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Autore: Bell_Lua    22/01/2008    5 recensioni
Lui: Alexi Laiho. Lei? Ragazzina sperduta, lontano da casa. Incontro? In una libreria. Il resto verrà da sè? (Children of Bodom)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pass by the library and get some coffee.

 

Un’altra giornata passata stranamente quieta, attraverso le ore d’apertura della libreria. Stavo pensando a dove andare a mangiare o cosa prendere per cena, quando sentì nuovamente il tintinnio della porta.

Pensai proprio d’aver dimenticato di girare il cartello che campeggiava sulla porta. Purtroppo era rimasto sull “aperto”, piuttosto che sul “chiusto”, come avrebbe dovuto. Dovevo solamente prendermela con me stessa se qualcuno se la sentiva d’entrare.

Mi voltai verso il cliente, con il solito sorriso di circostanza che ero così dannatamente brava a fare, nonostante la stanchezza che la giornata appena trascorsa mi aveva scaricato addosso. Quando vidi che era lui, il ragazzo dell’altro giorno, il mio sorriso diventò più veritiero, meno artefatto, costruito. Somigliava così fortemente ad un sorriso vero che mi stupì di me stessa. Quanto tempo era passato dall’ultimo vero sorriso?

Ma ritornai a concentrarmi sulla figura del ragazzo di fronte a me, che stava con le mani nelle tasche dei jeans neri vissuti. Aveva sempre la felpa del giorno in cui l’avevo visto per la prima volta, smanicata, nera anch’essa ed i lunghi capelli tendenti al biondo coprivano lievemente gli occhi. Aveva un’aria stravolta, forse persino peggio della mia. Sorpresi me stessa nel chiedermene il motivo.

-“Salve. Se sta per chiudere me ne vado, non vorrei farle sprecare tempo.” – era già con la mano sulla maniglia, pronto ad uscire ad una mia parola. Effettivamente io, in piedi, con la tracolla pronta e le chiavi in mano non dovevo essere il massimo del benvenuto.

-“Ma no, si figuri. Può rimanere quanto desidera. Posso aspettare qualche minuto.” - Pensai di poter aspettare anche qualche ora. In fondo… cosa mi aspettava a casa? Un luogo vuoto con un letto, un televisore ed un microonde… e mi ostinavo a chiamarla casa… chissà perché.

Misi giù la tracolla e mi scoprì nuovamente a guardare quel ragazzo dall’aria pensierosa, eppure conosciuta, sollevare libri su libri, per poi appoggiarli nuovamente al loro posto.

Alcune volte si era voltato verso di me, con espressione curiosa, che non avevo ancor imparato a capire, per farsi spiegare di cosa parlava un libro, se gliene consigliavo un altro o se avevo altri riguardanti un certo argomento. Per lo più guardò libri d’aventura e fantastici, però ogni tanto prendeva in mano qualche perla rara. E preziosa, per quanto lui non lo potesse capire, dal modo in cui guardava sconfitto il titolo che campeggiava in cima alla copertina.

Fu a quel punto che decisi di aiutarlo, quando si voltò ancor una volta, con espressione persa.

-“Vuole… vuole aiuto?” – chiesi lui, dando una veloce occhiata all’orologio da polso che segnava le 19 e 30 minuti. Alle 9 in punto di solito la serratura era chiusa ed io mi stavo incamminando per le vie di Helsinki, diretta verso qualche pizzeria o chioschetto. Quella sera no. Eppure non capivo perché non l’avessi già cacciato dal posto, all’istante, quando mi chiese se eravamo ancora aperti. Forse Marko mi aveva insegnato più di quanto credessi. O forse era lui?

-“Io… stavo cercando qualcosa sul genere del libro che ho preso la settimana scorsa. Magari non se lo ricorda! Era…” – cominciò lui. Certamente che me lo ricordavo, difatti lo interruppi.

-“Mi ricordo. Le consiglio…” – scostai una ciocca dei capelli dal viso, portandola dietro un’orecchia, mentre cercavo con lo sguardo un libro specifico… Eccolo!

-“Le consiglio questo, è simile a quello che ha preso prima, però approfondisce ulteriormente la tematica del viaggio interiore del protagonista.”

Il mio sguardo d’attesa si fece insistente sul suo volto, mentre lui studiava attentamente la cover del libro. Finalmente notai il suo labbro fare qualcosa simile ad una piega soddisfatta. Mi spostai velocemente, mi ero avvicinata anche troppo per avergli mostrato il libro. Bisogna sempre mantenere una certa distanza dai clienti, per non “soffocarli”, giusto per citare Marko.

Andai nuovamente dietro al bancone, aprendo ancora una volta la cassa. Misi in conto il libro, incassai i soldi e richiusi ancora la cassa. Lui, soddisfatto, attendeva il suo acquisto. Le sette e tre quarti, la fame mi era già passata. Desideravo solamente qualcosa che somigliasse ad un caffè o contenesse tracce di caffeina al suo interno.

Gli passai velocemente il sacchetto con il volume e salutai garbatamente. Come solo io riesco a fingere, come solo io posso far credere che vada tutto bene.

-“Ritorni presto, mi raccomando.” – un ulteriore sorriso di circostanza, un’ulteriore menzogna, in fondo al cuore. Sospirai leggermente quando lui si allontanò verso la porta.

Si girò, con quegli occhi stanchissimi.

Forse il mio “leggermente” non era stato poi così leggero, in fondo; perché lo fece voltare e posare quell’azzurro nei miei.

Azzurri… azzurri. Perché l’avevo pensato con tanta naturalezza, mi chiesi. Sentivo come se lo conoscessi già, senza averlo mai incontrato prima. Beh, prima della settimana precedente.

-“Le va un caffè?” – una proposta così, volata dal nulla, che derivava dalle sue labbra. Non me l’aspettavo davvero una cosa simile. Non ci avevo nemmeno pensato. Lui per me era il “cliente che avevo l’impressione d’aver già visto”.

E sorprendendo me stessa accettai, prendendo su la tracolla e chiudendo il negozio.

 

Camminavamo per le strade di Helsinki, tranquilli. O almeno… io ero tranquilla. Di lui non sapevo nulla, non ci conoscevamo prima, ci eravamo visti solamente due volte e la seconda mi chiese di andare a bere un caffè insieme? Ma perché mi stavo facendo tutte queste paranoie? Era solamente un caffè, una bevanda.

-“Allora… come ti chiami?” – chiesi io, giusto per educazione e per sapere a chi mi stavo rivolgendo.

Lui rispose con voce bassa e tranquilla, con una mano nella tasca e l’altra a reggere il sacchetto con impresso il logo della libreria: -“Alexi. Tu?”

-“Io mi chiamo Leena.”

Il dialogo si concluse lì. Ognuno guardava avanti, ognuno perso nei proprio pensieri.

Tranquillità, fu l'unica cosa che capì di provare. Perchè per la persona accanto a me non c'era nulla di che. Niente batticuore da colpo di fulmine, niente rossore sul volto per avergli rivolto la parola o imbarazzo. Il silenzio che aleggiava tra di noi non era imbarazzante, piuttosto rilassante. C'era forse una puntina di interesse.

Non m'importava molto del suo nome, non so perchè glielo chiesi. Il nome non definisce la persona, non aiuta a comprendere nulla di essa. Un nome è semplicemente un nome, è quello che ci hanno dato alla nascita, quindi non deciso da noi. Quello che fa un persona e la persona stessa, le sue passioni, il suo comportamento, il suo modo di fare. E il modo di fare di... Alexi m'interessava.

Arrivammo alla cafetteria con calma, nessuno dei due si sbrigava.

 

Fine capitolo… che ne pensate? Grazie mille a chi ha commentato, ovvero a:

Ginny002: ma ciau =) Che bello, hai recensito =) Grassssie =) Oh, ma smettila di ringraziare, lo sai che l’ho fatto con piacere, non ti preoccupare!! Dimmi che ne pensi anche di questo capitolo, ok? =) ciau ciau, baci.

Amaya : ciao lettrice =) Anche tu in vena di tristezze? Anche io, infatti si vede dal capitolo! E da quasi tutta la storia, andando avanti =) Dimmi che ne pensi di questo capitolo, d’accuerdo? =) ciau baci

Martiguns: Si, nuova storia sui Children! Spero non deluda! Si, un tantino di tristezza c’è al suo interno, spero che comunque vada bene e riesca ad esprimere quello che Leena prova… Mmh, dimmi se c’è qualcosa che non va, le critiche costruttive vanno bene =) Grassie per il commento, continua a seguire, ok? Ciau

LaTum: Uh, piacciono anche a te le librerie? =) Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto e spero di non deludere con i prossimi =) Grazie ancora =) Ciau

Salve… recensite un po’? Anche critiche costruttive, ovvio! =) Alla prossima.

  
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