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Autore: Samarskite    08/07/2013    6 recensioni
“Maestro, vorrei sapere come vivono i pesci nel mare.”
“Come gli uomini sulla terra” (Anonimo)

[one shot partecipante al Try 1D Contest Slash]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi di pesce


 

“Maestro, vorrei sapere come vivono i pesci nel mare.”
“Come gli uomini sulla terra” (Anonimo)

 

“Spiegami una cosa. Perchè stai mangiando un pezzo di torta senza nemmeno offrirmene una briciola?”, chiese Niall alzando lo sguardo dal libro di scienze sul quale era chino, grattandosi nervosamente una puntura di zanzara ed osservando con teatrale astio il pezzo di torta incriminato.
“Perchè non te lo offrirò finchè non saprai ripetermi pari pari quello che devi sapere.”, rispose Harry con nonchalance mentre giocherellava con la forchetta. Per risultare ancora più irritante, allontanò la sedia dal tavolo al quale lui e Niall erano seduti a studiare, e vi mise i piedi sopra ostentando una serena pigrizia. Non contento, prese anche in mano la chitarra e se la mise in grembo.
“Non sei molto bravo a fare gli onori di casa. Nemmeno la torta, mi offri.”, obiettò Niall sorridendo e tornando a concentrarsi sul libro.
“A parte che la torta mi serve per motivarti, da bravo insegnante quale sono. E poi... Quando Gemma non c'è, si detta legge, amico mio. La legge di Styles.”, ghignò il riccio. “Allora, cosa sai dirmi di questa benedetta pagina di scienze?”
“I pesci sono creature vertebrate gnatostome. La maggior parte dei pesci è ovipara, cioè si riproduce mediante uova che vengono fecondate e che si sviluppano all'esterno del corpo materno. Alcuni pesci abbandonano le uova casualmente, altri costruiscono un nido o le ricoprono di sedimenti.”, snocciolò Niall guardando il soffitto, concentrato.
“Hai dimenticato qualcosa. Per la prof è importante.”, gli fece notare Harry con l'aria di chi ha la risposta in tasca, puntandogli addosso la forchetta piena di briciole impigliate.
“La memoria e gli occhi. Giusto. Uno studio recente ha ipotizzato che la memoria dei pesci rossi sia molto breve, di circa tre secondi.”, saltò su il biondo schioccando le dita, profondamente soddisfatto di se stesso. “I pesci non sono inoltre provvisti di palpebre, e sebbene essi dormano è difficile stabilire con precisione quando nuotino coscienti e quando invece siano in una sorta di veglia vigile.”
Harry leccò la forchetta ammiccando, soddisfatto quasi al pari del biondo: “Esatto. I pesci non chiudono gli occhi, Niall.”
L'irlandese non rispose; sembrava imbambolato ad osservare la lingua dell'amico, che leccava le briciole. Harry se ne accorse: “Ehi. Pianeta Terra chiama Mullingar.”
Niall si riscosse. “Scusa. Stavo solo... Pensando.”
“A cosa, esattamente?”, chiese Harry aggrottando le sopracciglia, mentre si alzava verso il lavandino per riporre il piatto pieno di briciole di cioccolato e la forchetta sporca.

“Ai pesci. Sono muti, no? Non parlano. Non possono, sott'acqua. E allora come comunicano? Con i colori, sicuro. Ma secondo me noi i pesci li sottovalutiamo, se non chiudono gli occhi ci sarà una ragione, mica lo fanno per dispetto, o perchè gli piace vedere il mondo. Loro danno una sbirciatina obliqua agli altri pesci che gli interessano, e se il pesce in questione ricambia con vivo interesse allora capiscono che sono fatti l'uno per l'altro. Non servono parole: se a sguardi basta e avanza, perchè dovrebbero faticare?”

Harry sfruttò il tempo necessario a sciacquare le stoviglie sotto l'acqua fredda per riflettere sulle parole di Niall. Infine si voltò ed appoggiò le mani sul bancone in marmo dietro di sè, incavando le spalle. “Suppongo di sì. Penso che tu abbia ragione. Dubito che qualcuno l'abbia mai vista sotto quest'ottica, ma mi sembra una buona ottica. Tutto questo, però, perchè...?”, concluse interrogativo. Percepiva un turbamento di fondo nella voce dell'irlandese, che non riusciva ad identificare. E ciò lo frustrava immensamente. Non riuscire a distendere con una frase rassicurante quelle sopracciglia bionde, corrugate così raramente, gli dava un senso di impotenza.
Dal canto suo, Niall percepiva che Harry era turbato, ma da lì a capire che l'inglese era turbato perchè Niall era turbato, ce ne correva. Perciò si alzò dal tavolo e lo raggiunse, davanti al lavabo. Fece spallucce. “Non saprei”, disse. “Era una considerazione. Penso che i pesci siano sottovalutati. Tutto qui.”

Ma sulla fronte di Harry si era formata quella piccola ruga che aveva quando a scuola non sapeva dimostrare un teorema o commentare una poesia di Neruda, quando non era preparato perchè non aveva studiato, oppure quando in televisone saltava il palinsesto della sua serie tv preferita. Quella piccola ruga verticale in mezzo alla fronte, che Niall di solito distendeva con un dito per tranquillizzarlo, quando sapeva la risposta: la dimostrazione si faceva ponendo come x il tal lato, Neruda con quella poesia intendeva la tal cosa, il palinsesto era saltato a causa della partita di calcio del Barcellona.
Ma quella volta Niall non si alzò in punta di piedi e non la distese, perchè la risposta non la sapeva neppure lui.

I pesci li avranno pure sottovalutati, ma a stare sempre in acqua, forse, non avranno poi molto da dirsi, riflettè. Forse, loro non chiudono gli occhi perchè del mondo vedono solo la mia camera, o il mare, al massimo lo studio del veterinario per la visita annuale, e non hanno ancora capito che ogni tanto le cose è meglio dirle e non sottintenderle, e a volte gli occhi è meglio chiuderli, giusto per avere un po' di riposo dalla fatica di vedere tutto.

“Non voglio essere un pesce, Harry.”, si ritrovò a dire Niall, d’impulso, allungando una mano per spostare un riccio ribelle dalla fronte dell'inglese.
“Non vuoi dare sbirciatine oblique?”, chiese Harry nervosamente riuscendo a fare ridere Niall, che abbassò lo sguardo sulle piastrelle del pavimento freddo.
“No, io... Sai, dopo che ti ho detto quelle cose, quelle di prima, ho pensato anche che forse i pesci non chiudono gli occhi e non parlano perchè conoscono poco del mondo. Forse non sanno che a volte è meglio parlare, e dire cosa si pensa.”, spiegò il biondo tornando a guardare le iridi verde smeraldo di Harry. Niall aveva fatto delle immersioni, quell'estate, e pensò che gli occhi di Harry gli ricordavano il mare. Il mare, nelle sue profondità illuminate dal sole, è verde smeraldo.

“Tu... non vuoi tacere le cose? Come i pesci?”, chiese Harry in un sussurro.
“Esatto. Non voglio tacere, per poi dimenticare in pochi secondi, come i pesci rossi. Voglio vivere gli attimi, voglio ricordarmene.”, chiarì l'altro. Perchè stavano parlando a bassa voce? Non c'era nessuno in casa.
“Già. Però, in effetti...”, iniziò Harry tramante. Avevano entrambi il respiro pesante, ed erano decisamente troppo vicini. “… hai dei bei colori”, concluse riferendosi alla prima riflessione di Niall.
Questo rise, e si leccò le labbra. “Li ho davvero?”
“Così mi è parso... con una... una misera... sbirciatina obliqua...”. Ed Harry si odiò in quel momento, per la propria incapacità di connettere il cervello in una frase sensata. Si odiò per le proprie narici, che stavano respirando frementi il profumo da uomo di Niall. Si odiò per il proprio petto, che muovendosi al ritmo del suo respiro sfiorava saltuariamente quello del biondo. Si odiò per le proprie labbra e la propria lingua, aride. Si odiò per i propri occhi, incapaci di lasciare per un attimo quelli dell'altro. Si odiò per le proprie orecchie, quasi frementi nell'attesa di recepire una risposta.
Si odiò con tutto se stesso, per la sua incapacità di sporgersi di un paio di centimetri, e fare tutto ciò che il suo corpo lo stava implorando di fare.
Chiuse gli occhi, ed anche con le palpebre abbassate percepiva la presenza di Niall, a pochi centimetri da lui. Forse, a occhi chiusi sarebbe stato più facile, si disse.

I pesci non chiudono gli occhi, Niall.

Sciolse le braccia dalla rigida posizione precedente, ancora appoggiate sul bancone dietro di sè, e scoprì con sorpresa che agivano da sole, cercando della stoffa estranea da attirare a sè. Quando sentì sotto i propri polpastrelli la camicia di cotone del biondo, che tante volte aveva sentito sulla propria pelle, i suoi muscoli del bicipite si contrassero, quasi in uno spasmo, e Niall venne strattonato verso il riccio.
Nell'arco di due centimetri le loro labbra si incontrarono incerte, pallide ed esitanti. Nell'arco di tre secondi le labbra di Harry si schiusero arrendevoli e Niall approfondì il bacio, sentendo il proprio corpo premere di più contro quello dell'inglese.

Non voglio essere un pesce, Harry.

No, certo che non lo era. I pesci sono animali a sangue freddo, e il corpo che lo stava opprimendo contro il marmo del bancone era caldo, così come le mani che, esitanti, cercavano le sue.
Harry le afferrò e le guidò, posandole con delicatezza sui propri fianchi e sul proprio petto.

“Oh, Niall...”, sospirò quando questo gli sfiorò la schiena.
Il biondo affondò il viso nell'incavo del collo di Harry; artigliò leggermente le mani e le passò sulla schiena del riccio, deciso ma senza violenza, così che l'altro potesse sentire il suo tocco anche attraverso la stoffa della maglietta dei Ramones che indossava.
Harry sospirò più forte, e a Niall sfuggì un sorriso. A quanto pareva, per l'inglese la schiena era una zona delicata.
 
Erano così diversi, loro due, pensò l’irlandese. Niall era il tipo di persona che guardava tutto con gli occhi di chi sta cercando una vera meraviglia, e una volta trovato ciò su cui fantasticare può perderci ore intere. Harry aveva invece uno stretto controllo sulla realtà, anche se spesso provava a trasfigurarla con barzellette, e commenti stupidi, e canzoni, e favole. Una volta, anche se Harry non lo sapeva, Niall e Louis lo avevano sentito raccontare una storia a Lux, per farla addormentare. Harry si trovavava appollaiato sul letto della bambina e, cercando di trovare un modo diverso per farle chiudere gli occhi rispetto al solito cantare, aveva improvvisato una storia.
 
Una volta, in fondo al mare, abitavano gli esseri umani. Era il regno di Sottacqua. Non fare quella faccia, è vero, Lux! Okay, forse non erano proprio esseri umani, però ci assomigliavano molto. Avevano gli occhi sempre aperti, perchè all'epoca gli esseri umani non erano mica tanto generosi, e tutto quello che potevano arraffare arrafavano. Pensa che confusione! Non potevi lasciare incustodito il tuo zaino, o la tua borsetta, che subito qualcuno li prendeva e decideva che erano suoi. E tuttisi lamentavano con nessunoin particolare, perchè tuttifacevano così e quindi non c'era nessunoche potesse cambiare le cose. Ognuno degli esseri umani usciva di casa la mattina e nuotava fino al proprio ufficio domandandosi con che cosa di nuovo sarebbe tornato a casa la sera, e che cosa invece di vecchio gli sarebbe stato rubato. Era una situazione un po' sregolata, ma tutto cambiò quando un giorno una bambina, invece di rubare la merenda alla sua compagna di banco che, sbadata, l'aveva lasciata sul banco, la rincorse e gliela riconsegnò. La sua compagna di banco la osservò come si guarda un marziano, ma il gesto la colpì a tal punto che, arrivata a casa, provò a regalare un proprio giocattolo al fratellino. Giusto per capire cosa si provava. E si sentì così felice che, il giorno dopo, regalò una matita alla bambina che le aveva ridato la merenda. La fece anche se non la conosceva un granchè, perchè quando rubi qualcosa alle persone queste non si aprono con te, non ti dicono i tuoi segreti, stanno zitte e sono anche un po' arrabbiate. Allora la bambina sorrise e le parlò, per ringraziarla e presentarsi. Parlarono anche durante la lezione, infatti la maestra le sgridò molte volte. Uscite da scuola decisero che tutti nel mondo di Sottacqua avrebbero dovuto sentirsi come si sentivano loro, e così iniziarono a regalare ciò che potevano ai passanti. Si trattava di cose piccole, tipo sassolini, una manciata di sabbia, un pesciolino rosso, finchè un giorno...
 
Qui Harry si era interrotto, perchè Lux si era addormentata. Niall lo aveva sentito sorridere e alzarsi, per andare a letto lui stesso. Il biondo si era voltato verso Louis, che aveva una certa aria sonnolenta, e gli aveva chiesto se anche lui non pensasse che era stata una bella storia. Louis l'aveva guardato con un sorriso, prima di voltarsi per andare in camera sua: “Bella,  ma i personaggi principali erano poco credibili.”

Forse i pesci non hanno visto il mondo, Harry.

Harry sentì le sue dita cercare il bordo bottonato della camicia rossa di Niall, sentì il clop dei bottoni a scatto che si aprivano, udì il fruscìo del cotone che cadeva a terra. La vita, in quel momento, per lui aveva il colore del rosso.
La libertà, ora come ora, per lui era ruvida come la stoffa dei jeans.
Si baciarono di nuovo, con urgenza, come se fosse una boccata d'ossigeno. Erano esseri umani bisognosi d'aria, con polmoni, che si erano illusi per troppo tempo di essere pesci con le branchie.
Le dita di Harry passarono sulla schiena di Niall, anch’esse ad artiglio. Ma a differenza del riccio, Niall non aveva più la stoffa a proteggerlo, e rimasero i segni rossi.

“Dio, Harry...”

In quel momento squillò il telefono di casa Styles.
Harry grugnì con disappunto mentre Niall arrossiva e si scostava per farlo passare, abbassando lo sguardo. A grandi falcate il riccio attraversò la cucina e rispose. “Casa Styles.”
“Harry, sono Gemma.”
“Sorellina. Che piacere.”, commentò Harry guardando verso il biondo, con un tono piatto che ebbe il potere di far ridere Niall. “Certo che stiamo studiando. Cosa vuoi che facciamo, altrimenti? Come...? I pesci. Ma a te cosa interessa? I fattacci tuoi mai?”
Niall, nel frattempo, aveva raccolto la camicia da terra e se la stava reinfilando. Harry lo notò e gli fece segno freneticamente di non farlo, ma non poteva impedirglielo: il filo del telefono era troppo corto per poterlo raggiungere. Ma il biondo sorrise rassicurante, si riallacciò i bottoni (mentre Gemma ancora parlava, e parlava, e parlava) e tornò a sedersi davanti al libro di scienze.
“Sì, Gemma. Molto affascinante. Ora devo andare, ciao.”, la troncò di netto il fratello sbattendole praticamente il telefono in faccia. Poi guardò Niall, e allargò le braccia: “Perchè?”
Il biondo sorrise, felice: non c'era più alcuna bionda sopracciglia corrugata, in lui. “Dovrò pur scoprire cosa fanno i pesci, no? Studiarli. In modo da imparare da loro e dai loro errori.”
Harry scoppiò a ridere, e Niall fu lieto che anche l'altro non avesse più preoccupazioni. L'inglese tornò a sedersi di fronte al compagno, appoggiò i gomiti sul tavolo ed iniziò a parlare: “Prima di tutto, il colore dei pesci è dato anche dalla loro pericolosità. Più sono pericolosi e velenosi, più sono colorati...”
“Oppure più eccitati. È chiamato dimorfismo sessuale.”, lo interruppe il biondo. Harry lasciò la frase a metà, stupito. Niall sorrise. “Ho studiato a casa, sir. Allora, me la offri quella fetta di torta?”





 

Partecipante al Try 1D Contest, premio per Gemma miglior Cockblocker (lmao)

  
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