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Autore: KuromiAkira    09/07/2013    1 recensioni
[Contesto: Videogioco Inazuma Eleven 2]
Ritrovarsi, per la seconda volta, in quella orribile situazione. Quella era la vera punizione riservata a chi falliva alla Aliea.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya , Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si guardò furtivamente attorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi avanzò velocemente verso l'uscita dell'UFO e, una volta fuori, non resistette alla voglia di correre lontano.
Non era la prima volta che andava in giro per i fatti propri senza avvertire nessuno e, per quanto questa volta si sentisse un po' colpevole, forse quella sua discutibile abitudine sarebbe stata la sua salvezza.
I colori caldi di Kyoto e l'atmosfera quasi onirica della città trasmettevano un senso di gioia e protezione a chiunque vi mettesse piede.
Le persone erano vivaci, le giovani geishe gli sorridevano cordiali passandogli accanto.
Nonostante la località piacevole, lui si trovava lì per uno specifico motivo.
Hiroto camminava lento per le vie, facendo caso ad ogni minimo particolare o rumore. Osservava con attenzione i dintorni, tentato di controllare ogni piccola stradina della città ma, allo stesso tempo, temendo qualcosa. Si sentiva costantemente controllato quando gironzolava per il Giappone e, benché di solito non si facesse particolari problemi, quel giorno gli sembrava di starsi esponendo ad un giudizio assoluto.
Aveva percorso tutta la strada principale, e stava per tornare indietro, quando notò un piccolo gruppetto di cittadini riunito ai margini della via mormorare con fare preoccupato.
Il ragazzo dai capelli rossi si bloccò e, cercando di non attirare l'attenzione, si accostò all'uscita della città con le mani infilate nelle tasche.
Divenne pensieroso, quando comprese l'argomento della conversazione.
Finalmente l'aveva trovato.

Gironzolò per giorni interi per Kyoto, impaziente e irritato, tenendo d'occhio, quando poteva, un saccente ragazzino deciso a risolvere da solo il problema della sua città.
Lui sapeva che gli sforzi del bambino erano inutili. Quella persona era correva veloce, ed era impossibile da prendere per una persona normale.
Ringraziò mentalmente il coach del la Manyuuji per aver proposto alla Raimon di catturare il losco e misterioso figuro che vagava per Kyoto disturbandone gli abitanti e nascondendosi con abilità. In questo modo Endou-kun gli avrebbe di certo semplificato le cose.
Gli bastò, questa volta senza alcuno scrupolo, dare un piccolo aiutino alla persona che, senza che lui lo sapesse, era sua nemica, e finalmente poté rivedere Reize.
La pettinatura aliena era mezza disfatta, la divisa stropicciata e sporca, l'espressione negli occhi scuri stordita e spaventata come non la vedeva da tempo. Non sul collega della Aliea almeno.
Ma ricordava bene quando quel ragazzo aveva quell'espressione perenne sul bel volto scuro.
Fu tanti anni prima, quando erano piccoli bambini abbandonati dai propri genitori, quando un ragazzino di nome Midorikawa Ryuuji arrivò all'orfanotrofio.
Timido, sofferente, confuso e solo.
Esattamente come in quel momento.
Endou non ci mise molto a capire che l'ex-nemico non mentiva: aveva davvero perso la memoria, gli era stata tolta dai suoi stessi compagni. E, con l'indignazione e la compassione che solo una persona altruista come il capitano della Raimon poteva provare per una persona che aveva procurato così tanto dolore, aiutò il capitano della Gemini Storm a scappare e nascondersi, con la promessa che, un giorno o l'altro, avrebbero giocato insieme a calcio.
Per tutto il tempo il capitano della Genesis era lì, poco dietro di loro, ad assistere e ascoltare ogni parola.
Immobile, in silenzio. Nessuno poteva comprendere quanto fosse stato difficile non intervenire, non essere lui ad aiutare il ragazzino che, un tempo molto lontano, era stato un suo caro amico e fratello.
Reize l'aveva anche guardato, senza però avere particolari reazioni.
Lui non poteva ricordarsi di Gran. Non poteva sapere chi fosse Hiroto. Quel ragazzino non ricordava di essere Reize, né di essere stato Midorikawa Ryuuji.
Era stato punito in quel modo, gli era stato tolto tutto ciò che era e che era stato. Perché per la Aliea e per il loro padre, semplicemente, né Reize né Midorikawa avevano più senso di esistere. Cancellati, negati. Proprio come i loro preziosi ricordi felici dell’infanzia.
Lui e gli altri membri della Gemini Storm erano stati abbandonati, erano ormai soli al mondo, confusi, e spaventati, incapaci di badare a loro stessi. Senza memoria, senza punti di riferimento, sparsi per le varie città del Giappone.
Esattamente come quando erano bambini, prima di essere raccolti dal loro padre ed essere portati al Sun Garden.
Ritrovarsi, per la seconda volta, in quella orribile situazione. Quella era la vera punizione riservata a chi falliva alla Aliea.

Hiroto, quella sera, tornò alla base della Aliea cercando di persuadersi dall'accontentarsi di sapere che ora, almeno, il suo vecchio amico era al sicuro.
Camminava assorto per quegli stessi corridoi dai quali era sgattaiolato via all'improvviso, con le mani in tasca e l'espressione contrita.
- Dove sei stato fino ad ora, Gran? - domandò con fare arrogante Burn, piazzandosi, assieme al tutto sommato inseparabile rivale Gazel, davanti a lui.
Hiroto sollevò lo sguardo, il volto tornò ad essere neutrale, senza mostrare alcuna emozione particolare.
Non rispose al collega, superandolo con indifferenza.
- Lo so io, dov'è stato - disse il capitano della Diamon Dust, sogghignando. - Era a Kyoto, naturalmente. -
Burn rise, divertito e seccato allo stesso tempo.
- Ti preoccupi per quella nullità, Hiroto? -
Il capitano della Genesis si bloccò, fu subito colto dalla voglia di voltarsi e dare un pugno al capitano della Prominence. Tuttavia si trattenne e si limitò a scoccargli un'occhiata.
- Volevo solo accertarmi che non recuperasse i ricordi e mettesse a rischio la nostra missione - mentì, con voce tutto sommato ferma e tono convincente.
Evidentemente diffidente, colui un tempo conosciuto come Nagumo Haruya scoccò la lingua sul palato, mettendosi le mani sul fianchi.
- È impossibile che recuperi la memoria - gli fece notare. - Sarà condannato a vita a vagare nel vuoto della sua piccola, inutile, mente - sibilò, con soddisfazione.
Non più certo di poter resistere ancora a lungo alla tentazione di mettere le mani addosso al collega, Gran tornò ad incamminarsi verso il campo d'allenamento, perseguitato dalle canzonatorie e crudeli risatine degli altri due capitani di grado Master e da un dolore al petto che non riusciva ad ignorare.






Note finali: per una volta mi sono ispirata al videogioco, piuttosto che all'anime. Dovete sapere che ho giocato al gioco solo perché sapevo che c'erano la parte descritta qui, ovvero Reize senza memoria.
Angst ♥ Tanto Angst. ♥
E a me il comportamento di Hiroto in quella parte non convince per niente, per questo volevo già da un po' scrivere qualcosa in proposito. Sembra che l'ispirazione mi stia tornando, finalmente.
  
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