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Autore: mikybiky    21/01/2008    4 recensioni
Perfetto. Il controllore ci ha buttati giù dal pullman, perché siamo sprovvisti di biglietto.
Meraviglioso.
E ora cosa faccio?
Non so dove sono, non ho idea di come cavolo farò a tornare a casa, ho pochi soldi con me e per di più sono qui con un austriaco che sa giusto spiccicare tre parole di italiano!

Cosa fareste voi se vi trovaste bloccati in una città ignota con un ragazzo che parla solo il tedesco??
Le cose che succcedono nella fic sono un po' improbabili, ma è un'opera di fantasia.
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una giornata di peripezie'
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Premetto che il negozio in questione non esiste realmente, è solamente frutto della mia fantasia (purtroppo).

9. Il negozio dei propri sogni.


Questo negozio è uno dei più belli che io abbia mai visto.
Dire che è fantastico lo offenderebbe. È arcimeraviglioso! No, di più!
Di negozi del genere a Brescia ce ne sono pochi! Esistono Minoia e il negozio della E. in città, sul lago ci sono lo Stroke e il Bazar, poi al centro commerciale Il Leone c’è il 3s.* Ma io credo che tutti e cinque messi assieme non supererebbero comunque la grandezza di questo negozio!
Davanti a me si estende a perdita d’occhio un’esposizione di magliette da uomo. Ce n’è di tutti i tipi. Atticus, DC, Vans, Converse, Emerica, Etnies, Zero… e tante altre! È immenso!
- Allora - mi dice Elena, con un sorriso. - Ti piace? -
- È… - rispondo io - è… irreale! -
Elena scoppia a ridere.
- Lo so, lo so. Sì, sì, lo so. È impossibile da credere, lo so. Che cosa ne pensi? -
Io osservo la ragazza con gli occhi colmi di felicità.
- Che cosa ne penso? - chiedo - penso che non sia meraviglioso, di più! -
Sul volto di Elena compare un altro sorriso, sempre più ampio.
- Lo so! Lo so! - mi risponde, come se fosse tutto grazie a lei.
- Non ho mai visto niente di simile! -
- Già, lo so, ne dubito che qualcosa del genere possa esistere altrove. -
Sto per ribattere che prima di quella “gita” non sapevo neanche dell’esistenza di Mozzanica, ma mi trattengo, raggiungendo il reparto femminile.
- Qua trovi delle cose che non trovi da nessuna parte! - continua Elena, entusiasta.
Io annuisco, però poi mi rivedo.
- A Brescia io queste cose le trovo. Ma in minori quantità. -
- Lo so. Immagino. Eh eh! -
Osservando un po’ tutti i capi di abbigliamento, decido di provare una maglietta della Emily The Strange.
- Quanto costa? - chiedo, sperando che sia almeno la metà di quello che immagino…
- Uhm - mi risponde Elena - c’è scritto. Fa vedere… 43 € -
Guardo prima la maglia, poi la borsa dentro alla quale c’è il portafoglio.
- Eh eh. Bé… direi che ne ho abbastanza a casa. Non fa niente. -
Sarà anche il negozio di articoli punk più grande che abbia mai visto, ma di sicuro è anche il più costoso. A Brescia quella cifra non la spendo neanche per una felpa. A meno che non sia della Carhartt.
- Ma perché non ti provi lo stesso qualcosa? - mi dice Elena, afferrando due felpe, quattro magliette e un paio di pantaloni. - Indossare non costa. Ci sono appunto i camerini. -
- Ehm… d’accordo. -
Sono in un negozio fantastico, dove provare (come del resto negli altri negozi) non costa, ed è così grande che nessuno si accorgerà che ti provi dei capi solo per divertimento.
Quindi io ed Elena ci sbizzarriamo con tutta la nostra creatività.
È bellissimo. Il negozio ha un piano inferiore per le scarpe e gli accessori, ed uno superiore, dove, anche lì, ci sono altri vestiti.
Al primo turno, io mi porto nel camerino cinque o sei capi, fra felpe, maglie, magliette e pantaloni. Mi provo ogni cosa, combino abbinamenti assurdi, e ogni volta che finisco con un vestito, Elena me ne porta un altro.
Poi scendiamo di sotto e proviamo le scarpe. Ce ne sono di tutti i tipi. Dalle classiche Converse nere, alle Vans azzurre mix rosa, alle ballerine di Emily The Strange. Devo averne provato almeno metà negozio.
Alla fine, raggiungiamo esauste l’uscita.
- È stato meraviglioso - dico io, ridendo. - Se solo avessimo avuto più tempo per provare. -
Elena ride, fermandosi prima di uscire.
- Lo so - dice. - Però secondo me con quella berretta stavi da Dio. Dovresti comprarla. -
- È bellissima, veramente - rispondo io - ma non posso comprarla. Non ho i soldi con me. -
- Oh, avanti! - Elena mi da una spintarella - te la pago io! -
- Non se ne parla neanche! Costa anche tanto. Non è giusto che tu vada a spendere 20 € per una berretta! -
- Non sia mai! Per me è un piacere. Lo so. Secondo me la desideri. -
Detto questo, Elena retrocede e si avvicina alla cassa.
- Salve - dice al commesso - vorrei quella berretta nera della DC, quella con i ghirigori rossi. -
Do un pizzicotto a Elena e le dico:
- Non sono ghirigori! -
- Lo so! Ma cosa importa? -
Il commesso le porge la berretta.
- Sono 17 € - le dice.
Dopo aver pagato, usciamo finalmente dal negozio.
- Dai, provatela! - Elena è curiosa, e continua a mettere mano al sacchetto, anche se io lo sposto dalle sue grinfie.
- Un momento, aspetta! - dico, spostandomi e cercando di non farla saltare sulla mia schiena, piombare oltre di me e afferrare il sacchetto. Anche se neanche un cavallo sarebbe capace di fare una cosa del genere. - Adesso la provo! Sei hai pazienza di aspettare che la tiri fuori dal sacchetto. -
- Uff! -
Elena si scansa e mi lascia finalmente un po’ di pace, durante la quale io apro lentamente il sacchetto ed estraggo la berretta.
- Coraggio! - mi dice quella pazza scatenata. - Provatelo! -
- Prima però chiudi gli occhi! -
- Come i bambini piccoli? -
- Se guardi non la provo! -
Elena si gira scocciata verso la vetrina e chiude gli occhi.
- Gne gne gne - borbotta - i bambini di cinque anni fanno così. -
- Chi ti dice che io ne abbia di più… mentalmente? - dico seccata, infilandomi la berretta. - Allora, come sto? -
- Io ho ancora gli occhi chiusi - mi risponde la ragazza, canticchiando.
Simpatica.
Allora mi specchio nella vetrina, per constatare che… faccio proprio schifo.
Devo dire che però la vetrina ci distorce. Io da una parte, con la berretta addosso, Elena dall’altra, con gli occhi chiusi, e fra di noi c’è…
STEFAN!


Come ho potuto dimenticarmi Stefan alla fermata del pullman? No, dico… come ho fatto? Non che provi molta simpatia nei suoi confronti, ma voglio dire… per dimenticarmi di un ragazzo che è sempre stato fermo a meno di un metro da me ce ne vuole!
Ora quel povero essere ignobile è fermo davanti a me, con un’espressione cattiva sul volto, arrabbiatissimo come non lo è mai stato.
Quando ho visto il suo riflesso nella vetrina mi è venuto un colpo: pensavo di starlo immaginando; e io che immagino Stefan è una cosa inconcepibile.
Però ora ho altro a cui pensare. Ad esempio, cosa dirò a Stefan per giustificare il mio comportamento?
So che in genere io non mi dovrei mai giustificare con questo "coso", ma mi rendo conto che il mio modo di agire è stato abbastanza insolito.
- Cosa… hai…? Dove…? - inizia a farfugliare.
Comprendo la sua difficoltà a parlare e lo snobbo… no, va bé, in realtà avrei voluto farlo, ma comprendo che devo dargli delle giustificazioni.
Anche Elena ora ci sta guardando entrambi. Guarda me con espressione “non rammaricarti”, e lui con espressione “ti sta bene, figlio di…”
- Stefan… ehm… mi dispiace. -
- Eh?? - lui alza un sopracciglio. Non capisco se in senso di disapprovazione o perché non ha capito una mazza.
Ma per una volta passiamogliela.
- Ti dispiace? - dice Elena.
Stefan la guarda sorpreso. Non sa che cosa ha intenzione di fare, e nemmeno io.
- Alice… io (lo so) ti biasimo. Profondamente. -
Sono leggermente interdetta.
- Perché mi biasimi? - chiedo, curiosa.
- 'Sto stronzo ti ha messo le corna, e tu gli dici che ti dispiace? -
- Ma non… - mi blocco, rimanendo con la mandibola nella posizione della lettera da pronunciare.
- “Ma non” cosa? - domanda, scrutandomi.
Stavo per dire che non mi ha messo le corna, ma un lampo mi ha attraversato la testa. Anche per il fatto che lei pensa il contrario, ma soprattutto per il motivo che se persisto a non raccontarle la verità:
I) Stefan non lo saprà mai.
II) Elena lo detesterà di più.
III) Se pensassi che Stefan mi abbia veramente fatto le corna con Camilla, io da brava fidanzata lo perdonerei e la matterei in quel posto a Camilla.

Anche se…

Perché dovrei perdonare Stefan?
Anzi, se nella mia mente contorta decidessi di perdonarlo, vorrebbe dire che… diventerebbe il mio ragazzo. Ed è una cosa inconcepibile. Cioè, è una cosa ignobile usare una persona per… ma che mi importa? È Stefan, a lui si può fare di tutto, la cosa veramente ignobile sarebbe andare con lui!
Bleah! Mi viene da vomitare.
- StefanMiHaFattoRipetutamenteLeCornaConCamillaEAncheDiPeggioMaNonEntroNeiParticolariOraPerchéCiStoAncoraTroppoMale -
Elena, Stefan e i passanti mi guardano male.
- Alice (lo so) non ho capito niente di quello che hai detto. Per cortesia, ripeti il tutto molto più lentamente. -
Effettivamente, l’idea mi è venuta così di colpo che l’ho detta a raffica.
- Ho detto che - (riprendo fiato) - Stefan mi ha ripetutamente fatto le corna con Camilla, e anche di peggio, ma non entro troppo nei particolari ora, perché ci sto ancora troppo male. -
Elena sgrana gli occhi.
- Che cos’è chi ti ha fatto questo stronzo? - mi domanda, guardando Stefan acerba.
Lui invece la sta guardando intimorito.
- Lui mi ha… ehm… si, insomma. -
- Brutto… stronzo! - grida, e si avvicina a Stefan, tirandogli una sberla.
Bé, diciamo che oggi ha ricevuto un po’ di sberle. Cose che capitano, no?
Prima che lui abbia il tempo di ribattere, da lontano vedo arrivare il pullman.
- Elena! - dico, afferrandola per un braccio - il pullman! -
- Oh… cavolo, sono già le tre e mezza! - dice, accingendosi ad attraversare. - Dobbiamo fare alla svelta, o lo perderemo! -
Presa dal terrore di perdere il pullman, afferro Stefan per la mano e corriamo alla fermata. Con il fiato corto, mi scaravento verso le porte aperte del veicolo, ma Elena mi ferma.
- Questo non va ad Isso - mi dice, riprendendo fiato.
- Come scusa? - chiedo io, che sto per fare scintille.
- No. Mi sembrava strano che non fosse in ritardo, in effetti. -
Sto per urlarle qualcosa dietro, ma Stefan richiama la mia attenzione.
- Ehm… - è l’unica cosa che pronuncia.
Lo guardo con furore, ma mi accorgo che gli sto tenendo ancora la mano, e gliela sto tenendo come si fra normalmente fra ragazzi, amiche e bambini.
Mi sento avvampare. Mi stacco subito da lui e giro la testa.
- Io, ehm… fai finta di niente - dico, senza guardarlo.
La mia nuova amica mi guarda bieca.
- Già, non lo devi perdonare, ma usa un tono più austero! -
Io sono troppo imbarazzata per parlare.
- Non… non… non fa niente. - rispondo.
- Ah! Voi ragazzine! Lo so, lo so come siete! -
- Pe…Perché, tu cosa credi di essere, una ragazzona? -
- No, ma non ho più la tua età (suppongo). Io ormai ho vent’anni. -
- Ah. - è tutto ciò che mi riesce di dire. - Io diciassette. Stefan… non lo so, ma non mi importa saperlo. -
- Non sai quanti anni abbia il tuo ragazzo? -
- Non sono… suo ragazzo. -
Divento pallida. Ci manca solo che quello stolto le dica la verità, che sono fritta!
- Scusa. - si corregge Elena - volevo dire ex. -
- Ho diciotto anni. - la informa Stefan.
Oh, ma davvero? Io gliene davo tre.
- Bé, felice a sapersi - cerco di cambiare discorso alla svelta.
- Sai cosa credo dovresti fare? - dice ad un certo punto Elena, guardandomi - lo so, dovresti prendere un ragazzo qualsiasi che passa per strada e fartelo, per ingelosire Stefan. -
Io sgrano gli occhi. Come ha detto?
- No! - rispondo, secca - non mi sbaciucchio una persona qualsiasi che incontro per strada! Non mi chiamo mica Camilla! -
Stefan sbuffa e si mette per l’ennesima volta ad ascoltare la musica. Mi auguro vivamente che prima o poi gli si scarichi l’i-pod! (Non dieci minuti prima di arrivare a casa, però).
- Ma lui non lo parla l’italiano? - mi chiede Elena, indicando Stefan con un cenno del volto.
Io alzo le spalle.
- Mah - rispondo - direi di no. O per lo meno, lo parla pochissimo. -
- E tu come fai a stargli assieme comunque? -
Scuoto i miei capelli neri all’indietro, fingendo di vantarmi.
- Sono molto brava in tedesco - dico (sorvoliamo che nella prova d’ingresso non ho totalizzato nemmeno un punto).
- Ah, capisco. - mi risponde Elena scettica.
- Non ci credi? - le chiedo io - bene, allora ti darò una dimostrazione: “ich bin Alice, ich habe siebzig years old und ich gehe from Brescia”** -
La ragazza alza un sopracciglio.
- Oh, impressionata. - mi dice.
- Vuoi che ti dica qualcos’altro? -
- No, no grazie! Lo so. - sembra esacerbata e allo stesso tempo divertita. - Tanto per la cronaca - continua - la tua pronuncia assomiglia vagamente a quella di un cane. -
- Un cane? - chiedo, indignata. - Bé, la pronuncia non sarà il massimo, ma non è quella che conta! -
- Poi - mi interrompe lei - non hai fatto molti errori. Nei hai fatti infiniti. Per prima cosa, hai espresso l’età con haben, mentre in tedesco si esprime con sein. “Ich bin”… -
- Non m’importa! - esclamo. - Che maestrina che sei! Ho solo fatto qualche piccola imprecisione! -
- Qualche piccola imprecisione? - ripete Elena con voce ironica. - hai detto di avere settant’anni anziché diciassette! Dire siebzig al posto di siebzehn è una piccola imprecisione per te? -
- Lo è! -
- Esprime una cosa totalmente diversa! -
- Credo che la gente capisca bene dove sta l’errore! Non mi pare di dimostrare settant’anni! -
Io odio chi pretende di fare lezione fuori dalla scuola e soprattutto se non è un professore! Che bisogno ha?
- E comunque, - continua lei - tanto per la cronaca, hai mischiato l’inglese col tedesco! Years old al posto di Jahre alt, e from, che sarebbe comunque sbagliato. -
Io sto fissando intensamente la strada per evitare di dare fuori di matto. Ho più volte pensato di buttare Stefan sotto ad una macchina, ma con lei potrei fare di peggio! Anche la mia professoressa si è rassegnata ad insegnarmi il tedesco! Nessuno può farlo!
- Oltretutto - continua la voce di quella pazza psicopatica che non dice altro ce “lo so” - si dice ich komme non ich gehe. -
- Se dici altro ti assassino - dico alla fine, esasperata.
Elena sbuffa.
- D’accordo. - dice - non dico altro.
- Alleluia! -
- Ehi! - la voce di Stefan ci richiama. - la pullman! -
Mi astengo dal correggerlo per evitare che Elena finisca il suo discorso.
- Oh, questo sì che va ad Isso! - dice lei, sorridendo.
Così, senza fiatare, tutti e tre saliamo sull'autoveicolo.




*Questi negozi esistono realmente a Brescia e provincia. Ovviamente ne esistono numerosi altri, ma purtroppo io non li conosco e quindi non li ho citati. La “E.” sarebbe il nome della negoziante, però io preferisco non citarlo per intero.
**Il discorso è pieno di errori.


Ich bin Alice, ich habe siebzig years old und ich gehe from Brescia: mi chiamo Alice, ho settant’anni e vado da Brescia.
Haben: avere.
Sein: essere.
Ich bin: io sono.
Siebzig: settanta.
Siebzehn: diciassette.
Ich komme: io vengo.
Ich gehe: io vado.


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Eccomi di nuovo qui con un altro capitolo!! Questa volta non succede niente di particolare, ma finalmente Stefan e Alice compiono i primi passi per tornare a casa! Il problema è: cosa succederà dopo?

Kokky: sììì un finale drammatico!! Muhauhauhauha!! -PerfidaMe!- Stefan poverino non ha combinato niente, sono quelle due che combinano tutto!! Poi volevo dirti, credo di avere combinato un piccolo pasticcio (come mio solito). Volevo scriverti una mail ma temo di avere sbagliato il mio indirizzo (… ehm…). Comunque, per sicurezza, sul mio profilo c’è l’indirizzo giusto… scusa ancora l’inconveniente ._.

Jess: ah ah! Questi sì che sono i misteri della vita! Grazie al cielo Stefan è più perspicacie di quanto si pensi =)

Little Jewel: tutto quello che fa Alice lascia da pensare, anche se lei lo stesso lo pensa di Stefan XD. Elena è una grande! Un po’ psicopatica, ma mitica! Non si sa mai che sia lei che quel giorno hai incontrato in stazione!
-FBIoperazioneScopriIdentitàRagazzaCoiCapelliRossi(CheSecondoMeÈAnnaDaiCapelliRossi)- Il vero motivo per cui Alice si è scordata di Stefan è perché lo detesta talmente tanto che a momenti non si ricorda della sua esistenza!! E Stefan, concordo, è troppo magnanimo! Diciamo che non osa dire niente in contrario anche per il fatto che lei lo prenderebbe a pugni o perché a sbagliato a parlare o perché ha parlato in tedesco! XD

Shio: sì, Elena è una grande! XD no, credimi, Alice è in grado di combinare una cosa del genere da sola!

Ehy_Lyla: Alice non è fusa, di più! Solo lei poteva dimenticarsi Stefan alla fermata del pullman!

LaUrEtTa: Stefan da solo alla fermata del pullman può essere preoccupante, ma grazie al cielo ha ritrovato Alice!! =D
  
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