Lechatvert
Tutto parte da “Wild
is the wind” dei Bon Jovi. Non
impazzisco per la loro musica, ciò non toglie che sia
comunque orecchiabile. Ho messo una loro citazione all’inizio
e alla fine del testo, ma se a qualcuno dovesse venire voglia di
ascoltare tutta la canzone, sappiate che è facilmente
trovabile su Youtube :D
Non credo ci sia altro, solo non aspettatevi troppo, ecco. <3
Per chi volesse condividere un po’ di sano smatto cerebrale, questa
è la mia pagina Facebook.
Addio! ♡
“
I tried to make you happy
You know I tried so hard to be
What you hoped that I would be
I gave you what wanted
God couldn't give you what you need ”
Violento,
il vento scuote i rami, alza le sottane, sposta le barche ormeggiate
nel molo. Preannuncia tempesta soffiando in faccia ai soldati, sputando
la sua aria gelida addosso a chi si accinge a tornare a casa dopo il
tramonto.
Prepotente, scompiglia i capelli di Sansa, s’insinua tra le
sue vesti, si mischia alle sue lacrime.
Intanto il piccolo usignolo piange, infreddolito più dalle
parole che dal vento, e se ne sta lì, accoccolato su una
panca, chino a singhiozzare con la sola compagnia del mare. Non ha il
coraggio di aprire le sue ali e volare via, lontano da chi
l’ha ripudiata, magari intonando una canzone di
libertà.
Perché ad Approdo del Re l’hanno abbandonata in un
angolo come si fa con una vecchia bambola, l’hanno giudicata
inadeguata. Non è abbastanza, Sansa, non è degna
di sedere al fianco del nuovo Re.
Eppure ci ha provato, l’usignolo, a cantare bene. Ha provato
a intonare la melodia più fine, pur di essere
all’altezza di Joffrey. Ha subito umiliazioni, ha resistito
agli schiaffi, versando lacrime e sangue. Per lui, ha scavalcato la
paura, ha volato oltre la vergogna.
Ma non è ancora abbastanza, perché è
ora per Sansa di mostrare la sua più totale sottomissione,
di restare fedele a quel Re che l’ha ripudiata, di pranzare
con sua moglie, di condividere quell’enorme palazzo con la
donna che con un sorriso è diventata più di lei.
Canta ancora, usignolo,
ma stavolta canta più forte, perché ad Approdo
del Re sta arrivando una tempesta tanto violenta da coprire la tua
flebile voce.
Sansa piange ancora, mentre la calda pioggia di un tramonto
d’agosto le bagna i capelli e si mischia alla cipria che ha
sulle guance.
Non apre le ali, il vento è violento e non le permetterebbe
mai di fuggire. In fondo, cos’ha da perdere, ormai, se non il
suo letto ad Approdo del Re? Non una casa sicura, non una famiglia ad
aspettarla. Solo un materasso sporco di lacrime tra le gelide mura
della fortezza.
E allora tanto vale tenerselo stretto, quel magro giaciglio, e
continuare a vivere tra il pianto e il cinguettio, venendo gettata da
un paio di braccia all’altro senza riguardo, finendo, alla
fine, in qualche cantina dimenticata.
Sansa non è abbastanza per la magnificenza di Joffrey
Baratheon, perché sebbene il suo canto sia grazioso, le sue
ali non sono abbastanza forti e hanno paura del vento.
Ma, se davvero non è abbastanza per lui, allora Sansa vuole
esserlo per se stessa.
Ci saranno altre mani ad accarezzare le guance del Re, ci saranno altre
labbra pronte a sorridergli.
L’usignolo, invece, non avrà che la sua voce.
E sarà una voce forte, la sua, talmente forte che il vento
dovrà smettere di soffiare dinanzi a lei.
Asciugandosi le lacrime, Sansa si alza. Osserva il mare, in silenzio,
stringe un pugno il fazzoletto che ella stessa ha ricamato.
Apri le ali, usignolo!
Su Approdo del Re piove ancora, ma il vento sembra assopito, tramutato
come per magia in una leggera brezza che rinfresca l’aria.
Ora Sansa sorride appena, guardando i lumi dei pescherecci accendersi
sulle acque scure del porto.
Vola, usignolo, e non
voltarti mai.
Dopotutto chi, al mondo, ha delle ali più forti delle
sue?
Would live and die for you
Baby, a better man would
Never say goodbye to you ”