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Autore: HisLovelyVoice    10/07/2013    6 recensioni
Molti bambini li guardavano scioccati, e spaventati chiedevano ai genitori perché si stessero rincorrendo. Sono innamorati, tesoro. Rispondevano con aria sognante le mamme, volendo anche loro una relazione del genere.
Sono innamorati. Quella era la pura e semplice verità.
Alcuni signori anziani li guardavano malinconici, ricordando la loro gioventù ormai passata, ma senza rimpianti.
Alcuni uomini li osservavano invidiosi dell’amore che li univa.
Un amore che andava oltre le apparenze.
Un amore che aveva scavato nel profondo, fino a toccare il centro del cuore.
Un amore che nessuno avrebbe mai potuto definire passeggero.
Perché si amavano da otto anni, ogni istante di più. Ogni giorno si sorprendevano avvicenda con una premura, una frase, un semplice gesto.
Erano definiti da tutti due anime gemelle.
Erano destinati a stare insieme.
Se fossero stati divisi, si sarebbero ritrovati, a qualsiasi costo.
Perché si amavano. Il loro amore era puro, come quello dei bambini.
Perché si erano accettati con tutti i pregi, ma anche con tutti i difetti e tutti i problemi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I need happiness'
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11 I love you. I love you. I love you. Do you hear me?
 
- Sara? - chiesi perplessa. Lei mi sorrise.
- in persona. -
Era proprio lei, identica a come l'avevo lasciata anni prima. I capelli marroni le ricadevano fino alle spalle, gli occhi verdi tendenti al marrone erano sempre meravigliosi, come le sue grandi labbra carnose. Non aveva messo su nemmeno mezzo chilo, sembrava ancora una modella. Non mi sarei affatto meravigliata di vederla sulla copertina di una rivista di moda.
Non sembravano passati cinque anni da quando l'avevo vista l'ultima volta.
- wow, è passato tanto tempo. - dissi.
- già. - rispose lei annuendo. - come stai? -
- molto bene, - mentii, - e tu? -
- bene. Scusami, ma sono veramente curiosa. Come va con Federico? - chiese sorridendo.
Il mio stomaco si strinse in una morsa dolorosa, mentre le lacrime che avevo provato a reprimere tornarono ad inumidirmi gli occhi.
Probabilmente se ne rese conto. - è successo qualcosa? - domandò preoccupata. Scossi la testa.
- no, tranquilla. Solo che... - sospirai. - ieri ci siamo lasciati. - mormorai nascondendo il viso tra le mie mani.
- oh. - disse lei, anche se non sembrava molto sorpresa. - qualcosa mi dice che c'è dell'altro. - annuii.
- Io ne sono ancora innamorata. - ammisi tirandomi leggermente i capelli.
- e lui è ancora innamorato di te. - la sua non era una domanda, ma un'affermazione. Annuii. - siete due idioti. - disse, distendendo le gambe.
- è complicato... - mormorai.
- non è complicato, Camilla. Tu ami lui e lui ama te. Se non state insieme vuol dire che avete veramente qualche rotella fuori posto. -
Non risposi. Di certo non sarei dovuta andare a spiegare a lei cosa era successo.
- io devo andare, spero di vederti ancora. - disse poco dopo alzandosi in piedi. Sospirò. - scusami. - disse lasciandomi perplessa. - scusami per tutti gli insulti al liceo. Lo so che forse non potrai perdonarmi, ma a me dispiace veramente molto. Non li meritavi, sei una ragazza fantastica. -
- tranquilla, sono passata oltre. - risposi sorridendole.
- ne sono felice. Troverò però un modo per farmi perdonare come si deve. - disse. Fece un cenno di saluto che ricambiai e si allontanò.
Poco dopo mi arrivò un altro messaggio.
 
Sei un mostro, ricordatelo!
 
Chiusi gli occhi, mentre sentivo di nuovo tutti gli insulti ricevuti nella mia vita. Erano ancora impressi nella mia mente...
Scossi la testa come per cacciarli via e mi alzai in piedi per andare a casa.
- Camilla! - mi sentii chiamare poco dopo. Non mi fermai, anzi accelerai il passo. Quando sentii che anche Federico si era sveltito iniziai a correre. - Camilla, fermati! - urlò ancora.
- lasciami in pace! - urlai, sperando che si fermasse. Se la persona che mi stava minacciando stava anche guardando la scena, probabilmente gli avrebbe potuto sparare. Ma lui continuò la sua corsa, fino a quando non mi raggiunse, prendendomi per un braccio. Mi fece girare, anche se cercavo di allontanarmi.
- Camilla, ti prego, dimmi cosa è successo. - mi implorò, ma scossi la testa.
- te l'ho già detto, io non ti amo. Quante volte dovrò ripetertelo? - chiesi esasperata, ma in realtà avevo una voglia e un bisogno immenso di baciarlo...
- fino a quando non dirai la verità. A quel punto mi rassegnerò.  - rispose lui. Mi accarezzò il volto. - Camilla, io ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo! Non riesco a starti lontana, capisci? Io ho un disperato bisogno di te. Non posso lasciarti. - disse in lacrime. Stavo per rispondergli quando mi arrivò un altro messaggio. Non volevo aprirlo, avevo paura. - chi è che ti invia continuamente messaggi? - chiese preoccupato Federico.
- Giulia. - dissi il primo nome che mi era venuto in mente.
Federico sospirò. - quante volte te lo devo dire che non sai mentire? - mi morsi il labbro inferiore. Stavo per rispondere, ma mi arrivò un altro messaggio. - leggili, no? -
Federico mi lasciò il braccio e aprii la casella messaggi. Il primo era scritto, il secondo bianco. Probabilmente lo aveva usato per richiamare la mia attenzione.
 
Te l’ho già detto, ho la pistola puntata contro di lui. Vedi di farlo andare via.
 
- cosa è successo? Sei diventata pallida. - chiese Federico preoccupato. Scossi la testa tremando.
- d-devo andare. - mormorai, prima di iniziare a correre verso casa.
- io ti amo! - urlò.
- anche io. - sussurrai tra le lacrime.
Ma lui non mi sentì, ero già troppo lontana.
Arrivata a casa, corsi in camera mia e presi una foto mia e di Federico. Quando ero triste la prendevo sempre, mi faceva sorridere. C'eravamo noi due nella mia cucina, lui mi stava abbracciando da dietro. Entrambi eravamo ricoperti di farina dalla testa ai piedi: stavamo cucinando un dolce e inevitabilmente eravamo finiti in quella situazione. La foto era stata scattata quando avevamo vent'anni da mia madre. Mi allungai sul letto a pancia in su, portando la foto al petto.
Poco dopo mi arrivò un messaggio. Preoccupata presi il telefono, ma il mittente non era il numero sconosciuto.
 
Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti prego, torna da me.
 
Ricacciai indietro le lacrime e la voglia di rispondergli che lo amavo e spensi il telefono per rimanere sola.
Rimasi tutto il giorno allungata sul letto, fino a quando non mi addormentai senza nemmeno aver mangiato. Ma alla fine l'appetito se ne era andato via totalmente.
‘Il passato, in parte, si sta ripetendo. Non credo riuscirò a sopportarlo di nuovo…’
 

FEDERICO

Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti prego, torna da me.
 
Le inviai quel messaggio, sperando in una risposta che però non arrivò.
Stavo male. Non mi ero mai sentito così, neanche la prima volta che avevamo litigato. Forse perché quella volta c'era una ragione, forse perché non aveva mai negato di amarmi.
In quel momento però non sapevo a che pensare.
Poi improvvisamente mi si accese una lampadina: quando l'avevo fermata in mezzo alla strada, le era arrivato un messaggio. La stessa cosa era successo quando le ero andata a parlare il giorno prima. La prima volta che era successo mi aveva cacciato. La seconda se ne era andata.
Coincidenze?
Direi di no. Cosa c'era scritto in quei messaggi? Dovevo assolutamente scoprirlo. Forse era per colpa di quelli che mi aveva lasciato.
In quel momento qualcuno suonò alla porta. Ero solo, così mi alzai svogliatamente e andai a vedere chi era. Sulla porta c'era una ragazza molto piccola di statura dai capelli biondi e gli occhi verdi. Le labbra erano molto sottili, il naso grazioso. Avrà avuto al massimo diciotto anni. Le sorrisi.
- desidera? - chiesi.
- oh, beh, mi sono trasferita qui quattro giorni fa e non ho ancora fatto la spesa, mi sono arrangiata con quello che avevo. Mi è finito il caffè, potrebbe prestarmelo? - chiese un po' in imbarazzo.
- certo. Venga dentro, glielo prendo subito. - dissi scansandomi per farla passare.
Lei entrò un po' titubante. Solo quando vidi le bottiglie di birra ancora in giro mi pentii di averla fatta entrare.
- ecco, si, c'è un po' di disordine. - dissi grattandomi la testa imbarazzato.
- nessun problema, casa mia è messa peggio. - mi rassicurò ridendo. Andai in cucina e presi al caffè da un mobiletto. Tornai in salone e glielo porsi.
- ecco qui. -
- grazie mille. Sa, oggi viene a trovarmi mia madre e non vorrei presentarmi senza caffè. Lei ne va matta. - mi disse. - glielo riporterò appena se ne andrà. -
- oh, non si preoccupi, tanto ne ho dell'altro. Lo tenga pure. - dissi.
- è molto gentile. Beh, la ringrazio. Arrivederci. - mi salutò avviandosi verso la porta. Gliela aprii e la guardai allontanarsi con in mano il pacco di caffè, anche se in realtà stavo pensando a Camilla.
A lei il caffè non piaceva, ogni volta che lo bevevo mi diceva che non voleva essere baciata. Ma alla fine trovavo sempre il modo per farlo. Amavo assaporare le sue morbide labbra, anche se spesso sapevano di ruggine poiché si mordeva il labbro inferiore a sangue. Sospirai e chiusi la porta, tornando in camera mia.
Prima che la nuova vicina di casa mi interrompesse stavo pensando ai messaggi che erano arrivati a Camilla. Non avevo idee riguardo il possibile contenuto, la mia mente non andava più.
Mi allungai sul letto, con l'intenzione di dormire ancora. Almeno così avevo qualche possibilità di soffrire di meno.

****

- Federico, svegliati! - aprii di scatto gli occhi e vidi davanti al letto Giacomo. - non puoi deprimerti qui dentro, devi uscire. - disse.
- sono uscito, ho anche incontrato Camilla. - risposi. Lui si irrigidì.
- è successo qualcosa? - domandò preoccupato. Scossi la testa.
- no... Però in effetti c'è una cosa strana. Le stavo parlando quando le è arrivato un messaggio. Dopo averlo letto aveva un'aria sconvolta e... - non mi diede il tempo di finire che si era catapultato fuori dalla mia stanza. Incuriosito dalla sua reazione, mi alzai in piedi e lo seguii. Stava in salone con la cornetta del telefono all'orecchio.
- rispondi...! - mormorò. Poi sbattè il telefono sul mobile. - dannazione, c'è la segreteria! -
- Giacomo che succede? Chi stavi chiamando? - domandai preoccupato.
- non posso dirtelo. - mormorò. Sbattei più volte le palpebre incredulo.
- cosa?! - esclamai. - riguarda Camilla, non è vero? -
- Federico, lascia stare. - disse, ma ormai ero accecato dall'ira.
- come faccio a lasciar stare?! - urlai. - sta succedendo qualcosa a Camilla e io non riesco a fare nulla! Aiutami, non metterti anche tu contro di me! - lo implorai esasperato. Ma Giacomo scosse la testa.
- mi dispiace, ma ho promesso che non avrei detto una parola. - disse allontanandosi e andando probabilmente in camera sua.
Mi lasciai cadere a peso morto sul divano disperato.
Andava tutto male, l'unica cosa positiva era che ora avevo la certezza che quei messaggi centravano qualcosa. 'Tornerò da te, Camilla. Te lo giuro.'






HEI :D
allora allora allora... cosa ne pensate?
Federico non è stupido e sta capendo piano piano che qualcosa non va :)
volevo avvertirvi che dal 23 luglio non ci sarò più, fino a fine agosto :'( forse ci sarò un giorno, ma non potrò aggiornare
be' ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate, i lettori silenziosi e i recensori
alla prossima!
un bacio
Giulia xxx

  
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