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Autore: Santanico_Pandemonium    08/07/2013    1 recensioni
Dicono che una groupie non svela mai il suo vero nome e nessuno lo conosce veramente. Detto ciò non vorrei cominciare svelandovi il mio proprio ora…
Salve, sono Penny Lane, così mi faccio chiamare, anzi credo che questo sia diventato il mio nome ormai.
Se non l’avete ancora capito, si, sono una groupie.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Tommy Lee, Un po' tutti, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One could say I’ve been having a 10cc love affair…

14 gennaio 1987

Van Nuys, 10:46
Nikki ha iniziato un programma di riabilitazione a base di metadone per liberarsi almeno in parte da tutta questa merda che gli gira nell’organismo e lo fa stare male. Va in clinica ogni mattina con la sua Corvette e fa la fila come tutti gli altri per prendere la dose giornaliera.
Penso che abbia deciso di farlo più per me che per altro. Quando mi ha vista uscire di testa quella sera che gli ho buttato tutta la roba nel cesso deve aver capito quanto tengo a lui, quanto gli voglio bene.
Però credo anche che il metadone sia soltanto una delle troppe sostanze che gli creano dipendenza. Questa “cura” lo aiuta a farsi meno eroina, ma in compenso il suo consumo di coca è aumentato vertiginosamente.
 
«Cosa diavolo stai facendo?» ero entrata in casa e Nikki stava in piedi di fronte a me.
Teneva in mano i dischi di platino vinti dai Mötley Crüe in quegli anni.
«Li butto tutti in garage.» rispose indicandomi quello che teneva in mano.
Lo guardai con gli occhi sgranati mentre lui continuava a staccare gli altri dischi rimasti alle pareti e ad impilarseli tra le mani.
«E per quale motivo dovresti fare una stronzata simile?» continuai avvicinandomi al divano.
Notai il tavolino sporco di neve. Immediatamente capii perché si stava comportando in quel modo.
«Perché i Mötley sono musica, sono passione. Questa roba non centra un cazzo con noi.» rispose alla mia domanda.
«E non credi che i Mötley si siano meritati tutti questi premi grazie alla loro musica?» dissi, attirando la sua attenzione.
Si fermo a guardarmi, i capelli arruffati e gli occhi sgranati fissi sui miei.
Ad un tratto sbuffò e fece dietrofront. Poggiò ogni disco sul pavimento esattamente sotto a dove era appeso. Poi tornò sui miei occhi e alzò le spalle con aria di finte scuse.
«Contenta ora?» domandò.
Mi lasciai scappare una risatina e con il dito gli feci segno di avvicinarsi.
«Ho sempre ragione.» sorrisi quando gli allacciai le braccia al collo mentre le sue mani mi stringevano i fianchi.
«Provo un leggero fastidio ad ammetterlo ma si, hai sempre ragione.» sorrise a sua volta.
Lo strinsi forte.
 
20:53
«Hai fame?» chiesi sporgendo la testa sulla porta della camera da letto.
Nikki era seduto sul letto sfatto, intento a scrivere qualcosa con la schiena curva e il viso vicinissimo ad un foglio spiegazzato.
«Si. Sempre che tu riesca a trovare qualcosa da cucinare.» mi rispose senza alzare lo sguardo.
Così, incuriosita, mi avvicinai a lui e mi inginocchiai sul materasso poggiando una mano sulla sua spalla e sbirciando quello che stava scrivendo.
«Che cosa scrivi?» gli domandai, felice di vederlo concentrato su qualcosa di diverso dalla droga.
«Cerco di buttare giù qualche idea per delle canzoni. Oppure sono solo stupide stronzate che mi passano per la testa. Parole che mi vengono in mente e che mi va di scrivere.» disse storcendo la bocca con noncuranza mentre mi guardava.
«La follia scorre nel profondo di chi mi sta attorno. La follia scorre nel profondo di tutti tranne me. Le pareti imbottite che chiami i miei occhi. I sogni che chiami le mie bugie. Dai miei polsi penzolano le catene. Rasoi e cocaina per ammazzare il tempo.» lessi ad alta voce.
Mi vennero i brividi.
«Wow…» bisbigliai guardando il suo profilo mentre stringeva il foglio stropicciato tra le mani. Non c’era dubbio, Nikki era bravo con le parole.
«Si, beh… Te l’ho detto, sono solo stronzate.» storse ancora le labbra tornando con gli occhi sul mio viso.
Rimasi a guardare quelle iridi verdi per qualche secondo, cercando di decifrare quello che il bassista stava pensando, il perché di quelle parole così taglienti. Ma non ci riuscii.
Sorrisi.
«Vado a preparare la cena. Ti chiamo quando è pronto.» dissi baciandogli la punta del naso.
Quando varcai la porta per uscire dalla camera, Sixx era tornato al suo foglio.
Mentre rovistavo nel frigo in cerca di qualcosa di commestibile ripensai a quelle frasi e mi tornò la pelle d’oca. La sua mente era tormentata, distrutta dalla droga che amplificava tutto il dolore che quell’uomo si portava dietro da troppo tempo. A volte, ripensando alla sua storia, alla sua infanzia, riuscivo quasi a capirlo e un po’ lo giustificavo per le scelte che aveva fatto, compresa la droga. Infondo non aveva passato dei bei momenti ed era debole, ecco perché la droga gli era sembrata una via di scampo. Come un’uscita di emergenza dall’incendio che divampava dentro la sua testa. Nikki non era stato amato nel modo giusto, specialmente dalla madre, e la sua ribellione doveva essere per Deana il campanello d’allarme che avrebbe dovuto farle capire quanto suo figlio avesse bisogno di lei.
Rimuginai su quei pensieri a lungo mentre lasciavo che quattro uova rosolassero nella pentola.
 
23:59
«Ti prego cambia canale. MTV non sa più che pesci pigliare, mi ha rotto il cazzo.» sbraitò Nikki ad un certo punto.
Mi voltai a guardarlo con aria interrogativa. Dietro di lui il tavolo era ancora apparecchiato e in casa regnava il casino, come al solito.
«Non c’è altro. Tieni.» risposi con una smorfia porgendogli il telecomando.
Lui lo afferrò e iniziò a cambiare i canali uno dietro l’altro. Poi sbuffò e pronunciando un sonoro “fanculo” lanciò il telecomando contro il muro, mancando la televisione per mezzo centimetro. Le pile uscirono e si sparpagliarono sul pavimento.
Lo guardai storto e lui alzò le spalle.
«Fracassando il telecomando non hai risolto niente. I canali restano quelli che sono e la tv fa schifo comunque.» risposi afferrando la bottiglia piena di Jack Daniel’s sul tavolino davanti al divano.
Ero sfinita. Volevo solo bere un sorso di whiskey e addormentarmi di botto tra le lenzuola del letto, sempre se fossi riuscita a raggiungerlo.
Mentre bevevo mi sentivo gli occhi di Sixx addosso, così non mi staccai dal collo della bottiglia prima di aver buttato giù altre quattro sorsate.
«Fatti un tiro.» disse ad un tratto il bassista afferrando la pipa da crack.
«No. No.» dissi.
Io non mi drogavo. Bevevo, è vero. Bevevo abbastanza da farmi girare la testa ma mai da raggiungere il collasso totale. Ma la droga no. Non avevo mai toccato altro di diverso dall’erba, anche se l’erba è da considerarsi una droga leggera e quindi non fa testo. Non avevo mai provato niente di quello che si facevano Nikki e il resto dei Mötley, anche perché avendo davanti Sixx tutto il giorno capivo perfettamente cosa comportava diventare un cocainomane o peggio ancora un eroinomane com’era lui, e non volevo certo ridurmi in quello stato.
Frequentavo i Crüe dal 1982 ed ero ancora “pulita”. Mai fatta una striscia di coca, mai fatta una pera, niente. Neanche mai preso una multa per guida in stato di ebbrezza.
Come ci fossi riuscita non lo so, considerando che vivevo insieme a quattro alcolizzati e drogati, ma forse era grazie al mio carattere e all’educazione sana che avevo ricevuto. In casa mia non giravano droghe pesanti, anzi, i miei non si facevano neanche una canna in mia presenza nonostante il loro “credo hippie”, che quindi li classificava come sostenitori del libero uso di droghe come cannabis e allucinogeni di vario genere. Probabilmente, anzi quasi sicuramente, ne avevano fatto uso prima della mia nascita ma mai quando c’ero io. Quando raggiunsi quell’età in cui si è curiosi di conoscere ogni cosa, comprese le droghe, me ne avevano parlato, mi avevano informata e avevano chiarito i miei dubbi sull’argomento sempre, però, lasciandomi libera di agire come credevo. Ma ad eroina, cocaina o altre droghe pesanti, e pericolose a livelli così alti, nessuno di noi si era mai avvicinato. Ne avevamo paura. Ne avevo paura. Crescendo sempre di più la paura, quasi come quella di un bambino piccolo per i mostri, era diminuita ed era subentrata invece la ragione, l’aver preso coscienza che droghe di quel genere mi avrebbero rovinato e distrutto la vita per sempre.
«No.» ripetei una terza volta guardando Nikki negli occhi e premendomi contro lo schienale del divano quasi come se il mio corpo istintivamente volesse allontanarsi da quella roba.
«Per un tiro mica muori. Avanti, ti piacerà.» continuò lui mentre riscaldava i cristalli.
Con una smorfia di disgusto mi alzai di scatto dal divano e mi diressi verso il tavolo iniziando a sparecchiare.
Non potevo crederci. Sixx che mi offriva la droga nonostante sapesse cosa pensavo al riguardo e la fatica che facevo per allontanarlo da tutta quella merda. Ero furiosa.
Sbattevo i piatti e le posate rumorosamente nel lavello della cucina e il getto forte del rubinetto faceva schizzare l’acqua su tutto il bancone.
Ero in preda alla rabbia. Stringevo i denti e avevo la mascella tesa mentre insaponavo le stoviglie e le ripulivo dal cibo.
Mentre la mia voce interiore sbraitava e urlava contro Sixx, due mani grandi mi strinsero il bacino e sentii delle labbra baciarmi il collo dietro l’orecchio.
Nikki si era avvicinato e cercava di farsi perdonare. Ormai conoscevo tutte le sue tecniche di persuasione per scusarsi del suo comportamento.
«Lasciami stare.» dissi voltando la testa per allontanare la sua bocca da me.
«Ho messo via la pipa.» disse spingendomi più vicino a lui.
Sbuffai con il naso e mi voltai di scatto.
«Ti rendi conto che mi hai appena chiesto di farmi? Nonostante tu sappia cosa penso, nonostante tu sappia che non voglio che ti faccia quella roba, tu cosa fai? Me la vieni ad offrire!» gridai gesticolando con le mani ancora bagnate e gocciolanti di schiuma.
Alzò gli occhi al cielo.
«Guardami negli occhi quando ti parlo!» gridai ancora e afferrai il suo viso con le mani bagnate per fare in modo che mi guardasse.
Spostò lo sguardo su di me e io ricambiai imbronciata, gli occhi socchiusi.
Non impiegò neanche una frazione di secondo a raggiungere le mie labbra e afferrarmi il sedere. Mi ritrovai seduta sul bancone della cucina, con le gambe attorcigliate al suo corpo.
«Non sarà così semplice questa volta, Sixx…» ansimai colpendogli le spalle con le mani.
Ma ormai mi aveva in pugno. Continuare a fare la parte di quella incazzata non aveva più senso. Gli bastò superare con le mani i miei slip per capire che a questo punto la mia era tutta una farsa.
Nonostante tutto continuavo a colpirlo come se volessi allontanarlo, ma non era certo quella la mia idea. Mi afferrò i polsi e, costringendomi con la forza ad alzare le braccia, li incollò allo scaffale della cucina tenendoli fermi mentre con l’altra mano stringeva la mia vita e mi spingeva contro il suo bacino.
Naturalmente non cercavo di divincolarmi e nel giro di pochi secondi mi aveva già spogliata completamente.
Mi prese in braccio e così mi avvinghiai ancora più forte al suo corpo mentre mi portava lontano dalla cucina. Mi scaraventò sul divano e, mentre cercavo con tutte le mie forze di tenere la mente lucida, iniziò a svuotarmi la bottiglia di Jack addosso, bagnando anche la fodera del divano e poi scolandosi quello che rimaneva del whiskey.
Iniziò a baciarmi le caviglie, salendo sempre di più, e intanto ripuliva con la lingua il mio corpo, imbrattato dal liquido ambrato.
Quando arrivò alle mie labbra, dopo essersi soffermato a lungo sul resto del mio corpo nudo, mi baciò forte e sentii il sapore del whiskey sulla lingua. Mi guardò per qualche secondo e poi si incollò al mio collo.
Scrutando per quei pochi secondi i suoi occhi capii che quella persona con cui di lì a poco avrei fatto l’amore era il mio Nikki, non il Nikki drogato e fuori di testa.
Con le mani dietro la mia schiena mi aiutò a sollevarmi e mi adagiò sopra le sue ginocchia mentre faceva attenzione a rimanere in equilibrio sul bordo del divano. Continuava a baciarmi il collo e io, totalmente schiacciata contro il suo corpo caldo, gli accarezzavo le braccia e la schiena, qualche volta lasciando spazio anche a dei leggeri graffi.
Gli venne la pelle d’oca e ansimò contro il mio orecchio.
Mi sciolse i capelli, che raramente tenevo legati, e il profumo dello shampoo riempì le mie narici. Sommerso dai miei capelli lunghi continuò a baciarmi il collo e il suo respiro si fece sempre più corto quando cominciai a muovere i fianchi strusciandomi contro di lui.
La tensione diventò insostenibile e così cominciammo proprio da lì, da quel lurido divano floscio, con la televisione che aiutava le luci soffuse ad illuminare la stanza e le voci di giornalisti sconosciuti che ci risuonavano nelle orecchie con notizie poco interessanti.
Questa volta però, mentre facevamo l’amore e mi abbandonavo completamente a Nikki, ansimando e gemendo ad ogni suo minimo tocco, avevo la certezza di conoscere per davvero quell’uomo che mi stava stringendo e baciando con così tanta passione.
Sollevandomi con forza e facilità, come se fossi una piuma leggera, iniziò a camminare verso la camera da letto ma fu obbligato a fermarsi poco prima, schiacciandomi contro il muro annerito del corridoio.
Stringendolo forte le convulsioni scaturite dal piacere mi costrinsero a protendermi verso l’alto, tendendo ogni muscolo, e inclinai la testa all’indietro socchiudendo la bocca mentre Nikki faceva lo stesso appena sotto il mio collo, premendo il viso e le labbra sulla mia pelle bollente.
Amavo quell’uomo. Dio quanto lo amavo. Non lo avrei abbandonato per nulla al mondo.
Quando quell’ondata di piacere si attenuò appena, Sixx ricominciò a camminare e finalmente raggiunse la camera da letto.
La porta gli si richiuse alle spalle.

   
 
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