Anime & Manga > Blue Dragon
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Autore: Triskell Nyx    10/07/2013    3 recensioni
una ragazza del mondo reale da cinque anni è stregata da un cartone: blue dragon.
un giorno per un caso fortuito viene catapultata in quel mondo e può realizzare il suo sogno di vivere delle belle avventure insieme ai suoi amici. contemporaneamente scoprirà che nemmeno in quel luogo è tutto rose e fiori e si ritroverà a cercare di risolvere i quesiti che la tormentavano già dall'altra parte dello schermo.
è la mia prima fanfiction, per favore siate clementi e aiutatemi a migliorare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sono tornataaaa!!!!
scusate tanto per il ritardo, ma ho avuto tanti casini ultimamente che ho perso il conto. comunque, cercherò di essere più costante. Buona lettura!



-GROOOWWWLL-
-Ehm... Shu?-
-GROOOWWWLL-
-Si, Kluke?- risponde il ragazzo con voce allegra
-GROOOWWWLLL-
-Non pensi che dovremmo accamparci da qualche parte e mangiare prima che Marumaro muoia di fame?- conclude lei con un sorriso dolce.
-GROOOWWWLL-
L’ennesimo rumoroso brontolio di stomaco del ragazzo sottolinea la sua proposta.
-Ehm... si, mi sa che hai ragione- conclude il ragazzo portandosi una mano dietro la testa con il suo solito sorriso imbarazzato. -Androphov, non è che puoi trovarci un posto dove mangiare qui vicino?- aggiunge poi.
-Conta su di me- risponde il ragazzo evocando la sua ombra, Alphiem, e mettendosi a monitorare la zona tramite i suoi cristalli. -Si, c’è un oasi abbastanza vicina, dovremmo arrivarci in una ventina di minuti di cammino- ci informa, finito il sopralluogo.
Detto fatto: venti minuti dopo, puntuali come la morte (anche se forse in questo mondo non dovrei scherzare su queste cose), siamo all’oasi.
Ora, quando nel mondo reale si parla di oasi, si intende un posto pacifico dove presumibilmente ci si riposa; qui invece NO.
Le simpatiche piantine qui presenti non trovano niente di meglio che darci un caloroso benvenuto cercando di divorarci. Ovviamente, non potevano sapere che i ragazzi sono evocatori di ombre... poverine, provo quasi pena per loro.
-Uff... sono morta.- si lamenta Mel, accasciandosi a terra dopo che un pugno ben mirato di Blue Dragon l’ha salvata da una specie di gigantesca azalea carnivora che sembrava trovarla appetitosa.
-Non direi, respiri e la tua voce è dolce e delicata come al solito- la prende in giro Dante, che dopo tutti anni non ha ancora imparato a chiudere il becco quando dovrebbe.
Ovviamente, Mel reagisce e i due iniziano a battibeccarsi; tipico. Ormai le mie orecchie sono così abituate che filtrano in automatico.
Mentre io mi ostino ad ignorarli, gli altri sembrano trovare quei battibecchi divertenti; quanto si vede che ci conosciamo solo da pochi giorni, anche se io mi trovo tanto a mio agio con loro che mi pare di conoscerli da sempre. Bè, in effetti, è come se li conoscessi da cinque anni, e credo che anche loro mi conoscessero in un certo senso... solo che prima non sapevano ancora della mia effettiva esistenza. Mi piace pensare che sia così, solo...
C’è questa domanda che mi martella in testa da quando sono atterrata: perchè io? Insomma, non è stata una coincidenza. So che non è stato così. Insomma... io mi sono innamorata di questo mondo quando ancora non sapevo che fosse reale, dall’altra parte dello schermo; mi tormentano dei sogni abbastanza terrificanti da mesi; un portale per questo mondo fra milioni di persone ha preso proprio me, e i miei migliori amici; Zola e Homeron sono addirittura tornati dal mondo dei morti; noi siamo stati catapultati proprio nel punto in cui potevano trovarci e evitarci una morte abbastanza dolorosa fra le fauci di un mega insettone.
L’uomo più saggio al quale abbia mai dato ascolto (che fra parentesi era il protagonista di una serie tv) diceva di non credere alle coincidenze; se sono così tante, poi...
Le mie considerazioni sono interrotte da un suono che risveglia i miei istinti primordiali, quelli risalenti ai tempi in cui gli uomini erano costretti a lottare ogni giorno per procurarsi da mangiare.
-È pronto-.
Shu e Marumaro scattano non appena Kluke finisce il verbo scattano, ma sono pronta; usando il corpo per intero come leva mi do’ una spinta in avanti e, con tutta la mia forza e il mio peso sul braccio sferro una gomitata al primo, che cade e rotola metri più in là. Mi giro per fermare anche Marumaro... ma è già troppo lontano dalla mia portata. Sgrano gli occhi impotente, mentre lui si avvicina all’ obbiettivo... ma ecco il mestolo di Kluke che cala fulmineo sulla sua testa.
Fiuu... fantastico. Pensavo davvero che stavolta avrebbero vinto.
-E anche oggi il pranzo è salvo- esclama Bouquet sollevata, mentre io e Kluke ci diamo il cinque. Eh, già: la lotta più dura che dobbiamo sostenere ogni giorno è quella per il nostro meritato pranzo contro i due ingordi; mi ricordo ancora la terza sera che ero qui, quando i due sono riusciti con un’abile manovra ad appropriarsi della cena e abbiamo dovuto acconterci di alcune radici che hanno trovato Androphov e Jiro... mi viene ancora fame al solo pensiero.
Da allora ci siamo organizzati per fare dei turni in modo da salvarci la cena.
Mel e Dante fanno turno insieme, perchè essendo nuovi non hanno molta esperienza... si, lo so, in teoria anche io dovrei farlo con loro, ma da quando mi hanno esentato dalla convalescenza ho chiesto espressamente (e anche abbastanza insistentemente a dire il vero) di provare a fare da sola.
L’ho visto già quando sono atterrata e ho dovuto combattere contro l’insetto gigante, e poi anche contro i banditi.
Così come sono, non ho nessuna possibilità di sopravvivere in questo mondo. Devo diventare più forte.
-Ehi, Ambra, tutto a posto?-
-C...come?- domando di rimando, spiazzata, svegliandomi dalle mie riflessioni.
I ragazzi sono tutti girati verso di me.
-È tutto a posto?- ripete Shu.
-Oh.. Io... Si, certo- rispondo.
-Sicura? Non hai mangiato niente- chiede Kluke, preoccupata.
-Si, si, certo- dico di nuovo.
-Se non hai fame posso...- inizia Marumaro,  lanciandosi verso di me.
-Col cavolo!!!- e finisce come al solito, il mio piede sulla sua testa, e tutti che ridono.
Tuttavia... sento che gli occhi di qualcuno sono ancora puntati fissi su di me. E di sicuro, i miei pensieri non mi abbandonano.
-Aah... che bella mangiata- commenta Shu soddisfatto, massaggiandosi la pancia.
Noi altri ridiamo in risposta.
-Ho un’idea...-propongo, sdraiandomi su una radice –e se ci prendessimo il giorno libero?-
Moneta lanciata.
-Che intendi?- chiedono gli altri facendosi attenti-
-Beh, sono giorni che marciamo senza prenderci neanche un attimo di tregua: e se oggi ne approfittassimo per rimetterci un po’ in sesto-
-Giusto; inoltre dobbiamo rifornirci, le provviste sono quasi a secco, lavare i vestiti e... beh, anche fare un bagno noi- aggiunge Kluke.
-Ho visto una pozza d’acqua laggiù che sembra fatta apposta per diventare una vasca da bagno. Si entusiasma subito Bouquet, seguita a ruota da Mel.
-Noi cerchiamo da mangiare. Androphov, dacci una mano. I tuoi poteri sono praticamente fatti apposta- sogghigna Shu.
-Come sarebbe a dire?- si scalda immediatamente Androphov.
Noi tutti scoppiamo a ridere.
-Su, diamoci da fare. Ci aspetta un estenuante giorno di... Relax!- scherzo, prima di allontanarmi da tutti.
Moneta caduta. E ho vinto io.
Gli altri useranno la giornata per rilassarsi; io mi voglio allenare.
Però...sento come se qualcuno mi stesse seguendo. Mi giro, ma non c’è nessuno: mah!
“Hei, Zola” chiamo posando una mano sulla spada. Certo, non penso che verrà a darmi una mano, con il rischio così forte di essere scoperta dai ragazzi. Però, se mi dasse un consiglio... sarebbe già un bel passo avanti.
“Si, cosa vuoi?”  chiede lei un istante dopo.
Trasalisco; sentire voci nella testa è strano!
“Mi serve una mano. Come faccio ad allenarmi qui dentro?”
Zola rimane un attimo in silenzio, eppure sento che il collegamento non si è interrotto.
“Vai un attimo avanti” mi dice poi “vedo se c’è qualcosa che può aiutarti”
“Si capo” sorrido. Come farei senza di lei!
“Ok, ferma” mi dice ad un certo punto “vedi quell’albero?”
“quello con i rami strani?” chiedo in risposta.
“Si, quello. Vedi, i rami di quell’albero hanno un potere particolare: finchè sono attaccati alla pianta sono come di gomma, rimbalzano. Quando invece vengono staccati si irrigidiscono all’istante nella posizione in cui sono stati staccati.”
“Mmm... e quindi?” chiedo in risposta.
“Io ti ho dato l’idea: sfruttala” mi risponde lei, e forse è solo una mia impressione, ma percepisco un divertimento leggermente sadico. Subito dopo, si chiude la comunicazione.
Io sbuffo e rimango a guardare l’albero.
-E adesso cosa dovrei fare?- mi chiedo, e quasi per capriccio do’ un pugnetto a un ramo.
Quello parte nella direzione in cui l’ho colpito e subito dopo torna indietro, arrivandomi in faccia..
-Ahia, ahia, ahia!- esclamo, portandomi le mani al naso. Ma non sono arrabbiata, al contrario: ho scoperto il modo di allenarmi che mi ha consigliato Zola.
Prendo un coltello che ho recuperato prima dal servizio tavola e taglio un ramo che ho tenuto dritto in modo che abbia la forma di una spada, e poi la faccio girare un attimo.
Bene, è perfettamente bilanciato. Certo, è più leggero di una spada, ma credo possa andare.
Mi metto in posizione e tiro un colpo al ramo più vicino. Che a sua volta colpisce un altro ramo. Che a sua volta...insomma, si è capito.
Riesco a parare i primi quattro o cinque colpi di rimando, ma poi il ritmo si fa troppo incalzante e sono costretta ad allontanarmi dall’ albero per evitare troppi danni. Ciò nonostante, i rami mi hanno colpito almeno quattro volte.
Prendo un po’ di fiato, poi mi rilancio. Risultato uguale al precedente.
Riprovo un altro po’ di volte, e circa alla quinta inizio a capire come funziona e resisto fino al decimo colpo (anche se poi mi arriva un ramo dritto in faccia. Ahia).
I movimenti di questi rami sono veloci, ma hanno uno schema preciso. Se si trattasse di uno scontro vero, l’avversario sarebbe estremamente più imprevedibile.
Tuttavia, finora non riesco a neutralizzare uno schema semplice come questo; devo migliorare la velocità e la coordinazione.
Il problema è che ho solo un giorno a mia disposizione, perchè domani ce ne andremo dall’oasi.
Mi rialzo, mi rimetto in posizione e torno fra il groviglio di rami.
Allo scadere della seconda ora riesco a parare fino al ventunesimo colpo, ma poi mi arrivano tre belle bastonate di fila sulla schiena, e devo rotolare di nuovo lontano dall’albero.
Se non altro, la rotolata di fuga ormai l’ho imparata bene.
-Non devi fare così- mi dice qualcuno, facendomi prendere un principio di infarto.
Mi sembrava che qualcuno mi avesse seguito, accidenti!
-Ehm... che ci fai qui Jiro?- domando, diventando di almeno dieci sfumature differenti di rosso.
Lui decide galantemente di non rispondermi.
-Tu stai attenta solo a parare i colpi che arrivano abbastanza vicini da centrarti: invece devi cercare di calcolare la traettoria di un ramo fin da quando viene colpito-
Un’analisi così dettagliata mi colpisce; è stato capace di intuire il modo di neutralizzare questa tecnica solo guardandomi?
Se è così, ho molto da imparare.
-Non ho capito la strategia solo guardandoti, se te lo stai chiedendo, ma ne sarei stato capace- dice lui, e io sobbalzo; ma questo sa leggere nei pensieri???
-E come l’hai capita, allora?- domando a mia volta, sperando che il mio sconcerto non si noti troppo.
-Semplice- risponde lui -conoscevo già questo tipo di allenamento-
Conoscete l’espressione rimanerci di sasso? Ecco.
-La... la conosci?- ripeto come un allocco.
Lui sorride, e anche se di solito i suoi sentimenti sono indecifrabili... in questo momento mi sembra triste.
-Si, è stata una delle prime tecniche che ho usato per imparare l’arte della spada- poi abbassa ulteriormente la voce -... me l’ha insegnata Zola-
-Oh- che idiota. Che idiota!eppure lo so che è stata Zola ad insegnargli ad usare la spada... dovevo immaginare qualcosa di simile.
-Ah.. ok- ripeto. Poi, dopo un attimo di pausa, mi azzardo a fare la domanda che mi preme. –Ti manca, vero?-
Jiro abbassa un attimo lo sguardo, e di nuovo scorgo tristezza, ma torna quasi subito impassibile e di nuovo decide di non rispondere. -Quello che mi stupisce è che tu l’abbia escogitata senza nessun aiuto- dice invece.
Azz... –Beh, è stato un caso...-
-Si, ho visto. Il pugno al ramo-
-Eh, già...- ridacchio come un idiota. Fortuna che le comunicazioni telepatiche non si possono sentire.
-Comunque, devi lavorare molto su questa tecnica-
-Si... il problema è che ho solo oggi... domani lasceremo l’oasi, ricordi?-
-Hai ragione- lui rimane un attimo a riflettere -Forse se ti faccio vedere impari prima- mi propone poi.
-Oh... ok. Mi farebbe molto piacere: sei tu l’esperto dopo tutto, giusto?-
Gli balena uno sguardo divertito, ma è solo un istante, poi mi prende il ramo dalla mano. Le mie dita e le sue si sfiorano per un attimo e non posso fare a meno di trasalire.
Subito dopo si sposta e si mettein posizione, poi colpisce tre rami contemporaneamente.
Io mi siedo un po’ in disparte e lo osservo. Mi perdo, nel guardare come si muove fluidamente con la “spada” in mano.
Per una ventina di minuti continua a respingere i colpi senza apparentemente fare neanche troppi sforzi, poi salta indietro.
-Hai visto?- mi chiede, riporgendomi il bastone.
Io annuisco. Non mi sono persa una mossa, in effetti.
Mi alzo e mi metto in posizione; dai... non sarà così difficile... dopotutto me lo hanno sempre detto tutti che imparo in fretta...
Mi lancio in avanti e colpisco il primo ramo, che rimbalza e ne colpisce un altro. Continuo a seguire la traettoria dei primi rami con la coda dell’occhio, mentre questi colpiscono altri rami.
La traettoria di alcuni non prevede colpire me, e non mi sfioreranno se non mi sposto. Altri mi prenderanno solo di striscio se rimango così, e non devo preoccuparmi di usare la “spada” per deviarli, ma devo schivarli con i movimenti del corpo. Altri invece si dirigono dritti verso di me, e mi colpiranno di sicuro se non faccio niente; è su di questi che devo dirigere i miei colpi.
Resisto per mezz’ora buona, ricevendo solo alcuni colpi di striscio, ma alla fine mi sento stanca e salto indietro. Finendo dritta addosso a Jiro.
Arrossisco (sai che novità) e mi sposto.
-Ehm... come sono andata?-
-Direi bene- sorride lui -Impari in fretta-
-Me lo dicono in tanti- sorrido io, per una volta senza arrossire.
-Prenditi una piccola pausa, poi riprova-
Andiamo avanti tutto il pomeriggio, con Jiro che mi osserva e corregge i miei errori, finchè Dante viene a chiamarci per la cena.
Appena ci vede, i suoi occhi si assottilliano.
-Cosa ci fate voi due qui da soli... esattamente?-
-Ambra si sta allenando, non vedi?- risponde Jiro strafottente come sempre.
-Non ne ha bisogno, è già bravissima- esclama il mio migliore amico con una punta di orgoglio. Dante ha seguito praticamente tutti i miei progressi con la scherma, da quando ho iniziato a quando siamo caduti nel fiume e siamo finiti qui.
-Si, è brava- conferma Jiro -ma ha bisogno di migliorare la sua tecnica-
Dante prende aria, evidentemente per rispondere a tono, così decido che è meglio per la salute mentale di tutti e tre se blocco questa lite sul nascere.
-Dai Dante, lascia perdere. È vero che devo migliorare molto... piuttosto andiamo a mangiare, che è tardi-
Il mio migliore amico fa una faccia fra il deluso e l’arrabbiato, come se non potesse credere che sto parteggiando con Jiro. Ma che ci posso fare?
Non voglio che litighino, e in questo caso Jiro ha ragione, anche se ha usato dei modi un po’ arroganti... ma d’altronde anche questo mi piace di lui.
-Ehi, Ambra, che ti è successo?- mi chiede Mel non appena arrivo, vedendomi piena di graffi e, soprattutto, scrutando preoccupata i due ragazzi che mi seguono.
-Niente, niente... ci stavamo allenando e non ci siamo accorti che era tardi- spiego, sbrigativa, poi mi siedo.
-Jiro, non potevi andarci più piano. E’ piena di ferite- esclama Kluke con aria di rimprovero.
-Guarda che ti stai arrabbiando per niente, io non l’ho neanche sfiorata- risponde lui tranquillo, e si siede accanto a me.
Spero di non essere rossa come mi sento, ma per sicurezza non alzo la faccia dalla scodella.
La situazione si fa ancora più imbarazzante quando Dante si siede al mio altro lato.
Gli altri per fortuna non sembrano accorgersi di niente e in breve ricominciano a essere casinisti come sempre.
Solo io e Dante stiamo in silenzio. E Mel, che conosce la situazione.
Jiro invece parla tranquillamente con Androphov, come se niente fosse.
Ogni tanto gli altri chiacchierano anche con me, che rispondo alla meno peggio. Accidenti, però, che razza di situazione!
Suddetta situazione precipita non appena Jiro si mette di nuovo a parlare con me.
-E ora cosa pensi di fare?-
-Cosa intendi, scusa?-
-Per l’allenamento. Intendi continuarlo?-
-Non vedo come, domani lasceremo l’oasi-
-Non esiste un solo tipo di allenamento- mi spiega lui –e tu hai già raggiunto un livello passabile in quella tecnica, considerando che è la prima volta che la usi. Potrai esercitarti con l’albero ogni volta che ci fermeremo ad un’oasi, è una pianta abbastanza diffusa da queste parti. Il fatto è che non puoi allenarti solo in quel modo, hai bisogno anche di qualcuno che ti insegni un po’ di tecnica. Un maestro, insomma-
In questo momento capisco la sua proposta. Ma non riesco a rispondere, dalla sorpresa.
-Non volevi diventare più forte?- rimarca lui.
Sento la determinazione scorrermi nel corpo. Ha ragione: so cosa devo fare.
-Sarà un onore, Jiro.-
Si, sarà un ottimo insegnante.
  
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