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Autore: Aleberyl 90    21/01/2008    4 recensioni
Ah, il caro Akamaru...non c'è nessuno che non gli voglia bene!
Ma se un giorno, per caso, incontrasse qualcuno che non riesca proprio ad apprezzare la sua compagnia, niente paura...ci penserà il suo esperto padrone Kiba a tranquillizzare la povera vittima!
Spero che vi abbia incuriosito...un bacio!
P.S. Non fatevi ingannare dal personaggio femminile...non c'è nulla di esplicito! ^_^
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una pioggia di kunai emerse da una fitta barriera di fronde a tutta velocità, sibilando minacciosa mentre si lanciava inesorabilmente contro il proprio bersaglio.

Certo, stando girati di spalle la situazione si complicava un bel po’…I nervi, tuttavia, erano più che pronti a quell’attacco.

Si sporse in avanti e puntò il corpo in procinto di spiccare un balzo verso l’alto.

Le lame si facevano sempre più vicine: poteva sentire distintamente lo spostamento d’aria.

Abbassò le palpebre.

Concentrato…

wwww

Ora!

wwwwww

- Schivali, Akamaru! –

wwwwww

L’enorme cane si dette una poderosa spinta sulle zampe anteriori, staccandosi dal terreno con quelle posteriori ed esibendosi in una piccola giravolta a mezz’aria.

Quasi strabiliante, per un esemplare di quella stazza.

Uno dopo l’altro, mantenendo lo schieramento originario al momento del lancio, i kunai sfrecciarono rapidi sotto la sua figura sospesa e si conficcarono nelle cortecce di alcuni alberi poco distanti. Altri caddero a terra, tintinnando l’uno contro l’altro.

Akamaru tornò a poggiare le zampe al terreno, barcollando appena al momento dell’atterraggio. Sollevò il muso verso l’alto e si preparò ad accogliere il padrone che, a grandi falcate, gli stava venendo incontro.

- Bravo - si congratulò Kiba donandogli una piccola pacca affettuosa sul capo. - Quel salto era perfetto! –

Il cane rispose al complimento scodinzolando festoso e trotterellando intorno al ragazzo emettendo dei piccoli guaiti soddisfatti.

Agile e dalla notevole prontezza di riflessi…chi avrebbe potuto fraintendere su chi fosse il suo allenatore?

Kiba annuì, fiero e orgoglioso, e si strinse nelle spalle.

Ora che ci meditava su…il suo cucciolo era davvero cresciuto. Forse Naruto aveva avuto ragione, una volta tanto. Ma solo una volta tanto, comunque.

Si spolverò i pantaloni leggermente sporchi di sabbia e si avviò a raccogliere i kunai che giacevano ai piedi di un albero dal tronco particolarmente crepato.

Era sicuro che almeno un terzo di quelle screpolature le avesse procurate lui stesso: d’altronde, era da una settimana che si allenava a quel modo in compagnia di Akamaru. Aveva deciso di utilizzare anche il più insignificante minuto di tempo libero per dedicarsi anima e corpo al rafforzamento fisico proprio e del suo cane: agendo sempre in coppia, era necessario che procedessero di pari passo.

- Domani ci aspetta un’altra sessione di esercizi, sia chiaro - mormorò distratto voltandosi verso il cane, che nel frattempo aveva cominciato ad ispezionare la zona di qua e di là senza un canone preciso. Kiba inclinò la testa da un lato, sbuffando, e incrociò sconsolato le braccia al petto.

Ovviamente, come il suo allenatore, è cocciuto come un mulo…

- Akamaru! Per oggi basta, andiamo a casa! – esclamò agitando una mano per richiamarlo.

Il crepuscolo avanzava veloce, e in tempi come quelli non era il caso di infiltrarsi nel buio.

L’eccessiva spavalderia avrebbe anche potuto rivelarsi un’arma rivolta a se stessi.

Il cane continuava ad annusare radici e a sfregarsi contro tronchi ruvidi, apparentemente senza aver ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva appena detto il padrone.

- Ehi, Akamaru… - sbuffò Kiba seccato apprestandosi a raggiungerlo. - …Mi hai sentito?! –

Nessuna risposta.

Esatto, risposta…il legame tra uomo e animale si stabilisce anche così.

Nonostante questo, il ragazzo cominciava veramente a stufarsi di quell’atteggiamento impertinente.

Accidenti a lui, chissà da chi diavolo aveva preso (non da lui di certo!)!

- Akamaru! - ripetè per l’ennesima volta, esasperato, rovesciando le mani sui fianchi e piazzandosi a gambe larghe proprio davanti al muso del cagnone; lo squadrò con aria stizzita e fece per allungare un braccio per dargli un colpetto sulla nuca. - Si può sapere che cosa…? –

Stonk.

Le parole gli morirono in gola prima che riuscisse a completare la frase.

Anzi…erano stati i suoi denti a chiudersi a lama sulla sua lingua in movimento non appena Akamaru aveva tirato su il muso.…che con una violenza inaudita aveva urtato le gambe del suo padrone.

O meglio…una parte delle gambe del suo padrone…

Sì, proprio…bè…quella parte!

- ACK! -

Nonostante non si trovasse in un cartone animato, Kiba sentì chiaramente gli occhi spalancarsi all’inverosimile e un’aureola di allegre stelline cangianti esibirsi allegramente in un girotondo intorno alla sua testa ronzante. Crollò a terra pesantemente nemmeno fosse stato un sacco di patate, paralizzato dal dolore al basso ventre e colto completamente di sorpresa dal tiro mancino giocatogli del suo caro cucciolo.

- A… - rantolò, la faccia a terra, facendo uno sforzo incredibile per raccogliere tutti i residui di forza che gli erano rimasti. - …AKAMARU! –

L’interpellato, sguardo assente e carico di noncuranza per ciò che era appena successo, scrutò il ninja per qualche secondo, indeciso sul da farsi. Di una cosa, però, era certo: quel modo in cui aveva appena pronunciato il suo nome…non poteva che essere un rimprovero.

Il momento buono, quindi, per stare quanto più possibile alla larga dalla zona.

- I-Io…t-ti ammazzo! – sibilò Kiba rannicchiandosi ancora di più su se stesso; ma perché quel dannato strazio non accennava a diminuire?!

Allungò un braccio, tremante, per afferrare la caviglia del cane e trascinarlo giù con sé, ma il soggetto delle sue mire aveva già provveduto ad allontanarsi dal moribondo e a riprendere il suo abituale trotto di esplorazione.

Stupido cagnaccio, non osa nemmeno assumersi le proprie responsabilità!

Bè, tanto valeva aspettare che il dolore se ne andasse…

Con una smorfia di disapprovazione il ragazzo si coricò su un fianco e abbandonò la faccia a terra, tra i fili di erba umida del campo di allenamento.

Alzò appena il capo quando alcune zolle di terra lo colpirono alla nuca.

Peccato che al momento non riuscisse a vedere quasi nulla.

- Hm? –

E poi, improvvisamente, come una folata di vento inaspettata, Kiba vide la massiccia stazza del suo cane nascondersi dietro una coltre di polvere, da lui stesso creata per mezzo dello scalpicciare delle zampe posteriori.

L’Inuzuka, come un automa, assistette impotente a quella insolita scena, in un primo momento assolutamente incapace di muoversi o di proferir parola.

- M-Ma che cosa sta…?! - provò a chiedere, cercando di mettere a fuoco la sagoma di Akamaru (quando si era a terra ansimanti, si vedeva tutto come ingigantito…), ma fu presto costretto a tapparsi il naso per evitare che la nube di terriccio lo soffocasse.

Fece appena in tempo a vedere l’imponente figura di Akamaru schizzare via a tutta birra zigzagando tra tronchi e cespugli come un forsennato, diretto in chissà quale direzione.

Oh, basta, era fin troppo!

- Akamaru, ma dove stai andando?! Ehi…EHI! –

Ormai era impossibile che il cane lo sentisse, era già fin troppo lontano.

Incurante del dolore all’inguine che ancora lo perseguitava (si ripromise subito di comprarsi un paio di pantaloni dal cotone rinforzato appena sarebbe riuscito ad arrivare vivo a Konoha), Kiba scattò in piedi facendo forza su entrambe le mani, si scrollò la terra di dosso con un gesto stizzito e si preparò a rincorrere il suo maleducato animale.

Solo quando articolò due veloci falcate l’una dietro l’altra si rese conto di zoppicare.

E pure in maniera piuttosto ridicola.

- Ahio! Ma che…?! –

Si fermò lentamente, volgendo gli occhi al cielo come per concentrare l’attenzione sulle proprie sensazioni. Non seppe spiegarsi il perché, ma arrossì di colpo; un secondo dopo si era già dato mentalmente del cretino.

Bè, il motivo era naturale, in fin dei conti, pensò sfiorandosi i pantaloni con due dita.

Ci mancava anche quella, ora!

Sentendo montare la collera dentro di sé, strinse i pugni e avanzò a piccoli passi, facendo del suo meglio per mantenere il peso su una gamba sola: l’altra strusciava pesantemente sul suolo bagnato, raccogliendo dietro di sé un’abbondante cumulo di terreno.

Comportava una fatica dannata (forza d’inerzia, o come diavolo si chiamava! Le lezioni di Iruka-sensei erano così noiose…), ma perlomeno il dolore all’inguine non era così insopportabile come prima.

- Hmmf…N-Niente più croccantini agli spinaci…niente più – argh! - beverone segreto del clan Inuzuka…niente più ghiaia assorbente per la lettiera! - farneticava tra i rivoli di sudore che gli scendevano lungo le tempie (chi pensava che una gamba potesse essere così pesante?). - Con me hai chiuso, Akamaru! –

Costretto a dover oltrepassare folti fratte, schivare imponenti cortecce secolari e, per di più, portarsi dietro quella insopportabile zavorra, ben presto cominciò ad ansimare forte e a sudare copiosamente. Il dosso di terra che si frapponeva tra il suo piede e il tragitto che stava coprendo si faceva sempre più corposo…così come la sua rabbia interiore, dopotutto.

E Akamaru ancora non si vedeva…ma dove si era cacciato?!

- Akamaru! - urlò Kiba arrestando il suo cammino e portandosi le mani a coppa davanti alla bocca. – Akamaru! –

Stupido cane…come poteva aver fatto tutta quella strada? Eppure erano ormai parecchi minuti che lui continuava a cercarlo…Sarà stata mezz’ora, forse tre quarti d’ora…

O forse qualcosa di più…

Oppure…

- Ehm… -

Il ragazzo si portò le mani sotto il mento, riducendo gli occhi a due fessure, profondamente assorto nei propri pensieri. Solo in quel momento si rese conto di aver completamente perso la cognizione del tempo.

A pensarci attentamente, non avrebbe nemmeno potuto dire quanti metri avesse percorso fino a quel momento.

Si voltò indietro: forse dava ancora le spalle allo spiazzo per l’allenamento che aveva utilizzato fino a poco prima e non se ne era nemmeno accorto. Anzi, ne era quasi convinto; scoccò un’occhiata fulminea al cielo sovrastante e si umettò rapidamente il labbro inferiore.

Sguardo indietro.

Stupore crescente.

Contrariamente alle sue aspettative, le sue iridi non scontrarono altro se non una mastodontica barriera di frasche di un morbido verde chiaro, al di là delle quali si intravedeva fiocamente il resto del bosco.

Di spiazzi liberi recintati da cortecce screpolate, però, nemmeno la sagoma.

- Tsk… - Il ninja fece schioccare la lingua e incrociò le braccia al petto.

Perfetto, si era perso! Perso! Lui, il grande esperto di morfologia Kiba Inuzuka!

In condizioni normali avrebbe potuto tranquillamente sfruttare le sue doti di ninja per orientarsi dall’alto di un ramo, ma le sue condizioni attuali gli impedivano di fare movimenti troppo…come dire…agili.

Maledizione…cosa avrebbe fatto, allora?!

Nell’istante esatto in cui ebbe abbassato la testa verso il suolo nell’atto di riflettere sul da farsi ed escogitare una punizione severissima per quell’irriverente di Akamaru, un debole latrato sopraggiunse alle sue orecchie.

Kiba sussultò ed alzò di scatto il capo, annusando l’aria.

Un vago profumo di selvatico gli solleticò il naso, seguito all’istante da una fragranza decisamente più dolce.

Camelia, miele ambrato…

…Fiori?!

Oh, al diavolo! Akamaru doveva essere lì vicino!

Facendo uno sforzo immane (accompagnato da un urlo talmente liberatorio da far fuggire uno stormo di uccellini da alcune fronde a poca distanza) per riunire le gambe senza provare dolore all’inguine, corse verso la direzione in cui aveva captato l’odore di Akamaru fino a quando non sbucò in una grande radura verde, delimitata da un recinto di alberi disposti circolarmente intorno allo spiazzo d’erba.

E, seppur da lontano, riuscì a mettere a fuoco la figura del suo cane, appoggiato con le zampe anteriori su una di quelle imponenti cortecce.

Kiba avvertì il proprio stomaco torcersi, le orecchie presero a fischiare sommessamente mentre stringeva i pugni e raccoglieva fiato, cercando di ignorare il pulsare che aveva ripreso a rodergli la parte dolorante.

Quello…stupido…cane!

- AKAMARU! –

Al richiamo, l’interpellato voltò immediatamente il muso verso il padrone, squadrandolo con uno sguardo vagamente preoccupato.

- Accidenti a te, che diavolo stai facendo?! - proruppe Kiba sporgendo il petto in fuori e marciando con fare autoritario verso di lui. - Perché sei scappato in quel modo? –

Akamaru abbassò appena il capo, stavolta visibilmente dispiaciuto per ciò che aveva effettivamente fatto…salvo voltarsi di nuovo contro la corteccia dell’albero pochi secondi dopo, come tirato per il collo da una forza invisibile e irresistibile.

Il ragazzo continuò a fissarlo, turbato. - Si può sapere che cosa ti prende, ora?! Andiamo a casa, forza, dobbiamo… -

Si arrestò di colpo quando si rese conto che il suo cane aveva alzato il muso verso l’alto delle fronde dell’albero e aveva cominciato ad abbaiare senza sosta, mentre la sua coda sbandierava felice da una parte all’altra nell’arietta frizzante della sera.

Evidentemente sull’albero c’era qualcosa che attirava la sua attenzione.

- Akamaru… - mormorò Kiba avvicinandosi ancora a piccoli passi. - Ma che…? –

- Ah! –

Nel preciso istante in cui Kiba ebbe posato a sua volta la mano sulla corteccia della pianta e aveva preso a scrutare tra la fitta barriera di foglie che lo sovrastava, la sua vista cadde di botto in un mare di tenebre.

E fu il buio più totale.

- AAAARGH! Che cos’è, che cos’è?! AKAMARU!! –

Colto completamente di sorpresa e all’oscuro di ciò che potesse essere quella cosa che gli era appena caduta sulla testa, il ninja prese a divincolarsi come un forsennato e a girare in tondo, in preda al panico, fino a quando non inciampò sulle sue stesse gambe e precipitò rovinosamente a terra.

Le foglie sotto il peso del suo corpo scricchiolarono e Akamaru sussultò forte al violento impatto, osservando guardingo il proprio padrone rovesciato su un fianco.

Dopo un attimo di spaesamento, quest’ultimo si tirò su a sedere facendo forza sulle braccia tremolanti e si massaggiò energicamente il sedere.

- Dannazione, che male… - brontolò continuando a sfregare e facendo una strana smorfia con la faccia. Un momento dopo, come colto da un’ispirazione fulminante, si portò rapido una mano alla testa e prese a tastare quello che vi giaceva sopra e gli copriva interamente il campo visivo.

Dal contatto con i polpastrelli, gli parve di percepire un intreccio di maglie.

Strano…era più leggero di quanto pensasse.

Fece per alzarsi in piedi, quando un gridolino proveniente dalla cima dell’albero (o almeno, così gli era parso) lo sorprese e lo fece arrestare a mezz’aria.

- Maledizione, i miei fiori! –

- Hm? - Kiba inclinò la testa verso l’alto e con un dito sollevò quello che - aveva capito - era un cestino di vimini, in modo da rivelare i propri occhi e schiarire la visuale.

- Ehi… - riprese la voce stridula con tono vagamente stizzito. - …È tuo questo cane, vero? –

Sì, era chiaramente una ragazza.

E sembrava anche acida.

Non appena notò il suo sottile dito affusolato spuntare e farsi più vicino alla sua portata, Akamaru prese a saltare sulle zampe posteriori nel tentativo di raggiungerlo. La sua statura, tuttavia, non bastava a coprire quella decisamente più imponente dell’albero.

Il ninja afferrò con entrambe le mani i manici del cestino, lo fece discendere al petto e si portò nuovamente al di sotto dell’albero. - Sì…è il mio cane… - mormorò distratto mentre sollevava la testa verso l’alto.

- Accidenti a te, non è necessario rispondere così formalmente! - rispose la ragazza (la cui voce era stranamente familiare, ora che ci faceva caso) facendo smuovere il tronco. - Non c’è nessuno che non sappia che lui è il tuo cane… -

Kiba socchiuse le palpebre, mettendo a fuoco la figura seduta sul ramo che, piano piano, si stava rivelando dal dietro di un grosso accumulo di foglie di un tenero verde.

Non gli ci volle molto a riconoscere quel fisico asciutto, quella particolare tonalità di biondo e quelle iridi lampeggianti.

Sorrise.

- …e perché me l’hai chiesto, allora… - sogghignò furbescamente aprendosi in una smorfia di presa in giro, - …Yamanaka? –

Dall’alto della sua postazione, Ino aggrottò la fronte e sbuffò. - Sembra che tu non sappia nemmeno cosa siano, le domande retoriche… -

Kiba fece spallucce e dette una sferzata al collo, sgranchendosi le ossa.

- Comunque…cosa ci fai lassù? - chiese incuriosito, guardandola di sbieco.

- Hmf… -

- Ehi, ti ho fatto una domanda! - insistette lui, leggermente spazientito. Perché sembrava così arrabbiata?

La ragazza gli scoccò un’occhiata. - Raccoglievo fiori per il mio negozio - spiegò infine alzando una mano, nella quale erano stretti diversi gambi recisi.

Solo in quel momento Kiba ricordò che i suoi genitori erano i titolari di un negozio di fiori molto rinomato nel villaggio.

- Oh… - mormorò lui fingendosi interessato, mentre con le mani giocherellava con una maglia di vimini sfilatasi dal fitto intreccio del cestino.

- Già… - Ino annuì incrociando le braccia al petto. - Stavo raccogliendo fiori… -

Il ragazzo colse al volo l’occhiata raggelante che la bionda gli aveva appena scoccato.

Rabbrividendo ancora, la scrutò in silenzio per qualche secondo.

- Che…che cosa c’è? - chiese, stavolta più titubante, stringendosi nelle spalle.

Ino indicò il terreno sottostante con un cenno stizzito del capo.

E quando Kiba si voltò per ammirarlo, curioso di scoprire ciò che la bionda voleva fargli notare, non si sorprese più di tanto nel carpire il motivo di tutta quell’antipatia secreta dalle sue labbra sottoforma di pungenti frecciatine.

L’erba su cui poggiava i piedi e che ricopriva la zona nell’intorno dell’albero era costellata da tanti piccole macchie colorate; una semina di fiori dalle tonalità più vivaci e dalle forme più stravaganti, ognuno di essi dotato di quel particolare aroma che, mescolandosi agli altri, era talmente intenso da stordire, quasi inebriante.

Il frutto di un intero pomeriggio di lavoro.

- Ah… - Kiba si passò una mano sul collo studiando la piccola area. - Quindi…questo cestino è tuo? - chiese ancora sventolando l’oggetto in questione in direzione di Ino.

- Che perspicacia… - rispose lei sarcastica portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Il ninja annuì, senza sapere cosa dire. Avvertì per una frazione di secondo le proprie gote farsi rosse dall’imbarazzo. Poi, come percorso da una scossa elettrica, sollevò di nuovo il mento verso l’alto, sul viso un’espressione indispettita. Ino spostò tranquillamente gli occhi su di lui, con calma, senza battere ciglio.

- Ah, e sentiamo, allora…perché me l’avresti tirato addosso?! - latrò Kiba adirato agitando il cestino in aria con una mano, mentre l’altra era fortemente stretta a pugno accanto al fianco. - Chi credevi che fossi, un intruso?! –

La bionda fece un’orrenda smorfia di disapprovazione e si sporse appena in avanti, la ciocca che le cadeva davanti al viso si mosse leggermente al vento. - Piantala di urlare, insomma! Credi davvero che l’abbia fatto apposta?! –

- Bè, se non è così - continuò lui digrignando i denti (lo stava forse prendendo in giro?!), - allora perché era sulla mia testa?! - e si indicò la nuca con entrambe le mani.

- Non pensi che possa essermi semplicemente caduto, razza di stupido?! - sbottò Ino furiosa, scagliandogli contro una pigna che aveva appena colto e centrandolo in pieno sulla testa.

Kiba indietreggiò bruscamente come se qualcuno l’avesse appena schiaffeggiato.

Bè…In effetti, era un’ipotesi plausibile

- Ehm… - bofonchiò imbarazzato massaggiandosi il punto colpito, gli occhi rigorosamente rivolti al terreno. - Bè, forse… -

- Le buone maniere non sono il tuo forte, eh? - La ragazza incrociò le braccia al petto e riassunse l’elegante postura che aveva mantenuto fino a poco prima del lancio, lisciandosi alla meglio le pieghe della gonna viola.

Le buone maniere, diceva lei.

Bè, non che fosse riuscita a centrare in pieno il soggetto del discorso, a dire il vero.

C’era solo una cosa per cui, nonostante tutti quegli anni di continui contatti e interazioni con i propri compagni dell’accademia, non riusciva mai a sentirsi completamente a proprio agio.

Le ragazze.

Odiava doverlo ammettere a se stesso ogni volta, ricordandogli puntualmente del suo essere troppo “sboccato”, ma nemmeno in quei tre anni di continuo lavoro di squadra in compagnia di Hinata era riuscito a sviluppare del tutto quel particolare…senso critico nei confronti del gentil sesso.

…con il risultato che trattava tutti alla stessa maniera o quasi, eccezione fatta per le piccole risse che a volte scoppiavano tra lui e i propri coetanei dello stesso sesso.

Del resto, poi, ad abitare con una madre e una sorella come le sue ce ne voleva di coraggio…I canini che si ritrovava non erano niente in confronto ai loro!

- E va bene, ti chiedo scusa - mormorò abbozzando un sorriso attenuante. - Dai, scendi, così ti aiuto a raccogliere i fiori che… -

Prima che riuscisse a concludere la frase, Ino scosse violentemente il capo, la lunga e folta coda di cavallo che ondeggiava sinuosamente in un unico movimento fluido.

- Non…non posso scendere… - sussurrò chiudendo fortemente le palpebre e stringendo i pugni, rabbiosa.

Le sue gote assunsero all’istante una bella tonalità porporina.

Akamaru, senza distogliere lo sguardo da lei, lanciò un altro boato festante e prese a trotterellare felice esibendosi in un piccolo girotondo attorno al fusto. Lei gli scoccò un’occhiata di profondo rancore, rannicchiandosi istantaneamente ancor di più su se stessa.

- Eh? - chiese Kiba allungando il collo verso l’alto, portandosi una mano a coppa intorno all’orecchio.

- HO DETTO CHE NON POSSO SCENDERE! - berciò ancora la kunoichi scoprendo le fauci, il volto paonazzo e le iridi turchesi ardenti di uno strano bagliore rossastro.

Il ninja spalancò gli occhi, estremamente sorpreso da quella reazione, e fissò Ino in volto. - …E per quale motivo? Hai paura? –

Bè, aveva detto uno sproposito, se ne rendeva perfettamente conto. Francamente, non era possibile che una chuunin non riuscisse a discendere da un’altezza di quel genere…saranno stati più o meno sette metri, una banalità.

- N-Non ho paura… - sibilò lei in risposta smuovendosi un poco e senza distogliere lo sguardo dalla stazza di Akamaru, ormai coinvolto in un carosello senza sosta e che pareva non dovesse finire mai.

- E allora dai… - la incitò ancora Kiba battendosi una mano sul fianco sinistro.

Ma la bionda ancora non voleva saperne di abbandonare la sua postazione. Anzi, sembrava quasi che cercasse di spingersi ancora più indietro, là dove le fronde si facevano più fitte.

Il ragazzo cominciava quasi a spazientirsi. - Ma che diavolo stai facendo?! Guarda che se continui a indietreggiare in quel modo finirai col cadere dall’albero! –

A quell’avviso, Ino voltò la testa dietro di sé e guardò in basso, come se stesse cercando di ipotizzare quanti metri la distanziassero dal terreno sottostante.

Dal basso, Akamaru le abbaiò in saluto e lei, sbarrando gli occhi, con uno scatto fulmineo del collo tornò immediatamente a guardare fissa davanti a sé, reggendosi al ramo più vicino con una mano.

- Non verrò su a prenderti, se è questo che vuoi che faccia - la ammonì Kiba (‘Ma sì, qualche volta è necessario mostrarsi intransigenti!’) incrociando le braccia al petto, - e il tuo cestino posso tranquillamente lasciartelo qui! - E lo posò sull’erba.

Dopo qualche altro secondo di silenzio, la ragazza finalmente aprì la bocca per parlare. Sembrava quasi che fosse sul punto di dichiarare qualcosa di sconvolgente e che lei avrebbe volentieri preferito tenere segreto.

- Ehm… - bofonchiò piano, mentre le sue gote cominciavano ad assumere una lieve tonalità carminio, - …puoi tenere fermo il tuo cane? –

- Eh?! - fece Kiba in risposta, non del tutto certo di aver capito.

Ino sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo con rassegnazione. - Il tuo cane… - Indicò Akamaru con un cenno del capo. - Puoi tenerlo fermo mentre io scendo da qui? -

L’Inuzuka inclinò la testa da un lato, sul volto un’espressione perplessa. - Tenerlo fermo? –

- Mh… - Ino strinse ancora di più il rametto tra le dita esili, mentre lo sguardo vagava imbarazzato da una parte all’altra.

- … -

- … -

- …E perché?! –

Il rametto si spezzò dalla sua base con un colpo secco che rimbombò spaventosamente forte nel perimetro del boschetto.

- MA SEI DAVVERO LENTO A CAPIRE, VA’ AL DIAVOLO!! - Ino scattò in piedi in bilico su un fusto più grosso e con tutte le sue forze scagliò il fuscello che aveva in mano contro Kiba, che incassò il colpo a danno della sua nuca.

- AHIO!! Ma sei impazzita?! - uggiolò il ninja portandosi entrambe le mani sul punto colpito e piegandosi su se stesso quasi a sfiorare il petto con il mento.

- CRETINO, CRETINO, SEI DAVVERO CRETINO! - continuava a sbraitare la kunoichi, mentre le sue narici dilatate al massimo sbuffavano diverse nuvolette di fumo scuro.

- Ma… - Kiba alzò lo sguardo in alto e spalancò gli occhi all’inverosimile, mentre il suo volto paonazzo di rabbia cominciavano a fumare in un modo molto simile a quello di Ino. - MA INSOMMA, CHE COSA TI HO FATTO IO?! –

La bionda si prese il viso tra le mani e si ritorse all’improvviso su se stessa, soffocando i muggiti che le era impossibile trattenere.

- IO HO FATTO SOLO UNA DOMANDA!! - riprese Kiba rimarcando la sua innocenza. Ma che diavolo aveva detto di così grave per scatenare quel ciclone isterico?!

La ragazza si tirò nuovamente su con la schiena, rossa in viso, e scoccò un’occhiata congelante alla povera vittima che la squadrava dal basso. Prese un enorme sospiro e scoprì le fauci.

- È questo il punto, accidenti a te!! - riprese agitando un pugno in aria mentre la vena di una tempia cominciava a pulsarle pericolosamente. - IO HO… -

Si arrestò di colpo prima di poter concludere la frase, incerta sul da farsi.

Bè, ormai il danno era fatto, pensò. Se avesse liquidato tutto con un’alzata di spalle l’Inuzuka l’avrebbe sicuramente presa per pazza.

Con un’espressione consapevole della sua imminente condanna a morte (anzi, forse era più preciso dire della sua reputazione), chiuse gli occhi e aggrottò la fronte.

Kiba la guardò spiazzato.

Cosa le prendeva?

- Odio i cani… - bisbigliò a labbra serrate.

- Eh?! - Il ragazzo sporse il collo in avanti. - Non ti ho sentito! –

- Odio i cani… - ripetè lei spazientita stringendo i denti.

Il ragazzo storse il naso.

- Scusa, ma…non riesco a sentirti bene da quaggiù… -

Oh mamma! Era anche sordo adesso?!

- I CANI!! LI ODIO TANTISSIMO!! - sbottò per l’ennesima volta con voce stridula.

- UAH! - Kiba si tappò le orecchie sbattendovi contro i palmi delle mani e strizzò le palpebre. Akamaru lanciò un guaito, si buttò a terra e si coprì il muso con le zampe.

Ino, rossa in viso come non mai, incrociò le braccia al petto con un gesto stizzito e sbuffò voltando la testa da un lato.

Ecco, l’aveva detto, e tutto per colpa di quell’idiota!

- Ma… - Kiba aveva rialzato la testa verso l’alto, senza levare la mano dalla nuca, e ora fissava la ragazza con espressione accigliata.

Ino, intanto, non riusciva a darsi pace.

Accidenti…Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo che qualcuno prima o poi l’avrebbe scoperto!

Incredibile come dal suo viso non riuscisse a far trapelare nemmeno una minima parte della furiosa battaglia che stava imperversando nella sua mente.

U-Una cosa ereditaria? Il cane di mia zia mi ha morso il braccio quando ero ancora piccola?

Bè, quello non era del tutto falso: quella forma di cinofobia l’aveva sviluppata in tenera età, a causa di un incidente di infanzia di cui non parlava mai volentieri.

Akamaru poggiò le zampe posteriori al terreno e scodinzolò appena annusando la corteccia dell’albero.

Non ho più una reputazione, quando lo sapranno Choji e Shikamaru non faranno altro che prendermi in giro…

Confidava in un prossimo pettegolezzo da parte di quell’unico spettatore (strano che non avesse ancora cominciato a indicarla e a sghignazzare) ai suoi amici.

Forse potrei ricattarli, però…sì, è sicuramente la soluzione migliore! Però…

La bionda si lasciò sfuggire un sospiro.

…ma le venne spontaneo trattenere nuovamente il fiato quando Kiba finalmente aprì la bocca per parlare.

- …e perché non me l’hai detto subito? - chiese in tono sorpreso aprendo le braccia.

Il grande occhio turchese libero dalla folta frangia chiara si spalancò d’improvviso, e per un attimo l’Inuzuka rimase ad ammirarlo in tutta la sua bellezza.

- Ma come sarebbe… - Ino si strinse nelle spalle, sul volto un’espressione allibita e incredula, - …non scoppi a ridere? –

- E perché dovrei? - rispose l’altro con semplicità facendo spallucce.

La kunoichi esitò un momento, la bocca appena dischiusa. - Ma dai, è…ridicolo… -

Il viso di Kiba si aprì in un ghigno conciliante. - Bè… - mormorò avvicinandosi al suo cagnolone e dandogli una pacca affettuosa su un fianco, - forse sono io a non rendermi conto di quale effetto possa fare Akamaru sulle altre persone…! –

Sì, quella volta Naruto aveva avuto veramente ragione.

…Che vergogna!

- Infatti, ehm… - mormorò Ino imbarazzata arrossendo e volgendo lo sguardo alla sua destra, - quando era ancora un cucciolo non mi metteva molta ansia, ma… -

- Stando sempre insieme a lui non mi rendo conto di quanto possa crescere - spiegò il ninja passando le dita nel pelo dell’animale con fare affettuoso. - Per me rimane sempre uguale! –

Akamaru guaì riconoscente agitando energicamente la coda.

- Dai, lo tengo fermo, tu scendi pure! - esclamò afferrandolo saldamente per la collottola e conducendolo al suo fianco.

La bionda scostò appena la frangia dall’occhio destro, per assicurarsi che il cane fosse ben fermo (se avesse ricominciato a trotterellare intorno all’albero, per lei sarebbe stata una tragedia); con Kiba che le sorrideva incoraggiante dal basso, si sentì decisamente più tranquilla.

Accantonando ogni eventuale timore si alzò in piedi in bilico sul ramo su cui era seduta e, con un piccolo balzo, planò elegantemente a terra piegandosi sulle ginocchia.

Di scatto, come se si fosse nuovamente resa conto di quale entità ci fosse accanto a lei, sollevò il mento verso l’alto.

…E, per causa naturale, non potè proprio fare a meno di guizzare in piedi, dritta come un’asse di legno, e di aderire perfettamente al tronco dell’albero con la schiena. Dal suo colorito cianotico e la sua espressione nuovamente atterrita, sembrava quasi che non si dovesse staccare più da lì.

Il muso di Akamaru era a pochissimi centimetri di distanza dal suo, con la lunga lingua rosata e umidiccia ciondolante appena al di sotto delle fauci (o perlomeno, ai suoi occhi quella sfilza di denti appuntiti apparivano tremendamente inquietanti).

Kiba avvertì distintamente le unghie di Ino grattare contro la corteccia su cui era poggiata. In modo piuttosto isterico, tra l’altro.

- Ehi…va tutto bene! - mormorò cercando di rassicurarla, ma la ragazza aveva di nuovo gli occhi spalancati dal terrore e dalla sua fronte cominciavano ad intravedersi dei piccoli aloni lucidi di sudore freddo.

- Ti…tienilo, ti prego! - balbettò l’altra con la bocca arida, improvvisamente immobilizzatasi.

- Ma sì, non ti… -

Akamaru, invece, non aveva ascoltato affatto l’ammonimento di Ino.

Con un movimento deciso del capo, sgusciò via dalla presa del padrone e si avventò sulla povera ragazza, che a quel punto non ebbe altra risorsa se non lasciarsi andare ad un grido disumano.

- AAAAAAH!! PORTALO VIAAAAAA!! - tuonò coprendosi il viso con entrambe le mani e voltando di scatto la testa alla sua sinistra, piegandosi leggermente su se stessa.

- EHI, AKAMARU! - urlò Kiba in tono di rimprovero afferrando il cane all’attaccatura delle zampe anteriori con entrambe le mani e strappandolo via con la forza alla bella vittima. Quest’ultima, provata come non mai, volse gli occhi azzurri al cielo e si accasciò a terra, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la bocca spalancata dall’orrore.

Il ragazzo allungò il collo verso la sua direzione, rivoletti di sudore freddo colavano lungo le sue tempie e sul suo volto si era aperto un sorriso sornione.

- Ehm…stai bene? - pigolò titubante.

Accidenti ad Akamaru, era tutta colpa sua se Yamanaka era in stato di shock!

Aveva tutte le ragioni per temere una qualche reazione!

Ino sollevò appena il capo verso l’alto e puntò gli occhi spiritati e segnati da due profonde occhiaie verso il ninja che gli stava davanti. - M-Ma…non dovevi…tenerlo? –

Non aveva neanche la forza di arrabbiarsi, ormai.

- È stato lui che mi è sfuggito di mano - cercò di spiegarsi Kiba cercando di apparire il più innocente possibile (e sicuramente i due occhioni da cucciolo che aveva sfoderato acceleravano il processo). - Mi sa che gli piaci! –

Akamaru si mosse eccitato contro il suo fianco e scodinzolò all’indirizzo di Ino.

Quest’ultima alzò gli occhi a cielo e sospirò sconsolata. - Fantastico… -

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Qualche minuto dopo, per fortuna, la ragazza cominciò a riprendersi dallo spavento che aveva preso poco prima.

Forse i suoi sensi, nonostante l’astio, si stavano abituando alla vicinanza prolungata con il cane, quasi come stessero facendo amicizia a poco a poco.

- Er…Come va? - chiese Kiba in tono dispiaciuto, sentendosi responsabile per l’accaduto.

Ino rispose con un lieve cenno del capo e il ragazzo lo prese come un sì.

- Oh…ehm…bene… - bofonchiò di rimando con evidente impaccio. Per un momento non seppe più cosa dire.

La ragazza abbassò il capo verso le sue gambe rannicchiate al petto e socchiuse appena gli occhi, stremata. All’improvviso avvertì un tocco vellutato sotto i polpastrelli della mano posata a terra: era uno dei tanti fiori che aveva raccolto prima che incontrasse “la strana coppia”.

Fu lei la prima a rompere l’imbarazzante silenzio che era sceso tra i due – o meglio, tra i tre – sollevando il piccolo fiore di un bel rosa pallido tra le mani ed emettendo una risatina.

- Questo avrebbe potuto essere un bellissimo esemplare da esporre nel mio negozio - mormorò a metà tra l’imbronciato e il divertito. - Spero che tu ti senta almeno un pochino responsabile! –

Kiba si sentì quasi obbligato a guardarla negli occhi.

Di un’affascinante tonalità cerulea, tra l’altro. Non di certo indifferenti.

- Ma sai… - fece lei improvvisamente scattando col mento verso l’alto. Si appoggiò con l’altra mano alla corteccia dietro di lei e si issò in piedi barcollando appena.

L’Inuzuka seguì quasi come ipnotizzato il fluido ondeggiare della sua lunga coda.

Muovendo sinuosamente la mano in un gesto morbido del braccio, con delicatezza afferrò uno dei petali del fiore tra pollice ed indice e lo posò tra i capelli del ragazzo. - Forse…se fossero un po’ più eleganti…i cani potrebbero anche piacermi! –

Kiba rimase a bocca semiaperta per qualche secondo, incapace di muovere anche solo una parte del suo corpo. Era come…momentaneamente paralizzato in una morsa di…com’è che si poteva chiamare quel turbinio che avvertiva nello stomaco?

E ad un tratto, un piacevole teporino alle gote lo colse di sorpresa.

Cosa?! No, lui non poteva arrossire! Era impossibile!

Impossibile…

Impossibile

Come un automa si portò una mano alla guancia sinistra, mentre l’altra andava a sfiorare il bocciolo setoso che Ino gli aveva infilato nei capelli.

Talmente preso dalla frase udita pochi istanti prima, non si era quasi nemmeno reso conto che kunoichi, dopo aver raccolto il cestino da terra con gesto fulmineo, gli aveva già voltato le spalle ed era saltata agilmente sul ramo dell’albero alla loro destra, saettando velocemente tra una chioma verde e quella successiva, mentre i tiepidi raggi del crepuscolo ormai avanzato la inondavano di un tenue colorito rosato.

Eppure…avrebbe giurato che prima di andarsene gli avesse fatto l’occhiolino.

Sperando che non fosse un cattivo scherzo della sua immaginazione che in quel momento stava copiosamente lavorando, ovviamente!

- Eh, Akamaru… - mormorò Kiba senza nemmeno voltarsi verso di lui. - …le donne fanno un effetto strano, non credi? –

Akamaru si limitò a strofinare il capo contro il dorso della sua mano e tornò a concentrarsi su uno dei petali che stava esaminando a terra.

Kiba lo osservò sconsolato scuotendo la testa. - Razza di impertinente… -

Il piccolo fiore planò dolcemente sul palmo della sua mano appena aperta verso l’alto e il suo olfatto particolarmente sviluppato captò subito quella variazione dell’aria.

Ha…veramente un buon profumo.

Sorrise tra sé, dando una pacca sul dorso di Akamaru e intimandogli di comportarsi da gentleman la prossima volta che avrebbero incontrato Ino.

Inspirò ancora una volta a pieni polmoni: quella fragranza era talmente inebriante da stordirlo.

Ma, pensandoci meglio, non era poi così sicuro che il soggetto a cui si riferisse fosse proprio quel delicato ed elegante fiore che teneva tra le mani.

Sicuramente avrebbe fatto piacere anche ad Akamaru rivederla un’altra volta.

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Uff…eccola qui, finalmente!

So che l’accoppiata Kiba/Ino non è una delle più frequenti, e credo sia una di quelle che non vengono mai prese in considerazione, ma…se devo essere sincera…a me non dispiacciono insieme! ^__^

Avrei tanto voluto provare a scrivere una piccola ficcy su di loro, e questo è il risultato…spero che vi sia piaciuta! *trepid*

È passato un sacco di tempo dall’ultima volta che ho pubblicato una storia…sembra un secolo! *.*

I commenti sono sempre bene accetti, mi accontento di qualsiasi parere o critica…sono un tipo semplice, io! ^__^

E un grazie in anticipo per aver letto, soprattutto per voi che non vi siete lasciati prendere dallo scoraggiamento nel momento dell’entrata in scena di Ino!

Alessandra

Wwwwww

P.S. Non sottovalutate la reazione di Ino alla vista di Akamaru (Ino non avrà veramente paura di lui nella serie, ma…mi serviva un espediente per rapportarli! XD)…ehm…la sottoscritta si comporta allo stesso identico modo quando incrocia un cane per strada! ^^;

  
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