Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: mela85    23/01/2008    5 recensioni
Come ci si sente ad essere prigionieri della propria vita? E' come morire dentro, annullarsi, è essere invisibili. Come Chester.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SOMEWHERE I BELONG

When this began
I had nothing to say
and I'd get lost in the nothingness inside of me
I was confused
and I let it all out to find
that I'm not the only person with these things in mind
inside of me
but all the vacancy the words revealed
is the only real thing that I've got left to feel
nothing to lose
just stuck, hollow and alone
and the fault is my own
and the fault is my own

[Chorus]
I want to heal, I want to feel 
what I thought was never real
I want to let go of the pain I've held so long
(erase all the pain till it's gone)
I want to heal, I want to feel 
like I'm close to something real
I want to find something I've wanted all along
somewhere I belong

And I've got nothing to say
I can't believe I didn't fall right down on my face
I was confused
looking everywhere only to find
that it's not the way I had imagined it all in my mind
so what am I
what do I have but negativity
'cause I can't justify the way everyone is looking at me
nothing to lose
nothing to gain 
hollow and alone
and the fault is my own 
and the fault is my own

[Chorus]

I will never know 
myself until I do this on my own
and I will never feel 
anything else until my wounds are healed
I will never be 
anything till I break away from me
and I will break away 
I'll find myself today

[Chorus]

I wanna heal 
I wanna feel like I'm 
somewhere I belong

Somewhere I belong - Linkin Park

UN LUOGO A CUI APPARTENERE

Quando questo cominciò
non avevo niente da dire
e mi ero perso nel nulla dentro di me
ero confuso
e l'ho lasciato trasparire per scoprire
che non sono l'unica persona con queste cose in mente
dentro di me
ma tutto il vuoto che le parole rivelavano
è l'unica vera cosa che mi è rimasta da provare
niente da perdere
semplicemente bloccato, vuoto e solo
e la colpa è la mia
e la colpa è la mia

[Rit]
Voglio guarire, voglio sentire
che quello che pensavo non è mai stato vero
voglio lasciar andare via il dolore che ho trattenuto così a lungo
(cancellare tutto il dolore finché non se n'è andato)
voglio guarire, voglio sentirmi
vicino a qualcosa di reale
voglio trovare qualcosa che desidero da sempre
un luogo a cui appartenere

E non ho niente da dire
non riesco a credere di non essere crollato con la faccia a terra
ero confuso
guardandomi intorno solo per scoprire
che non va nel modo in cui avevo immaginato tutto nella mia testa
e allora cosa sono
cosa possiedo a parte la mia negatività
poiché non riesco a giustificare il modo in cui tutti mi guardano
niente da perdere
niente da guadagnare
e la colpa è la mia
e la colpa è la mia

[Rit]

Non conoscerò mai me stesso
finché non riuscirò a farlo da solo
e non proerò mai nient'altro
finché le mie ferite non saranno guarite
non sarò mai qualcuno
finché non scapperò via da me stesso
e scapperò via
troverò me stesso oggi

[Rit]

Voglio guarire
voglio sentire di essere
in un luogo a cui appartengo













LA CITTA'

Grigio.
Colore dominante in una città offuscata dalla nebbia dei vizi e dei pregiudizi radicati nello spirito dei suoi abitanti. Una città tentacolare, provvista di centinaia, migliaia di braccia lunghe e sottili che, come rami rinsecchiti di alberi ormai privi di linfa, continuavano ad estendersi ogni giorno di più, alimentati dal desiderio di fama e dalla sete di ricchezza. Strade larghe, spaziose, costantemente intasate dal traffico che, nelle vesti di un eterno guardiano movimentato e rumoroso, non aveva mai un attimo di pace e di riposo. Luci, lampioni, insegne ovunque, ad indicare, illuminare, addobbare gli infiniti palazzi ricchi e festosi della metropoli, esteriormente impeccabili ma in realtà privi di anima, privi anche del più piccolo briciolo di dignità umana.
Tutto questo era volto al semplice scopo di salvaguardare in ogni modo l’apparenza, era questo l’importante, salvaguardare la superficialità di ogni aspetto esteriore ed insignificante delle cose, delle persone e della vita stessa: qualsiasi cosa pur di nascondere e sopprimere la verità. Una verità taciuta ma terribilmente eloquente, che rivelava la vera natura della specie umana, soggetta a migliaia di anni di evoluzione eppure ancora così primitiva.
Era ciò che ognuno sapeva perfettamente fin dalla propria nascita, e che a livello inconscio tentava disperatamente di soffocare agli occhi degli altri. Lunghi anni di severa ed intransigente educazione, ed infine ecco il risultato: un esercito di fantasmi, un’infinità di fantocci senza volto, animati unicamente dalle sole icone concesse in quella società: denaro, ricchezza, fama e potere che, come i nuovi dei nell’olimpo dell’egoismo, erano venerati e idolatrati come perfette e profane effigi. A queste venivano iniziati al momento della nascita, in nome di queste vivevano ogni giorno della propria vita e invocando queste soffrivano e morivano quelle schiere di automi che sembravano essere programmati l’uno identico all’altro, da una mente superiore ed invisibile che li controllava tutti. Una coscienza collettiva, forgiata dall’assurda perfezione di tutti i peggiori difetti umani: odio, competizione, falsità ed altro ancora, ma soprattutto derisione e profondo disprezzo verso chi non era come loro, verso chi non si prestava a quella farsa, quella commedia dell’inganno che era la realtà di ogni giorno, e conservava ancora un raggio di lucidità nel profondo dell’anima.
Isolamento, questo significava restarne al di fuori, rifiutare di essere uno dei tanti ingranaggi di quell’enorme bomba ad orologeria che era la città, pronta ad esplodere in faccia ai suoi stessi bulloni, in una guerra generale di tutti contro tutti. Un’esistenza difficile, solitaria ed ignorata da tutti, che ben pochi riuscivano a sopportare, adeguandosi infine alla realtà dalla quale un tempo fuggivano e che fuggiva da loro.
Ma qualche superstite c’era, qualcuno che non si era ancora piegato di fronte alla propria inferiorità. Qualcuno come quel ragazzo, un certo Chester, il solo a mantenere la propria integrità, anche a costo di essere l’unica persona in grado di farlo. Sì, Chester era il nome di quell’anima solitaria e in pena che, come uno spettro perfettamente invisibile, si aggirava per le strade palpitanti della sua odiata città senza essere minimamente considerato.
Era passato qualche giorno ormai dalla sua ultima ed indisturbata apparizione, ma nessuno ne era consapevole. Nemmeno l’aria si era accorta della sua scomparsa, troppo intrisa dai fumi dell’indifferenza e quasi sollevata per non essere costretta a sfamare una vita inutile con il suo prezioso ossigeno.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: mela85