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Autore: Leopoldo    09/07/2013    2 recensioni
In un McKinley apparentemente diverso da quello che conosciamo, Quinn Fabray è una ragazza dell'ultimo anno non particolarmente popolare. Motivo? Scrive articoli di accusa nei confronti delle prepotenze che ogni giorno vengono perpetrate nei corridoi del liceo sul giornalino scolastico, 'L'Impiccione'.
Cosa succederà quando si troverà tra le mani un grande scoop? Che decisioni prenderà? E, in tutto questo, che ruolo avranno Brittany, studentessa con una media e un curriculum invidiabili, e Santana, una skank indolente che sembra avere un motivo per odiare tutto il mondo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lezione 4. Come funziona il giornalismo moderno: disinformazione, incompetenza e servilismo.

 

 

“Cominciavo a non sperarci più, sinceramente, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Una valutazione da uno a dieci?”

 

“Mm …” mormora Brittany, lisciandosi nervosamente una ciocca di capelli mentre pensa attentamente a che parole usare per non ferire i loro sentimenti “… io ci darei un bel sette. Dopotutto è la nostra prima edizione, no? Possiamo solamente migliorare”

 

È stata necessaria una settimana di lavoro intenso, praticamente tre ore ogni pomeriggio dopo scuola, per realizzare sei pagine a colori con tanto di immagini e pseudo articoli sufficientemente interessanti da non far morire di noia gli studenti che l’avrebbero poi dovuto leggere.

Un’epopea vera e propria, considerando che nessuno dei nuovi membri della redazione de ‘Il Chiacchierone’ ha mai anche solo pensato a come si realizza un giornalino scolastico.

 

Oltre alla presidentessa Brittany, infatti, si sono aggiunti al club Artie Abrams, uno dei senior del Glee club, Daniel Bolton, unico senior dei Titans –a parte Kurt, di cui ha preso il posto dopo il suo rifiuto- ad avere la media del B+ in grammatica e lettura, e Dottie Kazatori, una Cheerio del secondo anno con il terribile vizio di usare la parola ‘tipo’ quasi in ogni frase.

Esatto, c’è un rappresentante per ognuno dei gruppi che contano e no, non è per niente un caso.

 

“L’articolo che hai scritto su Figgins è una bomba” commenta con tono apparentemente sincero Artie, picchiettando l’indice sulla piccola anteprima che hanno deciso di mettere in prima pagina.

 

Già, ha dovuto fare un’intervista al Preside. In cambio lui si è impegnato a trasformare una parte della vecchia aula canto, dopo aver ovviamente chiesto il permesso alla Professoressa Corcoran, nella sede del nuovo giornalino, fornendo addirittura un computer portatile abbastanza recente e una tessera per usare la stampante del club d’informatica.

“Beh … uhm, grazie” farfuglia senza convinzione, sforzandosi quantomeno di sorridere.

 

Almeno lei non ha dovuto scrivere un articolo interamente dedicato a Nick Sheridan, come ha dovuto fare il povero Daniel, o uno sulla regolamentazione dei pompon nelle competizioni ufficiali, come Dottie, o uno sulle difficoltà di creare una coreografia come Artie.  

 

Il resto del giornale è letteralmente riempito –non sapevano cosa altro scrivere- da foto più o meno inerenti agli argomenti trattati. In prima pagina, nonostante possano stare tranquilli che nessuno butterà il loro lavoro in un cestino per paura di finirci subito dopo per mano di un giocatore di football, hanno avuto la brillante idea di mettere una foto di gruppo delle Cherioos intente ad ammiccare all’obiettivo.

Brittany si era opposta ma Dottie, anche se sarebbe meglio dire Marley, è stata irremovibile. E non è stato troppo difficile capire il perché. Esiste forse qualcosa di meglio di schiaffare una foto abbastanza provocante in prima pagina per riacquistare adorazione e prestigio agli occhi degli studenti dopo essere state massacrate dal lavoro di Quinn?

 

Già, Quinn … hanno impiegato appena una settimana per disintegrare tre anni e passa di lavoro tanto onesto quanto importante. Questo, tra parentesi, è anche il motivo per cui Kurt ha deciso di rinunciare a darle una mano in questa ‘cosa’. Le ha pure detto di andare a parlarle per chiederle quantomeno scusa ma, dopo che la Fabray non si è presentata a scuola per due giorni di fila a seguito della decisione di Figgins, ha iniziato a sentirsi troppo in colpa perfino per guardarla in faccia, figurarsi rivolgerle la parola.

 

“Quindi ora che abbiamo la prima copia che facciamo?” chiede Dottie, dopo aver sfogliato il giornale ed averlo passato agli altri due ragazzi in modo da poterlo ammirare. “Dovremmo tipo stamparne cento copie, no?”

 

“Prima dobbiamo decidere come tenere le pagine unite” fa notare Daniel, cercando immediatamente conferme nello sguardo di Brittany. Il Titan è decisamente quello che ha preso più seriamente la vicenda, bisogna dargliene atto.

 

“Io userei una pinzatrice come avevamo detto l’altro giorno” interviene Artie, decisamente il più pratico e, al tempo stesso, quello più scocciato dall’essere nel club nonostante faccia di tutto per non darlo a vedere –come l’uscita sull’articolo di Figgins, ad esempio.

 

“Ma no, dai, così fa schifo” obietta Dottie, facendo una specie di smorfia disgustata. “Sembrerebbe una cosa fatta tipo in fretta e furia. O che non siamo stati capaci di fare di meglio”

 

“Potresti andare alla sede del ‘The Lima News’ e chiedere se per favore ci pensano loro a stampartelo come un giornale vero” la prende in giro Artie, facendo ridacchiare Daniel e imbestialire la Cheerio che, infatti, gli rivolge uno sguardo di fuoco. O meglio, ci prova, visto che ha il volto di una bambola asiatica e non farebbe paura nemmeno ad un neonato.

 

Quella prima di noi li stampava sui fogli più grandi e poi li piegava” borbotta la ragazza, incrociando le braccia al petto con fare offeso.

 

Brittany, fino a quell’istante persa nel mondo dei suoi pensieri, si ridesta, posando le sue iridi azzurre sulla figura di Dottie.

È incredibile come loro abbiano deciso –non lei o Artie o Daniel, ma probabilmente quelli che stanno sopra di loro– di cancellare completamente Quinn e il suo lavoro.

Non nominare mai il suo nome o quello del suo giornalino è solo una parte della campagna che hanno messo in atto: ne fa parte anche l’aver bandito dall’aula di informatica i ‘fogli più grandi’, ovvero in formato A2, usati dalla bionda per dare una maggior somiglianza con un vero giornale.

 

“Andranno benissimo i punti di una pinzatrice” mormora alla fine Brittany, decidendo di interrompere una delle discussioni più inutili a cui abbia mai partecipato. “Qualcuno porti la chiavetta in aula di informatica. Prima abbiamo quelle copie, prima possiamo andare a casa”

 

“Io non sono capace” ammette Dottie dopo essersi resa conto che la sua nuova presidentessa la sta fissando piuttosto intensamente.

 

Finalmente Brittany distoglie lo sguardo, dandosi mentalmente della stupida per l’essere sempre così persa tra le nuvole, guardando gli altri ragazzi per cercare di dare un significato alla lunga occhiata che ha lanciato alla Cheerio.

 

“Ci penso io” le sorride Daniel, appoggiando la copia di prova che stava ancora sfogliando su una della sedie dell’ex aula canto per dirigersi al portatile e staccare la chiavetta.

 

“Hai ancora bisogno di noi o possiamo andare?” chiede invece Artie, controllando per la settantesima volta in un’ora il cellulare, quasi certamente nella speranza che il tempo inizi a trascorrere il triplo più veloce.

 

“Andate pure” mormora Brittany, mettendo tutta la sua forza di volontà nell’incurvare le labbra in qualcosa che assomigli ad un sorriso. Manca una sola settimana e tutto il peso degli eventi che le stanno capitando le sta rendendo molto più che difficile mantenere la sua solita solarità. “E grazie ancora per il vostro aiuto”

 

Artie le fa ‘ok’ con il pollice prima di raccogliere il suo zaino, issarselo sulla spalla e fuggire dall’aula a gambe levate. Dottie fa più o meno la stessa cosa solo che uscendo non si porta dietro solo le sue cose ma anche la copia di prova.

Una volta sulla soglia si gira e fa ciao con la mano, sparendo subito dopo in uno svolazzare di gonnellino.

 

Che lo porti alla sua head cheerleader per un ulteriore controllo non è minimamente in dubbio. Persino Daniel le lancia un’occhiata enigmatica, tornando poi al lavoro sul portatile.

 

Il termine discrezione non fa assolutamente parte del suo vocabolario -insieme probabilmente ad un altro migliaio di parole, ma questo è un altro discorso- e più di una volta Brittany si è chiesta come mai Marley abbia mandato proprio lei per una cosa a cui evidentemente tiene così tanto.

L’unica spiegazione logica che nella testa della bionda può giustificare una scelta del genere è che Dottie abbia perso la conta.

 

Sospira, aprendo il proprio portatile per dedicarsi a ciò che la sta obbligando a fare tutto questo. Il dibattito tra i candidati è alle porte e mancano solo sette giorni –nove, contando anche sabato e domenica- alle elezioni vere e proprie.

 

Apre il file di Word dove ha iniziato a buttare giù il proprio discorso, bloccandosi immediatamente dopo una parola, cosa che le accade ogni volta che prova a scriverlo.

Si conosce abbastanza bene da sapere che la situazione non migliorerà con l’avvicinarsi alla data fatidica, anzi, peggiorerà solamente.

 

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Quando Figgins le aveva comunicato di aver preso la decisione di espellerla dal giornalino scolastico per furto, il mondo le era crollato addosso. Aveva pianto, aveva urlato, aveva insultato Mike e ignorato le chiamate e gli sms di Rachel per quasi tre ore di fila.

 

La rabbia e la delusione erano tali che Quinn è stata a tanto così dall’abbandonare il McKinley e chiedere il trasferimento in un altro liceo.

 

Può sembrare una reazione esagerate e forse lo è, ma vedersi strappare dalle mani una cosa su cui si hai lavorato per anni e che riesce sempre a gratificarti nonostante tutti ti remino contro è colpo al cuore che non si augura nemmeno al peggiore dei propri nemici.

 

Per due giorni Quinn non era riuscita a trovare né la forza né il coraggio di mettere piede a scuola, terrorizzata dall’idea di scoppiare in lacrime nel vedere le facce sorridenti di quei bastardi –Cheerios e Titans sicuramente- colpevoli di averla fatta cacciare dall’unica cosa che avesse un senso nella sua orribile vita liceale.

 

Poi, però, qualcuno le aveva ricordato che ‘L’Impiccione’ non è solo la carta su cui viene stampato, ma le idee ed il lavoro che c’è dietro. Qualcuno le aveva detto per l’ennesima volta che la cosa migliore di ciò che fa è l’ascoltare le persone e farle sentire meno sole.

Qualcuno che per lei c’è da sempre, come Rachel, e qualcuno che è entrata nel suo mondo da pochissimo.

 

 

“Ok, ci siamo” sorride all’amica seduta al suo fianco, alzandosi dal suo sedile per prenotare la fermata. “Noah e suo fratello abitano … oddio, Rach!” 

La scena della minuta cheerleader che ondeggia per colpa di una brusca frenata dell’autobus e per poco non finisce per schiantarsi con il muso sullo schienale del sedile davanti al suo è troppo oltre per comportarsi da amiche educate e non scoppiarle a ridere in faccia.

 

“So benissimo dove abitano” borbotta Rachel, il viso bordeaux dalla vergogna, sistemandosi nervosamente le pieghe del golfino ed avvicinandosi a Quinn, intenta a cercare di non soffocare di fronte alle porte dell’autobus. “Siamo amici da quando eravamo piccoli”

 

“Hai intenzione … di fare finta che … non sia mai successo niente” ansima la bionda cercando di respirare. “Non è così?”

 

“Esatto” mormora Rachel, gettando un’occhiata oltre la propria spalle per controllare se gli altri passeggeri la stia fissando. Qualcuno sì, in effetti, ma non tanti quanti se ne aspettasse visto che l’autobus è praticamente pieno. “E ti sarei grata se evitassi di ricordarmelo da qui alla fine dei miei giorni”

 

“Farò del mio meglio” sorride Quinn, ricevendo una spinta molto poco gentile dall’amica. “Ehi, tu al mio posto faresti molto peggio”

 

Rachel prova a fare una faccia indignata, salvo poi cedere immediatamente e arrendersi all’evidenza dei fatti. “Ok, forse hai ragione”

 

“Forse, eh” ridacchia, scendendo non appena le porte dell’autobus si aprono. “Attenta a non inciampare mentre esci” la prende in giro, una volta di più, scappando non appena Rachel inizia ad inseguirla.

 

C’è una strana euforia nell’aria, una sensazione di leggerezza nel cuore e nella testa di Quinn. L’essere stata ‘liberata’ da ‘L’Impiccione’ originale per darne vita ad uno nuovo l’ha paradossalmente resa più sicura di ciò che sta facendo, quasi come la fenice che risorge più forte dalle ceneri della sua morte.

Sembra strano, ma è esattamente così.

 

Fortunatamente Rachel si stanca presto di inseguirla, nonostante sia decisamente più atletica di lei, e Quinn, anche per farsi perdonare anticipatamente per tutte le volte che tirerà fuori la storia dell’autobus in futuro, le porge gentilmente il braccio, iniziando a chiacchierare del più e del meno mentre percorrono i pochi metri che le separano dalla casa dei Puckerman.

 

“Siamo arrivate, Noah abita qui”  dice ad un certo punto la Cheerio, indicando con un cenno del capo un palazzone abbastanza alto, ad occhio e croce di almeno quattro piani.

 

Quinn annuisce semplicemente, seguendo l’amica dentro al portone già aperto del condominio.

 

“Abita al secondo piano” le comunica con il solito tono saccente che ha quanto sa qualcosa che è certa la bionda non sappia, avviandosi con decisione verso le scale.

 

“Ma c’è un ascensore, qui” borbotta mestamente Quinn, già provata dalla fuga precedente, prima di venir letteralmente trascinata per un braccio da Rachel per quattro rampe di scale.

 

“Come fai ad essere così pigra?” chiede retoricamente la brunetta, dirigendosi immediatamente verso l’appartamento giusto con la sicurezza di chi conosce davvero bene il posto. Suona il campanello e bussa un paio di volte, voltandosi poi verso l’amica alle sue spalle non appena la sente schiarirsi la gola. “Cosa?”

 

“Quante volte hai detto che sei stata qui?” inarca con eloquenza un sopracciglio Quinn. C’è per caso qualcosa che non ha dimenticato di dirle?

 

Prima che Rachel abbia il tempo di rispondere o, per meglio dire, di svicolare dall’argomento come solo lei sa fare, la porta dell’appartamento si spalanca e la figura massiccia di Noah fa capolino.

“Buon pomeriggio, ragazze” le saluta con un sorriso, prima di farsi da parte. “Prego, entrate”

 

“Permesso” fanno all’unisono, entrando nell’appartamento. C’è una specchiera, proprio di fronte alla porta, che fa anche da attaccapanni.

 

Quinn si osserva incuriosita intorno, seguendo la sua deformazione professionale e notando immediatamente una bambina seduta ad un grande tavolo alla sua destra. Alza la mano, sorridendo quando la piccola risponde al suo saluto.

Il soggiorno è abbastanza grande e fa anche da sala da pranzo e da cucina. Alla sua sinistra c’è un divano enorme e un televisore della generazione precedente a quelli piatti.

 

“Jake è in camera sua, ti sta aspettando” fa Noah a Quinn, dopo essersi chiuso la porta alle spalle ed aver raggiunto le ragazze. “Io stavo … uhm, aiutando mia sorella a fare i compiti” mormora, quasi in imbarazzo, indicando la bambina.

 

“Volete una mano?” gli sorride Rachel, che nel frattempo ha raggiunto la sorella di Noah per regalarle un bel abbraccio.

 

“Mi farebbe molto piacere” ammette il ragazzo, ricordandosi poi il motivo della loro visita. “La stanza di Jake è di là, è la prima a sinistra. Fai pure come se fossi a casa tua”

 

Quinn rivolge una lunga occhiata a Rachel, che però questa non coglie, prima di annuire ed avviarsi verso l’unica porta del soggiorno.

Davanti a lei si apre un corridoio piuttosto lungo ma stretto e, come le ha detto Noah, si rivolge verso la sua sinistra.

 

La porta della stanza è aperta e può vedere Jake sdraiato sul materasso più basso di un letto a castello, intento a leggere un libro con le cuffiette nelle orecchie.

Bussa, per educazione e per farsi sentire, sorridendo al ragazzo quando questi si accorge di lei.

“Permesso?”

 

“Entra pure” farfuglia, togliendosi velocemente le cuffiette e sistemando iPod e libro più in fretta che può. “Ehm … ciao” mormora, vagamente in imbarazzo,

 

“Ciao a te. Come andiamo?”

 

“B-bene, grazie”

 

Jake Puckerman le è sembrato fin da subito un ragazzo molto educato, gentile e piuttosto introverso. Nonostante il poco tempo che ha avuto per conoscerlo, ha avuto modo di confermare le sue impressioni iniziali, sviluppando rapidamente ed inaspettatamente una sorta di affetto ed istinto protettivo nei suoi confronti.

Ad esempio, con tutte le altre persone che sono venute da lei per ‘denunciare’ qualche atto di bullismo è stato sufficiente una chiacchierata per scrivere un articolo. Con lui, invece, vuole essere sicura che sia tutto a posto.

 

“Allora …” inizia, cercando di rompere il ghiaccio “… io ho trascritto al meglio delle mie possibilità quello che ci siamo detti. Vorrei che lo leggessi e che mi dicessi cosa ne pensi”

Anche questo, per lei, è inusuale.

 

“Ok”

 

“Bene” sorride Quinn, prendendo fuori dalla tracolla il proprio portatile. Si appoggia al primo piano solido che trova, una scrivania, e lo accende. Fatto questo, apre la cartella con tutti gli articoli che ha scritto e apre quella relativa a Jake, porgendo poi il suo computer al ragazzo. “Ecco qui. Vorrei che fossi totalmente sincero riguardo quello che ho scritto. Qualsiasi cosa non ti piace, io la cambierò”

 

Mentre Jake legge, Quinn ne approfitta per guardarsi intorno. La camera, grande più o meno quanto la sua, ospita quasi sicuramente entrambi i fratelli. Ci sono diversi libri appoggiati alla scrivania, un computer, una Xbox, una pila di giochi –più o meno una decina, forse meno- e un paio di joystick.

 

Sa molto poco di loro a dire il vero, la maggior parte delle cose grazie ai racconti di Rachel. Sa che non se la passano benissimo economicamente, ed effettivamente l’appartamento sembra troppo piccolo per il numero di persone che ospita. Oltre ai tre fratelli, infatti, vivono in questa casa la madre di Noah e la madre di Jake –sono fratelli visto che hanno lo stesso padre, uno stronzo che li ha abbandonati, tra l’altro.

Sa che frequentano assiduamente la Sinagoga, praticamente ogni volta che ne hanno la possibilità, e che sono molto attivi nel centro ricreativo ebraico del Rabbino Menz. 

 

“Io l’ho trovato … uhm … molto … profondo” mormora Jake, facendo voltare Quinn verso di lui.

 

“E sei d’accordo con quello che ho scritto?” chiede, incoraggiante.

 

“Sì, pienamente” sospira Jake, evitando lo sguardo della ragazza. “Quando mi chiamano oreo, toast leggermente bruciacchiato o … che ne so, cappuccino kosher … loro non capiscono che è orribile sentirsi tante cose, ma non appartenere a nessuna”

 

“Ti posso capire” cerca di fargli forza, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Posso mettere questo articolo nella prossima edizione del mio giornalino?”

 

“Certo” annuisce con vigore Jake, prima di esitare un attimo. “Posso chiederti una cosa, però?”

 

“Tutto quello che vuoi”

 

“Perché continuare? Insomma, ora non hanno più motivi per coprirti di granita. Perché dargliene un altro?”

 

Quinn non ci mette più un secondo a rispondere per il semplice fatto che ora conosce meglio sé stessa di una settimana fa.

“Perché qualcuno deve dare voce a chi non ha la possibilità di parlare. E a me piace farlo più di qualsiasi altra cosa al mondo”

 

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“Fammi un sorriso. Oppure dimmi cosa c’è che non va. A te la scelta”

 

Le guance gli si imporporano immediatamente di rosso mentre distoglie lo sguardo dalle iridi color miele del ragazzo che gli è seduto di fronte.

“Smettila, Blaine

 

“No che non smetto” borbotta Blaine Anderson, il leader del Glee club del McKinley, allungando una mano sul tavolo per appoggiarla su una delle sue. “Sei strano e se nemmeno un dolcetto al miele e un latte scremato del Lima Bean riescono a tirarti su, io non so davvero cosa fare”

 

Kurt arrossisce di più, se possibile, osservando la propria mano intrecciata a quella dell’altro. È quasi tentato dal lasciarla lì, se non fosse per il fatto che si trovano in un bar piuttosto frequentato e non può permettersi alcun tipo di rischio. 

“Non sono strano, sono solo preoccupato per Brittany” mormora, ancora in imbarazzo, ritraendo rapidamente la mano ed appoggiandola sulla propria gamba, lontana dalla grinfie di Blaine.

 

“Si è stancata di farti da ragazza di copertura?”

 

“Abbassa la voce!” sibila Kurt, dopo essere rimasto un attimo interdetto dall’innocenza con cui ha pronunciato quelle parole. “Sei impazzito?”

 

Una delle cose che meno sopporta di Blaine è questa sua natura inclinazione alla noncuranza. Sembra davvero vivere in un mondo tutto suo e, come è appena successo, dimentica che c’è un motivo se ha una relazione fittizia con Brittany e se loro due si vedono di rado e quasi mai in pubblico.  Spesso si comporta in un modo così senza senso che ogni volta Kurt è tentato dal chiedergli se per caso sia stupido.

Ma … sì, ci sono parecchi ma che giocano a suo favore.

 

“Scusami” borbotta Blaine, mettendo in mostra l’espressione da cucciolo bastonato che fa parte delle frecce nella sua faretra di essere con cui è impossibile stare arrabbiati più di dieci minuti. “Pensavo fosse per quello”

 

“No, non riguarda quello” mormora Kurt, il tono di voce molto più rilassato. “Riguarda il fatto che ha abbandonato il club di dibattito e ora dirige il nuovo giornalino”

 

“Quale giornalino?”

 

Come volevasi dimostrare.

“Quello di Quinn Fabray” risponde, con un sospiro, dopo aver rotato gli occhi al cielo. “Lo sai che il Preside l’ha espulsa dal vecchio giornalino ed ora ne hanno creato un altro, vero?”

 

Blaine ci pensa un po’ su prima di farfugliare un disarmante “Veramente no”

 

“Beh, ora lo sai” sospira ancora Kurt. La cosa buffa è che continua a sorprendersi ogni volta che lo fa, nonostante ormai sappia perfettamente che tutto ciò che circondi Blaine gli è estraneo, musica a parte. “Il fatto è che a Brittany piaceva il club di dibattito e … uff, sono molto preoccupato per le decisioni che sta prendendo”

 

“Non capisco una cosa” rimugina Blaine, sorseggiando il suo cappuccino. “Perché ha lasciato il club di dibattito se le piaceva?”

 

“Le hanno chiesto di farlo e non ha potuto dire di no” sospira Kurt, riflettendo ad alta voce senza però sviscerare l’argomento nella sua totalità. Quasi sicuramente sarebbe fiato sprecato. “Solo che queste scelte hanno tutte un prezzo e non so se lei sia in grado di portarne avanti il peso ancora per molto”

 

“Gliene hai parlato? Brittany non mi sembra una persona che non ascolta i consigli altrui, soprattutto se vengono da te” spiega con tutta la sua semplicità di cui è capace, concludendo il suo discorso con un sorriso fiducioso.

 

Kurt ricambia quel sorriso istantaneamente, rifugiandosi poi nel suo latte scremato non appena la situazione diventa troppo fraintendibile ad un occhio esterno.

“L’ho fatto diverse volte, in effetti. Il problema è che lei rimane convinta che non ci sia altro modo per raggiungere il suo grande obiettivo. La ammiro per la sua forza, lo sai, ma la mia paura è che la sua caparbietà la porti a dimenticare la parte migliore di lei, quella dolce ed umana”

 

“Se non ascolta te che sei il suo ragazzo …” si prende una pausa, facendogli l’occhiolino per farli vedere quanto stavolta sia stato bravo a reggere il gioco “… chi potrebbe ascoltare?”

 

“Una persona effettivamente c’è” mormora Kurt, abbassando lo sguardo al tavolino per la consapevolezza di quanto sia difficile quello che ha in mente di fare. “Al momento, però, sono sicuro al cento percento che non sia disponibile ad aiutarla”

 

“Se questa persona vuole bene a Brittany, non c’è indisponibilità che tenga. Se ci tiene, ci tiene” fa Blaine con una certa sicurezza che fa sorridere Kurt. “Almeno, io la penso così”

 

“Lo terrò a mente”

 

L’unica persona in grado di influenzare Brittany così tanto da farle dubitare delle proprie decisione pur non parlandole da almeno due anni c’è davvero. Santana Lopez, la Cheerio e solista del Glee club diventata Skank dal giorno alla notte senza apparenti motivazioni valide.

 

Il suo timore più grande non è addentrarsi nel territorio delle Skanks e rischiare di essere mangiato vivo, cosa comunque umanamente comprensibile, quanto la quasi certezza che Santana non solo non aiuterebbe Brittany se glielo chiedesse ma le darebbe addirittura addosso.

 

Non ha la minima idea di quello che è successo tra quelle due visto che la sua ‘ragazza’ non ha mai voluto dirgli niente, eppure così tanto odio può essere motivato solo da un rapporto davvero forte ed intenso finito poi nel peggiore dei modi.

 

“Sei così tenero mentre ti preoccupi per lei, sai?”

 

Kurt si muove appena sulla sedia, cercando di trovare le parole per esprimere la strana sensazione che gli ha preso lo stomaco non appena ha abbandonato il groviglio dei suoi pensieri per incastonare le sue iridi azzurre in quelle chiare di Blaine.

 

“Ti bacerei qui, ora, se solo potessi” continua il leader del Glee, la testa appoggiata su una mano e il tipico sguardo perso che lo contraddistingue in molte occasioni.

 

“B-blaine-”

 

“Lo so, lo so” lo interrompe lui, anticipando le sue potreste. “Volevo solo che lo sapessi”  

 

Potrà anche non essere il ragazzo più sveglio del mondo o quello più attento a ciò che gli succede intorno, ma Blaine Anderson ha sicuramente abbastanza pregi da aver fatto dire a Kurt, per la prima volta in vita sua, ‘mi sono innamorato’.

 

Nonostante questo e nonostante il netto miglioramento della sua vita da quando Blaine è entrato a farne parte, esistono decine e decine di motivi per cui nessuno può sapere di loro.

 

C’è però una sola persona che permette loro di godersi anche una sola serata di intimità alla settimana, una sola persona che l’ha aiutato nel momento del bisogno e continua a farlo senza chiedere nulla in cambio: Brittany.

 

Quanto può valere un morso di una Skank inviperita e fuori controllo o una serie di fantasiosi insulti di Santana in confronto della felicità che lei ha contribuito a portargli?

Nulla.

 

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Essere un adolescente di questi tempi è dura. Molto, molto dura.

 

Il problema principale, oltre alla totale assenza della benché minima traccia di voglia di studiare ed una quantità spropositata di ormoni impazziti in circolo nell’organismo, è costituito dalla difficoltà di creare veri rapporti di amicizia.

 

“Non si può andare avanti così” sbuffa, abbandonando il joystick della sua Xbox sulla scrivania e rivolgendo le sue attenzioni sul computer.

 

Se i tuoi amici ti dicono di trovarsi alle 18.30 online era una partita ad Halo e alle 18.46 nessuno si è ancora fatto vivo, come si fa a mantenere la calma?

 

Scuote il capo per la frustrazione, aprendo Internet Explorer ed accedendo alla sua pagina Facebook. Apre la chat, esalando una specie di grugnito quando vede che nessuno dei suoi amici è connesso.

 

Ed ora?

 

Sposta il suo sguardo alternativamente dallo schermo del televisore che mostra il menù principale di Halo al monitor del computer, aperto sulla home di Facebook.

Potrebbe fare una bella partita da solo mentre aspetta gli altri, non dovrebbe poi metterci troppo, oppure gironzolare sul sito più impiccione della storia dell’umanità e vedere cosa si dice in giro, facendosi un po’ dei fatti degli altri.

Un’altra scelta bella tosta, non c’è che dire.

 

Alla fine opta per aspettare gli altri su Facebook.

Dopo aver controllato di nuovo se ci sia qualcuno in chat inizia a scorrere la rotella del mouse verso il basso, leggendo di sfuggita i post dei suoi amici virtuali.

Qualcuno condivide canzoni, qualcuno post filosofici alla ricerca di un paio di mi piace, qualcuna … oh, beh, qualcuna posta foto di sé in bikini o in atteggiamenti provocanti, sempre ovviamente per avere qualche mi piace. Non che la cosa gli dispiaccia, comunque.

 

Un paio di post più sotto, la sua attenzione viene catturata da qualcosa di particolarmente bizzarro.

Un certo ‘Joseph Hart’, un tale senza immagine del profilo che chissà per quale motivo ha tra gli amici, ha condiviso il link per un sito chiamato ‘The dark side of McKinley’, accompagnandolo con un lunghissimo ‘hahahahahaha’ e una faccina sorridente.

 

“Che cavolo è?” borbotta tra sé e sé, piuttosto incuriosito. Cosa c’è di meglio di un sito sconosciuto quando si ha del tempo da perdere?

Controlla ancora una volta se per qualcuno abbia deciso di farsi sentire prima di cliccare sul link per aprire la nuova pagina.

 

Sullo schermo compare un pagina bianca con i bordi rossi e, in alto, la scritta ‘The dark side of McKinley’. Poco sotto c’è uno spazio vuoto dove campeggia la didascalia ‘Inserisci il testo’ e, ancora più un basso, compiano diversi commenti.

 

“Anche se è un po vecchia, una botta alla coach Holliday ce la darei volentieri” legge ad alta voce, ridacchiando dopo qualche secondo di attenta riflessione. Non tanto per la forma sgrammaticata, quanto per il fatto che, in effetti, anche lui la pensa così. Vicino al commento ci sono due pollici, uno rivolto verso l’alto e uno abbassato, e un numero -8-preceduto da un più. “Funzionerà più o meno come YouTube” mormora tra sé e sé, cliccando sul pollice in alto. Automaticamente, il +8 diventa +9.

 

“Figgins ha così tanta autorità nella scuola che, quando deve firmare una circolare, chiede prima il permesso”

Si lascia scappare una risata forzata, rendendosi conto di non averla capita. La rilegge un paio di volte salvo poi, dopo aver visto che il commento ha solo due pollici in alto e quindi non è colpa sua se non riesce a coglierne il lato umoristico, passare a quello dopo.

 

Ce ne sono in tutto otto, alcuni molto divertenti altri meno.

Quasi per sbaglio, mentre scorre il sito verso l’alto, clicca su ‘Inserisci il testo’ e apre una nuova schermata.

“Benvenuti su ‘The dark side of McKinley’. Siete stanchi anche voi di leggere il pattume de ‘L’Impiccione’ e siete già sicuri che il nuovo giornalino scolastico farà schifo? Bene, anche noi. Perché allora non condividere da soli e in forma del tutto anonima le cose che davvero ci interessano e che non possiamo/vogliamo dire ad alta voce? Non serve nemmeno iscriversi! L’unica cosa che ti chiediamo, gentile utente, è condividere il link del sito su Facebook, Twitter o qualsiasi altro social network in modo da farci crescere … non è per niente una cosa stupida” mormora di nuovo ad alta voce, un sorriso sghembo sul volto. Clicca su ignora alla domanda ‘Hai letto il nostro regolamento?’ e, piuttosto soddisfatto di sé, copia l’url del sito.

 

Torna su Facebook e spamma il link in chat a tutti i suoi amici online, aggiungendo anche di ‘andare a dare un’occhiata’ perché è un sito divertente.

 

Da qualche parte, in una villa altolocata del quartiere bene di Lima, Mike Chang sta stappando lo spumante per festeggiare la vittoria.  

 

 

 

 

 

Note dell’autore.

 

Chiedo scusa, non sono riuscito a fare il miracolo. In compenso, farò di tutto per pubblicare il prossimo entro domenica in modo da mantenere la media di un capitolo a settimana!

 

Oltre a ciò … beh, ormai stiamo per entrare nel vivo. I fili sono tesi, non rimane che tirarli e far muovere i burattini :D

 

Per dovere di cronaca, devo dire un paio di cose:

1. Dottie Kazatori è la schiavetta asiatica di Tina nella quarta stagione;

2. Daniel Bolton è un personaggio di mia invenzione che non avrà alcun ruolo rilevante durante la storia, è un semplice riempitivo numerico;

3. Joe Hart, il nostro povero e piccolo Joe, è un profilo fake di Mike. Lo so, è triste, ma per usare un personaggio devo avere un minimo di storyline e, visto che rasta man non ne ha, non potevo fargli fare alcun ruolo;

4. Il ragazzo che gioca all’Xbox nell’ultima parte del capitolo è uno dei personaggi originale di Glee che non comparirà mai più nel resto della storia. Perché? Perché lo odio. E non penso sia impossibile capire chi sia.

5. Come vi sembra Blaine? È la prima volta che scrivo di lui, per il semplice fatto che non lo reggo, assolutamente per nulla, quindi vorrei sapere che ne pensate. Sono stato indeciso fino all’ultimo se inserirlo o meno ma, alla fine, non avevo altri personaggi da inserire.

 

Bona, non mi viene in mente altro. Se però a voi sorge qualche domanda, potete tranquillamente chiedere. Risponderò più che volentieri.

 

Per il resto mi sembra doveroso ringraziare chi commenta, chi legge, chi ha inserito la storia nei preferiti, seguiti, da ricordare. Grazie mille!

 

Spero a presto!

Pace. 

  
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