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Autore: lamialadradilibri    08/07/2013    5 recensioni
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
(...)
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
(...)
CRAC!
Sbarro gli occhi, portandomi una mano alle labbra per soffocare l’urlo, che resta imprigionato tra i miei denti.
O
Mio
Dio
Sara ha tirato un destro dall’aria molto potente – troppo potente – in piena mandibola a Amelia, che ha lasciato cadere la testa di lato, senza più muoverla.
Il cuore mi batte a mille.
No, no!
(...)
“Milady, ce la farò da sola.”
“Non ne dubito. Ma dubito che lei (...) sopravvivrà.”
“Non sono un’assassina.”
(...)
Serro i pugni
Deluso.
Amareggiato.
Solo.
Rinchiuso in una prigione
Odio
Amore
Come posso provarli entrambi?
*
L'amore cambia le persone, la vita cambia le persone
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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17.
CATERINA.
Mi sento strana. Forse è semplicemente perché la madre di Andrea, una donna che avrà sopportato così tanto, che tanto sa ma ancor più non sa, è una donna solare ed aperta, sorridente, travolgente. Sì, la definirei travolgente. Beh, come può esserlo? Non è normale, insomma, non dovrebbe essere triste, chiusa in sé, diffidente? Sì, diffidente! È così che diventano le persone dopo che le hai maltrattate e usate. E invece no. Magari è così perché pure le hai scelto Mario come marito con un secondo fine che, facilmente, potrebbero essere i soldi.
Andrea entra nella stanza, sorridente. Mi dà un buffetto sulla guancia, e con sguardo severo commenta: — Non dovresti correre, lo sai. — Ed invece sta nascondendo un sorriso che, presto, si trasforma nella nostra risata.
E saremo quel che tutti sognano
Quell’amore che i cantanti cantano
Tanto forte e immenso che
Sembra esagerato e impossibile.
L’abbraccio, ormai è così naturale. Sorrido, al pensiero che, una settimana prima, al solo pensiero d’abbracciare Andrea, sarei morta. Cioè, in realtà io l’ho sempre guardato di sottecchi, a scuola – proprio come si guarda qualcosa d’impossibile: vuoi guardare, esplorare, scoprire, ma nello stesso momento sai che non puoi, che mai ci arriverai né sarà tua. È una lenta tortura.
Eppure Andrea è mio.
Ma il nostro amore non è avvenuto un po’ troppo in fretta? Come una fiamma che prima stenta ad accendersi, ma poi prende fuoco e brucia, brucia alta ed impetuosa, esagerata, finché alla fine non si consuma?
Si consuma?Cioè, il nostro amore si consumerà? Come le rocce sotto la pioggia ed il vento? Si, sembrano indistruttibili, ma anche una cosa invisibile come il vento può modellarle a suo piacimento.
Allontano quei pensieri e mi siedo sul suo letto. — Davvero non sai perché sono in punizione? —, domando, alludendo alla sera prima. Dio, ho ancora in mente la fiamma. Ora è alta, ma domani?
— Già. Perché? Sono curioso.
Quando glielo racconto, ne rimane un po’ deluso. — Speravo in qualcosa di più...
— Esagerato? Si, in effetti anche allora avrei dato fuoco a Sara...
Scoppiamo a ridere, ma la mia risata è tirata e così, troppo presto, iniziamo a studiare.
 
*
 
Quella notte non riesco a pensare che alla fiamma. La sogno persino. Nel mio sogno – o dovrei chiamarlo incubo? – ci siamo io ed Andrea che, abbracciati, camminiamo.
La gente che ci guarda è gelosa, ed io sono compiaciuta e lusingata, mentre do pizzicotti ad Andrea e ridiamo. È tutto così intimo seppure al centro dell’attenzione.
Andrea mi indica il terreno ed io guardo: nel cemento, o asfalto, non ho mai capito cos’è, c’è una fiamma. Brucia alta e piena di vanità senza trarre forze da nulla, e ci guarda, sembra sfidarci. Poi però un soffio di vento la fa diventare più piccola. Ad un certo punto la gelosia della gente si trasforma in risate. Mi guardo attorno, la gente mi addita e non sento più il caldo abbraccio di Andrea e le mie forze vengono meno.
Con una sensazione di solitudine do un’occhiata alla fiamma.
Non c’è più.
Sgrano gli occhi e rialzo il capo, solo per vedere Andrea abbracciato a Sara che ride con gli altri. Tra di loro c’è pure Nella, dietro al mio ragazzo, con Justin. Rabbrividisco.
Non  è più il mio ragazzo.
È perché la fiamma si è spenta?
Sì.
 
*
 
Mi sveglio con una sensazione di disagio. Sì, so che è stupido e inutile, ma quel sogno è così reale anche se è frutto della mia fantasia distorta. Sospiro e mi passo una mano sugli occhi, accorgendomi così di lacrime secche che mi coprono il viso.
Serro gli occhi. Non ho idea di cosa significhi tutto ciò. Ho forse un sesto senso?
Serro i pugni. Basta, non guarderò più film horror1. Non se mi rovinano in tal modo l’esistenza!
Guardo il soffitto sopra me. Cosa c’è che non funziona?
Veramente nulla, se non me. Si, sono proprio io ad andare male!
Andrea non dovrà saperne nulla.
Assolutamente.
Chiudo gli occhi e mi riaddormento. Grazie a dio domani non è lunedì.
 
*
 
L’indomani nessuno viene su a svegliarmi. I miei sono soliti farlo anche nei weekend, se non altro per un saluto, perché papà parte e se ne va per tutta la settimana fino a giovedì o venerdì, e mia madre sta a lavorare fin tardi. Così ci vediamo poco, se non in occasioni eccezionali.
Così, quando mi sveglio, accendo il cellulare per vedere che ore siano. Non sopporto l’idea d’aver perso metà giornata a dormire anche se, l’ammetto, spesso mi farebbe bene.
Sono solo le dieci. Per fortuna. Rimetto giù la testa sul cuscino, ancora infreddolita dall’incubo.
Poi il cellulare mi squilla in mano. È un messaggio da un numero che non conosco.
 
Ciao, voglio parlarti. Incontriamoci al parco x le 10,30 okay? – Sara.
 
Sara...
Sara...
Quella Sara?
La puttana?
Dai, non è possibile.
Sono tentata di darle buca ma alla fine mi alzo. Almeno lei mi distrarrà dall’incubo. Spero.
 
*
 
Arrivo in orario all’appuntamento ma, com’era ovvio, non c’è nessuno. Decido di aspettare giusto qualche minuto, così da non far la figura di quella che non s’è presentata nel caso Sara sia in ritardo. Mi siedo su una panchina – la stessa dove veniamo spesso io e Nel per studiare, quand’è caldo e non ci va di studiare realmente, e ci perdiamo in chiacchiere – e decido d’inviare un messaggio ad Andrea per chiedergli come và. Ho già composto il semplice testo, quando mi fermo, esito. E se fossi davvero troppo appiccicosa? Cioè, niente contro i messaggi, però non dovrebbe essere lui a scriverli?
Mi sento stupida. Non dovrei nemmeno averli, sti pensieri. E così, metto via tutto ed aspetto.
Poco più tardi, arriva Sara. È vestita stranamente coperta, con jeans al ginocchio e canottiera colorata, e non è truccata. Devo dire che, senza i chili di nero che è solita usare, è davvero carina. E non poco.
Mi sorride, sincera. O è una brava attrice o è felice di vedermi. Tendo per la prima ipotesi, ma so che è soltanto un pregiudizio.
— E così, — commenta, sedendosi accanto a me — sei venuta.
— Già. — Non è ovvio? Sono lì!
Lei si morde il labbro inferiore e mi lancia un’occhiata che non comprendo. — Senti, devo dirti una cosa.
Increspo le labbra. Avrei già pronte diverse battutine su Mario, però mi trattengo. Sembra veramente impegnata per combinare qualcosa di buono.
— Non ho fatto nulla col padre di Andrea. — mi anticipa. Ed io non posso che pensare che lei non dovrebbe nemmeno pronunciare nemmeno quel nome.
Non mi trattengo: — Ah si? Beh, l’idea soltanto di far qualcosa è... mortificante.
Sara abbassa gli occhi. Guarda giù, i suoi piedi. Indossa i sandali, perché oggi fa un po’ più caldo. In effetti è ancora settembre, ma vorrei fosse già maggio. O giugno.
— Lo so. Eccome. Mi faccio schifo.
Nascondo la mia sorpresa con un acido: — Proprio come dovrebbe essere.
— Fammi parlare! Non ci ho fatto nulla, perché sono pentita di ciò che ho fatto fino ad oggi. La troia, cioè. Si, lo so, è tardi per pentirsi. Ma per me è così — torna a guardarmi, ed io mi sciolgo un po’. È sincera.
E come si fa a resistere a questa richiesta? È come il pianto d’un anziano che perde la moglie e, sulla sua bara, la saluta per l’ultima volta, ricordandone sorrisi e pianti. È uno spettacolo d’amore al quale non si può resistere, e come si può non cedere alla sincerità?
Così allungo una mano verso di lei, e stringo la sua. — Non so se ciò che dici è vero, ma sono felice per te. In ogni caso, non vedo che c’entri io..
— Ma tu sei essenziale! Te lo chiedo in ginocchio: aiutami! Aiutami a rifarmi una vita.
Non resisto, e l’abbraccio. Quel corpo sarà stato toccato da così tanta gente ... ma me ne infischio. Devo aiutarla? Non mi tiro certo indietro.
Ritirandomi, sussurro: — Sì. Sì, va bene, lo farò.
Il suo sorriso gioioso mi dà la forza di crederci.
Che lei cambi è difficile.
Che la gente cambi parere su di lei è un’impresa titanica.
Ma posso provarci. E una nuova amica non si rifiuta mai.
 
*
 
Circa un’ora – e un gelato – dopo sono di nuovo a casa, felice. Sì, felice ed orgogliosa.
Se credessi nel karma, direi che questa buona azione che sto iniziando allontanerà l’incubo che mi sta turbando2. Poiché non ci credo, penso soltanto che aiuto una ragazza perché farlo mi dà felicità. Che è sempre una bella cosa.
Do uno sguardo al cellulare. È quasi mezzogiorno, ma non ho fame, né credo mi verrà.
Ho solo una sensazione di ... vuoto. Ora che Sara non c’è più, che farò? Nella sarà occupata con Justin, credo, e Andrea... non sono così appiccicosa. Insomma, sarà sicuramente con Manuele.
Non riesco ad organizzare le idee che mi arriva un messaggio:
 
Che fai, comunella con la troia? Ma bene, ecco quanto t’interessa di me!!!
 
Basita, guardo il mittente.
Nella.
Non voglio spiegarle ciò che è successo per messaggio, così le do appuntamento al parco in quell’istante. Cos’avrà visto?  E cos’avrà pensato?! Rabbrividisco, uscendo nuovamente. Il mondo mi sta crollando addosso.
 
*
 
NELLA.
Com’è possibile?
Guardo la scena davanti a me.
Sara – la troia!
E Caterina – la mia , in teoria, migliore amica!
Che mangiano – assieme – un gelato.
Mi allontano disgustata.
Dopo un po’ non riesco a trattenermi: le invio un messaggio. Lei, in tutta risposta, m’invita al parco.
Decido d’andarci. Così le dirò per sempre addio. Nella mia vita non c’è spazio per le puttanelle.
 
*
 
CATERINA
Guardo Nella arrivare verso me, e la raggiungo. Lei mi tiene a distanza, ma io la saluto calorosamente.
Poi prendo a spiegare cos’è successo, senza che me lo chieda.
Lei ascolta, è attenta.
So che cercherà la bugia.
Ma non c’è.
Così, quando ho finito sorrido. Ovviamente ho tralasciato la storia d’Andrea e di Mario, ma le ho raccontato del cambiamento della ragazza.
— E perché è venuta proprio da te?
— Perché – immagino – mi conosce; abbiamo passato anni assieme.
Lei mi scruta e, alla fine, accetta l’idea.
— Però, non mi convince — mormora dopo un po’, sedendosi più vicino a me, segno che la lite è già finita — perché questo cambiamento radicale? Da puttana a suora?
Alzo le spalle, e mento ancora. — Non ne ho idea. Ma ne sono felice.
Lei mi scruta ancora per un po’. — Anch’io.
È una menzogna, ma fingo di non accorgermene, anzi, cambiamo argomento.
Tento di non pensarci molto, ma mi dà molto fastidio che Nella pensi che io sia solo sua, e d’avere il controllo sugli amici che mi faccio.
’Fanculo.
Stringo i pugni, continuando a parlare.
Questa storia non mi piace.
Dopo che ci siamo lasciate, alzo lo sguardo davanti a me, sono ancora seduta alla panchina e penso che lì resterò per un bel po’.
E chi vedo?
Dannazione!
Davanti a me c’è il professore di ginnastica.
C’è Marco.
Che, ormai l’ho capito, quel giorno s’è drogato.
Quando mi scorge, mi sorride e s’avvicina a me, a passo veloce.
Io resto lì.
Non gli farò capire che ho paura.
Lo affronterò, e a testa alta anche.
Quando si siede accanto a me – chi gliel’ha permesso?! – lo saluto, garbata, con in mente ancora quella volta che abbiamo bevuto il caffè assieme.
— Buongiorno, professore. Come sta?
Ma qualcosa è cambiato.
— Salve, Caterina. Io bene, grazie per l’interessamento. Volevo parlarti di una faccenda, riguardante ciò che è successo tra noi. Hai tempo?
Qualcosa è cambiato davvero.
È gentile.
È cordiale.
È diverso.
Ora però devo scoprire cos’ha in mente.
 
1Caterina si riferisce ad un film horror che ha visto – “Sesto senso” -; vedi capitolo 11 ànote.
2Non sono un’esperta di Karma, perciò se ci sono errori  nella “teoria” avvisatemi!!:D

 
Ehilà, rieccomi! Volevo solo avvisare chi non se n’è accorto ma oggi, poche ore fa, ho pubblicato un’altra storia: L’umana. È sovrannaturale – romantico, perciò il solito genere, se vi va dateci un’occhiata.
 
Ora però parliamo di questo capitolo.
È molto “ricco” non trovate?
Ci sono diversi personaggi: Sara, Nella, Marco...
Manca però Andrea, per la maggior parte, anche se appare inizialmente e poi nei pensieri di Caterina.
Che sta succedendo?, che accadrà?
Siete pro o contro un'ipotetica amicizia o anche solo avvicinamento tra Caterina e Sara?
E tra Sara e Nella?
E soprattutto, come reagirà Andre alla notizia?
 
:) un enorme grazie a chi segue questa storia, leggendo soltanto, o anche recensendo! G r a z i e !!
 
XOXO MEME1
Continuo a 1 recensione, as usual.

  
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