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Autore: Rory_chan    22/01/2008    16 recensioni
«Sakura...cos'è per te, ballare?»
«Ballare per me...significa chiudere gli occhi, lasciare che la musica s'impossessi del mio corpo e che ne faccia ciò che vuole. Non ho paura di mostrarmi nè di muovermi perchè per me, ballare, significa essere viva»
{Coppie già scelte: SasuSaku, NaruHina, NejiTen e ShikaIno}
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SAKURA’S HONEY

SAKURA’S HONEY

 

Capitolo 11: Crawling

 

Il cielo plumbeo la irritava.

Le nubi colorate di un opaco nero sfumato nel color cenere le mettevano ansia, si sentiva oppressa da una sensazione che, quel tempo, non presagisse sulla di buono.

Non era mai stata brava in pregiudizi, Sakura, ma quelle poche volte che tentava, li azzeccava.

Non era visibile un solo pezzo di cielo azzurro e questo, sembrò spaventarla.

In particolare, Sakura Haruno non odiava il brutto tempo.

La pioggia le piaceva quanto il sole, le nubi le erano gradite quanto le nuvole leggere e bianche, l’azzurro frizzante del mattino le metteva energia quanto il blu intenso della notte.

Quel giorno però, era diverso.

Scrollò la testa mentre camminava velocemente sul marciapiede di un viottolo deserto, lo sguardo fisso sul cemento e i capelli lasciati sciolti a coprirle buona parte del viso.

Strinse le dita intorno alla cinghie dello zaino e deglutì fiaccamente, sentendo una morsa attanagliarle lo stomaco: ansia, preoccupazione…paura.

Il coraggio non era una delle sue doti sfavillanti, soprattutto se questo comportava esibirsi davanti ad un sacco di persone qualificate – probabilmente più di lei – che l’avrebbero guardata, giudicata ed infine, accettata.

Di questo non ne era sicura.

Lei aveva solo l’aiuto benevolo di Orochimaru, per il resto, doveva puntare sul talento.

Come se fosse un riflesso naturale, accelerò il passo e, irrimediabilmente, prese una storta alla caviglia sinistra. Si fermò.

«se ci fossero Tenten, Hinata e Naruto…» si lasciò sfuggire in un lamento roco, alzando lo sguardo al cielo scuro. Non sembravano nemmeno le otto del mattino. Il tempo, il dolore alla caviglia, la coscienza e la paura sembravano voler impedire di farla andare a quel benedetto provino.

Scosse la testa e questa volta, aumentò si il passo, ma rimase ben attenta a non prendere nessuna storta.

“sono solo stupidi pensieri, stupide convinzioni…sono una dannata stupida e basta. Se non ci provo, Tenten mi uccide. E lo stesso Naruto. Su Sakura, fallo…fallo per te e per loro”. Ignorando i pensieri che, irrefrenabilmente le erano piombati nella testa sotto forma di dubbi “e se mi accettassero, lo farei davvero per Tenten e Naruto?” continuò a camminare, fino a svoltare in una strada decisamente più larga e meglio curata.

Fino a quel momento aveva camminato su cemento grezzo, steso in malo modo e che irrimediabilmente, dopo molti minuti di cammino, faceva dolere i piedi.

La differenza con la strada dove s’imponeva la facciata maestosa del luogo in cui avrebbe eseguito il suo provino, era decisamente considerevole.

A lettere cubitali, poco più su della porta d’entrata, l’edificio mostrava quasi con fierezza la scritta “American Talent” che spiccava di un giallo dorato e illuminato da alcune luci predisposte ai lati dei bordi.

Sakura batté ciglio mordendosi la guancia. La mente, all’improvviso, si svuotò di un qualsivoglia pensiero, mentre le gambe, automaticamente, si muovevano in direzione di quell’edificio. La testa registrò diligentemente i particolari superflui di quel percorso: il cemento chiaro, liscio, l’erbetta curata che divideva una costruzione dall’altra e i fiori colorati che emanavano allegria. Era un bel luogo e si vergognò di non aver mai prestato attenzione e di ignorarlo sempre. Poco distante da lì c’era un parchetto con panchine di legno, fontane di pietra grigia ed un gran affannarsi di gente. Probabilmente, era un luogo piuttosto conosciuto.

Sakura si ritrovò a scrollare le spalle, come per scusarsi di non averci mai fatto caso, e voltò la testa presso l’esterno del suo obiettivo.

Osservò per qualche istante l’imponente facciata, tentennando appena sulla decisione di entrarci o no.

Indietreggiò di qualche passo, notando delle vetrine appese al muro esteriore in cui erano esposte delle foto che ritraevano ragazzi, maschi e femmine, nel pieno di un’esecuzione artistica. “sarò anche io come loro?” si domandò quasi spontaneamente a quella vista, alzando una mano dalla pelle eburnea che appoggiò delicatamente sul vetro. Fissò bene la gamba alzata di una ragazza bionda, annotando la compostezza con la quale si stava esibendo.

A riportarla alla realtà ci pensò una porta sbattuta violentemente contro il muro, tanto che un sonoro crack la fece sussultare sul posto e ritrarre frettolosamente la mano.

Una furia bionda uscì dall’edificio con passo svelto e ondeggiato, i capelli dorati lasciati insolitamente sciolti. L’espressione del viso era crucciata, se non furiosa. Veramente furiosa. E gli occhi cerulei, mandavano saette immaginarie.

Ino Yamanaka non si accorse nemmeno di Sakura che, spostatasi per evitare una morte precoce, era rimasta ferma a fissare la sua figura elegante e impeccabile, come se quella rabbia non le appartenesse e manco la sfiorasse.

Yamanaka era brava a nascondere le sue emozioni, pensò Sakura. Sebbene la rabbia era visibile, la compostezza con la quale si avvicinò alla limousine nera che l’aspettava poco distante al marciapiede, era invidiabile. Era perfettamente controllata, anche se l’Haruno udì bene lo sportello sbattere più del dovuto.

Con un sospiro mesto, Sakura si rivolse nuovamente all’imponente facciata dell’ “American Talent”, provando ad ipotizzare il motivo per il quale, una ragazza discretamente famosa potesse essere così furibonda. Approfittando della porta lasciata aperta da Ino, la ragazza s’intrufolò velocemente all’interno dell’agenzia, decisa.

 

La prima impressione che ebbe, fu quella di ritrovarsi nei panni di Teseo alle prese nel labirinto di Creta. L’unico problema era che non c’era nessuna manna dal cielo disposta ad aiutarla con un filo per muovesi meglio all’interno di quell’immensità.

“ok, respira Sakura. Non è nulla di grave. Dopotutto sei solo all’entrata. La reception sarà qui vicino…” guardandosi attentamente intorno, tentò di scovare la meta ambita.

I muri colorati ti tinta vermiglia e dorata le offuscavano appena la vista mentre quasi con disperazione, tentava di cavarsela in quella situazione. Tutti i corridoi sembravano uguali e lei, si sentiva inghiottita se non veramente disperata.

«Dio, dove cavolo sono finita? Mi sembra di essere in un film, accidenti» gemette, scrutando nervosa un corridoio spiccicato a quello che aveva appena abbandonato.

Dopo qualche minuto che le sembrò un’ora, uno strano scalpiccio proveniente da una porta chiusa, attirò la sua attenzione. All’improvviso, quella porta di legno di mogano si aprì violentemente rivelando una decina di persone.

«Forza, preparate Tayuya nel camerino! La voglio nel camerino entro dieci minuti o è fuori! La voglio truccata, acconciata e vestita per lo spot e trovatemi al più presto Kurenai!» ordinò con fare pratico una donna in mezzo a quell’ora di gente, impartendo indicazioni con il braccio a chiunque le capitasse sotto tiro. I capelli scuri erano acconciati alla meno peggio in uno stretto chignon dietro la testa anche se numerosi ciuffi le adombravano il viso e gli occhi nocciola sembravano di fuoco. Sbuffando, la giovane donna si spostò una ciocca di frangia dalla fronte.

Attese qualche secondo.

«Cosa ci fate ancora qui?! ANDATE A PREPARARE TAYUYA E PORTATEMI KURENAI, CAZZO!» strillò innervosita, in tono decisamente rude e acuto. Sakura dovette sforzarsi di trattenere un risolino alla vista degli assistenti che correvano via spaventati e, con passo molto più sicuro di quanto fosse prima, si avvicinò. Tirando un sorriso e cercando di assumere un’aria puramente casuale ed innocente, tossicchiò, richiamando l’attenzione della donna ora rimasta sola.

«professoressa Mitarashi?» sussurrò quasi incredula, osservandola.

«uh? Haruno, sei tu. Ma che sorpresa! Cosa diamine ci fai qui?» la voce, che aveva assunto precedentemente un tono sorpreso, ritornò seccato anche se il viso era un poco più rallegrato di qualche momento prima.

La professoressa Anko Mitarashi non era avanti con l’età anzi, era una di quelle che vantava una bellezza discreta e matura nonostante la trentina d’anni. Usava un gergo piuttosto volgare, e vestiva di indumenti moderatamente scollati che la rendevano provocante e facevano gioire i ragazzi che frequentavano il liceo dove ormai probabilmente, non insegnava più.

«beh, sono stata chiamata dal signor Orochimaru per un provino, sa…per un video, ecco. E stavo cercando appunto la reception o lo studio di Oro…» la mano di Anko scattò in aria, segno di volerla zittire senza l’uso delle parole. Lo sguardo nocciola e profondo era concentrato sull’esile figura di Sakura Haruno, studentessa che vantava buoni voti anche se non brillanti.

«e come sei finita qui? Da un prestigioso liceo che insegna a far lavorare meglio la mente che il corpo?» la domanda era uscita spontanea, non premeditata. Se non fosse una persona dall’orgoglio caparbio, Anko si sarebbe scusata.

Sakura batté ciglio, confusa.

«detto francamente mi ha chiamata il signor Orochimaru e…per adesso – la ragazza spostò o sguardo a terra - …devo andare avanti. Purtroppo come lei sa, non posso contare molto sui miei genitori» concluse senza alzare il volto.

«nulla, lascia stare. È che sono alle prese con un’ochetta senza cervello che crede di essermi superiore, tsk…» sbottò disgustata la Mitarashi, contraendo il volto in un’espressione arrabbiata. Famosi di quella professoressa, erano le tentazioni competitive e superiori che aveva nei confronti degli altri. Per questo Sakura non si stupì sentendo quell’affermazione, riconoscendo buona parte di se stessa in Anko.

«…dicevi che cercavi Orochimaru, giusto?» domandò quest’ultima, afferrando un piccolo plico contenente alcuni fogli stampati al computer dal mobiletto del corridoio. Vedendo annuire la ragazza, Mitarashi si concesse un attimo di silenzio nello scrutare le scritte minuscole del foglio.

«bene. Orochimaru dovrebbe arrivare fra poco dato che il suo orario è stato cambiato da qualche tempo. Il suo ufficio è qui vicino, puoi aspettarlo qui» sentenziò infine, rimettendo i fogli che aveva estratto nella busta e ripoggiando questa sul mobile.

«posso farle una domanda, Professoressa?» Anko spostò lo sguardo sulla giovane ancora in piedi di fronte a lei. Le sopracciglia corvine si corrugarono, formando piccole rughe sulla fronte. Infine, annuì.

«come mai lei ha lasciato il corpo insegnanti per lavorare qui? Insomma, sicuramente non è male come posto ma…credevo che a lei non piacessero questi tipi di lavoro» espose schietta, attendendo ansiosa la risposta.

Per un attimo le parve che Anko non la stesse nemmeno a sentire.

Il viso era privo di espressione e gli occhi erano più lucidi del dovuto.

 

«dimmelo Orochimaru, dimmelo! Mi hai ammaliata con le tue stupide pretese e io ti ho seguito, ho abbandonato tutto per te! Adesso perché…perché…?» ventinove anni sciupati, non li dimostrava nemmeno. Il sudore colava lentamente lungo le tempie che pulsavano dolorosamente, le lacrime che si mischiavano al sudore sulle guance.

Il veleno che la possedeva e che l’aveva mangiata da dentro.

«non ti ho costretta cara Anko. Sei tu che hai deciso di seguirmi. Volevi più successo, maggiore fortuna…beh, chi cerca questo deve pagare e soprattutto, può essere sostituito quando si trova qualcun altro migliore. Devo dire che come coreografa non eri niente male, ma Tayuya ti supera di gran lunga. Mi dispiace» il tono basso e rauco la fece sobbalzare schifata, i capelli aderivano al collo bagnato dalla disperazione e dalle vampate di calore di chi è cosciente di aver perso tutto. Con un ultimo impeto d’orgoglio, urlò.

«E ADESSO IO COSA FARO’?! ho lasciato tutto…tutto…adesso dammi qualcos’altro! Me lo devi dannato, me lo devi! Ti ho servito in tutti i tuoi capricci!» la figura slanciata che stava davanti a lei non si voltò nemmeno a guardarla. Forse non aveva nemmeno il coraggio dopo averle distrutto la vita con due semplici parole sussurrate come se nulla fosse. “sei licenziata”.

«sarai l’assistente della nuova coreografa. Servirai lei, ora. Questo è il massimo che ti posso offrire cara Anko, dopotutto mi sei stata veramente utile» con queste ultime parole ed un gesto seccato della mano, Orochimaru la scacciò brutalmente.

Irata, frustrata e umiliata, Anko Mitarashi non poté far a meno che chinare il capo e voltarsi verso la porta, maledicendosi per aver ceduto alla voglia di successo e di superbia.

Il successo che era divenuto veleno.

Più ne abusava e più ci perdeva.

 

«professoressa?» la voce di Sakura le fece battere distrattamente ciglio, ritornando alla sua routine che svolgeva ormai da due e passa anni.

«oh, scusa. Comunque sono qui perché… beh, ho i miei motivi. Sakura…tu non sei mai stata un’alunna brillante – rivelò senza cattiveria Anko anche se l’Haruno abbassò il capo vagamente depressa - …ma comunque eri una sveglia. Ti consiglio di stare attenta. Tieniti stretti gli amici, Uzumaki e Akasaki, giusto? Tieniteli stretti. Arrivederci» senza aggiungere altro, le diede le spalle e cominciò a camminare con passi misurati, fino a sparire dietro l’angolo.

Sakura rimase perplessa per qualche istante.

Le venne naturale pensare a Tenten, a Naruto e…alla piccola Hinata. Loro erano i suoi più cari amici e di sicuro, solo per il fatto di tentare la fortuna con un provino non l’avrebbe mai allontanata da loro. Poi l’istinto la portò a pensare a Kiba, Shikamaru, Neji e Sasuke, conosciuti veramente da poco ma che erano entrati facilmente nella sua vita.

Non li avrebbe mai abbandonati per il successo.

«Sakura, che onore!» una calda e sibillina voce le giunse all’orecchie intorpidite, pulendo la sua mente dai pensieri. Si voltò ed incontrò l’alta figura di Orochimaru davanti a lei, coperta da un vistoso cappotto evidentemente lavorato con la pelle di serpente. Gli occhi dorati risaltavano sulla pelle pallida, i capelli d’ossidiana gli ricadevano affusolati lungo le spalle ma erano così diversi da quelli di Sasuke. Il ghigno stampato sulle labbra livide spiccava divertito alla sua espressione spaesata.

«ah si, signor Orochimaru, sono Sakura Haruno, si ricorda di me…» come aveva fatto poco prima Anko, lo stesso Orochimaru alzò la mano facendola tacere.

“deve essere un vizio” pensò Sakura tramutando il suo sbuffo stizzito in un sospiro.

«chi mai potrebbe dimenticarsi di una simile bellezza, cara Sakura?» domandò retorico l’uomo allargando il suo ghigno in un sorriso sincero per nulla convincente.

La ragazza abbassò il capo, nascondendo il rossore che si era propagato sulle guance. Non era la prima volta che riceveva un complimento, ma fatto da un produttore così famoso la rendeva più orgogliosa di quanto già non fosse. Orochimaru schioccò la lingua soddisfatto mentre si dirigeva silenziosamente nel suo studio, invitando silenziosamente Sakura a seguirlo.

In quel momento, la ragazza lo fissò per qualche secondo. Quella figura l’ammaliava molto, emanava una strana sensazione. Non di sicurezza ma…di oblio. Di ipnosi.

I volti di Hinata, Tenten, Naruto e di Sasuke, furono oscurati dall’immagine di una delle più quotate e volute ballerine evidentemente scoperta da quello strano quanto invitante uomo.

 

 

«Hinata, stai bene?» domandò con un cipiglio preoccupato Tenten, in quel momento posseduta da una strana felicità che la rendeva ebbra di soddisfazione. La Hyuga annuì con aria assente, puntando lo sguardo a terra ed evitando cocciutamente quello del ragazzo biondo che le camminava affianco.

«…a me non sembra. Sei molto pallida» commentò Naruto abbassando il busto in avanti, cercando di spiare sotto la lunga frangia corvina la pelle di Hinata che in quel momento, al contrario delle affermazioni da parte degli amici, si tinse di rosso.

«ma lasciala stare Nacchan. E piuttosto, dove stiamo andando?» s’intromise Inuzuka accelerando il passo per raggiungere Hinata, Tenten e Naruto che camminavano avanti a Sasuke e Neji, entrambi con le mani in tasca e la mente persa chissà dove.

«all’ “American Talent”, che domande! Passiamo a prendere Sakura e poi ci facciamo un giro al parchetto lì vicino. Ho sentito dire che è molto bello» rivelò sapiente la castana, rallentando appositamente il passo, cedendo volentieri il suo posto a Kiba e affiancandosi a Neji.

«Oh, non ci sono mai stato in quel quartiere. Chissà com’è» Naruto assunse un’espressione beota in un tentativo di concentrazione massima. Espressione che non si salvò dalle pressanti battute di Kiba.

Hinata si morse il labbro, tentando di non ridere per non offendere l’Uzumaki e, spontaneamente, si voltò vero il fratello.

Neji non dava segno di vederla né di aver notato il suo sguardo su di sé, anche se lei sapeva che lui ne era a conoscenza. In quelle poche settimane passate lì, di giorno in giorno, non avevano fatto altro che ignorarsi. O meglio, era lui che ignorava lei.

Ogni qual volta che si avvicinava per parlare, lui la liquidava senza nemmeno un’occhiata, dirigendosi altrove. Sviava il discorso, lo sapeva, Hinata.

Ma non poteva far finta di nulla in eterno. 

In quell’istante, Neji alzò il viso facendo scontrare l’azzurro ghiaccio con il gemello. Lui ed Hinata non erano propriamente due gocce d’acqua, ma gli occhi erano dannatamente uguali.

Vide la ragazza fremere, il labbro inferiore tremare. Ma non distolse lo sguardo e continuò a fissarla, quasi volesse farle male. Quasi la volesse trafiggere con la sola forza della vista.

Con quell’occhiata, un tacito accordo era stato preso.

Avrebbero parlato.

Ma non in quel momento.

Era comunque, un buon passo avanti. 

 

«ohi Sas’ke, alla fine hai ridato l’ombrello a Cenerentola?» domandò sarcastico Kiba riprendendo postazione dietro e alzando un braccio che fece passare sulle spalle del moro.

Di tutta risposta ricevette un sbuffo seccato.

«sì, gliel’ho ridato. Contento?» borbottò l’Uchiha serrando le labbra secche e trovando stranamente interessanti gli alberi spogli classici della stagione invernale.

Kiba fece spallucce, innocentemente. Un sorriso si pronunciò poco dopo, anche se si guardò bene di nascondere alla vista dell’amico. L’Inuzuka guardò distrattamente i compagni con i quali camminava.

Naruto era intento ad osservare interessato la figura minuta di Hinata e, quando lei si voltava verso di lui, le guance abbronzate si imporporavano appena e la mano scattava spontanea a scompigliarsi la zazzera bionda.

Neji se ne stava silenzioso al fianco di Tenten che trotterellava allegra, osservando assente il sole pallido di inverno. Camminavano con un ritmo tutto loro e le mani si sfioravano placidamente, senza toccarsi. Sembrava però che le dita avrebbero voluto intrecciarsi fra di loro e stringersi. Nonostante questo, lo Hyuga non si risparmiava delle occhiatacce in direzione della sorella e soprattutto di Naruto [che si stava scompigliando i capelli segno di un flirt appena cominciato, sotto i suoi occhi].

Sasuke era perso nei suoi pensieri, semplicemente in balia di se stesso e delle sue percezioni. Percezioni che tentavano di scovare Sakura, di sapere se lei fosse riuscita a superare quel provino e di mettere insieme una frase d’effetto come congratulazione in caso positivo.

“mi sa che devo cercarmi una ragazza” ammise solenne Kiba, sorridendo e sentendo l’aria invernale pizzicargli il viso già provato.

 

«Sakura! Ehi, Sakura!» corse tranquillamente verso di lei che si era voltata indispettita e visibilmente nervosa. Non si scompose e, con calma, le porse l’ombrello rosa che teneva fra le mani. L’Haruno sospirò, aprendo poi il volto in un lieve sorriso. La tensione nei suoi occhi non era sparita, ma erano un poco più allegri.

«tieni. Me lo avevi prestato sabato scorso» aggiunse Sasuke osservando i lineamenti di quel viso femminile corrugarsi in un’espressione tirata.

«ah si, è vero. Grazie per avermelo riportato» buttò giù qualche parola, abbassando gli occhi verdi e fissando svogliatamente le punte delle scarpe. Sasuke serrò le labbra.

«tutto bene? È successo qualcosa?» domandò quasi si trattasse di una questione personale, cercando con i suoi gli occhi di lei. Quando lei alzò lo sguardo ed incontrò il suo, si sentì maledettamente in imbarazzo e si ritrovò a distoglierlo.

Sakura schiuse le labbra, pronta a lanciarsi nel resoconto delle sue frustrazioni. Il fatto di non sapere giocare a basket e di aver fatto brutta impressione davanti a lui, il fatto di non fidarsi più di se stessa e delle sue decisioni e, le venne spontaneo, volergli chiedere se conosceva Orochimaru e se fosse una cosa buona andare da lui. Quel tipo, non la convinceva per niente.

Quando le parole divennero insostenibili, sulle labbra, decise di inghiottirle, deglutendo e contraendo i muscoli facciali in un sorriso di cortesia.

«va tutto benissimo. Anche a te, no?» spostò il peso da una gamba all’altra, cercando con le iridi la porta d’uscita. Quella conversazione stava prendendo una piega storta, secondo Sasuke. Era evidente che lei se ne volesse andare. Fece spallucce, come al solito, e borbottò un “sì” veloce, mettendo fra le mani a Sakura l’ombrello e girandosi dalla parte opposta alla sua.

Forse si aspettava di essere chiamato, di sentire la voce di Sakura pregarlo di fermarsi.

E così accadde.

«Sasuke!» non si avvicinò a lui, al contrario, mosse qualche passo verso il portone d’uscita della palestra. Posò la mano sulla maniglia, un po’ titubante.

«grazie. E ci conto sul fatto che non sono un vero schifo a basket ma che è colpa delle scarpe. Quindi se mi monto la testa è colpa tua! Ci vediamo!» con quelle ultime parole ed un vero sorriso, abbassò la maniglia ed uscì.

Sasuke rimase per un attimo sorpreso e poi divertito.

Non poté far a meno di sogghignare nel pensare che, se Sakura fosse risultata davvero troppo montata nei giorni che seguivano, era effettivamente colpa sua.

 

«secondo me ce l’ha fatta» proclamò solenne Naruto, scaturendo l’ilarità di Tenten e Kiba.

«ovvio che ce l’ha fatta! Stiamo parlando di Sakura, mica di te!» esclamò l’Inuzuka seriamente offeso nell’orgoglio. L’Uzumaki alzò gli occhi al cielo, scocciato.

«Ah. Ah. Ah. Sei assurdamente divertente, Kiba» sbottò rivolgendosi ad un’Hinata alquanto perplessa. Alzò un sopracciglio biondo.

«Hinata…quand’è che compi gli anni?» chiese interessato. Sasuke si trattenne per non dare un coppino all’amico, anche se ci pensò Kiba che – stranamente o forse – ci era arrivato.

«razza di idiota, Hinata compie gli anni lo stesso giorno in cui li compie Neji» scosse desolato la testa Kiba, con aria di chi la sa lunga. Naruto portò le braccia al petto.

«scusate tanto se non ci avevo pensato!» ribatté offeso.

«perché, tu pensi?» ed ovviamente, tutti gli spunti erano buoni per un come Kiba che si divertiva davvero molto a prendere in giro l’amico, anche se poi ci rimetteva qualcosa.

«comunque sia…manca poco al vostro compleanno, giusto, Neji?» tentò di riportare ordine l’Uchiha, separando prontamente l’Inuzuka e il biondo che avevano ben presto superato il limite delle battute ed erano passati alle mani.

«si, qualche giorno…niente di speciale» commentò atono lo Hyuga, come se la questione non gli riguardasse minimamente e limitandosi ad osservare con un misto di stupore e disgusto Naruto e Kiba che tentavano di spostare Sasuke per potersi nuovamente riacciuffare.

«beh quindi…direi che non ci sarebbe niente di meglio che organizzare una bella festa, vero?» sarà perché non aveva voglia di rispondere, sarà perché l’aveva proposta lei e sua sorella non obiettava, Neji non disse nulla e si limitò ad acconsentire all’idea euforica di Tenten.

 

 

L’ira fa parte dei sette peccati capitali.

È una sensazione che non impiega molto ad annebbiarti la mente e farti perdere la lucidità.

A volte, porta a compiere azioni esasperate, al limite della sopportazione. È come un veleno che si espande nel corpo, che ti invoglia ad essere sempre più crudele. 

C’è chi diventa rosso in viso quando si arrabbia.

C’è chi invece, assume tonalità eteree e fin troppo pallide. 

C’è chi riesce a mascherare con una certa maestria le sensazioni che gli attanagliano il cuore e che stringono in una morsa lo stomaco.

L’ultimo, è il caso di Ino Yamanaka.

Seduta composta sul sedile di pelle beige della limousine, le gambe sensualmente incrociate e scoperte dallo spacco della gonna bianca, si tormentava le mani nervosamente.

Ma il viso non lasciava trasudare nulla. Né rabbia, né risentimento.

Si limitava a fissare senza apparente interesse il vetro oscurato che divideva lei dall’autista e, quando comprese che nessuno la stava guardando, si lasciò sfuggire un sospiro stanco dalle labbra colorate di rosa. Si tolse la giacca, buttandola poco elegantemente all’angolo, vicino alla portiera e osservò la sua pelle candida, rabbrividire.

Rabbia. Tanta.

Non voleva ritornare in Francia così presto, le veniva da piangere alla sola idea.

Se quel maledetto di Orochimaru avesse insistito di più con il regista del suo film, era sicura che avrebbe potuto restare ancora una settimana abbondante, lì, in America.

«c’est pas possible! C’est pas possible! Damnation! Je le déteste!» (non è possibile ! non è possibile ! Dannazione! Lo detesto/odio) sibilò contrita, prendendosi una ciocca di capelli biondi fra le dita e girandosela fra di queste. L’impulso irrefrenabile di spaccare il vetro si accese in lei, ma riuscì a darsi un contegno.

Era un’attrice. Ed essendo tale, aveva dei doveri.

Come quello di allontanare l’idea di strapparsi quel ciuffo di capelli, tanto la rabbia.

Il cellulare, giusto perché non esisteva essere più diabolico di quello, decise di squillare fastidiosamente. Per lo meno, tutto era fastidioso alle orecchie di Ino, in quel momento.

«Allô?! Allô? C’est Ino Yamanaka à l’appareil. Qui c’est ?» (Pronto? Pronto? Sono Ino Yamanaka, chi è?) rispose seccata, con il suo impeccabile francese e l’accento europeo. Sentì tossicchiare dall’altro capo.

«ehm…Ino?» chiamò tentennante una voce profonda, resa metallica dalla linea telefonica. Alla Yamanaka per poco non cadde il telefono dalla sorpresa.

«Shikamaru! Oddio, scusa. Non mi aspettavo una tua chiamata! Come va?».

E in quel momento, le sembrò di ritornare l’adolescente bambina che era sempre stata, che aveva vissuto lì e che faceva i capricci per stare con Shikamaru.

Nulla di più doloroso, in quel momento, per Ino Yamanaka che sarebbe dovuta ritornare in Francia entro pochi giorni. 

 

FINE 11° CAPITOLO

 

 

Per la prima volta, sono soddisfatta di un capitolo éwè

Devo dire che mi sono quasi divertita a scriverlo, soprattutto le scene finali, tipo quella con Ino. Non tanto per la sua sfortuna ma più che altro per la sua rabbia. Bene o male, ho descritto come mi sento io. *coff coff*

Qualche frasettina in francese ci stava, su. E come al solito ho rimandato il dialogo fra Neji e Hinata. Ma ce la farò. *cipollino che fuma* ok, in qualche modo mi farò perdonare per il ritardo. U.U grazie ancora a chi segue e recensisce. Non c’è nulla di più gratificante *w*

Titolo: canzone dei Linkin Park. Crawling. *__* che canzone squisita.

 

Grazie a:

 

Celiane4ever: e di che XD dopotutto è mio dovere aggiornare U.U effettivamente Tenten non ha fatto una bella figura, ma a Neji piace così quindi…*w* argh! Solitamente tento di non scrivere frasi ambigue, ma sei riuscita a scovarne una che mi è sfuggita =.=” l’ho modificata perché è meglio U.U grazie mille del commento ^^

 

Kekka94: grazie mille ^^ figurati se ti sei dimenticata di recensire, meglio tardi che mai, dico io XD. Ok, scherzo. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e di NejiTen ce ne sarà ancora, don’t worry! Bacio!

 

Eonys: =^^= grazie! Anche io penso che Sasuke e Sakura siano troppo bellini XD ma va beh, dopotutto da una fan come me non ci si potrebbe aspettare altro XD. Spero che tu abbia gustato questo capitolo. Un bacio!

 

Immy: eh, lo so. Il capitolo precedente era molto forzato e per nulla scritto bene. Lo so e me ne dispiace. Spero invece che questo sia meglio perché veramente, ci ho messo tutta me stessa. Aspetto un tuo commento ^^ bacio!

 

LalyBlackangel: *prende nota* ok, grazie infinite! I gruppi che hai citato li conosco tutti anche se alcune canzoni no. M’informerò e vedrò quale scegliere per le coreografie *w* sei stata davvero preziosa U.U spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Un bacio e alla prossima!

 

Kaeru_chan: oh Kaeru *w* le tue recensioni mi fanno sciogliere. Eheh, tranquilla, mica mi sono convertita al SasuHina! Beh certo, è un pairing invitante, ma non tradirei mai il SasuSaku è.é piuttosto la morte! (esagerata…ndGaara)(mpf, dilettante U.U ndRory). Ok, lasciamo da parte gli scleri. Grazie mille della recensione e spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Un bacio!
ps. Ovvio, SasuSaku Power!

Pps: lo so del tuo concorso, sono terribilmente tentata ma la Dea ispirazione mi ha voltato le spalle ç__ç

 

Ragazzasilenziosa: uh, ho trovato qualcuno a cui è piaciuta l’amicizia fra Sasuke e Hinata *w* bene, bene. Sono felice che la storia ti piaccia e spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

 

Kimi: dico io che le note finali sono importanti XD mi hanno salvato la vita X°D tranquilla, niente SasuHina, non tradirei mai il SasuSaku. Comunque credo che adesso riuscirò ad aggiornare più in fretta >.< ce la metto tutta. Spero che questo capitolo ti abbia soddisfatta, aspetto un tuo commento *ç* bacio!

 

Arwen: *______* a te basterebbe solo questa faccina come commento u.u pensa che io a volte (quando sono in astinenza di belle SasuSaku) me ne vado a leggere la tua fic e poi mi ritrovo con un sorriso beota stampato in faccia come quello di Naruto. Comunque sia, sto cercando di dare più carattere a Sakura anche se qui mi sembra molto divisa fra la paura per Orociccio e la voglia di avere successo. Beh, spero comunque che sia di tuo gradimento, mio grande idolo, e sono così felice di rendere in quel modo i personaggi che inizio ad esaltarmi leggendo le tue recensioni *////* un bacio!

 

Jaheira: oh mia J *__* mica ti faccio morire di astinenza SasuSakurosa! Giammai! In questo capitolo non ce n’è molto ma fra poco prevedo…huhu! Comunque sia, mi faccio pubblicità: se hai voglia di SasuSaku puoi leggere le mie shot “Minutes To Midnight”. Ok, la smetto. Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Un bacio!

 

Hermione93: massì dai, ce la farai U.U tanto qualcosina deve pur succedere e se tu hai bucato i palloni… (stai dicendo troppi spoiler sul NejiTen…ndGaara)(*w* ndRory). Ok, la pianto XD. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! E un passaggino alla NejiTen ce l’ho fatto ^^ ultimamente mi sto perdendo un po’ di fic, ma vedrò di rimediare! Un beso!

 

Selly_92: grazie per i complimenti *///* sentirmi dire che divento ogni giorno più brava mi commuove *w* davvero, e poi sono sempre più felice che la storia continui a piacerti ^^ ti è piaciuto anche questo? Speriamo! Un bacio!

 

Vampirosolitario91: oh, qualcuno che comprende i problemi di aggiornamento ç_ç! Grazie infinite per i complimenti, spero che la storia continui a piacerti ^^ un bacio!

 

Terrastoria: */////* adorata mia, è sera tarda e se leggo i tuoi commenti mi sciolgo! Non so davvero come ringraziarti, sei troppo gentile u///u sono davvero felice che l’idea di Hinata gelosa ti sia piaciuta, dopotutto non mi piace caratterizzarla sempre melensa, buona e gentile. Dei sentimenti cattivi ce li ha anche lei, anche se non se la prenderà mai con Sakura. Lei pensa a Sasuke, mica a Naru XD. Spero che questo cap. ti sia piaciuto! Un bacio mia adorata!    

 

 

Un grazie di cuore anche a chi solo legge e a quelle persone che tengono la fic nei preferiti. Spero che un giorno mi lasceranno un commentino ^^ un bacio e al prossimo aggiornamento, che spero, arriverà settimana prossima! Bye!

 

 

  
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