Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ddrewsmile_    09/07/2013    3 recensioni
Laura è un adolescente diciassettenne che è costretta a trasferirsi una volta all'anno per il lavoro del padre in posti sempre diversi, quest'anno è la volta della grande città di Londra dove incontrerà Harry: un ragazzo misterioso che viene subito attratto dalla bellissima ragazza. Si troverà indecisa sui sentimenti che prova anche per Liam, un ragazzo bravo e tranquillo. Chi sceglierà trai due ragazzi, il bene o il male?
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-The beginnig.
capitolo 1


'laura prendi tu l'ultima scatola infondo alle scale?' disse mio padre faticando per il peso dello scatolone che teneva tra le braccia.
'ma è pesante!'
dissi con un tono un po' troppo lagnoso.
'Ma dai hai diciassette anni! forza aiutami'
mi sorrise, lo ricambiai e presi quella benedetta scatola.
i traslochi, la parte peggiore di tutti gli anni. 
non avevamo un posto fisso, più spesso di quanto uno pensi dovevamo traslocare per il lavoro di mio padre, e non poteva di certo lasciarlo visto che il suo stipendio doveva servire per mantenerci entrambi.
'va bene papà, dove andiamo sta volta?'
presi la scatola e la riposi nel bagagliaio dell'auto.
'Londra, ormai qui in italia il lavoro non va più, e poi è una grande città e le vendite andranno bene.'
'dovevano andare bene anche qui a milano eppure stiamo ripartendo per l'ennesima volta...'
mi prese il viso con una mano e mi accarezzò la guancia.
'tesoro, sento che questa sarà la volta buona.'
non ne potevo più di cambiare città una volta all'anno, non facevo in tempo a fare amicizie che dovevo gia lasciarle per andare da un altra parte. avevo preso mille accenti diversi e di imparare un perfetto inglese proprio non ne avevo voglia.
decisi che questa volta non mi sarei attaccata particolarmente a nessuno, ho sempre sofferto troppo per gli addii.
salimmo in macchina e come sempre accessi le mie cuffiette per pensare ad altro e consolarmi nella mia unica migliore amica che mi avrebbe seguita sempre, dovunque io sarei andata: la musica.

erano le otto di mattina, saremmo arrivati a londra per le undici dopo essere andati all'aereoporto e aver preso l'aereo.
mio padre mi aveva già fatto l'iscrizione al liceo, sarei arrivata all' inizio del secondo quadrimestre.
tutti i miei primi giorni di scuola erano uguali: occhiate per l'intera giornata scolastica, presentazioni e tanto imbarazzo.
guardavo fuori dal finestrino dell'auto la pioggia di gennaio che scivolava sul vetro.
stavo quasi per addormentarmi quando mio padre accostò e scese per prendere le valige.
salimmo sull'aereo, era la prima volta che ci trasferivano all'infuori dell'Italia e la cosa mi rendeva più nervosa delle altre volte.
arrivammo a londra dopo un paio d'ore e raggiungemmo quella che sarebbe dovuta essere la nostra casa, ma era sicuramente una delle tante temporanee. non che volessi portare sfortuna, ma ormai non ero più sicura di nulla a riguardo del lavoro di mio padre.
il quartiere era tranquillo, non molto lontano dalla scuola.
l'interno della casa non era male: la sala era collegata con la cucina, aveva due stanze da letto ai lati del corridoio e un bagno in fondo.
la mia stanza era arredata in modo giovanile: un letto basso, una scrivania spaziosa e un armadio di notevoli dimenzioni.
'la famiglia che ci abitava prima aveva un figlia della tu età'
spiegò mio padre affacciandosi all'interno della stanza.
'io vado a vedere il negozio, ti lascio ambientare'
mi diede un bacio sulla guancia e usci.
sistemai la mia roba in camera e usci anche io, sarei tornata prima di mio padre per non farlo preoccupare.
cercai con il cellulare la scuola dove sarei dovuta andare per il resto dell'anno, era vicina.
beccai l'uscita delle classi, c'erano tantissimi ragazzi e ragazze.
variavano da coppiette che limonavano felicemente a soggettoni che camminavano velocemente a testa bassa.
continuai la mia passeggiata e arrivai al negozio di mio padre, non doveva vedermi altrimenti mi avrebbe ucciso.
mi abbassai e tendendo gli occhi fissi su mio padre camminai fino alla via successiva.
c'era un gruppetto di ragazzi che parlavano e ridevano.
quando uno di loro mi vide calò il silenzio e senza staccarmi gli occhi di dosso fece cenno agli amici di guardare verso di me.
si voltò un ragazzo biondo, dava un aria dolce ma guardandolo più attentamente dava molto più un aria da cattivo ragazzo, aveva tatuaggi per le braccia ed alcuni sul collo.
il gruppo si scambiava occhiate e a un certo punto iniziarono ad avanzare verso di me.
mi guardai intorno e camminai velocemente verso la via più vicina.
sbagliai totalmente via di fuga: mi ritrovai in un vicolo ceco.
'smetti la di preoccuparti, non faranno niente di male' mi ripetevo, ma quando si intravederono all'inizio della via avevano sguardi tutt'altro che amichevoli.
un ragazzo con i capelli corti neri e la carnagione più scura del primo ragazzo che vidi mi teneva gli occhi puntati addosso e faceva dei sorrisini divertiti.
erano in quattro e man mano che avanzano avevo sempre più paura.
'ciao barbie, hai voglia di giocare?'
mi disse il ragazzo biondo. mi chiamò così probabilmente per il mio aspetto: bionda, occhi chiari e un viso innocente.
'per oggi passo, devo andare..'
cercavo il più possibile di non mostrargli la mai paura, anche se il cuore mi stava scoppiando dentro al petto.
'no, è il nostro turno di gioco'
mi disse un altro ragazzo con gli occhi chiari e i capelli castani mentre si avvicinava a me e mi toccava i capelli.
Ero bloccata con le spalle al muro e mi mancava l'aria per il gruppo di ragazzi che mi stavano intorno con il fiato sul collo.
un ragazzo riccio con gli occhi verdi che era indietro scansò il tipo biondo e quello con la carnagione più scura per avvicinarsi a me a distanza di un capello.
'sei bella'
disse mentre giocava con la mia spallina del reggiseno.
i suoi occhi non lasciavano nessuna emozione, ma erano incredibilmente ipnotici e non riuscivo a guardare altro.
'allora barbie, facci vedere come giochi'
iniziò ad accarezzarmi la coscia e tirarmi su la maglia.
a quel punto non riuscii più a trattenere la mia paura ed iniziai a urlare. 
era proprio quello che volevano: farmi paura.
erano divertiti da quella scena, mi toccavano dappertutto e più ero in preda al panico, più si divertivano.
quando la cosa stava per raggiungere davvero una brutta piega sentì la voce di un ragazzo che gridò 'lasciatela stare!'
da dietro il gruppo di ragazzi vidi qualcuno che si avvicinava.
'andatevene, sto chiamando la polizia!'
il ragazzo aveva il cellulare in mano, pronto per spingere 'chiama' al numero della polizia.
'ah si? vuoi chiamare la polizia? ok'
il ragazzo biondo lo spinse a terra prendendogli il cellulare e buttandoielo al muro frantumandolo.
'va be, andiamo ragazzi tanto ci siamo divertiti già'
disse il ragazzo castano con gli occhi azzurri.
il tipo con gli occhi verdi mi si avvicinò ancora e mi sussurrò all'orecchio 'è stato bello giocare con te barbie'
mi sorrise maliziosamente e se ne andò con il resto del gruppo.
mi precipitai dal ragazzo a terra con del sangue che gli usciva dal sopracciglio.
'cosa ti hanno fatto stai bene?!'
dissi spaventata.
'io sto bene, tu piuttosto. ti hanno fatto del male quei bastardi?'
le lacrime mi rigavano le guance contro tutta la mia forza di volontà.
'no, io sto bene'
avevo la voce rotta, riuscivo a malapena a parlare per lo shock.
il ragazzo fece per abbracciarmi ma mi scostai, sentivo ancora le mani addosso di quei ragazzi.
'grazie, se non fossi arrivato tu probabilmente la faccenda sarebbe finita molto peggio di così'
lo guardavo nei suoi occhi color nocciola, per poco perchè nella mia mente avevo impresso lo sguardo di quel ragazzo, rivedevo i suoi occhi verdi inespressivi in quelli del tipo che era davanti a me.
'non devi ringraziarmi, non potevo fare finta di niente'
mi sorrise dolcemente, aveva il sorriso più confortante che avessi mai visto.
'io devo... tornare a casa'
dissi alzandomi lentamente.
'no, devo prima portarti in ospedale'
mi prese la mano e cercò di portarmi verso la sua macchina ma protestai.
'no, io sto bene, davvero. grazie di tutto ma adesso devo andare'
il ragazzo mi guardò con un espressione apprensiva e mi sorrise ancora annuendo.
'va bene, comunque io sono liam'
'io laura'
mi sforzai di sorridere mentre gli stringevo la mano.
'comunque questo è il mio numero, se ti serve aiuto o qualsiasi altra cosa chiama'
mi diede un foglietto e se ne andò.
ero di nuovo da sola così andai al bar più vicino per sistemarmi, se mio padre mi avesse visto così probabilmente gli sarebbe venuto un infarto.
arrivai alla caffetteria dietro l'angolo e mi guardai allo specchio: avevo la maglietta strappata, il trucco colato e i capelli arruffati.
non riuscii a trattenere le lacrime, mi squillò il cellulare.
'Laura ma dove sei è tutto ok??'
era la voce di mio padre più preoccupata che mai.
cercai di ricompormi e poi risposi
'si, scusa se non ti ho detto nulla'
'Ti sarebbe potuto capitare qualcosa, torna a casa che mi hai fatto prendere uno spavento!'
'tranquillo, ora arrivo'
riattaccai e ricacciai indietro le lacrime.
i lividi che avevo sulle braccia erano facili da coprire, ma per quelli sul collo avrei avuto qualche problema.
mi ricomposi e mi incamminai verso casa. cercavo di stare il più possibile vicino alle persone, non volevo camminare più da sola.

arrivai a casa e mi venne ad aprire mio padre non appena levai il dito dal campanello.
'su vieni che ho avuto un infarto quando sono entrato a casa e non c'eri'
Mi disse con il tono più dolce che aveva.
mi sforzai di non piangere e per miracolo riuscii a trattenere le lacrime.
mi sbrigai ad andare in camera per cambiarmi.
mi buttai sul letto e non riuscivo a vedere altro che quegli occhi verdi di ghiaccio. 
mi rivedevo l'episodio dell'accaduto centinaia di volte e non riuscivo a togliermelo dalla testa.
saltai il pranzo perchè mi addormentai, feci un incubo e mi svegliai urlando.
sentii mio padre correre per le scale e cercare di aprire la porta chiusa a chiave.
'Laura? Laura stai bene cosa è successo?'
'sto bene, è stato solo un incubo'
urlai per farmi sentire dall'altra parte della porta.
'Apri la porta, fammi entrare'
mi alzai velocemente e presi una felpa a maniche lunghe sistemandomi il cappuccio intorno al collo in modo da nascondere i lividi.
aprii la porta e mio padre si precipitò in stanza.
'è tutto apposto?'
fece per abbracciarmi, chiusi gli occhi e cercai di resistere ma mi scansai.
' cos'hai laura?'
'niente, è solo che sono molto stanca. sai il viaggio e tutto... se esci mi riposo un po''
mi guardò interrogativo e usci dalla stanza.
ogni volta che chiedevo gli occhi rivedevo quel ragazzo davanti a me.
erano le quattro di pomeriggio, il giorno dopo era lunedì e sarei dovuta andare a scuola.
andai verso l'armadio e dopo aver spostato i miei vestiti dalle valige e dalle scatole scelsi gli abiti adatti da mettere il giorno dopo che fossero in grado di nascondere le mie braccia e il collo.
trovai un maglioncino marrone che mi copriva a perfezione e dei jeans stretti.
'Esco un attimo, devo assumere persone al negozio e ho dei colloqui torno tra un paio d'ore'
sentii mio padre che usciva un altra volta.
Quando tornò era sera ed era stato via più di un paio d'ore.
'scusami, ma i colloqui sono andati per le lunghe'
si giustificò sbuffando e sedendosi sul divano.
'sai papà, prima pensavo alla mamma. mi manca davvero tanto'
dissi con un aria triste mentre guardavo la sua foto incorniciata sul comodino.
'lo so tesoro, manca anche a me'
ci aveva lasciati tre anni fa in un incidente stradale, mi sarei data sempre la colpa per l'accaduto: si era distratta perche' stavamo litigando, io volevo andare a tutti i costi ad una festa la sera dopo ma lei non mi ci voleva mandare. tutto per una stupida festa.
'so cosa stai pensando, ma devi smetterla di darti la colpa di quello che è successo'
mi guardava negli occhi ma mio dovetti distogliere lo sguardo.
'tesoro cos'hai fatto qui...?'
mi toccò con un dito lo zigomo, avevo un livido.
'prima ero distratta e per entrare in camera ho sbattuto contro la porta'
cercai una scusa plausibile ma non era proprio la migliore.
'oh ok, la prossima volta sta più attenta'
sorrise e si alzò per andare a mangiare. 
io lo salutai e andai a dormire visto che il giorno mi sarei dovuta alzare presto ed ero ancora sotto shock.
con tutte le mie forze provai a dormire, nonostante l'immagine fissa di quel ragazzo. mai come quella sera non vedevo l'ora che fosse giorno per non chiuderè gli occhi.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ddrewsmile_