Dance&love
La partenza e la
consapevolezza di Miroku
Kagome
si fermò e appoggiò i bagagli a terra. Ammirò il maestoso aereo che, di lì a
poco, l’avrebbe portata in Francia. Tastò la tasca dei
pantaloni e tirò fuori un foglietto: era l’indirizzo dell’abitazione di suo
padre! Avrebbe fatto di tutto per vederlo, una volta arrivata a Parigi.
Kaggy
stava salendo sulla scaletta dell’aereo, quando si accorse di aver dimenticato
indietro London. Si voltò e vide l’amica che agitava una mano.
“Vai
avanti, ti raggiungo subito!” urlò.
Alzando
le spalle Kagome si addentrò nel velivolo e prese posto
su uno dei due sedili in fondo. Sistemò la valigia più grande e poi si rilassò
guardando fuori dal finestrino. Era una mattina fresca
e la nebbia le impediva di vedere al di là dell’aereoporto. In Francia avrebbe fatto freddo? Con sé si era
portata solo abiti leggeri, non immaginava che il freddo sarebbe calato così
improvviso. Si preoccupò un po’, ma poi venne
distratta da qualcuno che si era seduto sul sedile di fianco al suo.
“Finalmente! Dov’eri?” sospirò Kaggy
convinta che fosse la sua amica, ma quando si voltò si
trovò di fronte Sesshomaru.
“Uh?
Mi stavi aspettando?” disse Sesshomaru fingendosi
stupito.
“uff! E tu che ci fai qui?”
“Beh…dovrei partecipare ad un concorso, un certo Danse Avec Nous…lo
conosci? Sembra che si vada solo con questo aereo!”
“Ah
ah ah divertente…nel
senso…che ci fai al posto della mia
amica?” chiese Kagome serissima.
“Oh,
era il posto di London?...”
“Si!”
“Beh…sembra
che lei se ne sia dimenticata…” replicò Sesshomaru indicando una ragazza che si
era appena accomodata accanto ad un giovane dai capelli castani. Sesshomaru
sorrise beffardo e le mise una mano intorno alle spalle. Kagome si scostò
infastidita.
“Non
toccarmi per piacere!” esclamò la
ragazza. Poi si girò verso il finestrino e si mise una cuffietta dell’mp3 nell’orecchio. Partì la stessa, solita canzone…non
riusciva a farne a meno, era come la nutella per lei.
Col passare del tempo, la nebbia stava iniziando a diradarsi lasciando intravedere
il sole che stava lentamente sorgendo.
Sesshomaru,
stanco di aspettare, scattò in piedi appoggiandosi con le braccia al sedile
davanti.
“Aho! Ma quando parte ‘sto cesso?”
urlò.
“Quando si riempie di stronzi !” gridò
di risposta qualcun altro.
“Questa
battuta è vecchia quanto mio zio!” commentò Sesshomaru.
“Intanto,
te l’hanno fatta” intervenne Kaggy che con un orecchio sentiva tutto.
L’aereo
era quasi pieno, quando entrò anche Inuyasha. Diede
un’occhiata vaga in giro e fece per sedersi nei posti avanti, quando una
voce lo costrinse a girarsi.
“Ehi,
Inuyasha…perché non vieni qui dietro con noi?” lo
chiamò il fratello. Inuyasha lo ignorò.
“ah,
no…è vero che soffri l’aereo! Stavo quasi per scordarmelo!” aggiunse Sesshomaru
provocandolo.
A
quel punto il giovane non potè più ignorarlo.
Lo
raggiunse con passo lento e calmo e, quando gli fu davanti, lo afferrò dalla
maglia.
“Vedi
di non farmi arrabbiare. Adesso sono
un tuo insegnante e devi trattarmi come tale.”Bastarono poche, forti parole a
far calmare Sesshomaru, che si risedette al proprio posto tossendo piano.
Kagome
girò il capo e vide Inuyasha che la guardò di sfuggita. La ragazza non si
stupì.
Dopo
un quarto d’ora, l’aereo si decise a partire. Il velivolo si inclinò
verso l’alto prendendo quota e Kaggy si tenne forte a qualunque appiglio,
comprese le mani di Sesshomaru. Chiuse gli occhi deglutendo.
Il
ragazzo dai capelli d’argento le prese la mano finchè l’aereo non prese stabilità.
“Va
meglio adesso?” disse lasciandole il braccio.
“Sì,
grazie” rispose Kaggy facendo un respiro.
Poi
si tese in avanti chiamando una ragazza sul sedile di fronte a lei. Incominciarono a chiacchierare abbastanza animatamente, mentro Sesshomaru, cullato dagli ondeggiamenti dell’aereo,
stava prendendo sonno. Si era anche svegliato fin troppo presto quella
mattina. Provò a chiudere gli occhi e si addormentò di colpo.
*°*
L’immagine
si fece sfocata. Era su un letto. Con un accappatoio addosso. Sotto nudo.
Scosse la testa due volte provando a ricordare cos’era successo. Come mai
si trovava in quel luogo? Dov’era? Le tende erano
chiuse; nella camera c’era una bella penombra. Un rumore di acqua
che scorreva proveniva da quello che doveva essere il bagno.
Prima
che potesse alzarsi per capire bene da dove proveniva
il rumore, quest’ultimo cessò.
La
porta del bagno si aprì e ne uscì una ragazza avvolta da un asciugamano rosa
chiaro. Sesshomaru sbarrò gli occhi. E quella chi era?
Che ci faceva nella sua stessa stanza?
La
giovane dai capelli neri si avvicinò alla lampadina sul comodino e la accese.
La luce le illuminò il viso.
“Ka-Ka-Kagome…?”
balbettò Sesshomaru deglutendo.
“Sì…chi
pensavi che fossi, stupidino?” rispose Kagome
prendendogli il naso.
Sesshomaru
deglutì di nuovo.
“Che ci facciamo qui?”
“Sai
benissimo cosa dobbiamo fare……” disse Kagome facendosi
scivolare l’accappatoio da dosso. Le forme sinuose del suo corpo vennero messe in risalto dalla luce opaca.
Sesshy aggrottò le sopracciglia facendo attenzione a non perdere la bava.
“Forza,
tesoro, non vedo l’ora di fare un po’ di ginnastica…” sussurrò Kaggy
stendendosi sopra il ragazzo. A quel punto il giovane perse la bava pensando
che veramente Kagome avesse deciso di concedersi a lui.
Ma
proprio quando stava per metterle le mani addosso, l’immagine divenne di nuovo sfocata…
*°*
Sesshomaru
si svegliò sudando e urlò.
“Kagome,
sei una gran porca!”
Mezzo
aereo si voltò verso di loro e Kaggy sobbalzò. Subito arrossì imbarazzata e si
girò di scatto verso il compagno, questa volta arrabbiata.
“Mi
spieghi cosa cazzo ti viene in mente??!” sbottò
cercando di parlare piano.
Ormai
gli occhi di quasi tutto l’aereo erano puntati su di
loro.
Sesshomaru
era ancora mezzo addormentato e, per svegliarlo dalla trance,
la ragazza gli mollò un paio di schiaffi. Il giovane si svegliò di soprassalto
del tutto incontrando gli occhi neri di Kagome, che contenevano un misto di
confusione e rabbia.
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Nello
stesso momento, Miroku faceva sogni irrequieti, girandosi e rigirandosi tra le
lenzuola del grande letto. Brividi di freddo gli penetravano la pelle, aveva l’abitudine di dormire a petto
nudo. Si stava raggomitolando sperando di riuscire a scaldarsi
quando qualcuno entrò nella stanza quatto quatto.
Il
personaggio misterioso non si accorse del letto di ferro e lo urtò lanciando un
gemito di dolore.
Miroku
si svegliò di soprassalto come se fosse scoppiata una bomba e si mise a sedere
spalancando gli occhi.
Davanti
a sé, non molto lontano dal letto, vide un ragazzo che sapeva di conoscere
bene. Gli venne improvvisamente un groppo in gola e lo stomaco si contorse costringendolo a deglutire.
“E…tu che ci fai qui…?” chiese Miroku coprendosi con le
lenzuola.
“Ehh…pensavo che mi accogliessi con un tono più felice…”
rispose Keisuke sorridendo strafottente.
“Come se fossi felice di vederti…”
borbottò Miroku senza farsi sentire. Poi parlò a voce un po’ più alta.
“Come
hai fatto a entrare?”
“Per
una qualche ragione, la porta d’entrata era socchiusa” rivelò il ragazzo
passeggiando per la camera. Ecco spiegato la causa del gelo assurdo di quella
notte. Ma come poteva essersi scordato la porta aperta
per tutta la notte? In quei giorni proprio non connetteva, e la colpa era solo di quell’individuo che ora era davanti ai
suoi occhi.
“Non
hai ancora risposto alla mia domanda! Che ci fai qui? Cosa vuoi ancora
da me?” riprese Miroku adirandosi un po’.
“Il
replay di quella sera al pub…” lo provocò Keisuke
avvicinandosi malizioso.
Il
ragazzo col codino sentì il cuore battergli forsennatamente
quando vide il viso dell’amico avvicinarsi pericolosamente.
“Ti
prego, finiscila!
Quella sera ero ubriaco da far schifo e tu ne hai approfittato! Se fossi stato
sobrio non avrei mai fatto quello che ho fatto!”
sbottò Miroku allontanandosi.
“Ne sei sicuro?” la domanda messe in difficoltà il moro, che decise di non rispondere.
“Vedi?
Adesso sei sobrio, però mi sembri molto vulnerabile…” Keisuke era prossimo alle labbra di Miroku, quando
quest’ultimo si alzò dal letto e si diresse in bagno con una sola parola: “Sciocchezze!”
Si
chiuse la porta alle spalle, si chinò sul lavandino e si sciacquò la faccia.
Dopodichè prese il rasoio e cominciò a radersi il mento, senza una parola.
“Ehi,
dai scherzavo…con te non si può scherzare!” rise Keisuke entrando in bagno.
“Non
sai leggere?” chiese Miroku senza neanche voltarsi.
“eh?”
Il
biondo diede un’occhiata alla porta sulla quale era
stato infisso un biglietto: BUSSARE PRIMA DI ENTRARE.
“Ohhh ma per favore! Certe volte mi sembri
un bambino di 2 anni!” disse
fregandosene della scritta e cingendo i fianchi di Miroku.
In
un attacco difensivo, quest’ultimo si voltò di scatto urtando con il rasoio il
viso dell’amico. Le labbra di Keisuke iniziarono a
sanguinare.
“AHIA,
CAZZO!” urlò portandosi le mani alla bocca. Miroku si maledisse
a bassa voce alzando gli occhi al cielo e poi prese velocemente un pezzo di
cotone e fece per tamponare le labbra del ragazzo, ma questo con uno scatto, si
allontanò.
“Cosa vuoi farmi ancora, eh? Non credi di aver già fatto
abbastanza, cazzo??
Io me ne vado!”
Keisuke stava raggiungendo la porta
quando Miroku lo tirò dal braccio.
“Fermo,
idiota! Ho fatto
il danno e adesso devo rimediare!”
“Adesso
hai anche il coraggio di chiamarmi idiota?
Senti, se ogni volta che vengo qui devo tornarmene a
casa moribondo, io con te chiudo!” sbraitò il biondo alzando un dito.
“Cazzo
urli? Stai esagerando come al solito! Siediti che ti
medico!”
“Io non prendo ordini da nessuno!” dopo questo
sfogo, Keisuke cominciò a calmarsi e il moro ne approfittò per tamponargli il labbro inferiore.
“dai,
siediti…” Con grande stupore di Miroku, l’amico gli obbedì
sedendosi su una sedia un po’ inquieto.
“Scusa…non
so cosa mi sia preso…” si scusò Miroku continuando a tamponare con il cotone le
labbra sanguinanti di Keisuke. L’altro non parlò e si
lasciò medicare osservando le mani del ragazzo che tremavano e sentendolo
deglutire. Fece un risolino ironico.
“Cos’è…adesso
sei imbarazzato?”
“Non sono affatto imbarazzato!”
rispose Miroku alzando la voce.
“Non
dire cazzate…sai mentire…ma
non con me!” disse Keisuke prendendolo dal mento.
Il cuore di Miroku sembrava stesse per scoppiare nella
gabbia toracica quando guardò gli occhi dell’amico. Cercò di abbassare lo sguardo, ma ogni suo sforzo fu inutile: era attirato in modo
irresistibile da quegli occhi così verdi. I muscoli della bocca erano
intorpiditi, la saliva era amara, il groppo in gola gli mozzava il respiro. E adesso che avrebbe fatto? Sarebbe caduto
un’altra volta nella sua rete? Avrebbe fatto il suo gioco? O sarebbe scappato da quella situazione per tornare da Sango
con la coscienza pulita e il cuore leggero? Ma se non lo baciava
adesso avrebbe potuto pentirsene per tutta la vita. Prima che riuscisse a
prendere una decisione, Keisuke si avvicinò senza
preavviso e, tenendo stretto Miroku per timore che fuggisse ancora, lo baciò.
Miroku
capì che ormai era fatta…quella volta non si sarebbero dati
solo un innocente bacio…quella volta avrebbero sconvolto gli schemi, avrebbero
scavalcato le leggi della natura…quella volta sarebbero andati fino in fondo
senza pensare alle conseguenze…quella volta sarebbe stata molto speciale,
sconvolgente per Miroku, fantastica per Keisuke, ma
per entrambi di grande impatto. Quando Miroku si ritrovò sul bordo del letto,
avvinghiato con Keisuke, riuscì ad essere sicuro
soltanto di una cosa: Kouga aveva ragione…era gay…stava per avere un rapporto
omosessuale…e ne era quasi fiero…sì…era gay……
Un
occhio indiscreto, fuori della porta, aveva osservato la scena trattenendo il
fiato e scuotendo in continuazione la testa…
“Tsk…lo sapevo…” bisbigliò tra sé e sè
per poi scendere nuovamente le scale.
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Dopo
aver fatto il terzo grado all’amico, Kagome si tolse la cintura di sicurezza,
si alzò e si diresse in bagno. Si mantenne a qualche sedile per non perdere
l’equilibrio. Gli sguardi curiosi erano quasi finiti.
La
giovane raggiunse la porta bianca con sopra stampato il tipico omino con la
gonnellina. Prima di entrare diede un’occhiata al
bagno degli uomini e vide un foglio appiccicato sopra con su scritto:
INAGIBILE; GUASTO.
Beh
a lei che importava? Fino a prova contraria non era un uomo.
Spinse
la porta e la richiuse dietro di sé. E chi doveva trovarsi davanti?
“Io
dovrei andare in bagno…” disse Kagome innervosendosi.
“Sei
già in bagno.” Rispose tranquillamente Inuyasha prendendo una boccata dalla
sigaretta.
“Senti…non sono dell’umore giusto…potresti uscire?”
“Devo
fumare…” si giustificò il ragazzo guardandola.
“Vai
nell’altro bagno!” esclamò Kaggy, ma poi si ricordò che era inagibile.
“E’
guasto. Se vuoi puoi aspettare che finisca la sigaretta.”
Inuyasha stette appoggiato al muro espellendo una grossa nuvola di fumo.
“No!
Mi dà fastidio questo odore. Me ne vado.” Ma kagome fu fermata da una mano che le afferrò il braccio.
“Il mio non era un invito, era un ordine.”
La
ragazza sbuffò di proposito e si sedette sulla tavoletta del water con i gomiti
appoggiati alle ginocchia.
Stettero per qualche minuto in silenzio, poi Kaggy aprì la bocca.
“Si
può sapere perché prima non mi hai rivolto la parola? Insomma non credo di aver
fatto qualcosa per non meritarmi un tuo saluto…beh alla fine non
è che me ne importi tanto, però…” disse con la testa bassa. Inuyasha
gliela alzò con un dito. I loro visi si ritrovarono vicinissimi.
“Basta, stai parlando troppo…” poi la
baciò senza lasciarle il tempo di rispondere. Lei non reagì di sua spontanea
volontà, ma quando finirono di baciarsi, lo guardò interrogativo come per
volere una spiegazione.
“Io
e te dobbiamo stare lontani in questo periodo…almeno
davanti al pubblico. Non posso rischiare che scoprano che tra me e te ci sia
qualcosa. Potrei perdere il lavoro.” Inuyasha fu breve e conciso.
“Capisco…”
“Non
davanti al pubblico…ma sembra che qui in questo bagno non ci sia nessuno, a meno che non abbiano nascosto una telecamera da qualche
parte…” rise Inuyasha per poi chinarsi e baciarla di nuovo. Le piaceva. Kagome
era come estasiata da quelle labbra così dolci…ma nonostante questo continuava
a pensare che Inuyasha la stesse prendendo in giro,
che la stesse usando solo per portarsela a letto. Avvolta da questi dubbi,
fermò il ragazzo e con un debole “scusa”
uscì dal bagno.
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I’m sorry!!!!
Sono consapevole del mio non enorme, non
gigantesco…STRATOSFERICO ritardo! Questa volta non sono gli impegni che contano
tanto, ma la mancanza di ispirazione che, se qualcuno
di voi è scrittore/scrittrice, potrà benissimo capire!
Spero comunque che questo
capitolo sia piaciuto tanto! ^_^
Ringrazio tutti coloro che
hanno commentato! Mi raccomando continuate a farlo! ^^
AL PROSSIMO CAPITOLO! KISSSSSSS