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Autore: alessia14    08/07/2013    0 recensioni
“Quella sera a Montecarlo…”
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parlava con i parenti. Cercava di tranquillizzare i suoi amici. Respirava profondamente per restare il più calmo possibile. Voleva entrare. Non sentiva urla. Era preoccupato. Le sue emozioni stavano prendendo il sopravvento. Ripercorrendo gli stessi passi di qualche ora prima, che conducevano alla sala parto, il ricordo tornò a farsi vivo. Ancora non aveva avuto i brividi, solo freddo.
Una porta si aprì violentemente. L’infermiera guardò velocemente i volti dei presenti in sala d’aspetto e cominciò ad urlare “Chi è Raffaele??” a questo nome a Raffaele prese un colpo. A passi veloci si avvicinò e l’infermiera lo prese per mano senza spiegazioni. Avvicinandosi sempre di più alla sala parto, nel lungo corridoio Raffaele inciampò. L’infermiera esasperata, sbottò con una risata nervosa “Vuole aiutare sua moglie a spingere? Magari preferisce un tappeto rosso per entrare in sala parto?” Raffaele rialzadosi, si sistemò i vestiti e corse dietro all’infermiera. Prima di entrare, gli furono aggiunti vestiti sterili. La paura di entrare si fece sempre più sentire. E se non fosse riuscito a farla spingere? Se invece di una femmina, nasceva un maschio? E se Jennifer moriva durante la nascita della bambina? Troppe domande e pochi fatti. Un bel respiro e fu trascinato sottobraccio dall’infermiera. “Scusate il ritardo, il padre sta andando fuori di testa. Jennifer non ti preoccupare, andrà tutto bene. Spero che lui ti aiuti!” con un finto sarcasmo l’infermiera accarezzò la sua amica pronta per partorire, Raffaele da dietro le fece una linguaccia e Jennifer lo fulminò con lo sguardo. Pieno di punti interrogativi, fece una piccola domanda “Ma…non aveva detto che stava già partorendo?” Jennifer prendendo dei respiri per calmare i dolori gli urlò “Se ti avesse detto che ero solo all’inizio, deficiente non saresti venuto! Che dici???” gli prese la mano e tranquillizzandola con il suo sguardo, lei cominciò a spingere.
Era passata mezz’ora e ancora non avevano concluso nulla. Le contrazioni erano sempre più frequenti. Cominciò ad andare a gonfie vele quando Raffaele baciò la sua fidanzata. In qualche modo la bambina aveva sentito la vicinanza del suo papà. Le respirazioni iniziarono. Jennifer andava appresso ai movimenti di Raffaele. Due, tre respiri e spingeva. Già si vedeva qualcosa uscire. Poco dopo Jennifer non sentì più la presa di Raffaele, era svenuto… “Ma ti sembra il momento di fare queste cose??? Certo! Perché io mi sto divertendo, vero?” urlò così forte che Raffaele riuscì a riprendere i sensi “Potresti non urlare così forte? Sono cose che succedono… Non siamo tutti uguali!” sbruffando mise il broncio. La dottoressa già di suo un po’ esaurita, mantenne la calma incitandolo ad aiutare. Il corpicino era quasi del tutto fuori, mancavano le gambe e i piedi. Baciandole la mano ripetutamente, Raffaele fece un discorso serio “Ci siamo quasi a quanto pare, sta per uscire tutta intera… Prima che succeda tutto questo, devo fare qualcosa? Sai…spesso nei film succedono fatti inaspettati…” Jennifer mordendosi il labbro chiuse gli occhi. Ci pensò bene contando fino a dieci. Non aveva fatto nulla di male, tranne…no, non c’era nulla di cui parlare, era stata solo con lui. “Quella sera a Montecarlo…” a queste parole Raffaele era diventato un allarme. Ultima spinta. Un pianto si sollevò nella stanza, era nata! La dottoressa l’avvicinò a Jennifer “E’ una bellissima bambina. Sembra volere di più il suo papà. Perché lei…è il papà, vero?” Raffaele nel frattempo aveva già preso tra le braccia la piccolina, Jennifer lo guardò e fece l’occhiolino “Lui è il mio uomo. Da Montecarlo questa bambina ha cambiato la nostra vita” baciò la fronte della bambina e proseguì il suo discorso “La chiamerò Marta. Devo ancora avere la conferma di una persona, ma conoscendolo sarà in sala d’aspetto”. Due infermieri presero il lettino e portarono madre e figlia nella loro stanza, avevano bisogno di riposare.
La porta si apre. La telecamera è accesa. Jennifer sta allattando Marta. Ha un viso bellissimo, come il suo papà. E’ piccola e già promette bene. Lui si avvicina, bacia sulla fronte Marta e sfiora le labbra della madre. La telecamera riprende tutto. “Dobbiamo parlare con lui, ha bisogno di risposte” a questa frase lui appoggia la sua fronte con quella di Jennifer, sa che il peggio arriverà dopo la notizia.
La porta si apre una seconda volta. Entra un altra persona. Li sorprende e con le lacrime agli occhi scappa via. Si chiude in bagno. Non crede ai suoi occhi. Spacca il vetro con un pugno. Prende in mano un pezzo di vetro e lo impugna. Samuele lo trova e guardandolo cerca di fermarlo “Calmati. Vuoi la verità?” doveva tastare il terreno “Dopo la giornata passata in piscina, avete fatto l’amore, giusto?” Raffaele fece un cenno con il capo “Bene. Anche la sera dopo i fuochi d’artificio?” un altro cenno e la rabbia saliva “Ok… Dopo essere andati in discoteca, ci siamo chiusi nella mia camera e abbiamo passato insieme la notte”. Raffaele rimase sconvolto. Impugnò sempre più forte il pezzo di vetro. Uscì del sangue dalla mano. Samuele intenzionato a togliere di mezzo tutto il vetro, non ci riuscì. Vide il suo amico tagliarsi i polsi con i vetri “Raffaele non farlo! Non pensi alla tua vita?” intenzionato ancora una volta a fermarlo, Raffaele fece una risata “A chi vuoi prendere in giro? Amava solo me fino a qualche anno fa! Tu l’hai portata via! Sei tu la causa di tutti i miei problemi con Jennifer! Farla finita è la cosa migliore…”. Prese un altro pezzo di vetro e lo conficcò in mezzo al petto. Cadde a terra e perse i sensi. Samuele lo prese in braccio e cercò aiuto nel corridoio dell’ospedale. Molti dottori corsero verso di loro. Il vetro spinto dentro faceva paura. Lo presero e lo portarono in Chirurgia. Samuele rimasto in piedi, fissava con lo sguardo le proprie mani. Il sangue di chi aveva un cuore diverso dal suo, un suo amico che per colpa sua si stava uccidendo.
Passarono mesi e Raffaele si riprese pian piano. Samuele lo andava a trovare ogni giorno. La piccola Marta cresceva a vista d’occhio. Jennifer si era messa una mano sul cuore e aveva giurato di seguire i suoi sentimenti. Avrebbe per sempre amato Raffaele, lo avrebbe accudito. All’inizio non la degnava di uno sguardo, poi con varie lettere lasciate vicino al letto, cambiò tutto di lui. A Marta avrebbe voluto bene anche se era figlia di Samuele, il passato era stato digerito abbastanza bene. “L’amore è più forte di tutto” aveva detto Raffaele l’ultimo giorno in ospedale.
  
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