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Autore: Notthyrr    10/07/2013    2 recensioni
[Post-Avengers]
Dopo il fallimento a Manhattan, Loki viene riportato ad Asgard e imprigionato. La possibilità di fuga sembra una luce di speranza che può apprestarsi a raggiungere, ma proprio quando tutto sembra andare male si può comprendere quanto in realtà questo male sia niente...
Il Bifrost sbaglia destinazione, Loki e Thor ancora divisi, su mondi diversi e senza un ricordo.
Sembra siano destinati a non ricongiungersi mai...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore in Dubbio


«Un attacco ad Asgard?!» esclamò Loki sgranando gli occhi.
Erano passati sette giorni dal suo ritrovamento nella piana innevata, ma i ricordi non avevano accennato ad affacciarsi sul mare nella sua mente. Certo, aveva fatto miglioramenti: comprendeva al volo qualsiasi cosa gli si dicesse – merito forse anche delle cure prestategli alla nuca, che gli avevano alleviato completamente quel pungente dolore che lo stordiva –, addirittura, il re Byleistr aveva cominciato a tenerselo molto vicino, aiutandolo dove da solo ancora non riusciva. Inoltre, il sovrano lo metteva costantemente al corrente delle decisioni del consiglio, gli aveva trovato un’occupazione in biblioteca e, soprattutto, aveva scoperto che, se era forse troppo esile per sostenere un combattimento corpo a corpo, compensava quella mancanza con l’utilizzo della magia, cosa alquanto rara tra i giganti.
Oltre a ciò, Loki aveva dimostrato di possedere un’arguzia a dir poco eccezionale e, seppur tenendogli nascoste le sue supposizioni sulla sua identità, Byleistr aveva cominciato a fidarsi ciecamente di quanto diceva e dei consigli che gli profondeva a piene mani quando il monarca si mostrava esausto e vuoto di ogni iniziativa.
Quel giorno, però, si trovava senza parole davanti alla sua decisione.
«Sì, esatto. Ormai sei uno dei nostri e il consiglio pensava di sfruttare le tue capacità magiche per intrufolarsi alla corte di Odino.»
Loki deglutì il morso che aveva strappato alla mela che reggeva in mano, poi posò il frutto davanti a sé, la fame che, improvvisamente, era volata via: «Però… ora che sta andando tutto così bene… perché mai…?»
«Perché non se lo aspettano! È la nostra occasione, l’unica, forse: loro non s’immaginano che abbiamo un mago tra le nostre fila.»
«Ma voi avete detto che ci sono stregoni molto più potenti tra di loro! Io non posso nemmeno definirmi tale! Non ho da competere col Re degli Dèi in persona!»
«Appunto per questo che non dovremmo scontrarci a viso aperto, almeno, non per ora.»
«Non vi seguo…»
«Gli Asgardiani, quando ci attaccarono l’ultima volta, ci sottrassero una reliquia preziosa, la fonte, per così dire, del nostro potere, della nostra prosperità. Noi lo chiamavamo Scrigno degli Antichi Inverni. È stato per tentare di recuperarlo che mio padre è morto.»
«E voi vorreste che fossi io a portarvelo? Ma… se morissi anch’io…?»
«No, tu non farai quella stessa fine, tu non fallirai! Mio padre è stato tradito dall’Asgardiano che lo lasciò entrare: fu lui a ucciderlo! Tu, con la tua magia, potresti infiltrarti a palazzo senza che se ne accorgano e… appropriarti dello scrigno mentre loro dormono beati!»
Loki osservò la luce che brillava negli occhi vermigli del gigante: probabilmente, stava riponendo in lui troppa fiducia. Eppure, qualcosa dentro di lui scalpitava per accettare quella missione, quell’incarico che il sovrano in persona lo stava pregando di portare a compimento. Dopotutto, Byleistr lo aveva salvato, aveva fatto per lui qualcosa che, nemmeno continuando a lavorare per tre vite in biblioteca, sarebbe stato in grado di ripagargli. E poi, avrebbe finalmente visto Asgard, dove qualcuno aveva assassinato il padre del gigante davanti a lui. Magari, avrebbe persino potuto trarre vendetta.
«Va bene. Ditemi cosa devo fare.»

~¤~

La trappola non consisteva tanto negli uomini messi a sorveglianza del vestibolo, o dei corridoi in generale. Loki aveva preso tutte le precauzioni necessarie, evitando di indossare le superbe pellicce dei giganti e coprendosi le mani con guanti scuri. Il volto era occultato dal mantello, assicurato sul suo petto da due fermagli d’argento. Inoltre, aveva la fortuna – in tal caso – di essere molto piccolo rispetto i suoi simili e, da lontano, la sua ombra sarebbe potuta finire scambiata per quella di un qualsivoglia Asgardiano che – aveva notato osservando un guerriero montare la guardia davanti a un portone nero – avevano all’incirca le sue stesse dimensioni. Il vero tranello in cui poteva cadere, invece, banale all’apparenza, erano quelle sale meravi­gliose e ornate d’oro, che, seppur cercasse di non badarvi troppo, attiravano i suoi occhi su ogni gingillo che mai ricordava di aver visto a Jötunheim, rallentandone così l’azione.
Contrariamente alle sue aspettative, ricordava meravigliosamente bene le indicazioni dategli dal sovrano e dal consiglio, indice che, se la sua memoria faceva completamente cilecca per quanto riguardava gli avvenimenti precedenti al suo ritrovamento nella neve, essa era stupendamente allenata a ricordare quanto gli veniva detto e raccomandato.
C’era qualcosa di più, però, che pareva guidarlo in quel groviglio di passaggi, una sorta d’istinto animalesco che gli faceva strada, un passo dopo l’altro: non aveva mai visto quell’affascinante palazzo, eppure non faticava a districarsi tra i suoi corridoi come faceva nel palazzo di Byleistr, a Jötunheim, quasi ci avesse sempre vissuto.
Stava riflettendo su quella sua curiosa capacità quando udì rumore di passi nel corridoio trasversale che tagliava in due quello da lui percorso. Poco dopo, uno strano individuo di bassa statura e dai capelli lunghi fece la sua comparsa alla luce dei candelabri che si ripetevano a intervalli regolari su entrambe le pareti.
Sussultando, Loki si nascose dietro la prima colonna che scorse, spaventato. Il cuore gli pulsava come impazzito e le mani, tra le quali stringeva un corto pugnale di bronzo, non smettevano di tremargli. Si sporse appena oltre la pietra del pilastro, cercando di individuare nuovamente la figura dell’esile creatura dalla pelle rosea che calcava il suolo di quello stesso corridoio.
Prese un lungo respiro e scivolò dietro la colonna successiva, rapido e silenzioso, raccogliendo tra le dita i lembi del mantello perché non producessero alcun suono. Poi, quando si trovò immediatamente alle sue spalle, balzò fuori dal nascondiglio, gettandole una mano sulla bocca e portandole alla gola quella che brandiva l’arma: «Stai ferma.» le sussurrò, non troppo convinto. «O ti uccido.»
La creatura dai lunghi capelli biondi deglutì a vuoto, tuttavia, sotto le dita di lui, le sue labbra si dischiusero lievemente per pronunciare qualcosa, qualcosa che fu appena mormorato e risultò inudibile.
«Ora…» sussurrò Loki, respirando lentamente. «Ora portami dove ti ordinerò, altrimenti…» La sua voce si spezzò all’improvviso, fermando lui a metà della frase e, per un solo secondo, anche il suo cuore. Il suo sguardo era caduto sul braccio col quale cingeva la donna per tenerle la bocca serrata e, con orrore, scoprì che la sua pelle era diventata bianca.
Solo il buon senso lo trattenne dal gridare, eppure si liberò dell’altra creatura con uno spintone, retrocedendo disgustato: si portò la mano destra davanti al volto, i muscoli tesi sotto quella pelle improvvisamente diafana che lasciava intravedere il reticolo di vene sottostante, e solo la paura che la donna davanti a lui urlasse, dando l’allarme, lasciò che il suo sguardo si portasse nuovamente su di lei che, però, era rimasta a guardarlo imbambolata, gli occhi spalancati e la bocca dischiusa per lo stupore. Si chiese se non avesse mai visto un gigante di ghiaccio, finché…
«Loki!» chiamò, il mento che le vibrava per l’emozione.
Lui non rispose, guardandosi attorno. Riportò gli occhi sul braccio contaminato da quel curioso colore e s’avvide che il blu della sua pelle – di quella vera – stava inghiottendo nuovamente tutto l’arto.
Il sorriso di esultanza comparso sul volto della giovane, però, andò presto spegnendosi: «Perché il tuo corpo è…blu
«Ch… Chi sei?» balbettò invece Loki. Pareva più spaventato della stessa creatura che aveva assalito. «Come conosci il mio nome?»
«Stai scherzando, non è vero? Che cosa ti è accaduto in questi giorni? Io… pensavo fossi morto!»
«M… morto? No! Che cosa vuoi da me? Come fai a sapere chi sono?»
«T… tu… non ricordi nulla
«Ricordare cosa?» Ecco che veniva messo in difficoltà, che le parole gli si congelavano nuovamente in gola, com’era accaduto quel pomeriggio stesso parlando con Byleistr.
«Tuo padre aveva detto che sarebbe potuto accadere!» esclamò lei, battendosi un pugno sul palmo aperto dell’altra mano.
«Mio padre? Come…? Chi è mio padre? Come lo conosci tu, quando sono io il primo a non sapere chi sia?» Poi, qualcosa nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno, lo illuminò: «Sai qualcosa riguardo il mio passato? Ci conoscevamo, prima che…? Ti prego!» la sua voce si era fatta affannata. «Dimmi che cosa mi è capitato!» Squadrò la sua espressione che si faceva via via più triste: «Ti scongiuro, dimmi da dove vengo!»
«C’è stato un incidente, Loki. Il Bifröst non era ancora pronto all’uso e una disfunzione ti ha scaraventato…» scorse lo sguardo sulla pelle blu del giovane. «… a Jötunheim?»
Loki aggrottò la fronte, non capendo, cosicché lei distese una mano verso di lui e gli sfiorò una guancia, lasciando che il contatto con la sua pelle trasformasse una seconda volta quella del gigante.
«G… Gefjun?» domandò questi, il volto che ritornava pallido, gli occhi che si rifacevano verdi. Lei annuì, commossa, e tirò su col naso. Senza riuscire a trattenersi, gli gettò le braccia al collo.
Fu così che si accorse che quella che gli stava passando davanti agli occhi era la sua stessa vita.


Still disconnected and unprotected
Still I’m haunted, but unwanted
For a moment, unbreakable stars
For a moment, you stayed in my arms



 

Note: Nessuna nota, questa volta. In primis perché il capitolo fa abbastanza schifo. Il fatto che trovi il tempo di pubblicare il capitolo 6 anche nel giorno del mio compleanno non fa di me una nerd depressa, vero? E' che odio non rispettare le scadenze o.O
Scleri a parte, la canzone è Night After Night, non c'è bisogno nemmeno che dica l'artista.
Spero troviate il tempo di lasciare due parole di apprezzamento o di "fa schifo!".
Grazie,

~Notthyrr

  
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