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Autore: LittleBloodyGirl    10/07/2013    8 recensioni
In un giorno di sole, Katy, una bambina di nove anni, si perde nei boschi dove vive una creatura inquietante: lo Slender Man.
Il suo nome finisce tra quelli di tutti i bambini che sono scomparsi in quei giorni.
Ma Katy non è morta, non è perduta.
E' solo venuta a conoscenza... della vera, triste storia dello Slender Man.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Tu sei il bambino che lui ha perduto."

La risposta a tutte le domande, i pensieri e le attitudini di giorni misti a ricordi e nostalgie che riaffioravano nella sensazione del fumo dei sogni. Non c'era motivo di sospettare che l'ipotesi non fosse corretta; troppe cose coincidevano perchè potessero essere rimaste delle insicurezze. E in quel momento niente era più sicuro, come le lacrime che Katy stava versando dopo aver appreso quella verità troppo pesante per la sua esistenza.
Sua nonna l'aveva lasciata solo dopo averle finalmente concesso la sua conoscenza. Evidentemente era imbarazzata e non sapeva come consolare la nipote. A suo parere, però, non c'era proprio nessuno da consolare; tutto aveva un senso adesso.
Il corso della sua vita e la piega che questa aveva preso... Era tutto evidente, nulla era stato lasciato al caso.
E Slender Man...
Sicuramente anche lui aveva avuto quelle sensazioni, altrimenti quel rapporto tra di loro non sarebbe mai nato.
Anzi... Rinato.
E non sapeva cosa pensare di quella scoperta, se essere terribilmente spaventata oppure sollevata perchè finalmente aveva risolto un intricato enigma.
Ma il lato peggiore di quella storia era la sua posizione: un pericoloso stato di prigionia.
Costretta a recitare la parte di una bambina folle e andare da quello psichiatra che non le piaceva per niente, a disegnare prove inesistenti per soddisfare i quesiti dei suoi genitori. Durante quella visita si era vista costretta a mascherare il suo segreto disegnando un volto a Slender Man.
Un volto che solo una volta le era parso di vedere.
Le lacrime ricominciarono a tormentare i suoi occhi e segnarono quella notte fatta di illusioni e verità nascoste.

La mattina dopo, Madison e Isaac erano stati contattati dal dottor Needles per parlare della visita di Katy del giorno precedente. Non c'era stato modo di parlare della diagnosi a causa della presenza della bambina, per cui sapevano di doverne parlare in privato.
Partirono di buon ora, cercando di non svegliare Katy ed evitando lo sguardo indagatore della nonna. Il breve tragitto fu segnato dalle discussioni piene di preoccupazioni e domande, e tutti e due non vedevano l'ora di sapere che cosa fosse diventata la loro figlia.
Quando arrivarono allo studio, Michael Needles li accolse esattamente come il giorno prima e alle domande impazienti dei due giovani genitori rispondeva con assoluta pacatezza.

<< Vedete, signori, non si può chiarire con esattezza la diagnosi di un paziente con una sola visita. Tuttavia sono disposto a esprimere già la mia prima osservazione su Katy. >>

Fece una piccola pausa che usò per schiarirsi la gola e poi riprese.

<< E' una bambina molto sveglia, non c'è dubbio. Non si è lasciata sfuggire nulla sullo Slender Man, nonostante alcune reazioni possano portare a pensare che questa patologia non sia di certo scomparsa... >>
<< Ad esempio? >>

Chiese Isaac.

<< Ad esempio il fatto che, appena entrata nello studio, ha guardato fuori dalla finestra, dove c'è un bosco, tenendo sempre lo sguardo fisso su questa. O ancora il fatto che avesse cominciato a disegnare un paesaggio simile... >>
<< Cominciato? >>
<< Bè, non ho forse appena detto che Katy è una bambina sveglia? Infatti, quando stava disegnando quello che, in apparenza, doveva essere lo Slender Man, è corsa subito ai ripari, disegnando un volto su quella che doveva essere una faccia inesistente. >>
<< Un volto? >>
<< Si. E di certo non l'ha fatto per completare il disegno, perchè questo era senza dubbio già completo di suo. >>
<< Da non credere... >>

Mormorò Madison sovrappensiero. Michael Needles studiò la reazione dei due genitori, ma più della preoccupazione, in loro trovò una punta di amara rassegnazione e gelosia. Per un attimo, un pensiero gli attraversò la mente: possibile che fossero invidiosi del rapporto che si era venuto a creare tra il mostro e la bambina?
Una questione decisamente indecente per due genitori che si rispettino, eppure lo psichiatra non poteva fare a meno di pensare che fosse così.
Ridicoli!  
Lui sicuramente avrebbe saputo comportarsi meglio con quella bambina così bella.

<< Vorrei che me la portaste nuovamente oggi pomeriggio, così potrò ultimare la mia diagnosi. >>
<< Ehm, purtroppo noi non potremo essere presenti alla visita stasera. >>
<< Davvero? >>

Domandò con aria accigliata il dottor Needles, che dentro di se avrebbe voluto sorridere.

<< Bè, noi faremo in tempo solo ad accompagnarla. Sai, dobbiamo lavorare. >>
<< Ma certo, capisco. Nessun problema, portatemela e poi mi contatterete quando sarete liberi per parlarvi della visita. >>
<< Grazie, Micke! Non so davvero come ringraziarti! >>
<< E' il minimo che possa fare per te, amico mio. >>

Sciolsero la seduta e si salutarono con un abbraccio. Mentre li guardava andare via, Michael Needles sorrise di sottecchi. La sua mente vagava con la fantasia raggiungendo l'apoteosi di quella giornata. Non vedeva l'ora che arrivasse il pomeriggio.
Quei due sciocchi gli avevano offerto un regalo che non si poteva certo rifiutare.


Quanti giorni erano passati?
Pochi, si direbbe. Eppure gli sembrava di vivere nell'eternità, che si manifestava nella nebbia del bosco e lo intrappolava di nuovo, dopo essersi resa conto che qualcuno era riuscito ad addormentarla e a far scappare il suo progioniero.
Katy non si era più fatta viva da quel giorno in cui non l'aveva vista a scuola, e questo logorava il suo cuore di pietra.
Osservando i bambini che giocavano nel cortile durante la ricreazione, constatò che sarebbe stato inutile aspettare di vederla, così tornò negli abissi della selva.
Si poneva così tante domande che difficilmente trovavano risposta se erano riempite solo con ipotesi insicure. Si fermò a scrutare le nuvole che, passando, oscuravano la luce del sole.
E il suo sole? Dov'era finito?
Era stato anch'esso coperto dalle nuvole?

Il rumore dell'automobile in viaggio era l'unica cosa che spezzava il silenzio. Ancora una volta era seduta su quei sedili. Ancora una volta la cintura allacciata intorno al suo corpo come un cappio. Ancora una volta a percorrere quella maledetta strada con una destinazione che era l'ultima dei suoi pensieri.
Cominciava a detestare i suoi genitori; non era una semplice sensazione di fastidio.
Era odio.
Vedeva quei due come dei rapitori che la stavano tenendo segregata e la utilizzavano come cavia per i test di uno scienziato pazzo.
Non aveva nemmeno opposto resistenza quando le avevano detto che sarebbero di nuovo andati da quello psichiatra, perchè se lo avesse fatto, sarebbe stata in grado di staccare a morsi le loro membra.
I suoi genitori non potevano restare allo studio quella sera, e Katy aveva pensato che quell'occasione non le sarebbe capitata una seconda volta.
Doveva scappare.
Doveva tornare da Slender Man.
E alla nonna, prima di uscire, aveva detto: << Non venirmi a prendere, stasera. Torno a casa da sola. >>
L'auto parcheggiò di fronte allo studio psichiatrico, Katy slacciò bruscamente la cintura di sicurezza e altrettanto bruscamente scese dall'auto, dirigendosi all'entrata, fulminando con il suo sguardo di smeraldo ghiacciato il dottor Needles, che provvedette a far sparire quel sorriso sornione dalle labbra.
Non rispose al saluto dei suoi genitori e si lasciò trascinare all'interno dello studio, non senza prima rivolgere uno sguardo al bosco.
Avrebbe potuto scappare ora...
Ma era troppo avventato. I suoi genitori erano nei paraggi e quello psichiatra avrebbe provveduto a tenerla in una morsa di ferro.
La prima cosa che Katy notò in quello studio, fu l'assenza di pazienti e della segretaria.
Erano solo loro due.
All'improvviso le farfalle nello stomaco riapparvero, rodendo e divorando voracemente la sua sicurezza, nutrendosi della sua paura.
L'eco dei suoi passi rieccheggiava pesante nel silenzio del corridoio.
Lungo.
Un'agonia infinita.
Una sgradevole sensazione si appropriò di lei, e aumentò maggiormente quando, sedendo sulla sedia di fronte alla scrivania, vide il dottor Needles chiudere la porta a chiave.
Perchè lo faceva se non c'era nessuno?
Cominciò a credere che scappare prima di entrare in quella prigione sarebbe stata una cosa migliore.

<< Allora, Katy... >>

Cominciò lui, togliendosi il camice. Katy si chiese nuovamente perchè stesse facendo una cosa del genere, ma non era certa di volerlo sapere. Senza che se ne accorgesse, il suo respiro cominciò a diventare più pesante.

<< Voglio che stasera tu collabori un po'. >>
<< R-riguardo a cosa? >>

Needles si avvicinò pericolasamente a lei e cominciò ad accarezzarle i capelli, spostando il suo sguardo su tutto il corpo della piccola. Katy avvertì un senso di disgusto e cominciò a tremare.

<< Bè, i tuoi genitori pensano che io debba curarti dalla tua ossessione per quel mostro, ma io credo che non ci sai una cura per la tua dolce, amabile follia. >>
<< Slender Man non è un mostro!! >>

Urlò lei, alzandosi in piedi e scagliando via la mano dello psichiatra. Questo la guardò dall'alto in basso sorridendo e riprese di nuovo a toccarla, nonostante Katy cercasse disperatamente di sottrarsi.
Aveva capito che cosa aveva in mente quell'uomo e doveva trovare un modo per andarsene da lì.
Subito!
Non era rimasto più tempo, e lo sapeva perchè quell'uomo l'aveva messa con le spalle al muro e non accennava a smettere di toccarla.

<< Sei adorabile quando ti arrabbi e cerchi di difendere quella creatura che ti ha tenuta in quel bosco per tre settimane. Tutta per se... >>
<< Lui non è cattivo... La smetta! >>
<< Che c'è? Ti sei fatta toccare da quel mostro e hai paura a farti toccare da me? >>
<< Sei tu il mostro!! >>

Spinta dalla rabbia e con la mente accecata dalla disperazione gli morse la mano, assaporando il sangue umano e udendo le grida di dolore di Michael Needles, che si piegò su se stesso, gemendo. Katy corse verso la scrivania e prese la chiave per aprire la porta dello studio, catapultandosi fuori. Percorse il corridoio correndo disperatamente per raggiungere la porta, la sua salvezza.
Non sentiva più niente.
Non pensava più a niente.
E quel corridoio era così dannatamente lungo.
Arrivò finalmente alla porta, ma quando provò ad aprira... Si accorse con orrore che era chiusa a chiave.
No!
La spinse così forte, che la porta sbandò diverse volte, ma non accennava a lasciarla passare. Esasperata e tormentata dalla paura che non accennava a lasciarla stare, gridò. Si voltò cercando un'altra via d'uscita, quando le venne in mente la porta sul retro.
Pregò che quel pazzo non avesse chiuso anche quella e ricominciò a correre nella direzione da cui era venuta.

<< Kaaaaaatyyy... >>

Quella voce cantilenante le fece venire i brividi, come la vista di Michael Needles che le si era parato davanti con un macabro sorriso sul volto, la mano sanguinante a causa del suo morso. Katy si paralizzò a quella vista, respirava affannosamente e l'unica cosa che riusciva a distinguere oltre al fischio assordante nelle sue orecchie era il battito del suo cuore impazzito.
Quell'uomo le bloccava la strada!
E si avvicinava minacciosamente a lei con le mani pronte a prenderla.

<< Non scappare, piccola! Io voglio solo essere tuo amico! >>
<< Stai lontano!! >>

Cercò di aggirarlo ma si rivelò una pessima idea. Needles la prese in pieno e la tenne stretta in una morsa d'acciaio. Katy urlava, tentando disperatamente di liberarsi. Avrebbe potuto morderlo ancora, ma sapeva che non avrebbe funzionato una seconda volta.
Scalciava cercando di colpire un punto sensibile del corpo di quel mostro che la stava di nuovo portando nello studio, e questa volta non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.

<< Lasciami! Lasciami!! >>

Graffiava le sue mani con ardore sperando che queste potessero lacerare maggiormente la ferita. Ben presto, anche le sue mani si sporcarono di sangue, ma lui non era intenzionato a lasciarla andare.
La fece sedere forzatamente sulla sedia, tenendola ferma e in quell'istante squillò il suo cellulare.
Brontolò qualcosa prima di frugare nella tasca per cercare di prenderlo, mentre con una mano teneva ferma la sua vittima. Katy continuava a dimenarsi quando, gettando l'occhio sulla scrivania, notò un affilato bisturi.
Lo afferrò velocemente e lo conficcò nella ferita aperta e sanguinante di Needles. Lo psichiatra urlò di dolore e cercò di toglierle quell'arma dalle mani, ma prima che potesse riuscirci, Katy affondò maggiormente il bisturi nella sua mano, penetrando lentamente e dolorsamente, finchè nel palmo non le rimase solo il manico.
Needles fu costretto a lasciarla e a urlare come un ossesso, lanciandole maledizioni mentre lei cercava di scappare via da quel posto maledetto. Svoltò a destra e corse fino ad arrivare all'uscita secondaria, pregando che fosse aperta.
Provò ad aprirla con troppa forza e si ritrovò a rovinare sul marciapiede.
Alzò lo sguardo pieno di lacrime e il suo sollievo fu intenso quando davanti a lei si presentò il bosco. Doveva solo attraversare la strada e sarebbe stata al sicuro.

<< Non provare a sfuggirmi, dannata mocciosa! Ti prenderò e ti farò a pezzi! >>

La voce di Michael Needles le arrivò come un'eco malvagio. Si rimise subito in piedi e scappò dall'altra parte della strada, arrivando all'ingresso della selva. Si fermò un momento per contemplarla, poi il rumore dei passi in avvicinamento del dottore la riportò alla realtà e si addentrò.
Cercò di essere il più veloce possibile, sebbene i rami secchi e le grandi radici le intralciassero il camino. Voleva chiamare Slender Man ma se lo avesse fatto di sicuro Needles l'avrebbe sentita.
Si fermò.
Guardò in alto, osservando gli alberi affilati e misteriosi, ascoltando la brezza che riusciva a farsi strada in mezzo a essi.
Cercando di individuare il suo volto inesistente.

<< Kaaatyyy... >>

Il cuore le salì in gola quando sentì di nuovo la voce cantilenante di Needles. Si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse ma non riusciva a individuarlo.

<< Vieni fuori, fiorellino... >>

La sua voce le metteva i brividi. Perchè l'aveva seguita fin lì? Non credeva forse in Slender Man ora che la sua esistenza era stata resa ufficiale? Forse era ancora scettico?
Non ci pensò più e cercò di proseguire, sfuggendo alla voce che le consumava i timpani e il coraggio.

Alzò la testa di scatto.
Avvertiva una presenza.
Anzi, più di una.
Qualcuno si era addentrato nel bosco.
Qualcuno che conosceva.
Stava scappando da qualcosa.

<< .... >>

Katy?




<< Kaaatyyy... Coraggio, esci fuori... Io sono tuo amico, Kaaatyyyy... Cosa c'è? Credi che lo zio Slendy verrà a salvarti? Eh? Stupida ragazzina! Sei solo una povera pazza che si inventa certe stupidaggini! >>

Era stanca di sentirselo dire, ma probabilmente lo faceva proprio per indebolirla. Da quanto tempo camminava in quel bosco? Eppure lui non accennava a lasciarla andare.
Non era certo il momento più adatto per lasciarsi andare ai ricordi, eppure Katy non poteva fare a meno di pensare a quando si era persa nel bosco per la prima volta.
Anche quella volta era spaventata.
Anche quella volta si era ritrovata a scappare da qualcuno.
Qualcuno che sarebbe dovuto essere un mostro... Ma che in realtà si era rivelato un vero e proprio papà.
Non c'era più bisogno di negarlo, ormai.
Questa volta invece stava scappando da un mostro vero e proprio, che non l'avrebbe risparmiata semmai l'avesse presa.

<< Dove sei, piccola bastarda?!! >>

La sua voce folle si era improvvisamente fatta più vicina; cosa che terrorizzò maggiormente Katy, la quale accelerò il passo e si nascose dietro un albero, attendendo nel silenzio che quell'incubo finisse.
Sentiva i passi di Needles farsi più vicini, il suo cuore battere all'impazzata e il suo respiro gelare nell'aria fredda dell'inverno.
I passi si erano fatti ancora più vicini.
Katy voltò lentamente la testa indietro, attenta a non farsi scoprire. Voleva capire dove fosse Needles.
Silenzio.
Improvvisamente, si sentì afferrare da dietro da due mani incredibilmente gelide che andarono a coprirle la bocca e irrigidirle il resto del corpo. Cercò di dimenarsi mentre il cuore le sbalzava in petto.
Ma quando aprì gli occhi verso il suo misterioso nemico, cominciò a versare lacrime di gioia e di sollievo.
Slender Man avvicinò un dito al suo volto, all'altezza della bocca, e imitò un gesto.
Shhhh.
Katy avrebbe voluto ridere così forte da farsi male. Avrebbe voluto piangere di sollievo. Ma quella situazione era così confusionale che l'unica cosa che sapeva di dover fare era dimostrargli che gli era mancato tantissimo, e lo fece gettando le sue minuscole braccia intorno al suo collo pallido e magro. E si sentì la creatura più importante della terra, un gioiello pregiato e prezioso, quando avvertì che anche lui la ricambiava con la stessa passione e la stessa disperazione di una persona che aveva creduto di aver perso tutto, ma che l'aveva miracolosamente ritrovato.


<< Katyyyy... Forza, vieni fuori, sciocca! >>

Al suono di quella voce irritante, Katy rabbrividì tra le braccia di Slender Man, che alzò il volto pallido verso l'uomo che stava cercando la bambina. Piegò la testa di lato, osservando quell'uomo giovane dai lunghi capelli spettinati, un'espressione arrabbiata e folle e i vestiti sporchi del sangue che stava colando dalla sua mano sinistra.
Lanciava maledizioni e farneticava, gridando e interrompendo la pace del bosco.

<< Fatti vedere, folle mocciosa! Se ti prendo, ti faccio rinchiudere in un ospedale psichiatrico, così avrai tempo per giocare con il tuo amato Slendy! >>

Non aveva bisogno di altre spiegazioni; gli erano bastate quelle parole e il voltò pallido e spaventato di Katy. Si alzò, facendo cenno alla bambina di restare ferma lì e come un fantasma si mimetizzò con gli alberi della foresta.
Michael Needles stava ancora vagando per il bosco in cerca di Katy, tenendosi la mano ferita. Doveva trovare quella bambina, altrimenti sarebbe stata capace di tornare a casa e raccontare tutto.
Anzi, no. Probabilmente anche lei sapeva che i suoi genitori non l'avrebbero ascoltata, e nell'ipotesi peggiore sarebbe andata dalla polizia a denunciare il fatto.
E a quel punto, la sua reputazione di medico di fama sarebbe stata in grave pericolo.
Una fitta lacerante alla mano lo riportò alla realtà, maledicendo Katy per avergli inflitto una ferita tanto profonda. Probabilmente non avrebbe più riacquisito il totale funzionamento della mano.

<< ?! >>

All'improvviso una strana sensazione si appropriò di lui. Una sensazione gelida, che lo fece rabbrividire e rese il suo respiro pesante.
Cominciò a guardarsi intorno, cercando di cogliere l'origine di quella paura fredda che si insinuava nella sua pella fino ad arrivare nel suo cuore e, ancor peggio, nella sua mente.
La sua vista divenne, d'un tratto, sfocata e il paesaggio intorno a lui sembrò sciogliersi. Come se non bastasse, un fischio fastidioso si era insinuato nelle sue orecchie.
Si portò una mano alla testa e premette forte, sperando di poter controllare quella disturbante sensazione. Si permise di alzare lo sguardo, ma si pentì subito quando vide quello che sembrava un uomo alto e magro in giacca e cravatta senza volto spuntare fuori dagli alberi.

<< Che diavolo...?! >>

Quella visione lo fece cadere a terra. Scosse la testa e guardò di nuovo, ma quella creatura non c'era più. Forse se lo era solo immaginato; si stava lasciando suggestionare da una sciocca leggenda.
Lo Slender Man non esiste.
Si rimise in piedi e fece per tornare sui suoi passi, ma quando si girò ebbe una visione raccapricciante. L'uomo in giacca e cravatta si stagliava in tutta la sua altezza proprio di fronte a lui.
Needles cadde nuovamente a terra, terrorizzato. Avrebbe voluto gridare, ma la paura gli aveva attanagliato la gola, stringendo come una morsa di ferro. Il suo corpo era scosso da brividi continui e il fiato si era congelato nell'aria.
Lo Slender Man lo guardava, senza occhi, dall'alto della sua statura. Era incredibile e terribilmente inquietante la sensazione che Michael Needles stava provando in quel momento. Si sentiva osservato da un volto che non esisteva!
Ma ciò non era possibile!
Lo Slender Man era solo una leggenda!

<< Ah! Chi sei? Avanti, sputa il rospo! Sei un amico di Katy? >>

Non ottenne risposta.

<< La stai aiutando a rendere veritiera la leggenda del mostro senza volto! Quanto siete stupidi! Lo Slender Man non esiste! >>

Detto questo, scoppiò in una fragorosa risata. Non ottenne alcuna reazione dall'uomo di fronte a lui, ma preso dalla sua folle visione della realtà non si rese conto che i tentacoli dell'uomo smilzo stavano strisciando lentamente verso di lui.
Si accorse solo dopo un po' che uno di questi si era avvinghiato alla sua mano, quella ferita.
Un'espressione di puro terrore dipinse il volto di Needles.

<< No, no... Aspetta! >>

Senza lasciargli dire altro, Slender Man gli tranciò di netto la mano con il tentacolo. Un urlo di dolore squarciò il silenzio della foresta. Un fiume di sangue cominciò a bagnare il terreno composto di rami secchi e a scorrere tra le venature di questi. Needles rovinò a terra strillando e piangendo lacrime di sofferenza che si sarebbero presto mischiate al suo sangue.
Avrebbe dovuto lasciarlo lì a marcire, pensò Slender Man, ma Katy stava guardando. Quindi con i suoi tentacoli lo afferrò per i piedi e lo trascinò fuori dal bosco, lasciandolo agonizzante in mezzo alla strada.
Qualcuno sarebbe passato e lo avrebbe aiutato a rimettersi in sesto.
Katy era rimasta a fissare quel macabro spettacolo nascosta dietro un albero. Forse quello non era stato il metodo più ortodosso per persuadere quell'uomo a rinunciare alla sua ricerca, ma Katy pensava che aveva avuto quello che si meritava. Probabilmente quella mano non gli sarebbe servita più. Solo quando Slender Man si materializzò davanti a lei, ebbe il coraggio di muoversi dalla sua postazione.
Entrambi fissarono per qualche momento la mano tranciata sul terreno, poi Slender Man si avvicinò alla bambina e le tese una mano ossuta. Katy sorrise debolmente e la prese, ma non riuscì a reggersi in piedi più di tanto.
Le sue gambe tremarono e lei cadde a terra. Svenne.

Il fuoco. L'odore del fumo. La fuliggine. I pianti. Le grida.
Sempre lo stesso sogno ogni volta che si addormentava o sveniva.
E adesso capiva il motivo di tali sogni.
Le sarebbe piaciuto ricordare di più di quella vita passata.
Ma tutto era così sfocato, divorato dalle fiamme e dal fumo.
Si svegliò.


La luce riflessa che penetrava dalle mattonelle bianche investì in pieno i suoi occhi verdi, facendoli brillare più del solito. Si guardò intorno, realizzando dove fosse: l'edificio abbandonato nel bosco!
E la sua gioia divenne ancora più grande quando, poggiata sulle sue gambe, vide la sua copertina. La strinse forte tra le mani e la portò all'altezza del volto, tastando la sua morbidezza.
Era a casa.
Si rimise in piedi e guardò fuori dalla finestra. Il sole era tornato a splendere e illuminava la landa, eppure non riusciva a vedere Slender Man. Che fosse nel bosco?
Decise di uscire. Nonostante facesse freddo, la luce del sole riusciva scaldarla. Era da molto che le nuvole occupavano il cielo, finalmente avevano deciso di liberarlo.
Si incamminò verso il bosco, ma una volta arrivata all'ingresso di questo si accorse che, proprio davanti a lei, c'era Slender Man, mimetizzato con gli altri alberi, girato verso la selva. Katy sorrise e si avvicinò lentamente a lui. Allungò una mano e fece per prendere la sua giacca, quando l'uomo smilzo si girò verso di lei.
Si guardarono.
Katy sperava che gli stesse scrutando l'anima. La prima volta, questo pensiero la inquietava, ma adesso lo desiderava con tutta se stessa. Le avrebbe risparmiato una fatica immensa: spiegargli tutto, dirgli tutta la verità.
E lui forse l'avrebbe aiutata a ricordare la sua vita passata, così che finalmente si sarebbero davvero ritrovati.

<< Ti devo parlare... >>

Mormorò con voce flebile. Slender Man restò un attimo in silenzio, poi si accinse a muoveri, prendendo la sua piccola mano.


<< Slender Man! E' stato Slender Man! Quella bambina è maledetta!! Aaaaah!! >>

James Roosvelt osservò la barella su cui era stato appena sedato Michael Needles. Qualcuno aveva chiamato i soccorsi dopo averlo visto rivero in mezzo alla strada in un mare di sangue. La sua mano era stata brutalmente tranciata, e da quello che stava farneticando aveva una vaga idea di chi potesse essere stato. Nel suo studio avevano anche trovato degli oggetti tipici da sadomaso, cosa che aveva chiarito ogni dubbio sulla sua reputazione. Uno sporco pedofilo.
Alcuni bambini avevano risentito delle sua visite, eppure nessuno aveva mai pensato di avvertire la polizia.
La gente era davvero strana.

<< James... >>
<< Che c'è, Jane? >>
<< Ho interrogato quel tizio. Indovina chi stava "visitando" prima di finire in queste condizioni? >>
<< Spara. >>
<< Katy Hudson. >>

L'agente sussultò a quel nome. Era incredibile come quella bambina fosse dovunque succedesse qualcosa.

<< Dice che gli ha puntato un bisturi nella mano, credo che si riferisca a quello che abbiamo trovato nello studio, e poi che è scappata nel bosco. Lì ha incontrato lo Slender Man, perdendo di vista la bambina e questo gli ha strappato di netto la mano con uno dei suoi tentacoli. >>

James Roosvelt guardò il bosco poggiando le mani sui fianchi. Quella bambina nascondeva più misteri di quanti ne potesse nascondere una leggenda urbana. Poteva capire la leggittima difesa e anche la fuga... Ma perchè proprio nel bosco?
Di solito, quando i bambini vogliono sentirsi protetti cercano di tornare a casa.
Perchè Katy era tornata nel bosco?

<< Jane, torniamo alla centrale. Voglio capire che cosa sta succedendo. >>


Il rumore del vento componeva una melodia malinconica che sfiorava gli alberi e l'acqua del lago, increspandola come diamante. Katy era seduta in braccio a Slender Man e cercava le parole giuste per potergli spiegare la verità.
Non sapeva come avrebbe reagito.
E se si fosse arrabbiato. Se avesse pensato che lo stava prendendo in giro?
Però non poteva tenerselo dentro per sempre. Doveva chiudere quella ricerca eterna e sanguinosa una volta per tutte, e solo lei poteva farlo.
Prese un grande respiro e cominciò a parlare.

<< E' da un po' che sto facendo degli strani sogni... >>

Lui la guardò.

<< Sogno una casa in fiamme, sento l'odore del fumo, un bambino grida, ma... In qualche modo, il bambino che grida sono io... >>

L'uomo smilzo smise per un momento di accarezzarle i capelli. Katy gli rivolse uno sguardo ingenuo e profondo.

<< Anche tu hai questi ricordi, vero? Questo è quello che ti è successo... >>
<< ... >>
<< Che ci è successo... >>

Slender Man continuò a fissarla, senza alcuna reazione. Katy deglutì, si domandò perchè non facesse nulla, perchè non gli facesse capire se aveva capito o meno. Il tempo sembrava essersi fermato eppure continuava a scorrere in modo inesorabile.
Quel silenzio la rendeva inquieta e il suo sguardo invisibile tendeva ad aumentare la tensione, perchè non riusciva a capire se fosse sopreso o no.
Slender Man, totalmente impassibile, voltò la testa verso il lago. E Katy capì ogni cosa. Quella sorpresa era lei, non lui.

<< Lo sapevi.... >>

La sua reazione impassibile la snervava. Si domandò da quanto lo sapesse, sapendo che non gli avrebbe risposto. Non riusciva a capire perchè fosse improvvisamente diventato freddo. Lo afferrò per i lembi della giacca e lo supplicò di spiegargli cosa fosse successo, cominciando a piangere.
Non sopportava più di vivere senza ricordi. Doveva ricordare se voleva tornare con il suo papà.
Slender Man le accarezzò il volto, per un attimo le sembrò che stesse sorridendo, poi le sue mani andarono a coprirle gli occhi.
E Katy cominciò a ricordare.

_________________________________________________________________________________________________________

Devo ammettere che sono particolarmene soddisfatta di questo capitolo .-. Comunque, da qui in poi ci sarà un piccolo flasback che mostrerà, diciamo, le origini di Slender Man e tutto il resto. :3
La storia è quasi finita, comunque. Forse ci saranno altri cinque capitoli, dopo di chè la storia volgerà al termine :)
Vi ringrazio tantissimo. Davvero, questa storia non sarebbe stata così bella senza il vostro contributo. :)


  
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