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Autore: ChiaraB    10/07/2013    0 recensioni
Dunque questa è la prima storia che esce fuori dal mio cervello, e deriva da un paio d'anni di giochi di ruolo su Harry Potter. Parla di un'ipotetica figlia di Neville, Chanel, totalmente inventata da me. La sua storia è strana, non è figlia di Neville e Hannah come Frank e Alice, suoi fratelli maggiori, ma di Neville e una maride del Lago Nero, molto abile nel sedurlo e morta poco dopo aver dato la bimba alla luce sulla riva di quello stesso lago. Ovviamente Hannah non è molto contenta di ciò, ecco perché si comporta così..
Lo so, un po' improbabile, ma che ci volete fare? :)
Beh, se vi ho incuriosito provate a leggerla e perché no, recensitela... Vorrei sapere cosa ne pensate :D
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannah Abbott, Neville Paciock, Nuovo personaggio | Coppie: Hannah/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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-  Papà, ho fatto un brutto sogno, posso dormire nel lettone con te questa notte?

Neville si stropicciò gli occhi e gettò un’ occhiata assonnata alla sveglia sul comodino: le 3.17. Sospirò trattenendo uno sbadiglio e si sforzò di sembrare il più sveglio e attivo possibile.

- Ma certo principessa, vieni qui.

Le sorrise, la voce ancora impastata dal sonno, alzando le lenzuola tra le quali la piccola Chanel si intrufolò con qualche difficoltà: a tre anni e mezzo era così piccola che a malapena riusciva ad arrampicarsi sulle sedie della sala da pranzo, figurarsi se poteva riuscirci col materasso del lettone matrimoniale della camera dei suoi ge.. del suo papà.

- Buonanotte, papà.

Sussurrò la piccola, sistemando i lunghi capelli biondi sul cuscino in modo che non le dessero fastidio mentre dormiva. Suo padre la strinse, forse d’istinto, e le stampò un bacio sulla fronticina prima di richiudere gli occhi e tornare in quel piacevole stato di semi-incoscienza che precede il sonno più profondo. I piedini freddi ghiacciati di sua figlia insinuati tra le cosce gli davano un po’ di fastidio, ma non ci fece caso, voleva solo dormire.

- Neville, non può stare qui, lo sai.

La voce di Hannah, sorprendentemente lucida e cristallina a dispetto dell’ora, sferzò il silenzio con una freddezza inaspettata. Certo, era stata chiara con il marito dopo l’ennesima discussione che aveva avuto come oggetto causa Chanel. Hannah aveva fatto di tutto per riuscire a superare il fatto che suo marito, l’uomo con cui si era giurata amore eterno pochi mesi prima, l’avesse tradita seppur involontariamente, però ancora quella bimba, il frutto tangibile di quel tradimento.. Semplicemente non la voleva sotto gli occhi. Per quanto ci provasse, il suo orgoglio le impediva di trattarla come se fosse sua figlia. Le preparava da mangiare, le lavava i vestiti, certo, ma nulla più. Non c’era affetto da parte sua nei confronti della biondissima bimba, e pensare che era quanto di più tenero esistesse al mondo. Semplicemente le dava fastidio. Le dava fastidio vederla, le dava fastidio vedere suo marito essere così protettivo, amorevole, affettuoso con lei più che con Frank e Alice, le dava fastidio la sua vocina acuta, sempre gioiosa nonostante tutto, come quegli occhioni azzurro cielo che sembravano leggerti dentro, le dava fastidio l’amore incondizionato della piccola per l’acqua e tutto ciò che avesse legami con essa. Tutto ciò le faceva male.

- Portala via.

L’ordine, la sua voce ferma e dura, non tradivano il suo stato d’animo, ma i suoi occhi sì. Gli occhi di Hannah erano lucidi, sofferenti, perciò non aggiunse altro e si sistemò di nuovo in posizione fetale nella sua parte di letto, muta anche se già sapeva che non avrebbe dormito oltre, almeno per quella notte. Avrebbe contato i minuti, sveglissima, finché il marito non fosse tornato a dormire, con lei.

- Sì, Hannah, mi dispiace.

Neville aveva già il sospetto che sarebbe andata a finire così, ma non era capace di dire no alla sua piccola principessa. In silenzio sedette sul letto, dove si stropicciò di nuovo gli occhi per essere certo o quasi di non inciampare per strada e, dopo aver infilato le pantofole blu notte come il pigiama che portava, si alzò finalmente in piedi e scosse lievemente la figlia che già dormiva col pollice in bocca. Ella aprì gli occhietti assonnati semi-aprendo la bocca e si mise meccanicamente a sedere, la vocina sonnolenta mentre il padre se la prendeva in braccio e la portava fuori dalla stanza, ben deciso a vederla tranquilla prima di azzardarsi a rimetterla a letto da sola.

- Cosa succede papà? Cos’ho fatto? Non devo fare pipì.

- Va tutto bene, principessa, ma a Mr. Finn manchi tanto, non gli piace stare a letto da solo, lo sai?.

Chanel un orsetto di peluche non ce l’aveva. Aveva però il suo delfino di peluche, Mr. Finn, suo compagno di giochi, di confessioni e di letto. Chanel ci era legata, le aveva sempre fatto compagnia già dai primi giorni della sua vita burrascosa. Non riusciva a ricordarsi, infatti, di un episodio in cui non fosse presente anche lui. Mr. Finn c’era stato quella volta che aveva deciso che il pannolone era per i piccoli e non per i grandi come lei, c’era stato subito dopo, quando aveva voluto sedersi sulla tazza come i grandi e puntualmente ci era rimasta incastrata finché suo padre non era corso su a districarla da quella posizione imbarazzante, c’era stato quando finalmente nel vasino aveva fatto pipì la prima volta, orgoglioso come Neville, c’era perfino quando la piccola faceva il bagnetto, magicamente sospeso a mezz’aria a farle compagnia anche se non poteva immergersi nell’acqua.

- Ma io nel mio letto da sola non ci voglio andare, ci sarà sicuramente qualche Molliccio sotto il letto o nell’armadio. Ho paura papà, non voglio.

Di solito i capricci non li faceva la piccola, anzi, lei era quella sempre brava, quella che spesso non ci si sarebbe neanche accorti che c’era, se solo non fosse stata così bella da mozzare il fiato. Silenziosa ed elegante a modo suo in ogni movimento che faceva, obbediente all’inverosimile, un figlioletta modello, ecco com’era in casa Chanel, gentile con tutti e sorridente indipendentemente da come veniva trattata. Per questo Neville la amava incondizionatamente: era una bambina forte come l’acciaio, gli ricordava un po’ sua madre, con quel sorriso innocente e puro che mai sbiadiva, incurante della sua situazione o di quello che gli altri pensavano di lei. Per questo se la custodiva geloso come mai, lei era preziosa e unica ai suoi occhi, non c’era niente da fare: i suoi figli li amava tutti, ma Chanel aveva qualcosa di speciale che gli altri non avevano. Però sembrava che quella notte non ci fosse niente da fare e lui come avrebbe potuto costringerla a dormire da sola e per giunta male? No.

- Non ci sono Mollicci in camera tua, non devi avere paura di quello, lo sai?

- Sì, ma non ci voglio andare lo stesso. Ho fame.

- Bene, allora vada per la merenda, ma ehi, è un segreto questo, non dirlo a nessuno domani, intesi?

- Va bene, ma prima voglio Mr. Finn.

Allacciando le braccia dietro il collo del padre, Chanel aveva deciso che non voleva dormire, e avrebbe fatto tutto il necessario per far sì che lui rimanesse sveglio con lei. Certo, non che una fetta di torta, un po’ di gelato o latte e biscotti le dispiacessero così tanto, intendiamoci, e infatti dopo aver recuperato il suo amato pupazzo dalla sua stanza buia, posò la testa sulla spalla di Neville ed attese di vedere la luce accendersi in cucina e di sentire finalmente i suoi piedini toccare il pavimento. Si strinse il suo delfino sotto braccio e ancora non ne voleva sapere di togliere il pollice dalla bocca. Era sveglia, adesso, completamente, il sonno sembrava averla abbandonata anche se per il povero Neville non si poteva dire lo stesso purtroppo. Egli continuava ad aprire e chiudere il frigorifero tentando di assecondare i desideri della figlioletta.

- Voglio il gelato alla menta papà. Anzi no, voglio la torta con la cioccolata di prima. No no, ho deciso per davvero adesso, mi fai un tramezzino? No no no ades..

- Basta, Nancy, un po’ di camomilla e un paio di biscotti saranno più che sufficienti. Anzi, di camomilla ne facciamo un bel po’, cosa dici?

- La ciuccia voglio però, sono piccola io.

Ma cosa stava facendo? No, l’acqua non si prende in lavastoviglie, Neville, sveglia! No, le tazze non si trovano in frigorifero. Chanel lo trovava divertente: appollaiata su una sedia, Mr. Finn appoggiato sul tavolo di fianco a lei, e ancora il pollice in bocca, osservava divertita il padre girare come una trottola a vuoto per accontentare i suoi comodi. Non poteva mettersi a ridere, la sua coscienza glielo impediva, però si appuntò mentalmente di raccontare quella scena divertente alla tanto adorata cuginetta il giorno dopo. Spencer, la migliore amica di Chanel. Non erano cugine per davvero, questo lo sapevano entrambe, ma avevano un legame così forte che a loro non importava della parentela, bastava che si promettessero di non  lasciarsi mai. Finalmente sembrò che Neville avesse ripreso i contatti con la realtà, aveva addirittura versato la camomilla nel biberon di plastica rosa senza scottarsi. Sbadigliò di nuovo, prendendo dalla biscottiera che stava sulla mensola una manciata di biscotti al cioccolato, quelli preferiti dalla figlia. Le porse biscotti e ciuccia sorridendole di nuovo, inconsciamente ed infine sedette accanto a lei. Chanel gli sorrise di rimando, togliendo finalmente il pollice dalla bocca per sostituirlo con un biscotto, che prese a sgranocchiare divertita.

- Ne vuoi uno papà? Sono buoni sai?

- No grazie, sto bene così, vorrei solo andare a dormire adesso.

Forse era il caso di finirla con quel tempo perso per niente, forse era il caso di mandare papà a dormire, eh Nancy? Forse sì, era triste però, la bimba, non voleva stare da sola. Però.. Non finì neanche il secondo biscotto, né la camomilla, semplicemente saltò giù dalla sedia, si mise di nuovo sottobraccio il suo delfino e si avvicinò al suo papà mettendogli una mano sulla spalla. Gli stampò un bacio sulla fronte e lo fissò con un sorriso.

- Andiamo a nanna, papà. Però mi prendi in braccio.

Neville non avrebbe potuto essere più raggiante. Obbedì, si strinse la figlia al petto e spense la luce della cucina cominciando a salire di nuovo le scale che portavano alla camere. Imboccò il corridoio di destra e avanti fino alla stanza in fondo a sinistra, quella tutta piena di mobili rosa confetto, quella della sua Nancy. La posò sul suo letto, le sistemò a fianco Mr. Finn e le baciò la guancia. Non avrebbe voluto lasciarla lì, sarebbe stato più giusto averle permesso di dormire nel lettone, ma non si poteva. La bimba lo guardò in risposta e gli sorrise rassicurante.

- Andrà bene adesso, vero? Ho mangiato i biscotti al cioccolato, il cioccolato fa bene contro i Dissennatori vero papà? 

- Assolutamente sì principessa, non può disturbarti nessuno adesso.

La sua mente compose, senza che lui neanche se ne accorgesse, l'immagine di Remus Lupin. Quante volte l'aveva sentita dire da lui la stessa frase, anni prima, quando l'aria che si respirava nel mondo magico era totalmente differente. Sospirò, tornando al presente, mentre la vocina della figlia gli ronzava nelle orecchie.

- Resti un po’ qui con me, però?

- Certo, fino a che non ti sarai addormentata.

- Ti voglio bene, papà.

- Te ne voglio tanto anch’io amore mio. Sogni d’oro. 
  
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