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Autore: Ilaria_95    08/07/2013    0 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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Jessica’s POV
 

«Davvero, non dovevi» le dissi passeggiando per Oxford Street alla volta di un posticino dove pranzare.
«Invece si. Volevo farti un regalo e te l'ho fatto - rispose Emma sorridendomi - oggi pomeriggio ti va un giro da Harrods?»
«Solo se non ti viene di nuovo la brillante idea di comprarmi qualcos'altro» risi.
«Scherzi?! La mia buona azione l'ho fatta, non aspettarti altro per i prossimi cinque anni» scherzò lei, mettendomi un braccio dietro la nuca e scoppiando a ridere insieme.
«Qui! – esclamò improvvisamente Emma – fermiamoci qui a mangiare!»
«Em, è un ristorante di lusso!» commentai io leggermente contrariata.
«Un ristorante di lusso con tanti bei ragazzi a cui piacciono i ristoranti di lusso – mi fece l’occhiolino prendendomi per mano – e poi non è di lusso, è solo molto chic» disse trascinandomi dentro senza nemmeno che me ne accorgessi.
«Em davvero, non mi sento per niente a mio agio – la pregai io – soprattutto vestita così»
Ero uscita di fretta di casa e dopo la serata passata e a giudicare dallo stato in cui ero quella mattina, la testa per scegliere abiti decenti non l’avevo affatto. Ed anche indossando gli abiti più carini che avessi, probabilmente non sarebbero stati comunque adatti ad un posto del genere.
«Un tavolo per due» fece Emma al tizio all’entrata vestito molto elegante.
«Da questa parte» ci fece strada lui.
«Em, mi hai sentita?!» le sussurrai irritata.
«Qui è perfetto, grazie mille – si rivolse al tizio – senti Jess, facciamo così: vai in bagno ed indossa il vestito che ti ho appena comprato. Così non ti sentirai fuori luogo» mi sorrise.
Inutile dire che se avessi potuto l’avrei strangolata seduta stante, ma effettivamente in quel posto c’era gente davvero niente male e fare scenate in pubblico era davvero l’ultimo dei miei pensieri.
Presi la busta di Calvin Klein e mi infilai in bagno, desiderosa di essere vista da meno occhi possibili con gli attuali vestiti indosso.
Riuscii ad infilarlo con facilità e conclusi il tutto con il paio di sandali che avevo messo quella mattina, ringraziando me stessa per non aver scelto le mie solite Converse.
Uscii dal bagno dirigendosi verso il tavolo che Emma aveva scelto e mi sentii improvvisamente osservata; dopo poco anche la mia migliore amica alzò lo sguardo nella mia direzione, lasciando perdere il menù.
«Wow Jess, sei favolosa» mi disse lei appena feci per sedermi.
«Grazie – le risposi gentilmente – allora, cosa c’è di buono da mangiare?»
«Dunque, vediamo... – passò gli occhi lungo la lista del menù rilegato in pelle nera – dipende da cosa vorresti mangiare, qui hanno davvero di tutto – sfogliò le pagine – pasta, carne, pesce, pizze...»
Guardai alle spalle di Emma, attirata da qualcosa. O meglio qualcuno.
Assottigliai gli occhi, cercando di capire chi fosse attraverso il vetro che con il suo riflesso mi offuscava la visuale.
«Jess allora, cosa vuoi?» mi domandò Emma, forse per la centesima volta a giudicare dal suo tono.
«Cosa?» le chiesi, distraendomi da ciò che si trovava al di fuori del ristorante.
«Cos’hai tanto da guardare? Hai per caso scovato un figo pazzesco? Chi è?» Emma si voltò dietro di lei, verso il punto che poco prima stavo fissando, ma il ragazzo che stavo osservando era sparito.
«No, niente. Pensavo di aver visto qualcuno di familiare, ma mi sono sbagliata» dissi.
«Qui a Londra non conosciamo nessuno, a parte mia zia. E Mike e Steve, ma quei due è meglio dimenticarli» rise lei, seguita a ruota da me.
 
 
 
 
Harry’s POV
 

«Ehy Hazza, ci fermiamo per un boccone?» mi chiese Louis dandomi una pacca sulla spalla.
Annuii come se nemmeno lo stessi ascoltando.
«Tutto bene?» mi domandò notando la mia poca attenzione.
«Certo» gli risposi il più convincente possibile. Mi guardò in uno strano modo, quasi indagatore, ma dopo poco lasciò perdere e lo ringraziai per questo.
«Che ne dici di questo?» mi indicò la vetrina di un ristorante particolarmente elegante. Diedi un’occhiata all’interno attraverso il vetro insieme al mio amico ma subito spostai lo sguardo al mio fianco.
«Io preferirei più una pizza» gli indicai la pizzeria che avevo di fronte e dalla quale fui stato attratto.
Louis annuì «andata» fece lui lasciando perdere il ristorante e seguendomi.
Ci sedemmo all’interno del localino un po’ rustico ma molto carino, scegliendo un tavolo vicino alla vetrata che dava sulla strada.
«Hazza – mi chiamò Louis ed io alzai lo sguardo su di lui – sei sicuro che vada tutto bene?»
Lo guardai per qualche secondo, poi aprii la bocca per dire qualcosa, ma prima che le mie parole potessero uscire venni bloccato.
«Ditemi» fece la cameriera accostandosi al nostro tavolo.
«Per me una capricciosa ed una birra» ordinò Louis.
«Due birre – lo corressi – e per me una margherita, grazie» le dissi consegnandole il menù sotto lo sguardo scrutatore del mio migliore amico.
«Cosa?» gli chiesi non appena la ragazza si fu dileguata, sentendomi osservato.
«Una margherita. Davvero?» mi domandò alzando un sopracciglio.
«Cosa c’è di male?» gli chiesi di rimando.
«Tu ordini una margherita solo quando sei triste, perché dici di...»
«Di non aver voglia di pensare a cosa ordinare, lo so» conclusi io al suo posto.
«Avrei dovuto immaginarlo subito quando mi hai detto che avevi voglia di pizza – constatò lui – si può sapere che hai?»
A quel punto non potei più evitare l’argomento, dovevo per forza vuotare il sacco: era la terza volta in due minuti che me lo chiedeva e quando Louis si accorgeva che qualcosa non andava, non demordeva finché non avesse scoperto il vero motivo del mio stato d’animo. Era un vero amico si, ma certe volte era perfino invadente.
«Il fatto è che sono stanco – dissi tutto d’un fiato – sono stanco di frequentare locali ed andare ogni sera con una ragazza diversa, stanco di tornare a casa ubriaco marcio e non ricordarmi niente di ciò che ho fatto la sera prima, non sapere chi ho incontrato, con chi ho fatto sesso. Sono stanco di questa vita così scombinata» ammisi, cercando di non alzare troppo il volume della mia voce.
«Ma è la nostra routine» controbatté Louis.
«Appunto Lou, è proprio questo il problema. La routine dopo un po’ stanca. Io ho voglia di qualcosa di stabile, che non mi porti alla deriva ogni fottutissima sera»
Louis sembrò non capire, il suo sguardo stupito e la sua incapacità di dire qualcosa mi permise di continuare.
«Che senso ha vivere così?»
«Harry non ti sembra di esagerare? Stiamo parlando di qualche serata nei locali, per divertirci» cercò di dissuadermi.
«Louis, è sempre così. Ogni sera. Per me potrei anche essere andato a letto con quella lì – indicai una ragazza dietro le sue spalle, ma Louis mi abbassò subito il braccio, imbarazzato – ma non lo saprei, perché ero troppo ubriaco per saperlo – continuai, sempre più convinto – e poi non si tratta solo di questo: la mia vita ultimamente è basata solo su locali, sesso e divertimento. Ho bisogno di punti fissi, di certezze»
«Fino a ieri ti piaceva» insistette lui.
«In verità è un po’ che ci penso. Ho vent’anni Lou, credo sia arrivato il momento di mettere un freno» ammisi, sicuro delle mie idee.
«Si ma perché proprio adesso? – mi chiese, ma subito dopo i suoi occhi si allargarono, stupiti per il pensiero che probabilmente la sua mente stava elaborando – non ti sarai mica innamorato?» mi domandò incredulo.
«No – risposi sicuro – per lo meno non ancora. Però devo ammettere che non mi dispiacerebbe se succedesse» confessai.
Questa volta fu un miracolo che la mascella di Louis non toccasse direttamente il piano del tavolo. Era stupito, non c’era che dire.
«Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello?» mi chiese recuperando la sua mascella.
«Nessuno. Te l’ho detto, è da un po’ che ci penso» gli ripetei.
«Allora è da un po’ che qualcuno ti fa il lavaggio del cervello» rispose sempre più scioccato.
«Non può essere semplicemente che io stia cambiando?» gli domandai leggermente irritato.
«Certo, ma non mi sarei mai aspettato che mettessi la testa a posto prima di altri cinque anni»
Questa volta rimasi inter
  
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