse, Jace. Dove si erano cacciati? Solo i maggiorenni stavano combattendo, ricordò, eppure lui era lì, un eterno sedicenne che non sapeva uccidere. E non voleva farlo.
Simon non voleva uccidere né lasciare che le persone che amava venissero uccise. Voleva solo risvegliarsi da quell'incubo con la playstation accesa e Clary che sonnecchiava sulla sua spalla, scoprendo che era stato solo un brutto sogno. Desiderava solo che il fragore della battaglia si fermasse all'improvviso e che al suo posto risuonasse di nuovo il battito del proprio cuore.
Clary, Isabelle, Alec, Magnus, Jocelyn, Luke! La sua vista sovrannaturale riuscì a riconoscere un licantropo più grande degli altri, la bava rossa e il ringhio feroce, ma tutto intorno regnava il caos. Era sicuro di trovare Jocelyn al suo fianco; a lei avrebbe potuto chiedere di Clary, della sua Clary. Se lei era viva, decise in un momento di egoismo, lanciandosi contro la mischia per raggiungere il suo amico, andava ancora tutto bene, e guerra e pace erano la stessa cosa. Tutto ciò che importava era che Clary fosse al sicuro.
«Luke!»
Simon spintonò un cacciatore, facendogli prendere la mira sbagliata. La sua freccia si conficcò nell'occhio del mostro invece che sulla fronte. Non era poi così grave, dopotutto. Era già tanto che nel panico generale fosse riuscito a controllare la sua forza da figlio della Notte.
«Luke, sono qui! Sono qui!»
Gli occhi enormi di Luke si puntarono su di lui per qualche secondo, poi il lupo ululò alla Luna; sul terreno, la sua luce proiettava le ombre immense di due demoni superiori.
Prima che potesse dire o fare qualunque cosa, arrivò il primo attacco. Simon venne catapultato di lato talmente forte che il respirò gli si mozzò nel petto. Una volta che l'aria tornò a farsi spazio nei polmoni, nonostante non avesse un reale bisogno d'ossigeno, Simon urlò di rabbia, perché in quell'Inferno sonoro nessuno riusciva a sentire quanto soffrisse.
Iniziò il dolore. Tre, si accorse, erano le lunghe strisce di pelle mancanti dalla sua schiena scorticata. In compenso uno dei mostri era scomparso e al suo posto, inspiegabilmente, Simon scorse una montagna di sale. Gli parve che l'altro demone gli sorridesse, i denti marci e il volto semiputrefatto, mentre sradicava un albero dalla radura, pronto a infilzarlo nel suo corpo.
Era un paletto piuttosto grande, quello. Gran bel guaio, realizzò.
La bestia calò il colpo finale.

Clary.
Clary.
Clary.
Clary.
Clary.
Aveva ripetuto il suo nome cinque volte, eppure si aspettava di venire ridotto in poltiglia alla seconda.
«Clary.» lo disse ancora, ma stavolta ad alta voce, per accertarsi che fosse tutto vero: era vivo.
Quando aprì gli occhi, quello che vide non aveva alcun senso.
Raphael Santiago reggeva il tronco d'albero con due mani, frenandone l'impatto. I suoi piedi affondavano nel fango e i ricci d'angelo erano incollati al collo e intrisi di sangue. Non riusciva a vederne il viso, ma avrebbe voluto poterlo fare. Cercò di immaginarselo, quel volto botticelliano, attraversato da un'espressione che non fosse di sufficienza o superiorità. Cercò di dipingerselo in mente, provato, sofferente, sfigurato dalla furia cieca, i canini come rasoi e le vene violacee attorno agli occhi di un cacciatore. Non ci riusciva.
Il lamento di delusione del Demone rischiò di perforargli i timpani, facendolo raggomitolare su sé stesso. Raphael non si piegò di un centimetro, continuando a trattenere il peso de tronco, ma Simon avrebbe voluto tapparsi gli occhi. Il capo dei vampiri sembrava così giovane ed esile che sembrava impossibile che non si stesse per spezzare come un ramoscello.
Con uno strattone delle braccia Raphael strappò l'albero sradicato dagli artigli del demone e lo scaraventò verso un altra creatura degl'inferi prima che questa potesse rappresentare un pericolo; accade tutto così velocemente che nonostante le sue doti vampiresche, Simon non osò battere le ciglia per paura che, riaprendo gli occhi, Raphael sarebbe svanito.
Il capo dei vampiri balzò in avanti con una spinta tale da sollevare la polvere e fendere l'aria in un sibilo. Si aggrappò alla testa deformata dell'essere con le due mani apparentemente delicate e fece forza per tranciare via una parte del collo. Il demone cercò di riafferrarlo, ma Raphael fu più veloce, sgattaiolando sotto le sue tre zampe e bloccando una delle braccia enormi per farlo cadere.
Troppo tardi, Simon si rese conto di cosa sarebbe successo.
«NO!»
Raphael morse il demone. Simon riuscì quasi ad accorgersi dell'esatto istante in cui quel sangue velenoso cominciò a bruciare il corpo del vampiro, facendosi strada verso il suo cuore.
Raphael lo rispedì nell'altra dimensione con un ultimo colpo, prima di barcollare e rovinare a terra, mentre un'altra orda di tenebre arrivava.
Per un breve istante riuscì finalmente a scorgere il suo volto, poi, in un'esplosione violenta, tornò a vedere rosso. Il sangue scivolò lungo il suo viso e Simon pregò che non fosse quello del vampiro che lo aveva salvato. Ripeté un'ultima volta i suoi nomi, prima di perdere conoscenza: Clary, Isabelle Alec, Magnus, Jocelyn, Luke, Maia, Robert, Maryse, Jace, Raphael.

***

Scoppiò un fuoco d'artificio, e scintille rosse piovvero dal cielo come neve di fuoco. Chissà com'era, rifletté, tenerne una in mano prima che si spegnesse, stringerla per un secondo di pura e preziosa follia, prima che iniziasse a fare male. A Simon mancava l'euforia dei gesti sconsiderati, quelle pazze e stupide imprese che faceva da piccolo senza pensare. Ormai, però, la guerra era finita e Simon non era più quello di una volta, ormai ogni azione pesava come una spada puntata sul capo.
Strise Clary più forte, camminando lungo i vicoli pittoreschi di Idris. Anche lei appariva diversa, più saggia.
«Ho fermato una guerra vera, ragazzo nerd. Non una di quelle che puoi mettere in pausa alla console,» le labbra della ragazza si tesero dolcemente in un sorriso, facendo increspare le lentiggini sulle guance
Era bellissima, quella sera, non poteva negarlo.
«Avrei voluto esserci. Quando i demoni si polverizzavano per causa tua, voglio dire.» ridacchiò, facendo dondolare le loro mani intrecciate, «Sarebbe stato un epilogo davvero epico a questa brutta faccenda.»
«Degno di Star Wars?»
«Meglio di Star Wars. Adesso tutti hanno una grande idea di te. Sei una Cacciatrice di una certà visibilità.»
Tutti ti guardano, avrebbe voluto aggiungere. Prima eravamo solo io e te, insieme. Nessuno si accorgeva di noi.
«A proposito, non dirai a Jace che sono svenuto, vero? Se lui dovesse chiedercelo, gli diremo...»
«La verità, - lo interruppe lei, salutando distrattamente una cacciatrice di passaggio, - gli diremo la verità. Luke mi ha raccontato tutto.»
Simon si finse sorpreso.
«E?»
«Raphael Santiago ha respinto il gruppo di Zajiar¹ che ti ha attaccato e ti ha affidato alle cure dei Licantropi. Poi ho compiuto il mio gesto eroico e blablabla.»
Si fermarono per un po', lasciando che la folla defluisse verso la festa della vittoria a cui avrebbero partecipato Shadowhunters e Nascosti.
«L'ultima volta che l'ho visto, il sangue del demone lo stava divorando da dentro.»
«Si è rialzato.»
«E mi ha salvato.»
«Non piangerai per la commozione ora, vero?»
Clary rise di gusto.
«No.»
«Dovresti ringraziarlo, secondo me.»
«Ci devo pensare.»
«Fantastico, pensaci durante i dieci metri che ci separano da lui.»
«Cosa?!»
«Ti aspetto in piazza!»
Clary sparì dietro un angolo, lasciandolo pieno di imbarazzo.
Raphael era lì, mano nella mano con una vampira sognante, senza degnarla dello sguardo che invece era puntato su di lui. Liquidò la ragazza con uno schiocco delle dita e rimasero soli.
Adesso Simon poteva vedere il viso del vampiro con chiarezza, per la prima volta dopo la fine della battaglia. Non c'erano ferite, a parte la classica cicatrice a forma di croce alla base della gola. I ricci neri gli accarezzavano le tempie, morbidi, e gli occhi d'antracite erano grandi.
Faccia d'angelo, faccia di Raphael.
Simon non riusciva a ricordarla, quella della notte nella radura, perché l'espressione furba e diffidente del vampiro gli impediva di concentrarsi e pensare che Raphael potesse averne una diversa.
«Ciao,» borbottò.
Raphael lo guardò con strafottenza. Possibile che fosse già tutto sepolto, per lui? Eppure aveva rischiato la vita per salvarlo.
«Come va?»
«Lo chiedi perché ti interessa o per educazione?»
Simon rimase in silenzio, ma con sorpresa, dentro di sé, urlò la risposta senza esitazione.
«Hai bisogno di qualcosa, Diurno? Se non hai niente da dirmi, puoi anche sparire.»
«Stai scherzando?»
Il Raphael che odiava era tornato come una brutta sorpresa e la memoria di Simon reagì di conseguenza: recuperò tutti i frammenti di immagini come da un deposito di spazzatura, fino a quando l'astio fu l'unico particolare in rilievo. Raphael era un bastardo e aveva cercato di ucciderlo. La sua vita era rovinata ed era tutta colpa sua. Non poteva dimenticarlo.
«Ti sbagli se pensi che ti sia riconoscente per avermi salvato.»
Non seppe perché lo disse: forse voleva soltanto imparare da Raphael ed essere bravo a fare del male almeno quanto lui.
Fu un istante, ma qualcosa nell'espressione accuratamente scelta da Raphael cedette, come un'impercettibile sbavatura sul disegno perfetto dei suoi lineamenti. Era come un'incrinatura sul vetro, si disse, una di quelle tanto piccole che quasi non ci se ne accorge, ma che rischiano di far andare tutto in frantumi.
Le labbra del vampiro si schiusero appena.
«Non farò lo stesso errore in seguito,» sussurrò.
Raphael girò i tacchi e si allontanò senza guardarsi più indietro, l'unico ragazzino a non gioire dei fuochi d'artificio, troppo intento a nascondersi di nuovo dietro la sua maschera. Perché era una maschera che portava, allora.
Possibile che Simon fosse così cieco da non riuscire a distinguervi niente, dietro? Se solo Raphael si fosse voltato...
«Ehi aspetta, Raphael!»
Guardami, maledizione.
Rimorso, non poté fare a meno di pensare, sempre l'ultimo arrivato, costantemente in ritardo, quando non resta che raccogliere i pezzi di ciò che si è rovinato.
«Raphael!»
Il vampiro scomparve nell'ombra da cui era sempre venuto e Simon, per la prima volta, si sentì completamente solo tra la gente.
Rimase immobile, un grazie sulle labbra, sforzandosi di immaginare come potesse essere il ragazzo dietro la maschera, quello che lo aveva salvato, non quello con il ghigno stampato e la mente calcolatrice.
Provò e provò, e mai la sua visibilità gli sembrò tanto limitata da non poter vedere oltre le apparenze.
Quando l'ultimo fuoco d'artificio si spense, Simon era giunto ad una conclusione: l'essenziale è invisibile agli occhi, perfino a quelli di un vampiro.




1. Zajiar: demoni inventati da me.

Note:
il risultato finale non mi convince molto, perché non so gestire questi due personaggi, nonostante li ami moltissimo. Li shippo? Sì, infatti ho scritto un'altra storia su di loro, chiamata Shime'on.
C'è un riferimento alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e sta nei nomi che Simon pronuncia. Lui lo fa per amore, nella saga che mi ha ispirato lo si fa per odio. Simon non sa ancora del potere del Marchio di Caino, perché lo scopre in COFA. L'ultima frase cita "Il Piccolo Principe".
Ringrazio Viola per il betaggio, Ania per i suoi puntuali e preziosi commenti e le 32 persone che mi hanno inserito tra gli autori preferiti, siete tanto carine. Sono ben accetti pareri!
Che altro? Niente. Vi mando un bacio.

 
   
 
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