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Autore: Mini GD    08/07/2013    1 recensioni
Non credo nell’amore a prima vista. Non ci ho mai creduto, a dire il vero.
Sono eternamente convinto che non è un innamorarsi, ma un ritrovarsi, un meritato premio dopo tempo passato a cercare quegli occhi, quell’anima incastonata nel sorriso della dolce metà. Un segno del destino, per l’appunto.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Arriviamo davanti la porta automatica del bar, dove ho già notato il tavolo alla quale si sono seduti. Mentalmente mi preparo ai loro commenti, ai loro sguardi che punteranno solo a prendermi in giro e alle sottili battute di spirito, che mi faranno inquadrare come un povero idiota. Certo, lo sono, questo è vero, ma ci tengo a sembrare, non dico perfetto, ma quantomeno simpatico.
“Sono lì” le indico con il dito quello che cercava con lo sguardo senza chiedere; sorride e mi segue, mentre mi faccio strada tra sedie e tavoli. La sua amica arriva dopo, a quanto pare ci tiene tantissimo a lasciarla sola.
“Buonasera!” la salutano in coro, girandosi contemporaneamente verso di lei che ricambia i loro sorrisi.
“Salve” accompagna la sua affermazione con un gesto della mano, mentre io mi siedo e la faccio accomodare scostando leggermente la sedia. Il gesto che ho fatto è stato automatico, come il sorrisetto compiaciuto che mi sta rivolgendo il maknae.
Si sente la sensazione di disagio che proviamo io e lei, molto più forte rispetto a quando stavamo soli, abbracciati, nella sua camera.
Anzi, non l’avvertivamo quando eravamo isolati, proprio per il fatto che nessuno poteva vederci e commentare, eravamo soli, semplicemente noi stessi.



Siamo rimasti per poco tempo in quel bar, ho deciso di staccarmi dai miei amici, così dal non farle pesare troppo il fatto di essere l’unica donna.
Capiranno, non si sono offesi, probabilmente ora mi prendono anche in giro.
“Ji, posso farti una domanda?” si ferma mentre avevamo preso a camminare per una strada poco affollata.
“Tutte quelle che vuoi” le sorrido, retrocedendo di qualche passo per starle vicino. La nostra differenza d’altezza si nota, la sua testa mi arriva alle spalle.
“Tu quante volte sei stato innamorato?” si guarda le mani, giocando con esse e con l’anello che indossa al pollice della destra. Lo smalto rosso che colora le sue unghie è completamente abbinato al vestito che porta oggi, rosso e dai bordini bianchi, che delineano anche le due tasche.
“Io non credo di saperlo di preciso, forse per davvero due o tre volte, dipende se poi vogliamo dare peso a tutto quello che è successo nel tempo” rispondo, togliendomi gli occhiali da sole che avevo indossato per completare l’abbinamento maglietta bianca, pantaloni di jeans e scarpe nere.
“In che senso?” distoglie lo sguardo dalle sue mani e punta i suoi occhi dentro i miei, lasciandomi sobbalzare per la capacità di capirmi e per la scarica che mi hanno procurato.
“Nel senso che certe persone hanno deluso le mie aspettative e quindi ho preferito fare a meno di loro” sospiro, ricordando le varie relazioni passate e a quanto questo sentimento, tanto grande e importante, mi avesse portato a fare mille sciocchezze. Cose di cui non mi pento, però; sono azioni che ho fatto cosciente delle conseguenze, che mi assumo del tutto.
“Come mai queste domande?” aggiungo, prendendo a camminare con lei accanto.
“Curiosità, pensavo di essere l’unica” mi dice vagamente, lasciandomi nel dubbio.
“Quale curiosità?” la guardo interrogativo, fermandomi qualche secondo, prima di correre nuovamente per raggiungerla.
“Credevo di essere l’unica che è rimasta delusa dall’amore” continua a guardare dritto avanti a sé, infilando le mani nelle tasche.
“Credi nell’amore a prima vista?” domando, dopo qualche minuto di silenzio, entrambi persi nei pensieri.
“Non ci ho creduto da sempre, tu?” mi ripropone il mio quesito, fermandosi su una panca di legno che rappresentava l’inizio di una lunga serie, mano a mano che il marciapiede accumulava dimensioni.
“Stesso anche per me” sorrido, prendendo posto accanto a lei. Anche se guardo la strada, avverto i suoi occhi su di me, pesanti e svelatori. So che se in questo momento mi giro a guardarla, lei capirà tutto, magari finendo per allontanarsi.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?” la sento sorridere, lo percepisco dal suo tono.
“A te?” per quanto trovo sciocco rispondere con un’altra domanda, solo per allungare la discussione, cerco in tutti i modi di non dire una bugia.
“L’ho chiesto prima io!” ride, agitando tutta la panca; mi piace il suo modo di lasciarsi andare, ridendo di tutto gusto. Si gode appieno i momenti di felicità.
“Tra un po’ partirò per raggiungere Seul e la signora Kim” mi riferisce, cambiando totalmente discorso, salvandomi da una figura non tanto carina.
“Cominci a studiare per bene la lingua? Mi dispiace per Sara, deve salutare il suo insegnante” ridacchio, pensando a quella ragazza dalla faccia tosta e il caratterino deciso, che mi ha buttato su un taxi senza avere pietà della mia immagine.
“Sara è un tipo molto libero, odia legarsi alle persone, preferisce solo amicizie. Per questo la invidio, io sono una ragazza che si affeziona facilmente” mi guarda, sorridendo prima di ritornare seria.
“Vuol dire che dimostri di tenerci di più, non è per forza un difetto, anzi…”  le accarezzo il viso, senza rendermene conto.
“Mi mancherai, lo sai?” mi riferisce, togliendosi l’anellino con cui giocava da questo pomeriggio.
“Anche tu” l’abbraccio, lasciandomi invadere i polmoni dal suo profumo alla fragola.
“Fai il bravo raperonzolo” mi dice nell’orecchio, ridendo.
“Beh, se ci tieni possiamo sempre vederci, sai, ci lavoro a Seul” rido anche io, nel vedere la faccia che mi rivolge, un misto tra il davvero? e il secondo te non lo sapevo?
“Mi farebbe molto piacere, la tua compagnia è…bella, come dire.. si sente, non è finta” mi dice, tornando seria.
“Grazie, la tua mi ha fatto sentire vivo e vero, almeno per una volta” le rispondo, mentre lei mi prende le mani e infila il suo anellino d’argento al mio pollice.
“Prendilo come ricordo, mentre ti aspetto nella tua città” sorride, mostrandomi la sua naturale bellezza, oltre ai suoi bellissimi occhi.
“Grazie, non devi per forza darmi qualcosa per ricordarmi di te, sei qui” dico senza più controllo della mia bocca, indicando con l’indice il petto, all’altezza del cuore.
“Anche tu, solo che volevo lasciarti qualcosa di più del semplice ricordo” sorride, abbassando la testa, avvicinandosi di più a me.  Sento le sue braccia stringermi il busto e la sua testa appoggiata sul mio petto.
“Non lo toglierò più, promesso” le giuro, accarezzandole la testolina mora, investita dai colpi di sole.
“Grazie, ci tengo” solleva il volto per guardarmi e nuovamente avverto i suoi occhi leggermi, senza alcun freno da parte mia.
“Figurati, peccato che non ho nulla da dare a te per ricordarti di me” le dico, leggermente amareggiato per non aver pensato a nulla da poterle dare.
“Mi basta vederti sorridere” le sento dire, prima di tapparsi la bocca con le mani. Ridacchio, mentre lei ritorna a sedersi normalmente sulla panca. Intorno a noi è tutto calmo e isolato, apparentemente vuoto.
Mi giro verso di lei, trovando finalmente un modo per rimanere impresso nella memoria, almeno fino al ritorno nella mia patria.
Le prendo il viso tra le mani, baciandola delicatamente, con lo sfondo di una Londra complice e silenziosa.


-Ecco, siamo arrivati al finale çwwwç
Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, chi è arrivato fin qui e anche chi ha solo aperto e buttato uno sguardo. Ringrazio le mie Unni, anche se non tutte loro hanno avuto il tempo materiale di leggere tutto, ringrazio di tutto cuore Jyo Go, che mi ha motivata fino all'ultimo.
Vi ringrazio, non resta che lasciarvi un ultimo invito a scrivere il vostro pensiero, qui sotto, in modo da poter sapere se almeno vi è piaciuta un po'.
Spero di non essere stata banale, di non aver annoiato e di avervi passato qualcosa. :) Grazie *manda cuori*
  
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