Sono arcilieta di dirvi che l'ho vinto!
Ho ambientato questa scena all'interno di Eclipse, precisamente la sera prima della battaglia contro i vampiri neonati.
Spero che vi piaccia.
Ringrazio, naturalmente Alice_N_P, per l'opportunità che mi ha dato di produrvi questo siparietto che altrimenti non avrei mai immaginato e la sua amica Camilla Victoria LeBlanc,
per il delizioso banner che mi ha creato, che sono onoratissima di inserire.
(Chi mi conosce sa che in genere metto mie produzioni).
Vi mando un bacio come solito e vi aspetto alla fine della storia per le ultime note.
Teresa
IL NOSTRO SOLE
SPLENDERA’ DOMANI E
PER SEMPRE
La corsa e le
sferzate del vento sul
viso sono due delle cose che mi piacciono della mia condizione di
vampiro.
La mia sovrumana
forza. E’
sicuramente un altro punto da non sottovalutare.
Il non dovermi
preoccupare di nulla,
perché il mondo ruota instancabile intorno a me.
Ecco che da
parecchi decenni ho tutto
quello che mi serve: una casa, una famiglia,
l’immortalità.
Sono uscito per
cacciare, in
previsione della battaglia contro l’esercito di vampiri
neonati di domani.
Sento l’eccitazione scorrermi nelle vene cristallizzate dal
tempo e dalla
trasformazione. Edward non ci sarà, deve accudire la sua
piccola umana. Da
quando è comparsa nelle nostre vite, finalmente
c’è stata un’impennata di
attività: sembra che la fragile ragazzina, riesca a
catalizzare su di sé tutte
le sciagure del mondo.
Bene. Tolto dal
gioco il fratello
impiccione, ci sarà più divertimento per tutti,
ma soprattutto per me.
Adoro mio
fratello primogenito, ma a
volte il suo pessimismo mi guasta la giornata.
Mi blocco un
attimo per fiutare la
scia che sto seguendo. Insieme a me, poche
decine di metri dietro, corre Carlisle che ha insistito per
accompagnarmi.
Solitamente caccia cervi ed erbivori vari: la
sua dieta è dettata dai gusti di una persona anziana,
dice.
Io invece
preferisco il sangue dei
predatori grandi e grossi come me: una sorta di sfida tra esseri alla
pari.
Mentre mi guardo
intorno per seguire
la scia del corpulento Grizzly che sento nelle vicinanze, mi accorgo di
essere
al bordo di una ampia pozzanghera causata dalla pioggia insistente che
è caduta
fino ad un paio di ore fa. Mi sporgo di un passo e mi guardo riflesso
sulla scura
superficie liquida.
Sorrido
all’immagine tremolante del
ragazzone moro e muscoloso che mi osserva dal basso e che mi sorride di
rimando.
Alzo il piede,
lo batto nell’acqua infrangendo
l’immagine e causando grossi schizzi di fango che saltano
intorno e che
colpiscono anche i miei pantaloni. So già che questo
manderà in bestia Rose
quando tornerò e mi pregusto la sua furia, che
terminerà con un bel round di
sesso sfrenato.
Questa
è un’altra cosa a cui non
potrei più rinunciare: l’amore di Rosalie, la mia
pantera bionda.
«Figliolo,
quando rientreremo a casa,
dovrai prepararti ad affrontare tua moglie». Carlisle mi
guarda con un finto
tono di rimprovero, mentre non riesce a trattenere un sorriso.
Quello che ho
davanti è il mio
genitore: un vampiro biondo dall’aspetto poco più
vecchio di me, ma dal
profondo carisma dato dai trecento e più, anni vissuti.
Batto di nuovo
il piede nell’acqua e
colgo al volo le gocce che saettano nell’aria, sparandole
contro di lui con le
dita della mano.
«Ah
ah, Emmett, ora te la dovrai
vedere anche con tua madre», mi dice mentre con uno scatto
fulmineo mi blocca
il collo attirandomi a sé per poi sfregarmi bonariamente le
nocche delle dita
sulla testa.
Lo lascio fare.
Sono più grosso e più
forte di lui, ma sento che questo gesto paterno nasconde una forte
preoccupazione. Lo dice anche il fatto che gli sia scappata quella
leggera inflessione
inglese che gli esce quando è distratto da qualche pensiero.
Mi lascia libero
e mentre mi rialzo,
il sorriso gli si spegne sul volto. Mi guarda intensamente negli occhi,
cercando chissà cosa nel profondo delle mie iridi dorate.
«Ragazzo,
dopo la battaglia di
domani, vorrei che ti prendessi cura della famiglia nel caso non
dovessi
farcela».
Sono scioccato.
Ecco cosa lo
tormenta. All’improvviso mi passa la voglia di scherzare: possibile che pensi veramente che rischieremo la
vita?E’ assurdo!
«…E
vorrei anche scusarmi se in tutti
questi anni ti ho dato l’impressione di riservare
più attenzioni ad Edward o a
Jasper».
Rido, di gusto.
Se ne avessi ancora
la possibilità, penso che avrei le lacrime agli occhi.
Durante lo
scatto di ilarità, il mio
cervello registra un movimento nel bosco. Ricordo d’un tratto
la ragione della
nostra uscita.
«Stai
fermo qui un attimo».Gli dico.
Lui
obbedisce e non si muove, di un’immobilità
che solo un vampiro sa mantenere anche per millenni senza stancarsi.
Ma non lo faccio
attendere così a
lungo. Scopro un grosso orso fulvo che si aggira ignaro nella
vegetazione.
E’ la
questione di un attimo. Questa
volta non ho voglia di giocare con lui.
Salgo agile su
un grosso ramo d’albero,
mantenendomi sottovento.
Con un balzo gli
sono
addosso, l’animale non ha il tempo di accorgersi di nulla.
Con una torsione
secca gli spezzo il collo e me lo carico facilmente in spalla. Lo
appoggio ai
piedi di Carlisle che ancora il cuore ha qualche sussulto.
E’
perfetto: il mio cibo preferito,
da quando ho abbracciato la filosofia di vita della famiglia Cullen.
«Ecco
pà, bevi questo. Vedrai che
domani ti sentirai forte come un toro. Il paragone è solo
frutto dei ricordi di
quando ero umano, perché anche il più debole ed
inetto della nostra specie, può
vantare una forza cento volte superiore di quella del sovrastimato
bovino.
«Grazie
Emmett, ma…», fermo il suo
rifiuto sul nascere, con un gesto della mano.
Mi piace pensare
di procurargli per
una volta il pasto, dopo che lui ha fatto tanto per me. Mi siedo su una
roccia
e lo guardo nutrirsi. E’ aggraziato anche mentre sta
accucciato sull’orso ormai
privo di vita. Mi ricorda come mi fosse sembrato di essere al cospetto
di Dio, trovandomelo
vicino al risveglio dalla mia dolorosa trasformazione.
La sua calma mi
ha accompagnato in
tutti questi decenni, e mi ha fatto da guida.
Dopo pochi
minuti si rialza, lindo e
immacolato. Si siede affianco a me, sopra la roccia.
« Non
abbiamo parlato tanto io e te
in questi decenni. Mi chiedo come possa essere stato così
superficiale».
Capisco che è seriamente dispiaciuto e non voglio che si
crucci di una colpa
che non ha.
«E’
vero, ma io preferisco l’azione
alle chiacchiere, lo sai».Rispondo ammiccando.
«Sì,
me ne sono accorto». Risponde
ridacchiando. «Ma in occasioni come questa mi sento
responsabile per averti
costretto a questa non vita». Continua. Sta
parlando dell’imminente battaglia coi vampiri neonati?
Rido, di nuovo,
fragorosamente.
La foresta
riecheggia del mio
frastuono.
«Ma
che alternativa avevo? Quando
Rose mi ha trovato ero quasi morto. Mi hai ridato una
possibilità, invece. Io, piuttosto,
credo di essere stato fonte di delusione per te e per Esme. Non mi sono mai laureato, non
ho mai deciso quale
fosse il mio ruolo in questa nostra stramba
società».
Ora sono io che
lo fisso intensamente
in cerca di risposte. «Dimmi la verità, ti sei mai
pentito di avermi
trasformato e tenuto con te?... In fondo ero solo un capriccio di
Rose».
Di getto mi
abbraccia forte. In
questo suo modo di fare si nota che
proviene dal vecchio continente. Noi del nuovo mondo al massimo ci
scambiamo
amichevoli pacche sulle spalle.
«Se
fosse come dici, ti avrei forse
chiesto di proteggere la famiglia dopo la mia dipartita?»
Scioglie
l’abbraccio e accarezza il
pelo setoso del plantigrado che giace ancora ai nostri piedi.
«Ricordi
la parabola del figliol
prodigo?» Mi chiede.
«Certo,
anche se mi sorprende che tu
voglia citare un libro che ci considera figli del demonio».
Sorride mesto, pensando
forse, al suo padre biologico che aveva combattuto con asprezza tutto
ciò che
non conosceva e che considerava frutto del male.
«Beh,
io sono come il padre della
parabola e sono rimasto troppo tempo alla
finestra ad
aspettare preoccupato che i miei figli più fragili e
sensibili tornassero a
casa da me, dando per scontato che tu, Alice e Rose, foste in grado di
cavarvela da soli.» Si interrompe, per prendere un respiro di
cui non ha
bisogno.
«Ma al
contrario di quel padre, io
voglio farti festa: voglio che tu sappia che il vitello grasso
è dedicato a te,
che hai rallegrato l’animo di tutti con la tua schiettezza e
genuinità. A te,
che a parte i primi tempestosi anni, non mi hai mai dato
pensieri.»
Sono commosso,
ma questo sfogo è
troppo profondo per la mia natura giocosa.
Mi alzo e lo
invito a tornare verso
casa.
«Certo,
se vuoi, ma tu non ti sei
nutrito. Hai offerto a me la tua cena». Nel suo sguardo
dorato leggo una
leggera disapprovazione: quella di un qualsiasi padre che rimprovera il
figlio
per il fatto di non aver mangiato abbastanza.
«Oh,
per piacere, pà! Pensi che
faccia qualche differenza se stasera ho cenato o meno? Sono giorni che
ci
ingozziamo tutti per essere al meglio delle nostre forze».
Annuisce
consapevole. «Quindi farai
come ti ho chiesto, domani?» Ripete.
«Certo.
Stai tranquillo».
Sono pronto a
promettergli tutto
quello che vuole. L’importante è che mantenga la
serenità che lo
contraddistingue.
Nella mia testa,
mentre corriamo
verso casa, ho invece deciso di usare un'altra strategia: una volta
arrivato,
parlerò con Jasper e studieremo il modo di coprirlo senza
che se ne accorga.
Nessuno
dovrà soccombere all’esercito
dei neonati, ma mai e poi mai, permetterò che sia lui a non
farcela.
Carlisle, la
colonna portante della
nostra famiglia. L’uomo
che con la sua compassione, ha
permesso che noi tutti esistessimo e fossimo migliori. Mio padre. Il mio esempio. Colui che
ha dato al concetto di eternità un significato d’amore
profondo.
Fine
Semplice e delicato... molto Elenri style no?
Lascio per le poche che ancora non mi conoscono i link delle altre mie storie:
"The Crew" (long story d'avventura con cuore di panna)
"Profumo di cuoio e Tabacco" (OS romantica )
E per finire vi rinnovo i miei saluti, sperando di non avervi tediato troppo.
T.