Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: HoshiUzumaki    09/07/2013    1 recensioni
"Mi chiamo Emily, Emily Orange, sono una studentessa delle scuole superiori con una vita tutt’altro che normale, o almeno non da quando è successo il fattaccio"
Questa storia tratta di una teenagers 'problematica' e dei suoi amici, se volete sapere altro, vi basta leggere!
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Chapter 1

♦ Duncan

Stavo correndo; Correvo, correvo come non avevo mai corso prima, correvo contro il tempo.

«Hey, tu!» udii qualcuno alle mie spalle dire queste parole, ma non gli detti peso, non credevo fossero riferite a me;
«Hey, tu! Tu con la felpa arancione!» sentii di nuovo; felpa arancione? Io ho una felpa arancione, che si stia riferendo proprio a me?

Mi fermai, voltandomi, per accertarmi che la persona che stava chiamando fossi io.
Una figura slanciata, abbastanza alta, con occhi corvini e scrutatori, capelli color carbone, abbastanza folti, scompigliati, fu quello il panorama che mi si pose davanti agli occhi.


«S-stavi parlando con me?» dissi io timidamente, con la testa bassa;
«Ovviamente! Vedi qualcun altro con una felpa arancione nei paraggi?» rise lui;
«No, è c-che..»
«Sei una studentessa della Pacific mi interruppe lui;
«Si, esatto! Sono nuova, frequenterò il primo anno! E tu invece?» gli chiesi prendendo coraggio;
«Che coincidenza, anche io! Speriamo di essere nella stessa sezione allora!» rispose radiante, con un sorriso sulle labbra;
«S-si, speriamo..»

Lui prese il cellulare e sul suo viso si fece spazio un espressione tra il sorpreso e lo sconvolto.

«E’ già così tardi!?» urlò «Scusami ma ora devo correre! Dovresti farlo anche tu se non vuoi arrivare in ritardo!» mi disse, iniziando a correre;

Lo guardavo. Lo guardavo allontanarsi, non riuscivo a farne a meno. Poco dopo realizzai il fatto di essere in ritardo e fui costretta a smettere di guardarlo per iniziare a correre freneticamente verso la scuola, arrivando ovviamente in ritardo.

«Signorina, le sembra l’ora di arrivare questa?» mi rimproverò la professoressa , appena entrata in classe;
«Mi scusi, ho perso la cognizione del tempo, e allora..» dissi, in preda all’imbarazzo e alla vergogna;
«Non importa, vai pure a sederti, per questa volta chiuderò un occhio!» mi rispose, sorridendomi;

La mia prima impressione nei confronti di quella professoressa fù ottima; Clara Wood, questo è il suo nome! Un irriverente insegnante sempre pronta a scherzare, quando non si faceva lezione ovviamente.

Mi guardai intorno, notando che i banchi erano disposti a gruppi di due, sfortunatamente però, arrivando in ritardo, l’unico posto disponibile era un banco in prima fila, senza compagno; mi sedetti, scrutando la mia classe, mentre la Wood ‘esponeva’ la prima lezione d’italiano dell’anno, era tutto tranquillo, quando, ad un certo punto lo vidi, era seduto all’ultimo banco in fondo a sinistra, e rideva insieme al ragazzo seduto di fianco a lui, ridevano di qualcosa che ai tempi mi pareva ignoto; ad un tratto, si voltò nella mia direzione, notandomi, mi salutò con un cenno della testa a cui io risposi con un sorriso; era proprio lui, il ragazzo incontrato quella mattina, la fortuna era dalla mia parte!

Le prime due ore passarono velocemente, e la campanella suonò per avvisarci dell’intervallo; Nell’arco di quelle due ore ero anche riuscita a fare amicizia con le due ragazze nei banchi dietro al mio, Rebecca Smith e Sarah Buith.

«Ma l’avete vista quella?» disse Sarah, rivolgendosi ad una ragazza seduta al primo banco nel lato della classe opposto al nostro;

Si riferiva a Bonnie Reed, una ragazza tutt’altro che indiscreta; una ragazza molto carina che curava notevolmente il suo aspetto fisico e amava vestirsi in modo appariscente e provocante. Tutti, sin dal primo giorno, l’hanno etichettata come una poco di buono, anche a causa del suo atteggiamento da ragazza facile.

«Sicuramente monopolizzerà l’attenzione di tutti i ragazzi della classe su di lei! E io che speravo di fare colpo su almeno uno di loro!» sbuffò irritata Rebecca;
«Se si soffermeranno su quella ragazza, vorrà dire che sono dei poco di buono anche loro che pensano solo ad una cosa, non credi? Ma dopotutto, quale ragazzo non lo è?» risposi io, scocciata;
«Si, ma io voglio comunque trovarmi un ragazzo!» rispose Rebecca, senza aver ascoltato una parola di quello che le avevo detto;

Io smisi di ascoltare i suoi ragionamenti da disperata, anche perché avevo altro a cui pensare.
Sarah e Rebecca si erano soffermate su Bonnie, ma io no, io ero incuriosita dalla sua vicina di banco; Lunghi capelli castani, grandi occhi azzurro cielo e un modo di fare tutt’altro che estroverso; in quel momento non avrei mai immaginato che quella ragazza sarebbe diventata così importante per me.

La scrutavo, ero rimasta imbambolata a guardarla, quando ad un tratto..
«Hey, se continui a guardarla così penserà che sei una specie di maniaca!» mi disse ridendo;

io mi voltai nella direzione dalla quale proveniva la voce e lo vidi, il ragazzo incontrato quella mattina, seduto sul banco di fianco al mio, che mi sorrideva.

«N-no, hai frainteso, io non stavo..»
«Ah, tranquilla, non sono il tipo che giudica le persone, per me puoi fare ciò che vuoi»
«Ho capito..»
 gli risposi «B-beh, stamattina non abbiamo avuto modo di presentarci, e visto che quando sono entrata in classe la Wood aveva già finito di compilare il registro, non ho potuto sentire il tuo nome!»
«Mi stai dicendo che avresti preferito sentirlo dalla Wood, piuttosto che venire a presentarti? Certo che sei proprio timida tu!»
 scoppiò a ridere lui;
«M-mi dispiace! E comunque no, non sono timida, è solo il primo periodo, mi devo ancora integrare!»
«Ho capito, ho capito..» mi sorrise «Comunque, piacere di conoscerti io sono Duncan»
«Piacere mio, io sono Emily, ma puoi chiamarmi Emy!» gli sorrisi.

Quello fu il mio primo approccio con Duncan, da quell’episodio sono ormai passati due anni.
Inizialmente mi sembrava un ragazzo straordinario, simpatico, gentile, molto carino e intelligentissimo.. già.. inizialmente! Ora le cose sono cambiate, radicalmente.
Non so come nel corso di due anni siamo arrivati ad odiarci tanto, anzi, in realtà non so come lui nel corso di due anni sia arrivato ad odiarmi tanto, perché il mio odio nei suoi confronti è solo una derivazione del suo!

«Hey, stupida, smettila di fissare la lavagna, sembra quasi tu abbia un qualche tipo di infermità mentale.. anzi, mi correggo, tu hai un qualche tipo di infermità mentale, ma almeno nascondila, dico io!»
Io lo guardai, in silenzio, ripensando a quei giorni tranquilli che erano quelli in cui andavamo d’accordo, e con un espressione cupa imboccai la porta della nostra classe, ma prima di uscire gli dissi «Duncan, non capisco perché tu ancora mi parli; insomma, noi non siamo amici, anzi, noi ci odiano reciprocamente, no? E allora non sarebbe più semplice smettere semplicemente di parlarci?»
Stavo per dire dell’altro, ma non ne ebbi il tempo e corsi via; L’espressione sul viso di Duncan era l’espressione di una persona sorpresa, negativamente, una persona piena di rimorsi.

Correvo, cercando l’unica persona che mi avrebbe potuto dare conforto in quel momento, l’unica persona in grado di calmarmi, Alexia, ma prima di riuscire a trovarla successe l’impensabile;

«Ahi!»

Mi ero fatta male cadendo, scontrandomi con qualcuno.

«P-perdonami io no-» non riuscii a finire la frase;
«Non preoccuparti, tutto apposto?» disse;

Io alzai il capo per guardare in faccia quella persona così gentile, ed ebbi un colpo al cuore.

«M-Matt?! Davvero perdonami, dovrei stare più attenta a dove cammino!»
«O a dove corri»
 rispose lui ridendo;
«S-si, hai ragione..» enunciai io, a testa bassa;

Lui se ne accorse, nessun altro lo fece, ma lui si.

«Perché stai piangendo?» mi domando con aria cupa «Chi è stato a farti piangere?»

Io rimasi di stucco, alzando il viso e mostrandogli il mio viso rigato dalle lacrime, incredula.

«I-io.. nessuno, davvero, è solo che in questo periodo sono nervosa..»
Nel finire di questa mia affermazione, mi abbracciò, mi strinse e mi disse «Tranquilla, vedrai che tutto si risolverà, fidati di me!»
«No, non si risolverà nulla!» replicai io, in preda all’ira «Non capisco perché Duncan debba sempre trattarmi in maniera così superficiale, non capisco perché mi debba odiare così tanto, non capisco perché si comporti in modo così cattivo con me!»

In quel momento scoppiai e tutte le lacrime che cercavo di trattenere fino ad un attimo prima si fecero spazio sul mio volto, e strinsi Matthew senza tanti complimenti; non potevo sapere che qualcun altro stava osservando quella scena, non potevo sapere che dopo avermi vista in quello stato Duncan fosse venuto a cercarmi, non potevo immaginare che quello stupido si fosse accorto del mio pianto prima di Matt, non potevo immaginarlo.
Ci vide, e subito dopo se ne andò, senza proferire parola, senza avvertirci della sua presenza, niente.

Poco dopo io e Matt tornammo in classe, al suono della campanella della quinta ora, ed io azzardai un «Idiota, siediti composto» rivolto a Duncan, che mi guardo per qualche secondo, per poi rispondermi «Oh, hai ragione, scusami» e tornare a fare ciò che stava facendo; io rimasi allibita, non potevo crederci! Quello era davvero Duncan? Lo stesso Duncan che cerca sempre di irritarmi? Lo stesso Duncan con il quale mi prendo a botte? Lo stesso Duncan?

Andai a sedermi, passando tutta l’ora di Matematica a pensare a quale motivo potesse aver spinto quello spocchioso a rispondermi così, senza trovare una risposta.
Era arrivata ormai la fine dell’ultima ora, e io non sapevo come fare; avrei dovuto chiederglielo direttamente? Avrei dovuto indispettirlo in modo da farmelo dire? Non ne avevo idea, ma prima di decidere il da farsi, dovevo trovarlo, visto che tutti se ne stavano andando e in classe non lo vedevo.

Uscii frettolosamente dalla classe per riuscire a parlargli, ero arrivata all’uscita e stavo scendendo le scale che davano sulla strada, lì lo vidi, credevo stesse parlando con qualche suo amico, così feci per corrergli incontro quando ad un tratto notai che la persona con la quale parlava non era nessuno dei nostri compagni, ma soprattutto notai che non era un ragazzo, bensì una ragazza, una splendida ragazza; capelli rossi come il fuoco, corti, occhi castani, ma non un normale castano come poteva essere il colore dei miei occhi, un castano più chiaro, che irradiato dalla luce del sole diventa quasi giallo.

Li guardai fino a che non smisero di parlare e lei se ne andò, fu in quel momento che Duncan mi disse «Ti piace proprio fare la stalker, eh?» ridendo, non era il suo solito tono, era un tono più dolce, e io mi stavo irritando;

Corsi verso di lui, prendendolo per un braccio, manovrata dalla rabbia.

«Si può sapere perché da un paio d’ore a questa parte hai iniziato ad essere carino con me?» gli urlai «Stai forse cercando di irritarmi in un modo diverso dal solito?»
«Sto solo facendo ciò che tu desideri»

A quelle parole i miei occhi si fecero pieni di stupore e la mia presa al braccio di Duncan si fece debole.

«C-ciò che io desidero?»

Non afferrai subito il riferimento fatto da Duncan, mi ci vollero un paio di minuti, ma poi capii.

«Tu ci hai visti!?» gli urlai;
«Già, ma non vedo cosa ci sia di male! Riesci a nasconderlo bene, ma non puoi nascondere una cosa del genere a me»
«Di cosa stai parlando?»
«Del fatto che a te piace Matt, l’ho notato sai?»
 disse «Inizialmente ero in dubbio, ma dopo la scena di oggi mi è stato tutto chiaro»
«No! Non hai capito proprio nulla! Non è come pensi! Io non ho bisogno di cose come l’amore, vivo benissimo senza!»
 mi giustificai;

Un momento.. mi stavo giustificando? Con Duncan? Per il fatto che mi piaccia Matt?

«Ah, ho capito..»
«E co-comunque non c’è bisogno che tu faccia il carino con me, sei orribile quando lo fai, mi fai venir voglia di vomitare!»
«E allora perché hai chiesto a Matt i motivi del mio comportamento?»
 mi accusò;
«Ero arrabbiata, tutto qui..» mi difesi «E’ solo che pensavo a quanto fossimo in sintonia i primi tempi e mi chiedevo come le cose potessero aver preso questa piega..»
«Probabilmente le cose hanno preso questa piega proprio perché io e te siamo più in sintonia di quanto lo siamo con chiunque altro..»
 mi rispose lui, prima di iniziare a camminare verso il bus che ci avrebbe portati a casa;
Io rimasi a riflettere un paio di minuti su quella sua affermazione, per poi corrergli dietro urlando «Duncan, aspettami! Non vorrai mica prendere il bus senza di me, vero!?»

Lui continuò a camminare, ma in pochi secondi lo raggiunsi, aggredendolo «Potevi aspettarmi, però!»
«Potevi iniziare a camminare quando l’ho fatto io, stupida» disse lui;
«Mi hai chiamata st-stupida?» enuncia sbalordita «Sei tornato il solito cafone pieno di te!»

Gli sorrisi.

«Si, ma ora vedi di non starmi troppo addosso, cretina»

Prendemmo il bus per un soffio.
Quello fu il giorno in cui mi resi conto che non bisogna mai giudicare una persona secondo la prima impressione che hai di lei, perché in futuro potrebbe rivelarsi l’esatto opposto di quello che tu credi che sia; oh, e ho imparato anche che a volte un insulto è il segno d’affetto più grande che una persona possa donarti.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: HoshiUzumaki