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Autore: niky999    09/07/2013    3 recensioni
" Mi vuoi dire come mai hai così tanta difficoltà ad amare? "
Io rimasi in silenzio per qualche secondo. No, non avevo nessuna difficoltà a farlo, o almeno era quello che credevo.
" Perché nulla si dimentica. La ferita scompare, ma la cicatrice rimane! " sbottai, alzando il tono della voce.
" Tu non hai ancora capito che ti amo! Ti amo Gwen, ti amo follemente! E' difficile da capire? "
A quella dichiarazione rimasi paralizzata, come se qualcuno avesse improvvisamente bloccato lo scorrere del tempo. " E' questo il punto! Ti ostini a non capirlo! " mi si avvicinò pericolosamente, poi giocherellò con un mio ciuffo di capelli, mi accarezzò la fronte, scese alle tempie, alle guance e poi alla bocca. Il mio respiro si arrestò all'improvviso.
" E' bello sapere che ogni volta smetti di respirare a causa mia. " mi sorrise dolcemente.
Farfalle nello stomaco, vista annebbiata, cuore infiammato e incredibile voglia di gettarsi fra le sue braccia: chiari sintomi di quell'amore che, seppure impossibile, tenti sempre di raggiungere. Di quell'amore per cui saresti pronta a morire pur di preservare.
" Voglio te Gwen, voglio solo te. " mi sussurrò all'orecchio, poi si piegò leggermente e mi baciò.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Confusione









 
 
Il bacio crebbe sempre più d’intensità, i nostri corpi erano sempre più stretti e il nostro respiro era corto, troppo corto. Lui mi mise le mani tra i capelli e mi si avvicinò ancora. Quel contatto mi fece sentire il suo fisico da mozzafiato, che pareva essere proprio come quello di Jeson.
Mi baciò così intensamente che solo in quel momento mi accorsi di essere spiaccicata come una frittata al muro.
Ma che mi succedeva? Avevo portato in camera mia un perfetto estraneo. Gli avevo accennato la mia vita privata e ora ci stavano anche baciando. Non sapevo neppure come si chiamava! Mi scostai leggermente e lui pian piano si staccò. Rimasi così, bloccata al muro, per almeno un quarto d’ora; entrambi era come se non riuscissimo più a respirare.
Poi, all’improvviso la porta si aprì e vidi apparire il volto di mio fratello.
“ Gwen ti stavo cerca.. “ si interruppe non appena vide chi era con me e in che posizione si trovava.
Il biondo si allontanò di scatto e diventammo completamente rossi.
“ Ops, scusate, non intendevo interrompervi! “ e richiuse la porta con un tonfo.
“ Scusa, non so cosa mi è successo .. “ mi disse, portando le mani al viso.
Io non proferii parola. Stavo ancora pensando a quello che era appena successo, al nostro bacio e .. a tutto quanto! Ero ancora sbalordita.
C’era qualcosa in lui che mi aveva incredibilmente attirata e che mi aveva portata a fare ciò che non avrei nemmeno lontanamente immaginato.
“ Come ti chiami? “ gli chiesi, sbloccando quell’atmosfera di imbarazzo.
Lui alzò lo sguardo su di me.
“ Il mio nome è Rey. “ mi rispose, accennando un piccolo sorriso. Poi guardò l’orologio sul suo polso sinistro:
“ Si è fatto tardi, devo scappare. Ciao Gwen! “ mi salutò con un occhiolino.
Non feci in tempo a rispondergli che era già uscito dalla stanza.
Ok, ora veniva il peggio. Avevo complicato ancora di più la situazione, che poi era già in un punto critico. 
Jeson o Rey? Mi piacevano entrambi!
“ Fermati Gwen, sei sicura che ti piaccia davvero quel ragazzo? Quello che hai conosciuto esattamente un minuto fa? “ Ellie mi avrebbe sicuramente detto questo.
In effetti, ne ero davvero sicura?
Ok Gwen, calma! Ripetei questa frase almeno un milione di volte, poi mi distesi sul letto e aspettai. Aspettai di addormentarmi e di riaprire gli occhi fingendo che fosse tutto uno stupido sogno.
 
 
 “ Signorina Montrose, ha dormito tutto il pomeriggio. E’ ora che si alzi e che venga a mangiare. E si sistemi per cortesia! “ era Madame Violetta, che mi aveva svegliata con la sua solita voce stridula e squillante.
Ad addormentarmi ce la feci, ma a svegliarmi credendo che tutto ciò non fosse mai successo no. 
Strabuzzai gli occhi e lentamente mi alzai dal letto. Attraversai il corridoio, raggiunsi il bagno e mi guardai allo specchio.
Avevo una faccia distrutta; il rossetto era quasi completamente scomparso. Probabilmente l’avevo lasciato sulla faccia di Rey.
Avevo tutti i capelli scompigliati, per questo mi affrettai a pettinarmeli per bene e a cercare di sistemare quel solito ciuffo ribelle. I miei due piccoli fari azzurri sembravano un po’ spenti e la mia carnagione era un pelino pallida.
Uscii di fretta dal bagno, corsi giù dalle scale e mi recai nella sala da pranzo.
C’era un lungo tavolo centrale dove sedeva tutta la mia famiglia:
i miei fratelli Deyn e Nick, mia sorella Natalie, mamma Leslie, nonna Kate, zia Maddy e zio Harry.
Feci per andare a sedermi ma la fame mi aveva completamente abbandonata.
“ Mamma, Ellen organizza una festa e devo essere lì tra poco. Mi ha invitata lì a mangiare perciò … “ mentii io, cercando di essere convincente.
“ D’accordo, va’ pure. Ma non tornare tardi! “ mi avvertì, ma io ero già di sopra a prepararmi. Anche se non è bello da dire, sono sempre stata la numero uno a creare bugie “ credibili “ in un secondo.
Mi cambiai di fretta con dei pantaloncini neri e una semplice canotta bianca legata in vita, poi presi la borsa, il cellulare e corsi fuori, raggiungendo come un razzo la casa di Ellie.
Attraversai la via principale e feci per svoltarne un’altra quando sbucò all’improvviso il viso di un ragazzo e sbattemmo la testa come due scemi.
“ Ahia! “ esclamammo entrambi.
La voce di quel ragazzo …
“ Gwen? “ eh sì, era proprio Jeson, che mi fissava da capo a piedi massaggiandosi la fronte.
“ Scusa, non volevo! “ mi scusai con voce preoccupata. Perché dovevo sempre fare figuracce in sua presenza?
“ Scusami tu, non stavo guardando. Certo che hai proprio una bella testa dura eh!? “ rise con tono ironico.
“ Senti chi parla! Sono di fretta, ciao! “ lo salutai con un pugno amichevole sulla spalla; lui mi sorrise e mi accarezzò la mano, ma ad un certo punto un’enorme vertigine mi colpì. Sentii un fortissimo dolore alla nuca, che sicuramente non era dovuto a quello “spiacevole” incontro.
Il dolore crebbe di intensità e io non potei fare a meno di piegarmi in due e svenire. Poi più niente. Nient’altro che .. niente.
 
Cosa mi era successo? Una testata non poteva dicerto ridurmi in quel modo! E poi era uno strano dolore, un dolore diverso, uno che non avevo mai avvertito prima. La testa mi doleva terribilmente così come tutto il resto del corpo. Mi sentivo incredibilmente .. sfinita e completamente senza forze. 
Aprii gli occhi lentamente. Un’ondata di luce mi travolse, costringendomi a coprirmi e a girarmi su un lato.
Li strofinai con la poca energia rimasta e la prima persona che vidi fu Jeson.
Era seduto di fianco a me e non appena vide che mi stavo alzando mi si fiondò addosso, tutto preoccupato.
Prima di tutto, dove cavolo mi trovavo? Non ero a casa mia, né in ospedale. Forse era la casa di Jeson.
“ Gwen, ti senti bene? Gwen! “ mi gridò lui, stringendomi la mano.
Alzai lentamente il busto. Mi trovavo su un letto, perciò doveva essere la sua stanza o quella di sua sorella.
“ Più o meno … cosa mi è successo? “ domandai con voce strozzata, fissando insistentemente i suoi grandi occhi verdi.
Lui fece un sorriso storto e si alzò in piedi.
“ Te lo spiegherò più tardi, devo assicurarmi che tu stia veramente bene. “ mi disse, facendosi improvvisamente serio.
Io annuii nella maniera più convincente possibile e sembrò credermi. 
“ Dov’è il bagno? “
“ Ti accompagno. “ mi prese per mano e lo seguii lungo un corridoio, poi mi aprì la porta e la richiusi dietro di me. 
Stavolta il dolore era concentrato nella parte destra dell’addome; fitte continue mi colpivano insistentemente.
No, non stavo affatto bene. 
Mi tolsi la maglietta e vidi sbalordita che la fonte di tutto ciò era uno strano simbolo nero che si diramava in diverse venature sino a scomparire. Aveva proprio l’aria di un tatuaggio, ma per quanto ne sapessi non ne avevo mai fatto uno. 
Lo soluzioni erano due: o mi avevano fatto un tatuaggio mentre ero svenuta (cosa molto improbabile!) o era solo un sogno (altrettanto improbabile!).
Lo sfiorai leggermente e fui assalita da un forte dolore e da una nuova vertigine. Gridai cadendo in ginocchio con un tonfo e subito la porta si spalancò. Avevo la vista annebbiata ma non avevo ancora perso coscienza.
Vidi Jeson di sbieco che mi prendeva in braccio e mi portava di corsa ancora sul letto. Prese uno strano liquido e me lo fece ingerire tutto, da capo a fondo.
Poi pian piano il dolore si alleviò fino a scomparire.
Era successo di nuovo, ma che cosa?
Notai imbarazzata che ero rimasta in reggiseno e Jeson stava fissando proprio quello! Io cercai di coprirmi con le braccia ma lui me le afferrò.
Stavo per gridare: Cosa stai facendo? Ma non lo feci. 
Avevo altri di quei segni su entrambi i polsi, che erano comunque meno marcati di quello sull’addome.
“ Ora mi vuoi spiegare cosa cazzo sta succedendo? “ sbottai in preda al panico.
Lui alleggerì la stretta e sospirò.
“ Gwen, non è il momento. “ si limitò a dire.
“ Non è il momento? “ ringhiai, alzandomi in piedi. “ Grido da due ore a causa di alcuni simboli incisi sulla mia pelle e l’unica cosa che sai dirmi è Gwen, non è il momento? Mi stai prendendo in gi .. “ non finii la frase che lui mi si avvicinò terribilmente e mi mise un dito sulle labbra, per invitarmi a tacere. Come sempre mi accarezzò i capelli, ma stavolta scese fino alla bocca.
Io rimasi pietrificata, di nuovo.
Poi a un certo punto, senza che avessi il tempo di accorgermene, mi mise le mani nei capelli e mi baciò. Mi baciò talmente forte da farmi cadere di nuovo sul letto. Ci rotolammo in continuazione senza mai terminare quel bacio, che a ogni minuto crebbe di intensità.
No, non poteva essere vero. E poi Jeson era fidanzato e .. no Gwen, devi fermarti. Non puoi baciare due ragazzi in un giorno solo! Anche se mi costò parecchio farlo, mi staccai e mi voltai, strizzando gli occhi.
Jeson mi guardò di nuovo i polsi e l’addome.
“ Ok, i segni sui polsi sono scomparsi ma quello non ancora. “ disse, indicandolo.
Io aggrottai la fronte e mi alzai di scatto. Avevo ancora il fiato corto e un gran rossore in viso.
“ Tu .. “
“ Sì Gwen? “
“ Tu .. mi hai baciata solo per questo. Per levarmi questi cosi di dosso. Non l’hai fatto per… “ mi interruppi qualche secondo abbassando lo sguardo. “ Tu l’hai fatto solo per questo!! “ gridai, con le lacrime agli occhi.
Jeson cercò di afferrarmi le braccia ma io mi allontanai.
“ Gwen non è come credi! “
Ero così accecata dalla rabbia che non riuscii nemmeno a sentirlo.
“ Mi fai schifo! “ gli gridai contro, tirandogli uno schiaffo, poi mi rimisi la canotta e la borsa, con tutto il mascara ormai completamente colato.
“ Gwen aspetta! Gwen! “ furono le ultime parole che sentii, subito dopo aver chiuso la porta con un tonfo micidiale ed essere corsa con la velocità di flash a casa di Ellie.
  
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