Capitolo
5 – Incidenti di percorso
Il mattino seguente fu
esattamente ciò che si può
definire come “amaro risveglio”. A messo e non
concesso che fuori il tempo
fosse stato non dico bello, ma quantomeno decente, avrei comunque avuto
il
problema di quei sogni. Cominciavo seriamente a dubitare del livello di
sanità
della mia psiche, specialmente dopo il dialogo avuto con me stessa. Ok,
bene, è
un sogno, mondo onirico, detto in termini aulici (parole che non
userò mai e
poi mai in vita mia), ma la cosa rimaneva bizzarra. E bizzarra a mio
avviso è
comunque poco. Come al solito ero l’ultima ad aprire gli
occhi, e mi chiedevo
perché nessun’anima pia si degnasse di svegliarmi
ad un orario decente.
Mi preparai di corsa,
dedicando buona parte del mio tempo
a sistemarmi i capelli che, dannazione, erano ridotti ogni giorno
peggio. Non
mi andava proprio a genio come cosa, solo quello mi metteva una rabbia
immensa.
Recuperai le mie cose nella stanza: shuriken, oggetti vari, materia
… Ero un
po’ scarsa per quanto riguarda quest’ultimo punto,
avevo in dotazione solo la
mia fedele Throw Materia più un paio di altre biglie
concessemi gentilmente
perché “Non si sa mai, potrebbero tornarti
utili”. Grazie, mister simpatia.
Uscii dalla locanda,
trovando come al solito tutti già
pronti a partire. In effetti, ero un po’ imbarazzata dal
fatto di arrivare
sempre tardi, pur essendo io il ritardo fatto persona. Non a caso,
quando c’era
da andare da qualche parte, papà mi svegliava sempre 30
minuti prima, dato il
tempo che ci mettevo a prepararmi. Ce ne andammo da Gongaga, montando
in fretta
sulla Buggy, dato che stava per venire un diluvio di quelli che non
vedevo da
secoli.
Quella giornata fu molto
particolare. Non c’erano città o
villaggi in vista, perciò passammo buona parte del tempo a
viaggiare sulla
Buggy, alla guida della quale si alternavano Cloud e Barret. Mi misi in
un
angolo a sonnecchiare, quando ad un certo punto Aerith mi venne a
svegliare.
“Ehi, Yuffie, che
ne dici di venire un po’ a
chiacchierare con noi? Vogliamo fare un po’ di conversazione,
giusto per
passare il tempo” mi disse. Non avevo nulla da perdere,
così la seguii. Il
gruppo si divise praticamente in due: da una parte noi ragazze,
dall’altra gli
uomini più l’essere asessuato, o comunque del
quale non mi interessava il
genere. Non mi importa sapere se i gatti robotici sono maschi o
femmine,
diciamo che per canone, e per sua precisazione, avevamo stabilito che
fosse un
maschio.
“Allora, ora che
siamo senza i ragazzi possiamo parlare
di qualunque cosa, no?” disse la fioraia con un sorrisetto.
“Già, a
quanto pare siamo finalmente da sole! Yuffie, è
la prima volta che ci sei anche tu con noi, cercheremo di non andarci
giù
pesante” al che mi preoccupai un po’, non volevo
sapere in che cosa andavano
giù pesante di solito.
“Dunque, avevamo
già esaminato Rufus … Chi è il
prossimo?” dedussi che le ragazze nel loro tempo da sole
parlavano di ragazzi,
dato che Rufus era sì un verme della Shinra, ma pur sempre
un “essere umano di
sesso maschile”.
“Hmm …
Che ne dici di Rude?”.
“Se non erro, Rude
era quel Turk con la pelata … Avevo
sentito mentre spettegolava con il rosso che ha un debole per te,
Tifa” dissi.
Non mi piaceva molto sentire pettegolezzi su di me, ma quando si
trattava di
spettegolare sugli altri mi divertivo molto.
“Chi è
il rosso? Reno?” chiese Aerith, mentre Tifa rimase
perplessa dalla mia affermazione.
“Sì,
lui. Cielo, quello è palesemente tinto … E poi,
hai
visto che capelli? Sembra quasi una moda”. Mentre lo dicevo,
buttai un occhio
sul biondo.
Sì,
sembra
essere una moda all’interno della Shinra.
“Sì, ma
a parte i capelli, non è male” disse Tifa dopo
aver fatto mente locale su Rude. Forse aveva escluso l’idea
di farci un
pensierino. In effetti, Rude non era esattamente ciò che si
può definire lo
stereotipo di bellezza.
“In effetti
è carino … Però Yuffie ha ragione, i
capelli
sembrano finti. No, io lo boccerei”.
“Sono
d’accordo con Aerith, per me è out”.
“Ok, ok, andiamo
avanti. Chi è il prossimo?” domandò la
barista.
“Ehi, non correre,
se non sbaglio non avevamo ancora
finito con Rude” puntualizzai.
“Rude ha un bel
fisico … Peccato per la pelata,
altrimenti sarebbe stato decente” osservò Aerith.
“Vogliamo parlare
del fatto che ha sempre degli occhiali
da sole? Non so, ma se non vedo gli occhi non mi esprimo”.
Questa me la potevo
risparmiare. Ok, sì, in un ragazzo mi potevano piacere gli
occhi, ma bocciare
uno perché porta sempre gli occhiali …
“Non saprei, io
non lo butterei via”.
“Tifa, tu non
bocci quasi mai nessuno! Qualche volta devi
ammettere anche i difetti degli uomini!”. La filosofia di
Aerith mi intrigava
molto, aveva pienamente ragione.
“Bene, passiamo
oltre … A chi tocca?” mi cominciavo ad
appassionare a questa discussione, tra l’altro era piacevole
stare con loro
due.
“Che ne dite di
Sephiroth?”. Tifa stava per cominciare a
inveire contro il SOLDIER di prima classe, perciò preferimmo
passare oltre,
optando per un altro SOLDIER di prima classe. Sentivo che la mia fine
era
vicina, per un attimo mi ero dimenticata gli avvenimenti dei giorni
precedenti
e lo avevo eliminato dalla lista dei ragazzi. Dovevo trovare una via di
fuga.
“Ragazze, non mi
pare il caso di prendere in esame né
Cloud né Barret … Insomma, sono lì,
potrebbero sentirci”.
“Ma che
t’importa, non ci sentiranno mai, non vedi come
chiacchierano per conto loro?”. Mi girai, ed in effetti, Tifa
aveva ragione,
erano tranquillamente immersi nei loro discorsi.
“E poi, Cloud
è forse il soggetto più interessante!”.
Le
affermazioni di Aerith erano spesso fraintendibili, nel senso che se
ascoltate
una seconda volta, avrebbero lasciato adito a dubbi. Molti dubbi.
“Aerith, solo per
il fatto che a Wall Market è successo
quello che è successo …”.
“Frena, frena,
frena. Che cos’è successo a Wall
Market?”.
“Oh, niente, Cloud
si è SOLO vestito da donna”. Tifa
guardò Aerith allucinata. Io spalancai gli occhi.
“CHE COSA?! CLOUD
VESTITO DA DONNA?!”. Le mie grida
raggiunsero le orecchie dell’interessato in una frazione di
secondo,
lasciandolo talmente di stucco che inchiodò la Buggy nel bel
mezzo delle
pianure di Gongaga.
“Che
cos’hai fatto?!” il coro di voci di Barret e Cait
Sith peggiorò la situazione. Red XIII si astenne, non sapeva
che differenza ci
fosse negli indumenti umani, mentre Cait scoppiò in una
fragorosa ristata.
Barret continuava a cercare spiegazioni, Aerith sembrava basita dal
fatto che
io avessi urlato una cosa del genere, Tifa sembrò
arrabbiarsi per la mia uscita
e io … mi sarei voluta sotterrare. Non era esattamente il
tipo di cosa che
volevo fare, specialmente dopo essermi resa conto che la
metà del gruppo non ne
era a conoscenza. Avevo fissato il pavimento ascoltando le risate del
gatto
proseguire per un buon lasso di tempo, senza accorgermi che le mie
guance erano
diventate completamente rosse. Alzai leggermente lo sguardo, solo per
accorgermi che le gote del biondo erano ancora più rosse
delle mie. Aerith
cercò dunque di spiegare la cosa, dicendo che Tifa era sotto
le grinfie di Don
Corneo, una specie di boss mafioso dei bassifondi, e che
l’unico modo per
salvarla era infiltrarsi nella residenza del Don. Purtroppo il Don
accettava
solo donzelle alla ricerca di un marito (o anche donne di facili
costumi, o
donne in generale) e per entrare nel palazzo Cloud si era vestito da
donna. Barret
continuò ad insistere un po’ per sapere in
dettaglio tutti i capi di
abbigliamento indossati da “Miss Cloud”, ma Aerith
non volle cedere. Fu
categorica su questo punto. Solo dopo, in privato, mi disse con minuzia
di
particolari il set completo: parrucca con trecce, abito viola di seta
con tanto
di fiocco rosso, colonia, tiara, trucco e … ciò
che disse dopo mi sconvolse
come non mai, tanto che lei stessa mi squadrò da testa a
piedi, evidentemente
pensava che mi sarei messa a ridere. Cloud si era messo in lingerie.
Stavo per
svenire. Tifa se la prese con Aerith, dicendo che non c’era
bisogno di
aggiungere questo dettaglio. Io nel frattempo ero come pietrificata.
Dopo essermi ripresa dallo
shock, continuammo la
discussione, e non c’era verso di far cambiare idea ad
Aerith, dovevamo proprio
parlare di LUI, che nel frattempo aveva ceduto il posto alla guida a
Barret e
si era messo da parte con Red XIII, che riteneva
“l’unico sano di mente qui
dentro”.
“Secondo me
dovrebbe cambiare taglio di capelli, per il resto,
direi che è un bel ragazzo, non c’è che
dire”. Tifa annuì convinta per quanto
riguardava la seconda parte, poi le ragazze chiesero la mia opinione.
Non
sapevo cosa dire. In quel momento ero completamente fuori di testa,
così non
riuscii a controllarmi e feci un affermazione che lasciò
sconvolta anche me.
“Mi
piace”. Al che le ragazze mi guardarono stupefatte.
Mi resi conto in un secondo momento di quello che era uscito dalla mia
bocca, e
trovai una scappatoia.
“Ma che diamine
avete capito?! I-Intendevo che è un bel
ragazzo, anche se non lo sopporto!” proferii tutto
d’un fiato, tentando di
nascondere il fatto che fossi diventata più rossa delle
pareti esterne della
Buggy.
“In effetti mi
pareva strano, non fate altro che
litigare” osservò la fioraia. Mi ero salvata.
Questa
è
l’ultima volta che faccio le cose senza pensare.
“Ok, siamo
d’accordo sul fatto che è un bel ragazzo
…
Ora, cosa vi piace di più di lui?” Tifa non voleva
mollare, per una volta che
eravamo tutte d’accordo voleva andare fino in fondo.
“Andiamo, stai
scherzando, vero?”.
“No, sono seria.
Tanto non abbiamo niente da nascondere,
fra di noi possiamo dire quello che vogliamo”.
“Ok, comincio io!
Vediamo … A me piace il suo carattere.
Insomma, è sempre così serio e controllato
…”. Aerith aveva detto la sua, ora
toccava Tifa.
“A me ti
dirò, non dispiacciono i suoi capelli. E poi, di
biondi naturali così se ne trovano pochi!”.
Toccava a me. Quelle due
cominciarono a fissarmi, in
attesa di una risposta. I loro occhi mi fissavano, da una parte verdi,
dall’altra rossi. Fui costretta a rispondere.
“M-Mi piacciono
… i suoi occhi”.
Ecco,
l’ho
detto.
Le ragazze ricollegarono
questo discorso a quello che
avevo detto prima su Rude, del fatto degli occhiali, spiegandosi il
perché
della mia affermazione. In realtà, le due cose non erano per
nulla collegate.
“Beh, in effetti
anche i suoi occhi non sono male …”
commentò la barista.
“Sì, ma
se ci pensi è grazie al Mako che ha quegli occhi
… tutti nei SOLDIER hanno gli occhi di quel
colore”.
Mentre le due discutevano su
questo, io cambiai zona,
andando a sedermi da sola nell’angolo in cui sonnecchiavo a
inizio viaggio. Non
volevo in alcun modo partecipare oltre a quel discorso, avevo
già fatto
abbastanza guai. Tra l’altro, ero rimasta un po’
scossa da quello che avevo
detto. Ci ripensai, dicendomi che era stato un lapsus.
Sì,
è stato un
lapsus, un semplice e banale lapsus. Nient’altro.
E
se invece ci
fosse dell’altro?
Scossi la testa, scacciando
la probabilità di presenza di
questo “altro”, che non volevo nemmeno nominare.
Per dimenticarmene
definitivamente mi misi a ripensare al mio piano, che avrei attuato il
prima
possibile. Mi sarebbe servito un diversivo per poter appropriarmi delle
Materia, poi sarei fuggita nella più vicina foresta e, una
volta lì, tanti saluti.
Eppure un po’ mi dispiaceva, cominciavo a simpatizzare con le
ragazze, con Red
e, forse, anche se non lo volevo ammettere, anche con Cloud. Le ragazze
mi
avevano tranquillamente accolte nei loro discorsi, erano gentili e
disponibili,
tra l’altro andavano anche d’accordo fra di loro,
pur essendo diverse di
carattere: in fondo, Aerith era così spigliata e diretta,
nonostante sembrasse
una ragazza timida e riservata, mentre Tifa era lievemente
più chiusa, ma
comunque non si nascondeva di certo. Diciamo che lei era più
dolce, penso che lei
se avesse avuto un problema con qualcuno non glielo avrebbe mai
sbattuto in
faccia.
Red XIII invece era
più calmo e pacato, tutte le volte
che immaginavo dei discorsi con lui pensavo a discorsi filosofici o
sugli astri
… insomma, sembrava talmente saggio da andare sempre a
ficcare la filosofia o
l’astronomia in qualunque discorso, anche se parlavi di
quello che hai mangiato
a pranzo, non so se mi spiego. Comunque, mi trovavo bene con lui, di
fatto era
stato il primo con cui avevo socializzato, o, se non altro, a cui avevo
detto
il mio nome e scambiato qualche parola.
Barret … boh, lui
mi sembrava tanto uno di quelli che ti
ci mandano se gli dici ciao, eppure a detta di Tifa con la figlia
Marlene era
dolce ed affettuoso. Con lui non avevo parlato mai molto e tutta la
storia
della Desert Prison mi era sembrata fin troppo sdolcinata e della serie
“abbracciamo i ricordi”. Però in
effetti, anche se a me non aveva per nulla
sfiorato, è stata toccante, lo ammetto.
Cait Sith non lo potevo
sopportare. Non solo aveva quella
voce stranissima, quasi nasale, poi veniva anche a dire a me che la MIA
voce
era fastidiosa. Lo avrei strozzato con le mie mani. In più,
ero assolutamente
certa che fosse lui la spia del gruppo, si era infiltrato a forza
quando non
gli aveva chiesto niente nessuno. E quel moguri gigante, poi, lasciava
peli
ovunque, manco fosse lui il gatto. Serviva solo al robottino a sembrare
“alla
nostra altezza”, altrimenti ci avrebbe guardato i piedi. E la
cosa più odiosa
era il megafono che aveva, ci parlava sempre dentro, con il risultato
di
spaccarmi quotidianamente i timpani. A questo proposito mi viene in
mente una
persona a caso, che mi aveva gentilmente detto che io il megafono ce
l’ho
incorporato, dato che sto sempre a gridare.
Avevo passato in rassegna
tutti … Beh, quasi tutti.
Mancava una persona, ma volevo evitare di pensarci. Aerith aveva
ragione,
passavamo tutto il tempo a discutere. E quando non lo facevamo,
combinavo
qualche guaio. Battute fuori luogo, figuracce e chi più ne
ha più ne metta.
Solo al Gold Saucer eravamo riusciti ad avere un dialogo decente, in
cui mi ero
un po’ aperta. Anche se non volevo, mi era venuto forse
spontaneo dirgli
qualcosa. La verità è che in quel momento mi ero
sentita a mio agio, cosa che
non mi accadeva da molto tempo. La solitudine mi aveva fatto diventare
fredda e
distaccata, forse quasi cinica. Non lo ero sempre stata, e un
po’ rimpiangevo
quando non lo ero. Ma vivere la vita che DOVEVO vivere comportava
questi
sacrifici, abbandonare i sentimentalismi, pensare solo a sé
stessi. Quando si è
da soli, o ci si arrangia o si soccombe. Cominciavo a pensare che forse
la mia
vera me era assopita, che forse non ero del tutto cambiata. Il mio vero
carattere era solo nascosto, e qualche volta balenava fuori.
Mi scappò un
sorriso pensando a questo: il buonumore,
l’ottimismo e la spigliatezza erano dei miei tratti
caratteriali, e quelli non
se n’erano mai andati.
In
fondo, non si
può cambiare ciò che si è veramente.
Se fossi stata da sola
probabilmente sarei scoppiata a
ridere, certe volte me ne uscivo con dei discorsi che non sembravano
nemmeno da
me.
Mi si avvicinò
Red XIII, sembrava in vena di chiacchiere.
“Come mai sei qui
da sola?” mi chiese.
“Oh, niente, mi
dovevo solo prendere una pausa dai
pettegolezzi, a lungo andare stancano, sai?”.
“Chissà
perché ero quasi certo del fatto che ti piacesse
sparlare della gente”. Ecco, ECCO, si doveva sempre
mettere in mezzo. Poi mi ricordai di quello che era successo
prima, e capii che la battuta acida ci stava tutta, gli dovevo delle
scuse.
“Senti, mi
dispiace per quello che è successo prima … Non
volevo, è solo che …”. Mi fece cenno di
stare zitta. L’avevo combinata davvero
grossa. E per una volta tanto, mi sentivo il morale a terra. Ero stata
presa e
calpestata da un Red Dragon, se rende l’idea. Red XIII mi si
avvicinò
all’orecchio, dicendomi di cercare di farmi perdonare, poi se
ne andò dalle
ragazze, che a quanto pare avevano cambiato argomento di discussione.
“Cloud, io
…”.
“Stai
zitta”. Non l’avevo mai visto così
arrabbiato,
eppure ne avevo combinate tante. Non sapevo come fare per chiedergli
scusa.
Volevo veramente che mi perdonasse. Per un po’ ci fu un
silenzio tombale. Dopo
qualche minuto passato così, provai di nuovo a parlare.
“I-Io
…” non riuscii nemmeno ad articolare una sillaba
della parola successiva. Dovetti usare tutta la mia forza di
volontà per
trattenere le lacrime. Purtroppo questo è sempre stato un
mio problema,
piangevo raramente, ma quando lo facevo era sempre nei momenti
più critici. E
il fatto che stessi per farlo mi fece capire quanto nel profondo ero
dispiaciuta per quello che era successo. Strinsi i pugni, riuscendo a
trattenermi. Solo una lacrima fece per conto suo e mi rigò
il viso, e il più in
fretta possibile tentai di asciugarla. Il ragazzo se ne accorse e
cominciò a
guardarmi con quegli occhi verde acqua di cui mi ero …
innamorata. Uno sguardo
fuggevole dei miei occhi violacei capitò sul suo viso.
Cambiai subito soggetto,
cominciando a fissare per terra. Ero arrossita e il mio cuore palpitava
talmente forte che sembrava volesse uscire dal mio petto. Per un attimo
mi
sembrò che fossimo solo lui ed io.
“Stavi
piangendo?”. Rimasi in silenzio per un po’,
fremendo e tremando.
“Io non piango
mai!” sbottai all’improvviso. Senza accorgermene
mi ero messa in piedi e avevo cominciato a fissarlo
dall’alto, come se volessi
fargli paura.
Tsè,
IO fare
paura a LUI.
Tutti si girarono un attimo,
per poi tornare alle loro
occupazioni. Avevo quasi il fiatone a causa di quel battito accelerato.
Mi misi
a sedere dopo essermi calmata un po’, il tutto sotto i suoi
occhi attenti.
Sembrava che volesse captare ogni mio gesto, ogni singolo segno di
cedimento …
e non parlava più. Feci un grande respiro e mi decisi a
scusarmi.
“M-Mi dispiace
p-per quello che è successo prima … Forse
m-mi sono lasciata prendere un po’ t-troppo dalla foga e non
mi sono resa conto
d-di quello che facevo … Non volevo … Scusami,
C-Cloud”. Abbassai la testa,
lasciando che il mio corto caschetto mi coprisse il volto. La frangia
mi scese
sull’occhio destro, coprendolo. Era come se mi stessi
nascondendo da lui, non
volevo che mi guardasse. Mi metteva a disagio essere oggetto dei suoi
sguardi.
E il fatto che avessi praticamente biascicato le mie scuse,
riempiendole di
balbetti vari, mi faceva sentire quasi impotente. Sentii
improvvisamente una
mano poggiarsi sulla mia spalla sinistra. Lentamente, il ragazzo la
fece
scorrere fino alla spalla destra, poi la fece scorrere sul fianco e
… mi tirò
verso di sé. Mi trovai improvvisamente intrappolata in un
abbraccio. La mia
testa era poggiata sulla sua spalla sinistra. Mi sussurrò in
un orecchio che
aveva accettato le mie scuse. Stette un po’ in silenzio, poi
riprese.
“Cosa ti ha detto
esattamente Aerith su Wall Market?”.
“Ecco …
M-Mi ha detto come … ti sei … vestito
… e … di …
sì, ecco … insomma … della
… b-biancheria intima …”. Mi
lasciò. Era tutto
rosso.
“…
Aerith ha esagerato” più che sentirlo, lo intuii
dal
labiale, dato quanto parlava piano. Dato che in quel momento mi sentivo
piuttosto sincera, e dato che fatto trenta, perché non fare
trentuno (o per
restare in ambito numerico, non c’è due senza
tre), mi avvicinai al suo
orecchio e sussurrai:
“Mi piacciono
molto i tuoi occhi. Li trovo davvero
belli”. Mi allontanai, solo per vederlo arrossire
più di prima e cominciare a
balbettare frasi sconnesse come “sì …
ecco … insomma … io …”. Mi
guardò.
Sorrisi e lo salutai, poi, andai a raggiungere Red XIII e le ragazze.
Recuperai
Red e me lo portai da una parte.
“Red, fra voi
… ehm … animali … come funzionano le
cose
quando si è innamorati?” ostentavo una certa
sicurezza nel parlare, la realtà
era che non ci stavo più con la testa, ero persa nel mondo
dei sogni. Perché
ormai avevo quasi capito che cosa mi era preso.
“Com’è
che ti interessano queste cose?” mi chiese. In
effetti era una domanda più che legittima. Sentivo di
potermi fidare di Red
XIII, così decisi di aprirmi. Forse scaricarmi mi avrebbe
fatto tornare in me.
“Io …
penso di … avere una cotta … cioè, in
realtà non so
se è una cotta, o una cotta cotta, o se sono proprio
innamorata, o se è solo la
mia testa che fa cilecca, è che non mi è mai
capitata una cosa del genere,
quindi non so come mi devo comportare, in realtà non so
nemmeno cosa provo, se
provo qualcosa e …”. Per fortuna Red mi
fermò, sarei potuta andare avanti per
secoli a farneticare senza concludere un bel niente.
“Primo, parla
piano; secondo, prendi fiato; terzo, è
Cloud?”. Centro. Colpita e affondata.
“…
sì …” dissi non nascondendo un vago
rossore e
cominciando a giocherellare con una ciocca di capelli.
“Per noi animali
la fase di corteggiamento è
fondamentale, si conquista un esemplare femminile mettendo in mostra le
proprie
capacità e, spesso, negli esemplari sottosviluppati e/o con
una corteccia meno
attiva, con fasi di ululati alla luna”. Lo guardai con una
faccia tra il
perplesso e lo sbigottito. Inclinai leggermente la testa, cercando di
acquisire
le informazioni e confrontandole con le poche nozioni che avevo in
merito. No,
non combaciavano affatto. Se volevo evitare di fare casini, dovevo
affidarmi ad
altri metodi.
“Oook, per noi
umani le cose funzionano un tantino
diversamente … Anche se in effetti ho sentito parlare di
serenate alla luna …
ma primo, sono cose che fanno gli uomini e secondo … non
voglio certo sembrare
un fenomeno da baraccone!”.
“Allora
perché mi hai chiesto aiuto se le mie
informazioni non ti servivano?”.
“Perché
pensavo che mi avrebbero potuto dare qualche
idea!”. Mentre esponevo la mia “tesi” a
Red XIII, sentii la Buggy fare un
rumoraccio e fermarsi. Una nuvola di fumo cominciò ad uscire
dal motore, che
era incredibilmente vicino a noi, perciò mi allontanai ed
informai Barret,
attualmente alla guida, del problema avuto al motore. L’uomo
rispose così
(testuali parole):
“Me**a! Questo
strafo****issimo affare si è già rotto!
Ca**o, quel Dio non ci poteva dare un mezzo che non fosse da buttare al
ce**o
dopo due giorni?!”.
Dopo la soave affermazione di Barret, scendemmo tutti dalla Buggy, io e Red più intossicati degli altri dalle esalazioni del motore arrugginito di quell’aggeggio semovente. Fortunatamente eravamo vicini ad un villaggio; peccato solo che nessuno sapesse di quale sperduto villaggio si trattasse. O per meglio dire, quasi nessuno. Red ci spiegò che quella era Cosmo Canyon, la sua città natale, luogo in cui era conservato il sapere di tutto il Pianeta.
NOTE DELL'AUTRICE
Non
ci credo, un nuovo capitolo scritto in un solo giorno *^* Anyway, per
tutti coloro che volevano un po' di romanticismo, eccovi accontentati!
Finalmente la nostra ninja si è resa conto dei suoi
sentimenti, e le cose da ora si faranno più interessanti che
mai! In questo ho dato spazio solo ai rapporti fra Yuffie e gli altri,
e sinceramente le tre ragazze a spettegolare sui ragazzi ce le ho
sempre viste bene XD In attesa del prossimo capitolo, stay tuned, e mi
raccomando, recensite, recensite e fatemi sapere che ne pensate ;)