SAKURA’S HONEY
Capitolo 11: Crawling
Il cielo
plumbeo la irritava.
Le nubi
colorate di un opaco nero sfumato nel color cenere le mettevano ansia, si
sentiva oppressa da una sensazione che, quel tempo, non presagisse sulla di
buono.
Non era
mai stata brava in pregiudizi, Sakura, ma quelle poche volte che tentava, li
azzeccava.
Non era
visibile un solo pezzo di cielo azzurro e questo, sembrò spaventarla.
In
particolare, Sakura Haruno non odiava il brutto tempo.
La
pioggia le piaceva quanto il sole, le nubi le erano gradite quanto le nuvole
leggere e bianche, l’azzurro frizzante del mattino le metteva energia quanto il
blu intenso della notte.
Quel
giorno però, era diverso.
Scrollò
la testa mentre camminava velocemente sul marciapiede di un viottolo deserto,
lo sguardo fisso sul cemento e i capelli lasciati sciolti a coprirle buona
parte del viso.
Strinse
le dita intorno alla cinghie dello zaino e deglutì fiaccamente, sentendo una
morsa attanagliarle lo stomaco: ansia, preoccupazione…paura.
Il
coraggio non era una delle sue doti sfavillanti, soprattutto se questo
comportava esibirsi davanti ad un sacco di persone qualificate – probabilmente
più di lei – che l’avrebbero guardata, giudicata ed infine, accettata.
Di
questo non ne era sicura.
Lei
aveva solo l’aiuto benevolo di Orochimaru, per il resto, doveva puntare sul
talento.
Come se
fosse un riflesso naturale, accelerò il passo e, irrimediabilmente, prese una
storta alla caviglia sinistra. Si fermò.
«se ci
fossero Tenten, Hinata e Naruto…» si lasciò sfuggire in un lamento roco,
alzando lo sguardo al cielo scuro. Non sembravano nemmeno le otto del mattino.
Il tempo, il dolore alla caviglia, la coscienza e la paura sembravano voler
impedire di farla andare a quel benedetto provino.
Scosse
la testa e questa volta, aumentò si il passo, ma rimase ben attenta a non
prendere nessuna storta.
“sono
solo stupidi pensieri, stupide convinzioni…sono una dannata stupida e basta. Se
non ci provo, Tenten mi uccide. E lo stesso Naruto. Su Sakura, fallo…fallo per
te e per loro”. Ignorando i pensieri che, irrefrenabilmente le erano piombati
nella testa sotto forma di dubbi “e se mi accettassero, lo farei davvero per
Tenten e Naruto?” continuò a camminare, fino a svoltare in una strada
decisamente più larga e meglio curata.
Fino a
quel momento aveva camminato su cemento grezzo, steso in malo modo e che
irrimediabilmente, dopo molti minuti di cammino, faceva dolere i piedi.
La
differenza con la strada dove s’imponeva la facciata maestosa del luogo in cui
avrebbe eseguito il suo provino, era decisamente considerevole.
A
lettere cubitali, poco più su della porta d’entrata, l’edificio mostrava quasi
con fierezza la scritta “American Talent” che spiccava di un giallo dorato e
illuminato da alcune luci predisposte ai lati dei bordi.
Sakura
batté ciglio mordendosi la guancia. La mente, all’improvviso, si svuotò di un
qualsivoglia pensiero, mentre le gambe, automaticamente, si muovevano in
direzione di quell’edificio. La testa registrò diligentemente i particolari
superflui di quel percorso: il cemento chiaro, liscio, l’erbetta curata che
divideva una costruzione dall’altra e i fiori colorati che emanavano allegria.
Era un bel luogo e si vergognò di non aver mai prestato attenzione e di
ignorarlo sempre. Poco distante da lì c’era un parchetto con panchine di legno,
fontane di pietra grigia ed un gran affannarsi di gente. Probabilmente, era un
luogo piuttosto conosciuto.
Sakura
si ritrovò a scrollare le spalle, come per scusarsi di non averci mai fatto
caso, e voltò la testa presso l’esterno del suo obiettivo.
Osservò
per qualche istante l’imponente facciata, tentennando appena sulla decisione di
entrarci o no.
Indietreggiò
di qualche passo, notando delle vetrine appese al muro esteriore in cui erano
esposte delle foto che ritraevano ragazzi, maschi e femmine, nel pieno di
un’esecuzione artistica. “sarò anche io come loro?” si domandò quasi
spontaneamente a quella vista, alzando una mano dalla pelle eburnea che
appoggiò delicatamente sul vetro. Fissò bene la gamba alzata di una ragazza
bionda, annotando la compostezza con la quale si stava esibendo.
A
riportarla alla realtà ci pensò una porta sbattuta violentemente contro il
muro, tanto che un sonoro crack la fece sussultare sul posto e ritrarre
frettolosamente la mano.
Una furia
bionda uscì dall’edificio con passo svelto e ondeggiato, i capelli dorati
lasciati insolitamente sciolti. L’espressione del viso era crucciata, se non
furiosa. Veramente furiosa. E gli occhi cerulei, mandavano saette immaginarie.
Ino
Yamanaka non si accorse nemmeno di Sakura che, spostatasi per evitare una morte
precoce, era rimasta ferma a fissare la sua figura elegante e impeccabile, come
se quella rabbia non le appartenesse e manco la sfiorasse.
Yamanaka
era brava a nascondere le sue emozioni, pensò Sakura. Sebbene la rabbia era
visibile, la compostezza con la quale si avvicinò alla limousine nera che
l’aspettava poco distante al marciapiede, era invidiabile. Era perfettamente
controllata, anche se l’Haruno udì bene lo sportello sbattere più del dovuto.
Con un
sospiro mesto, Sakura si rivolse nuovamente all’imponente facciata dell’
“American Talent”, provando ad ipotizzare il motivo per il quale, una ragazza
discretamente famosa potesse essere così furibonda. Approfittando della porta
lasciata aperta da Ino, la ragazza s’intrufolò velocemente all’interno
dell’agenzia, decisa.
La prima
impressione che ebbe, fu quella di ritrovarsi nei panni di Teseo alle prese nel
labirinto di Creta. L’unico problema era che non c’era nessuna manna dal cielo
disposta ad aiutarla con un filo per muovesi meglio all’interno di
quell’immensità.
“ok,
respira Sakura. Non è nulla di grave. Dopotutto sei solo all’entrata. La
reception sarà qui vicino…” guardandosi attentamente intorno, tentò di scovare
la meta ambita.
I muri
colorati ti tinta vermiglia e dorata le offuscavano appena la vista mentre
quasi con disperazione, tentava di cavarsela in quella situazione. Tutti i
corridoi sembravano uguali e lei, si sentiva inghiottita se non veramente
disperata.
«Dio,
dove cavolo sono finita? Mi sembra di essere in un film, accidenti» gemette,
scrutando nervosa un corridoio spiccicato a quello che aveva appena
abbandonato.
Dopo
qualche minuto che le sembrò un’ora, uno strano scalpiccio proveniente da una
porta chiusa, attirò la sua attenzione. All’improvviso, quella porta di legno
di mogano si aprì violentemente rivelando una decina di persone.
«Forza,
preparate Tayuya nel camerino! La voglio nel camerino entro dieci minuti o è
fuori! La voglio truccata, acconciata e vestita per lo spot e trovatemi al più
presto Kurenai!» ordinò con fare pratico una donna in mezzo a quell’ora di
gente, impartendo indicazioni con il braccio a chiunque le capitasse sotto
tiro. I capelli scuri erano acconciati alla meno peggio in uno stretto chignon dietro
la testa anche se numerosi ciuffi le adombravano il viso e gli occhi nocciola
sembravano di fuoco. Sbuffando, la giovane donna si spostò una ciocca di
frangia dalla fronte.
Attese
qualche secondo.
«Cosa ci
fate ancora qui?! ANDATE A PREPARARE TAYUYA E PORTATEMI KURENAI, CAZZO!»
strillò innervosita, in tono decisamente rude e acuto. Sakura dovette sforzarsi
di trattenere un risolino alla vista degli assistenti che correvano via
spaventati e, con passo molto più sicuro di quanto fosse prima, si avvicinò.
Tirando un sorriso e cercando di assumere un’aria puramente casuale ed
innocente, tossicchiò, richiamando l’attenzione della donna ora rimasta sola.
«professoressa
Mitarashi?» sussurrò quasi incredula, osservandola.
«uh?
Haruno, sei tu. Ma che sorpresa! Cosa diamine ci fai qui?» la voce, che aveva
assunto precedentemente un tono sorpreso, ritornò seccato anche se il viso era
un poco più rallegrato di qualche momento prima.
La
professoressa Anko Mitarashi non era avanti con l’età anzi, era una di quelle
che vantava una bellezza discreta e matura nonostante la trentina d’anni. Usava
un gergo piuttosto volgare, e vestiva di indumenti moderatamente scollati che
la rendevano provocante e facevano gioire i ragazzi che frequentavano il liceo
dove ormai probabilmente, non insegnava più.
«beh,
sono stata chiamata dal signor Orochimaru per un provino, sa…per un video,
ecco. E stavo cercando appunto la reception o lo studio di Oro…» la mano di
Anko scattò in aria, segno di volerla zittire senza l’uso delle parole. Lo
sguardo nocciola e profondo era concentrato sull’esile figura di Sakura Haruno,
studentessa che vantava buoni voti anche se non brillanti.
«e come
sei finita qui? Da un prestigioso liceo che insegna a far lavorare meglio la
mente che il corpo?» la domanda era uscita spontanea, non premeditata. Se non
fosse una persona dall’orgoglio caparbio, Anko si sarebbe scusata.
Sakura
batté ciglio, confusa.
«detto
francamente mi ha chiamata il signor Orochimaru e…per adesso – la ragazza
spostò o sguardo a terra - …devo andare avanti. Purtroppo come lei sa, non
posso contare molto sui miei genitori» concluse senza alzare il volto.
«nulla,
lascia stare. È che sono alle prese con un’ochetta senza cervello che crede di
essermi superiore, tsk…» sbottò disgustata la Mitarashi, contraendo il volto in
un’espressione arrabbiata. Famosi di quella professoressa, erano le tentazioni
competitive e superiori che aveva nei confronti degli altri. Per questo Sakura
non si stupì sentendo quell’affermazione, riconoscendo buona parte di se stessa
in Anko.
«…dicevi
che cercavi Orochimaru, giusto?» domandò quest’ultima, afferrando un piccolo
plico contenente alcuni fogli stampati al computer dal mobiletto del corridoio.
Vedendo annuire la ragazza, Mitarashi si concesse un attimo di silenzio nello
scrutare le scritte minuscole del foglio.
«bene.
Orochimaru dovrebbe arrivare fra poco dato che il suo orario è stato cambiato
da qualche tempo. Il suo ufficio è qui vicino, puoi aspettarlo qui» sentenziò
infine, rimettendo i fogli che aveva estratto nella busta e ripoggiando questa
sul mobile.
«posso
farle una domanda, Professoressa?» Anko spostò lo sguardo sulla giovane ancora
in piedi di fronte a lei. Le sopracciglia corvine si corrugarono, formando
piccole rughe sulla fronte. Infine, annuì.
«come
mai lei ha lasciato il corpo insegnanti per lavorare qui? Insomma, sicuramente
non è male come posto ma…credevo che a lei non piacessero questi tipi di
lavoro» espose schietta, attendendo ansiosa la risposta.
Per un
attimo le parve che Anko non la stesse nemmeno a sentire.
Il viso
era privo di espressione e gli occhi erano più lucidi del dovuto.
«dimmelo Orochimaru, dimmelo! Mi hai ammaliata con le tue
stupide pretese e io ti ho seguito, ho abbandonato tutto per te! Adesso
perché…perché…?» ventinove anni sciupati, non li dimostrava nemmeno. Il sudore
colava lentamente lungo le tempie che pulsavano dolorosamente, le lacrime che
si mischiavano al sudore sulle guance.
Il veleno che la possedeva e che l’aveva mangiata da dentro.
«non ti ho costretta cara Anko. Sei tu che hai deciso di
seguirmi. Volevi più successo, maggiore fortuna…beh, chi cerca questo deve
pagare e soprattutto, può essere sostituito quando si trova qualcun altro
migliore. Devo dire che come coreografa non eri niente male, ma Tayuya ti
supera di gran lunga. Mi dispiace» il tono basso e rauco la fece sobbalzare
schifata, i capelli aderivano al collo bagnato dalla disperazione e dalle
vampate di calore di chi è cosciente di aver perso tutto. Con un ultimo impeto
d’orgoglio, urlò.
«E ADESSO IO COSA FARO’?! ho lasciato tutto…tutto…adesso
dammi qualcos’altro! Me lo devi dannato, me lo devi! Ti ho servito in tutti i
tuoi capricci!» la figura slanciata che stava davanti a lei non si voltò
nemmeno a guardarla. Forse non aveva nemmeno il coraggio dopo averle distrutto
la vita con due semplici parole sussurrate come se nulla fosse. “sei
licenziata”.
«sarai l’assistente della nuova coreografa. Servirai lei,
ora. Questo è il massimo che ti posso offrire cara Anko, dopotutto mi sei stata
veramente utile» con queste ultime parole ed un gesto seccato della mano,
Orochimaru la scacciò brutalmente.
Irata, frustrata e umiliata, Anko Mitarashi non poté far a
meno che chinare il capo e voltarsi verso la porta, maledicendosi per aver
ceduto alla voglia di successo e di superbia.
Il successo che era divenuto veleno.
Più ne abusava e più ci perdeva.
«professoressa?»
la voce di Sakura le fece battere distrattamente ciglio, ritornando alla sua
routine che svolgeva ormai da due e passa anni.
«oh,
scusa. Comunque sono qui perché… beh, ho i miei motivi. Sakura…tu non sei mai
stata un’alunna brillante – rivelò senza cattiveria Anko anche se l’Haruno
abbassò il capo vagamente depressa - …ma comunque eri una sveglia. Ti consiglio
di stare attenta. Tieniti stretti gli amici, Uzumaki e Akasaki, giusto?
Tieniteli stretti. Arrivederci» senza aggiungere altro, le diede le spalle e
cominciò a camminare con passi misurati, fino a sparire dietro l’angolo.
Sakura
rimase perplessa per qualche istante.
Le venne
naturale pensare a Tenten, a Naruto e…alla piccola Hinata. Loro erano i suoi
più cari amici e di sicuro, solo per il fatto di tentare la fortuna con un
provino non l’avrebbe mai allontanata da loro. Poi l’istinto la portò a pensare
a Kiba, Shikamaru, Neji e Sasuke, conosciuti veramente da poco ma che erano
entrati facilmente nella sua vita.
Non li
avrebbe mai abbandonati per il successo.
«Sakura,
che onore!» una calda e sibillina voce le giunse all’orecchie intorpidite,
pulendo la sua mente dai pensieri. Si voltò ed incontrò l’alta figura di
Orochimaru davanti a lei, coperta da un vistoso cappotto evidentemente lavorato
con la pelle di serpente. Gli occhi dorati risaltavano sulla pelle pallida, i
capelli d’ossidiana gli ricadevano affusolati lungo le spalle ma erano così
diversi da quelli di Sasuke. Il ghigno stampato sulle labbra livide spiccava
divertito alla sua espressione spaesata.
«ah si,
signor Orochimaru, sono Sakura Haruno, si ricorda di me…» come aveva fatto poco
prima Anko, lo stesso Orochimaru alzò la mano facendola tacere.
“deve
essere un vizio” pensò Sakura tramutando il suo sbuffo stizzito in un sospiro.
«chi mai
potrebbe dimenticarsi di una simile bellezza, cara Sakura?» domandò
retorico l’uomo allargando il suo ghigno in un sorriso sincero per nulla
convincente.
La
ragazza abbassò il capo, nascondendo il rossore che si era propagato sulle
guance. Non era la prima volta che riceveva un complimento, ma fatto da un
produttore così famoso la rendeva più orgogliosa di quanto già non fosse.
Orochimaru schioccò la lingua soddisfatto mentre si dirigeva silenziosamente
nel suo studio, invitando silenziosamente Sakura a seguirlo.
In quel
momento, la ragazza lo fissò per qualche secondo. Quella figura l’ammaliava
molto, emanava una strana sensazione. Non di sicurezza ma…di oblio. Di ipnosi.
I volti
di Hinata, Tenten, Naruto e di Sasuke, furono oscurati dall’immagine di una
delle più quotate e volute ballerine evidentemente scoperta da quello strano
quanto invitante uomo.
«Hinata,
stai bene?» domandò con un cipiglio preoccupato Tenten, in quel momento
posseduta da una strana felicità che la rendeva ebbra di soddisfazione. La
Hyuga annuì con aria assente, puntando lo sguardo a terra ed evitando
cocciutamente quello del ragazzo biondo che le camminava affianco.
«…a me
non sembra. Sei molto pallida» commentò Naruto abbassando il busto in avanti,
cercando di spiare sotto la lunga frangia corvina la pelle di Hinata che in
quel momento, al contrario delle affermazioni da parte degli amici, si tinse di
rosso.
«ma
lasciala stare Nacchan. E piuttosto, dove stiamo andando?» s’intromise
Inuzuka accelerando il passo per raggiungere Hinata, Tenten e Naruto che
camminavano avanti a Sasuke e Neji, entrambi con le mani in tasca e la mente
persa chissà dove.
«all’ “American Talent”, che domande!
Passiamo a prendere Sakura e poi ci facciamo un giro
al parchetto lì vicino. Ho sentito dire che è molto bello» rivelò sapiente la
castana, rallentando appositamente il passo, cedendo volentieri il suo posto a
Kiba e affiancandosi a Neji.
«Oh, non
ci sono mai stato in quel quartiere. Chissà com’è» Naruto assunse
un’espressione beota in un tentativo di concentrazione massima. Espressione che
non si salvò dalle pressanti battute di Kiba.
Hinata
si morse il labbro, tentando di non ridere per non offendere l’Uzumaki e,
spontaneamente, si voltò vero il fratello.
Neji non
dava segno di vederla né di aver notato il suo sguardo su di sé, anche se lei
sapeva che lui ne era a conoscenza. In quelle poche settimane passate lì, di
giorno in giorno, non avevano fatto altro che ignorarsi. O meglio, era lui che
ignorava lei.
Ogni
qual volta che si avvicinava per parlare, lui la liquidava senza nemmeno
un’occhiata, dirigendosi altrove. Sviava il discorso, lo sapeva, Hinata.
Ma non
poteva far finta di nulla in eterno.
In
quell’istante, Neji alzò il viso facendo scontrare l’azzurro ghiaccio con il
gemello. Lui ed Hinata non erano propriamente due gocce d’acqua, ma gli occhi
erano dannatamente uguali.
Vide la
ragazza fremere, il labbro inferiore tremare. Ma non distolse lo sguardo e
continuò a fissarla, quasi volesse farle male. Quasi la volesse trafiggere con
la sola forza della vista.
Con
quell’occhiata, un tacito accordo era stato preso.
Avrebbero parlato.
Ma non
in quel momento.
Era
comunque, un buon passo avanti.
«ohi
Sas’ke, alla fine hai ridato l’ombrello a Cenerentola?» domandò sarcastico Kiba
riprendendo postazione dietro e alzando un braccio che fece passare sulle
spalle del moro.
Di tutta
risposta ricevette un sbuffo seccato.
«sì, gliel’ho
ridato. Contento?» borbottò l’Uchiha serrando le labbra secche e trovando
stranamente interessanti gli alberi spogli classici della stagione invernale.
Kiba
fece spallucce, innocentemente. Un sorriso si pronunciò poco dopo, anche se si
guardò bene di nascondere alla vista dell’amico. L’Inuzuka guardò
distrattamente i compagni con i quali camminava.
Naruto
era intento ad osservare interessato la figura minuta di Hinata e, quando lei
si voltava verso di lui, le guance abbronzate si imporporavano appena e la mano
scattava spontanea a scompigliarsi la zazzera bionda.
Neji se
ne stava silenzioso al fianco di Tenten che trotterellava allegra, osservando
assente il sole pallido di inverno. Camminavano con un ritmo tutto loro e le
mani si sfioravano placidamente, senza toccarsi. Sembrava però che le dita
avrebbero voluto intrecciarsi fra di loro e stringersi. Nonostante questo, lo
Hyuga non si risparmiava delle occhiatacce in direzione della sorella e
soprattutto di Naruto [che si stava scompigliando i capelli segno di un flirt
appena cominciato, sotto i suoi occhi].
Sasuke
era perso nei suoi pensieri, semplicemente in balia di se stesso e delle sue
percezioni. Percezioni che tentavano di scovare Sakura, di sapere se lei fosse
riuscita a superare quel provino e di mettere insieme una frase d’effetto come
congratulazione in caso positivo.
“mi sa
che devo cercarmi una ragazza” ammise solenne Kiba, sorridendo e sentendo
l’aria invernale pizzicargli il viso già provato.
«Sakura! Ehi, Sakura!» corse tranquillamente verso di lei che
si era voltata indispettita e visibilmente nervosa. Non si scompose e, con
calma, le porse l’ombrello rosa che teneva fra le mani. L’Haruno sospirò,
aprendo poi il volto in un lieve sorriso. La tensione nei suoi occhi non era
sparita, ma erano un poco più allegri.
«tieni. Me lo avevi prestato sabato scorso» aggiunse Sasuke
osservando i lineamenti di quel viso femminile corrugarsi in un’espressione
tirata.
«ah si, è vero. Grazie per avermelo riportato» buttò giù
qualche parola, abbassando gli occhi verdi e fissando svogliatamente le punte
delle scarpe. Sasuke serrò le labbra.
«tutto bene? È successo qualcosa?» domandò quasi si trattasse
di una questione personale, cercando con i suoi gli occhi di lei. Quando lei
alzò lo sguardo ed incontrò il suo, si sentì maledettamente in imbarazzo e si
ritrovò a distoglierlo.
Sakura schiuse le labbra, pronta a lanciarsi nel resoconto
delle sue frustrazioni. Il fatto di non sapere giocare a basket e di aver fatto
brutta impressione davanti a lui, il fatto di non fidarsi più di se stessa e
delle sue decisioni e, le venne spontaneo, volergli chiedere se conosceva
Orochimaru e se fosse una cosa buona andare da lui. Quel tipo, non la
convinceva per niente.
Quando le parole divennero insostenibili, sulle labbra,
decise di inghiottirle, deglutendo e contraendo i muscoli facciali in un
sorriso di cortesia.
«va tutto benissimo. Anche a te, no?» spostò il peso da una
gamba all’altra, cercando con le iridi la porta d’uscita. Quella conversazione
stava prendendo una piega storta, secondo Sasuke. Era evidente che lei se ne
volesse andare. Fece spallucce, come al solito, e borbottò un “sì” veloce,
mettendo fra le mani a Sakura l’ombrello e girandosi dalla parte opposta alla
sua.
Forse si aspettava di essere chiamato, di sentire la voce di
Sakura pregarlo di fermarsi.
E così accadde.
«Sasuke!» non si avvicinò a lui, al contrario, mosse qualche
passo verso il portone d’uscita della palestra. Posò la mano sulla maniglia, un
po’ titubante.
«grazie. E ci conto sul fatto che non sono un vero schifo a
basket ma che è colpa delle scarpe. Quindi se mi monto la testa è colpa tua! Ci
vediamo!» con quelle ultime parole ed un vero sorriso, abbassò la maniglia ed
uscì.
Sasuke rimase per un attimo sorpreso e poi divertito.
Non poté far a meno di sogghignare nel pensare che, se Sakura
fosse risultata davvero troppo montata nei giorni che seguivano, era
effettivamente colpa sua.
«secondo
me ce l’ha fatta» proclamò solenne Naruto, scaturendo l’ilarità di Tenten e
Kiba.
«ovvio
che ce l’ha fatta! Stiamo parlando di Sakura, mica di te!» esclamò l’Inuzuka
seriamente offeso nell’orgoglio. L’Uzumaki alzò gli occhi al cielo, scocciato.
«Ah. Ah. Ah. Sei assurdamente divertente, Kiba» sbottò rivolgendosi ad
un’Hinata alquanto perplessa. Alzò un sopracciglio biondo.
«Hinata…quand’è
che compi gli anni?» chiese interessato. Sasuke si trattenne per non dare un
coppino all’amico, anche se ci pensò Kiba che – stranamente o forse – ci era
arrivato.
«razza
di idiota, Hinata compie gli anni lo stesso giorno in cui li compie Neji»
scosse desolato la testa Kiba, con aria di chi la sa lunga. Naruto portò le
braccia al petto.
«scusate
tanto se non ci avevo pensato!» ribatté offeso.
«perché,
tu pensi?» ed ovviamente, tutti gli spunti erano buoni per un come Kiba che si
divertiva davvero molto a prendere in giro l’amico, anche se poi ci rimetteva
qualcosa.
«comunque
sia…manca poco al vostro compleanno, giusto, Neji?» tentò di riportare ordine
l’Uchiha, separando prontamente l’Inuzuka e il biondo che avevano ben presto
superato il limite delle battute ed erano passati alle mani.
«si,
qualche giorno…niente di speciale» commentò atono lo Hyuga, come se la
questione non gli riguardasse minimamente e limitandosi ad osservare con un
misto di stupore e disgusto Naruto e Kiba che tentavano di spostare Sasuke per
potersi nuovamente riacciuffare.
«beh
quindi…direi che non ci sarebbe niente di meglio che organizzare una bella
festa, vero?» sarà perché non aveva voglia di rispondere, sarà perché l’aveva
proposta lei e sua sorella non obiettava, Neji non disse nulla e si
limitò ad acconsentire all’idea euforica di Tenten.
L’ira fa
parte dei sette peccati capitali.
È una
sensazione che non impiega molto ad annebbiarti la mente e farti perdere la
lucidità.
A volte,
porta a compiere azioni esasperate, al limite della sopportazione. È come un veleno
che si espande nel corpo, che ti invoglia ad essere sempre più crudele.
C’è chi
diventa rosso in viso quando si arrabbia.
C’è chi
invece, assume tonalità eteree e fin troppo pallide.
C’è chi
riesce a mascherare con una certa maestria le sensazioni che gli attanagliano
il cuore e che stringono in una morsa lo stomaco.
L’ultimo,
è il caso di Ino Yamanaka.
Seduta
composta sul sedile di pelle beige della limousine, le gambe sensualmente
incrociate e scoperte dallo spacco della gonna bianca, si tormentava le mani
nervosamente.
Ma il
viso non lasciava trasudare nulla. Né rabbia, né risentimento.
Si
limitava a fissare senza apparente interesse il vetro oscurato che divideva lei
dall’autista e, quando comprese che nessuno la stava guardando, si lasciò
sfuggire un sospiro stanco dalle labbra colorate di rosa. Si tolse la giacca,
buttandola poco elegantemente all’angolo, vicino alla portiera e osservò la sua
pelle candida, rabbrividire.
Rabbia.
Tanta.
Non
voleva ritornare in Francia così presto, le veniva da piangere alla sola idea.
Se quel
maledetto di Orochimaru avesse insistito di più con il regista del suo film,
era sicura che avrebbe potuto restare ancora una settimana abbondante, lì, in
America.
«c’est
pas possible! C’est pas
possible! Damnation! Je le déteste!» (non è
possibile ! non è possibile ! Dannazione! Lo detesto/odio) sibilò contrita, prendendosi una ciocca di capelli biondi fra
le dita e girandosela fra di queste. L’impulso irrefrenabile di spaccare il
vetro si accese in lei, ma riuscì a darsi un contegno.
Era
un’attrice. Ed essendo tale, aveva dei doveri.
Come
quello di allontanare l’idea di strapparsi quel ciuffo di capelli, tanto la
rabbia.
Il cellulare,
giusto perché non esisteva essere più diabolico di quello, decise di squillare
fastidiosamente. Per lo meno, tutto era fastidioso alle orecchie di Ino, in
quel momento.
«Allô?!
Allô? C’est Ino Yamanaka à
l’appareil. Qui c’est ?» (Pronto?
Pronto? Sono Ino Yamanaka, chi è?) rispose
seccata, con il suo impeccabile francese e l’accento europeo. Sentì
tossicchiare dall’altro capo.
«ehm…Ino?»
chiamò tentennante una voce profonda, resa metallica dalla linea telefonica.
Alla Yamanaka per poco non cadde il telefono dalla sorpresa.
«Shikamaru!
Oddio, scusa. Non mi aspettavo una tua chiamata! Come va?».
E in
quel momento, le sembrò di ritornare l’adolescente bambina che era sempre
stata, che aveva vissuto lì e che faceva i capricci per stare con Shikamaru.
Nulla di
più doloroso, in quel momento, per Ino Yamanaka che sarebbe dovuta ritornare in
Francia entro pochi giorni.
FINE 11°
CAPITOLO
Per la
prima volta, sono soddisfatta di un capitolo éwè
Devo dire
che mi sono quasi divertita a scriverlo, soprattutto le scene finali, tipo
quella con Ino. Non tanto per la sua sfortuna ma più che altro per la sua
rabbia. Bene o male, ho descritto come mi sento io. *coff coff*
Qualche
frasettina in francese ci stava, su. E come al solito ho rimandato il dialogo
fra Neji e Hinata. Ma ce la farò. *cipollino che fuma* ok, in qualche modo mi
farò perdonare per il ritardo. U.U grazie ancora a chi segue e recensisce. Non
c’è nulla di più gratificante *w*
Titolo: canzone dei Linkin Park.
Crawling. *__* che canzone squisita.
Grazie a:
Celiane4ever: e di che XD dopotutto è mio
dovere aggiornare U.U effettivamente Tenten non ha fatto una bella figura, ma a
Neji piace così quindi…*w* argh! Solitamente tento di non scrivere frasi
ambigue, ma sei riuscita a scovarne una che mi è sfuggita =.=” l’ho modificata
perché è meglio U.U grazie mille del commento ^^
Kekka94: grazie mille ^^ figurati se ti
sei dimenticata di recensire, meglio tardi che mai, dico io XD. Ok, scherzo. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e di NejiTen ce ne
sarà ancora, don’t worry! Bacio!
Eonys: =^^= grazie! Anche io penso che
Sasuke e Sakura siano troppo bellini XD ma va beh, dopotutto da una fan come me
non ci si potrebbe aspettare altro XD. Spero che tu abbia gustato questo
capitolo. Un bacio!
Immy: eh, lo so. Il capitolo
precedente era molto forzato e per nulla scritto bene. Lo so e me ne dispiace.
Spero invece che questo sia meglio perché veramente, ci ho messo tutta me
stessa. Aspetto un tuo commento ^^ bacio!
LalyBlackangel: *prende nota*
ok, grazie infinite! I gruppi che hai citato li conosco tutti anche se alcune
canzoni no. M’informerò e vedrò quale scegliere per le coreografie *w* sei
stata davvero preziosa U.U spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un
bacio e alla prossima!
Kaeru_chan: oh Kaeru *w* le tue recensioni
mi fanno sciogliere. Eheh, tranquilla, mica mi sono convertita al SasuHina! Beh
certo, è un pairing invitante, ma non tradirei mai il SasuSaku è.é piuttosto la
morte! (esagerata…ndGaara)(mpf, dilettante U.U ndRory). Ok, lasciamo da parte
gli scleri. Grazie mille della recensione e spero che anche questo capitolo sia
di tuo gradimento! Un bacio!
ps. Ovvio, SasuSaku Power!
Pps: lo
so del tuo concorso, sono terribilmente tentata ma la Dea ispirazione mi ha
voltato le spalle ç__ç
Ragazzasilenziosa: uh, ho
trovato qualcuno a cui è piaciuta l’amicizia fra Sasuke e Hinata *w* bene,
bene. Sono felice che la storia ti piaccia e spero che questo capitolo ti sia
piaciuto! Un bacio!
Kimi: dico io che le note finali sono
importanti XD mi hanno salvato la vita X°D tranquilla, niente SasuHina, non
tradirei mai il SasuSaku. Comunque credo che adesso riuscirò ad aggiornare più
in fretta >.< ce la metto tutta. Spero che questo capitolo ti abbia
soddisfatta, aspetto un tuo commento *ç* bacio!
Arwen: *______* a te basterebbe solo
questa faccina come commento u.u pensa che io a volte (quando sono in astinenza
di belle SasuSaku) me ne vado a leggere la tua fic e poi mi ritrovo con un
sorriso beota stampato in faccia come quello di Naruto. Comunque sia, sto
cercando di dare più carattere a Sakura anche se qui mi sembra molto divisa fra
la paura per Orociccio e la voglia di avere successo. Beh, spero comunque che
sia di tuo gradimento, mio grande idolo, e sono così felice di rendere in quel
modo i personaggi che inizio ad esaltarmi leggendo le tue recensioni *////* un
bacio!
Jaheira: oh mia J *__* mica ti faccio
morire di astinenza SasuSakurosa! Giammai! In questo capitolo non ce n’è molto
ma fra poco prevedo…huhu! Comunque sia, mi faccio pubblicità: se hai voglia di
SasuSaku puoi leggere le mie shot “Minutes To Midnight”. Ok, la smetto. Spero
che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!
Hermione93: massì dai, ce la farai U.U tanto
qualcosina deve pur succedere e se tu hai bucato i palloni… (stai dicendo
troppi spoiler sul NejiTen…ndGaara)(*w* ndRory). Ok, la pianto XD. Spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto! E un passaggino alla NejiTen ce l’ho
fatto ^^ ultimamente mi sto perdendo un po’ di fic, ma vedrò di rimediare! Un
beso!
Selly_92: grazie per i complimenti *///*
sentirmi dire che divento ogni giorno più brava mi commuove *w* davvero, e poi
sono sempre più felice che la storia continui a piacerti ^^ ti è piaciuto anche
questo? Speriamo! Un bacio!
Vampirosolitario91: oh, qualcuno
che comprende i problemi di aggiornamento ç_ç! Grazie infinite per i
complimenti, spero che la storia continui a piacerti ^^ un bacio!
Terrastoria: */////* adorata mia, è sera
tarda e se leggo i tuoi commenti mi sciolgo! Non so davvero come ringraziarti,
sei troppo gentile u///u sono davvero felice che l’idea di Hinata gelosa ti sia
piaciuta, dopotutto non mi piace caratterizzarla sempre melensa, buona e
gentile. Dei sentimenti cattivi ce li ha anche lei, anche se non se la prenderà
mai con Sakura. Lei pensa a Sasuke, mica a Naru XD. Spero che questo cap. ti
sia piaciuto! Un bacio mia adorata!
Un
grazie di cuore anche a chi solo legge e a quelle persone che tengono la fic
nei preferiti. Spero che un giorno mi lasceranno un commentino ^^ un bacio e al
prossimo aggiornamento, che spero, arriverà settimana prossima! Bye!